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Autore: MegJung    22/11/2012    4 recensioni
Come reagireste alla sola idea di scoprire che la vostra migliore amica, in realtà è un extraterrestre, inconsapevole di esserlo? Sophie, una liceale qualunque, avrà a che fare con una ragazza particolare e insieme a lei e alle persone vicine dovranno affrontare un'impresa immensa, scopriranno segreti inconfessabili e entità misteriose, il tutto con avventura e, ogni tanto, anche a suon di risate!
Genere: Azione, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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( punto di vista di Esther, un quarto d’ora prima che ritornasse dalle amiche).
Arrivai a casa e mi accorsi che stavano sia mia madre che mio padre, la prima in cucina, il secondo a vedere la televisione in salotto.
-         Ciao Esther – sentii dalla cucina.
-         Mamma, papà vi devo parlare – dissi seria.
Mia madre uscì dalla stanza con la faccia preoccupata e mio padre posò lo sguardo su di me stranito.
-         Io so chi sono – iniziai.
I miei genitori si guardarono confusi.
-         E forse il mio luogo di provenienza non è Margate – continuai.
Continuarono a guardarsi, ma stavolta le loro perplessità si stavano trasformando in preoccupazioni.
-         Cosa dici Esther? Tu sei sempre stata qui! – affermò mio padre.
-         Forse avrò passato tutta la mia esistenza a Margate, ma non credo che io sia nata in questa città, anzi in questa nazione, o meglio questo pianeta, giusto? -.
L’avevo preso in castagna e se ne era accorto, rassegnatosi all’idea di continuare a insabbiare le mie origini, non replicò.
-         Mamma, papà, chi sono io? – chiesi dolcemente.
Entrambi abbassarono lo sguardo amareggiati.
-         Adrian credi che lei … -.
-         Si Marion, lei sa tutto – mio padre interruppe la moglie – come l’hai scoperto? – mi chiese.
-         Ho incontrato miei simili – risposi.
-         D’accordo, è ora che tu venga a sapere un po’di cose sul tuo conto, penso che tu abbia già intuito che noi non siamo i tuoi veri genitori -.
-         Esatto -.
-         Ti abbiamo adottata quando avevi appena un mese – un sorriso pieno di amarezza apparve sul suo viso – a quel tempo ero un agente dei servizi segreti della MI5 -.
Rimasi sbalordita da quella confessione, non mi sarebbe mai passato per il cervello che un essere placido e tranquillo come mio padre poteva essere stato un agente segreto.
-         I pleiadiani giungono fra noi dalla notte dei tempi – continuò – mentre ero in servizio una marea di pleiadiani sono venuti qui della Terra per sfuggire alla schiavitù dei Grigi -.
-          Me lo hanno raccontato -.
-         Un giorno ero ancora in servizio alla MI5, una coppia fuggiasca di pleiadiani giunse da noi, dovevano tornare al loro pianeta, ma non erano sicuri di scampare dai Grigi -.
-         Wow -.
-         Avevano con sé il loro piccolo, sapevano che rischiavano e non volevano che finisse nelle mani dei nemici -.
-         Cosa fecero? -.
-         Dovevano assolutamente ritornare ad Antea, ma pur di non rischiare affidarono ai servizi segreti il piccolo, che si rilevò una femmina -.
-         I servizi segreti … -.
-         Nessuno la voleva, dopotutto era pur sempre un’aliena. Alla fine la presi io, quella bambina eri tu -.
Rimasi sconcertata per quello che mi aveva detto, mio padre stava triste a guardarmi e mia madre stava silenziosamente piangendo. L’unico rumore che si sentiva erano i singhiozzi dello strazio di mamma. Entrambi speravano che l’avessi mai scoperto, che avrei vissuto una vita normale come tutti gli altri, ma il destino ha voluto che la verità venisse a galla.
-         I miei genitori che fino hanno fatto? – chiesi triste.
Mio padre mi guardò malinconico.
-         Io credo che non ce l’abbiano fatta -.
-         Voi comunque rimarrete i miei genitori, vi siete presi cura di me come se fossi davvero vostra figlia -.
La discussione terminò con un abbraccio di gruppo. Con loro ci avevo litigato, urlato, insultato e nonostante ciò loro continuavano ancora a volermi bene e io altrettanto.
-         Andrò ad Antea, ho già deciso – affermai risoluta.
-         D’accordo, mi sembra giusto che tu conosca le tue origini – rispose mio padre.
-         Non tornerai più? – chiese mia madre afflitta.
-         No, tornerò, prima o poi -.
-         Abbi cura di te , addio -.
-         Questo non è un addio, ma solo un arrivederci – dissi con una punta di felicità.
Scesi giù, vidi dalle scale del pianerottolo Sophie e Nathalie sedute presso il portone ad aspettarmi. Quando mi feci vedere, mi fecero il quarto grando:
-         Allora cosa è successo? -.
-         I tuoi che hanno detto? -.
-         Come l’hanno presa? -.
-         Ragazze basta, così mi fate mancare il respiro! – gli tuonai.
Le due more risero.
-         Ora vi racconto, ma mettetevi comode perché ho tante cose da dirvi, una più incredibile dell’altra -.
Quando finì di dire l’accaduto Nathalie e Sophie rimasero sbalordite, nessuno si sarebbe aspettato tutto ciò.
-         Non ci posso credere! – esclamò Nathalie.
-         Anche io faccio ancora fatica a crederci – le dissi ridendo.
Dunque dopo questo episodio sconvolgente e shoccante potevamo finalmente andare ad Antea. La stavamo prendendo così alla leggera, come se fosse stata una gita scolastica.
Corremmo subito verso il garage di Sophie, proprio quest’ultima ci bestemmiò che eravamo troppo veloci, era la più bassa e quindi la più lenta. Intanto chiesi cosa avessero fatto durante la mia breve assenza.
-         Abbiamo parlato – disse vaga Nathalie.
-         Si, certo abbiamo parlato di una povera ragazza innamorata – disse beffarda Sophie.
-         Cioè? – chiesi.
-         La nostra Nathalie si è innamorata! -.
Nat arrossì imbarazzata, solitamente non si innamorava di nessuno e una cosa del genere era un colpo basso per lei.
-         Stai zitta! – sbraitò la ragazza a Sophie.
-         Ah ah beccata! – dissi prendendola in giro –Nathalie è innamorata! -.
-         Non è vero! Aster è solo molto carino, simpatico, intelligente … -.
-         Hai finito di sprecare aggettivi? – chiesi.
Sophie scoppiò a ridere fragorosamente.
Arrivammo al garage, i due figoni erano sempre li, trovammo Aster che stava leggendo un libro e Sidus che a prima vista pareva meditare.
-         Missione compiuta! – esultammo allegre in coro.
Aster ci guardò e sul suo incantevole volto apparve un sorriso.
-         Ci siete riuscite? Potete venire con noi? – chiese speranzoso.
-         Esatto, tutte e tre – disse Nat.
Sidus terminò quella specie di meditazione e ci diede la sua attenzione.
-         Perfetto, dunque adesso non avremo problemi – disse felice.
-         Quando partiremo? – chiese Sophie.
-         La navicella dovrebbe arrivare fra tre giorni all’alba e noi dobbiamo stare in aperta campagna, visto che non ci deve vedere nessuno -.
Eravamo felicissime di fare questo viaggio, certo potevamo evitare di partire all’alba!
Quei tre giorni decidemmo di passare più tempo possibile con le persone più care, con i genitori, gli amici e altri. Avrei dovuto fare pace con Josh in quel poco tempo che mi rimaneva, ma non mi sembrava giusto chiedere scusa per un suo torto! Le altre non facevano altro che dirmi che ero solo ostinata a fare così, ma io ero sicura delle mie convinzioni! Mi mancava tanto in realtà, i suoi baci, le carezze, gli abbracci, quanto tempo era passato dall’ultima volta che facemmo l’amore? Mesi, settimane, comunque troppo tempo. Stavo soffrendo tanto, ma come sempre l’orgoglio mi impediva di sistemare tutto! Io lo amavo!
Prima o poi sarei tornata a avrei sistemato tutto, in quel momento dovevo pensare solo al viaggio.
   
 
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