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Autore: Alkimia    23/11/2012    7 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo nono
The day after – part one


«Che ore sono, Jarvis?»
«Le nove e quattordici minuti, signorina. La temperatura esterna è di ventuno gradi, il livello di umidità è...».
Nadia non presta alcuna attenzione alla tiritera meteorologica del robot. Il domani a cui ha cercato di non pensare è lì, a penzolare dalle lancette di un orologio. E lei ha la sensazione di non aver dormito affatto quella notte, forse ha chiuso gli occhi un paio di minuti prima di accorgersi che era già mattina.
Si mette a sedere in mezzo al letto, si stiracchia e calcia via le coperte. Non ci sono allenamenti nella base S.H.I.E.L.D. ad attenderla, Nadia non ha idea di cosa debba aspettarsi da quella giornata e da tutte quelle che verranno. Sa solo che ci sono conti aperti con un passato recente da saldare.
La sua immagine nello specchio le restituisce un viso stanco che porta ancora i segni del trucco che non ha lavato via con abbastanza cura, la notte precedente. Anche la serata del giorno prima fa parte del conto da onorare.
Nadia si getta sotto la doccia e si veste in fretta, cercando vestiti comodi. Pronta a correre, è così che deve essere.
Pronta a correre o a scappare?...
New York si è svegliata sotto un cielo plumbeo quella mattina, un cielo che riflette il suo umore.
Non ha voglia di pensarci. Si concede il lusso di rimandare ancora un po', tanto non c'è molto che possa fare.
Esce dall'appartamento e raggiunge il piano di sopra.
È un po' tardi per la colazione in casa Stark, ma il silenzio che regna nel grande open space è quasi innaturale e per un attimo la ragazza ne è spaventata. Sta giusto pensando se sia il caso di telefonare o di chiedere delucidazioni a Jarvis, quando con la coda dell'occhio scorge Pepper uscire da una stanza, chiudere con cautela la porta scorrevole e attraversare il grande atrio con le scarpe in mano per non fare confusione con i tacchi. La donna si porta un indice alle labbra per dirle di non fare rumore; Nadia le lancia uno sguardo interrogativo.
«Hanno fatto molto tardi, stanotte» dice Pepper in un soffio, chinandosi al suo orecchio. «Sono tornati in taxi e sono saliti per fare delle ricerche, ma non hanno trovato niente. Poi sono crollati addormentati, non me la sono sentita di spostarlo da lì».
La donna indica il divano.
«Spostare chi?» chiede Nadia, sempre sussurrando.
«Il capitano Rogers».
La ragazza trattiene a stento una risata.
«Quelli che scrivono fanfiction slash ne sarebbero deliziati» mormora.
«Che?».
Nadia scuote la testa, come a dire che non è niente di importante, poi si avvicina a passo felpato al divano e lancia un'occhiata a Steve rannicchiato in uno spazio troppo piccolo per la sua gran massa di muscoli. Per quanto in posizione scomoda, però sembra dormire beatamente il sonno dei giusti, sotto il plaid a quadri che Pepper deve avergli steso addosso.
Esistono plaid di lana a quadrettoni persino in casa Stark.
Dovresti trovarti una ragazza, Cap, è un peccato che tutto questo ben di Dio venga sprecato...
«Io vado in ufficio, qualcuno dovrà pur andarci» bisbiglia Pepper con un sospiro.
«Io... immagino che dovrò andare allo S.H.I.E.L.D.». Ad assicurarmi che Clint non abbia cavato un occhio a Loki, o quanto meno che Loki non sia morto dissanguato per l'asportazione del bulbo oculare. Fury non sarebbe ben disposto a prestargli una delle sue bende da pirata.
«Devi raccontarmi tutto di ieri sera» aggiunge la donna, con un'occhiata furba.
La ragazza si chiede che bisogno ci sia di parlarne ancora, di sicuro Tony le avrà spiegato ogni cosa e anche di più. Poi le viene il dubbio che la sua amica non si stia riferendo a quello che è successo nella base S.H.I.E.L.D.
«È andata bene. Molto bene...». Nadia arrossisce. È andata bene, ma non come sperava. Rimpiange quel bacio della buonanotte che non è riuscita a dare, un bacio che sarebbe stato assolutamente meritato. Si è detta che lo ha fatto per una questione di onestà, che Mike non merita di essere tenuto all'oscuro di tutto quello che le sta succedendo, non ora che le cose sembrano essersi posizionate su una rotta che porta un po' più lontano della semplice amicizia, ma alla fine non è solo questo. Il momento era così dannatamente perfetto, una mano nell'altra, davanti al portone... e quando Nadia si è chinata per baciarlo il cervello ha dirottato e le sue labbra sono andate a posarsi sulla guancia del ragazzo. Può trovare tutte le motivazioni logiche che crede, ce ne sono in effetti, ma alla fine si è trattato di un solo secondo in cui è stato l'istinto a decidere.
«Tony come sta?»
«Pfff, devo trovargli qualcosa da far saltare in aria».
Sì, e Nadia ha anche un'idea su cosa, o meglio su chi, potrebbe essere utile allo scopo.
Pepper le dice che deve scappare, ma prima le posa una mano sulla spalla e stringe leggermente, in un gesto d'affetto e incoraggiamento.
Se c'è una cosa in cui tutti loro sono dannatamente bravi, è ricordarle che non è sola.

*

Loki apre gli occhi e di colpo si sente soffocare. Si sente sopraffare dal bianco della stanza, dal silenzio asettico che regna tra quelle pareti, si sente infastidito dall'immobilità in cui è rimasto fino a un secondo prima. Man mano che riemerge dalle nebbie di quel sonno profondo e popolato di orrori, la sensazione di soffocamento aumenta e lui sente il cuore pulsargli nelle tempie.
Si alza di scatto, lanciando via le coperte. È ancora molto indolenzito, le ferite sono in via di guarigione, ma ben lungi dall'essersi sanate.
Nel sonno si è staccata una medicazione dal braccio e ora una grossa macchia color porpora è aperta sul lenzuolo bianco, come un fiore sul marmo di una tomba.
Loki fissa la macchia e secondo dopo secondo diventa consapevole della sensazione che gli attanaglia il petto. Le immagini che hanno turbato i suoi sogni lo inseguono anche ora che è sveglio, lo perseguitano prendendo forma sullo spazio vuoto alle pareti. È stata una notte fatta di incubi, e quel che è peggio, fatta di incubi dai quali non riusciva a svegliarsi, brutti sogni che ha dovuto subire, inerme come per le sevizie di Thanos.
I minuti cominciano a susseguirsi in quel silenzio di piombo. Loki sente tutta la rabbia e la frustrazione formare un grumo dentro di lui, una massa che cresce e acquista peso e manda all'aria ciò che c'è intorno, il suo presupposto di mantenersi sempre lucido e distaccato, anche da se stesso. Quella zavorra di rabbia e sentimenti minaccia di farlo esplodere e lui non sa come frenare quella caduta. Non ha mai saputo come frenare le cadute.
Avverte il grido prendere forma nella gola, reclamare aria.
La porta si apre di colpo e lui sente le mani fremere per la voglia di stringere qualcosa, afferrare, strappare, ferire...
«Ti prego, mangia qualcosa e prendi un'aspirina... o fuma dell'erba, o fatti fare un elettroshock».
Nadia. Nadia e il suo mezzo sorriso impertinente. Anche a lei è dovuta la sua rabbia, è anche colpa sua, della ragazza che per tre mesi lo ha dimenticato, gli ha attribuito colpe che non ha.
Perché è un'umana e gli umani sono gretti e volubili...
Adesso che il dolore gli ha lasciato un po' di tregua, adesso che, tutto sommato, è al sicuro, il suo cuore comincia a fare i conti con tutto quello che ha rimandato, le sensazioni gli arrivano amplificate, come se fossero cresciute all'ombra di quella notte quasi tranquilla.
Quella ragazza ha la presunzione di sapere cosa sia il male, e Loki adesso vorrebbe farglielo conoscere, attraverso le sue mani, attraverso i suoi occhi, attraverso le sue parole.
Eppure non ci riesce. Resta con la sua valanga di rabbia che rotola dentro di lui e si limita a fissare la ragazza corrugando appena le sopracciglia, cercando di capire cosa gli stia dicendo.
«D'accordo, ho una proposta migliore: che ne dici di una doccia?».

*

Nadia scende dal taxi, paga il conducente e spinge le mani nelle tasche della felpa per cercare di scacciare via quella sensazione di freddo umido. Inutile, il freddo le entra sottopelle e ci rimane affondato.
Si è fatta lasciare a una ragionevole distanza dalla base dello S.H.I.E.L.D. e ha da percorrere una lunga strada a piedi.
Le dita tastano il contorno del telefono cellulare sul fondo della tasca. Pensa che deve mandare un messaggio a Mike, o magari telefonargli. Forse per un po' non avrà occasione di tornare alle Stark Industries e deve ammettere che l'idea di non vederlo tanto spesso non le piace granché.
Sospira e accelera il passo. Vuole arrivare il prima possibile, vuole sapere se hanno scoperto qualcosa di nuovo e cosa si sono detti mentre lei non c'era. Ed è preoccupata di Loki, non per Loki: ormai le è chiaro che lui è perfettamente in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa, anche a se stesso, ma è preoccupata che si svegli con la luna storta e faccia accadere qualche casino, nel modo che gli è consono. Nadia non vuole che qualcuno si faccia male, non vuole mai più vedere ferite come quelle nelle vie di New York.
Il suo pass le apre la strada verso la sezione in cui è stata la sera prima. A guardarsi attorno, giurerebbe che non è successo niente, ma c'è ancora una fila di uomini armati schierati lungo il corridoio.
La ragazza attraversa lo schieramento di agenti in tenuta da guerriglia e raggiunge la stanza della videosorveglianza. Qualcuno deve aver sostituito la telecamera a cui Natasha aveva sparato, perché ora su uno degli schermi c'è l'immagine del letto su cui Loki sta ancora dormendo.
Davanti allo schermo è seduto Clint, viso stanco e occhi arrossati. Natasha è appoggiata con un fianco al taglio di una scrivania e sta versando bustine di zucchero in due bicchieri di caffè, con la sua consueta grazia da cigno – o da pantera, a seconda dei casi.
«Buongiorno» dice la ragazza, entrando.
Clint biascica un saluto con la voce impastata e si stropiccia la faccia.
«C'è qualche novità per cui devo strapparmi i capelli?» domanda lei.
Natasha mescola lo zucchero e il caffè con un bastoncino di plastica.
«Sei tu quella che ieri sera aveva un appuntamento» le dice, ammiccando.
Lei sorride, scuote la testa e alza gli occhi al cielo,
«Sono ancora single, se Fury vuole chiedere la mia mano» replica con una smorfia. «Clint, sei rimasto tutta la notte qui a... a guardare Loki dormire? Molto romantico. Davvero non avevi niente di meglio da fare?».
Lo sguardo di Nadia si posa automaticamente su Natasha, che alza appena un attimo un sopracciglio, in un gesto a malapena percettibile. La ragazza ancora non ha capito quale sia la condizione di quei due, prima o poi riuscirà a fare una chiacchierata da donna a donna con la famigerata Vedova Nera.
«E' il mio lavoro» borbotta l'agente Barton. «Forse avresti preferito farlo tu».
«Molto divertente».
Nadia e Clint si fissano con un'aria scherzosamente astiosa. Natasha porge il bicchiere di caffè al suo collega e lui quasi se lo fa scappare di mano quando rileva un movimento sullo schermo. Loki si è svegliato, si è alzato quasi di scatto e si è messo a sedere in mezzo al letto.
E non ha una bella cera. Anche se lo spettacolo, nel suo complesso non è proprio da buttare via. Dovrebbero smettere di dire che è gracilino.
«La buona notizia, se così vogliamo chiamarla, è che Fury ha detto che puoi giocare con lui, solo in ambienti controllati, ovviamente» annuncia Clint, sbadigliando. «Del resto sta per rimpiazzarci come tuo personal trainer e tu dovrai averci a che fare più di quanto ci piaccia»
«Stark però ancora non se n'è fatto una ragione» aggiunge Natasha.
Nemmeno io ancora me se sono fatta una ragione...
Nadia fa un lungo sospiro, poi guarda i due agenti S.H.I.E.L.D. e sorride, come a voler dare a intendere che è tutto a posto. E non è del tutto una bugia.
Esce dalla sala della videosorveglianza e raggiunge la stanza di Loki. Forse dovrebbe bussare, ma considerando che ha passato la notte sotto ad una telecamera e che sono in una base S.H.I.E.L.D. il concetto di privacy è parecchio labile.
Sente la voce di Clint nelle ricetrasmittenti degli uomini armati. L'ordine è quello di intervenire alla minima anomalia, al minimo segno sospetto. Come se lui potesse sgozzarla e ridipingere le pareti bianche dell'infermeria con il suo sangue.
Tranquilli, ragazzi. Anche per oggi non tirerò le cuoia.
Apre la porta più bruscamente di quanto vorrebbe. Loki solleva la testa di scatto e la fissa come se fosse pronto a saltarle alla gola, per un attimo non sembra nemmeno accorgersi che è lei.
È arrabbiato. Tanto per cambiare, solo che adesso la faccenda sembra più profonda, sembra che il colpo sia stato più forte e che sarà difficile ricucire lo strappo. Ed è anche colpa sua, Nadia lo sa, vorrebbe dirlo, ma non servirebbe a nulla se non ad irritarlo ulteriormente.
«Ti prego, mangia qualcosa e prendi un'aspirina... o fuma dell'erba, o fatti fare un elettroshock» esclama lei. Non che Loki sia particolarmente sensibile all'ironia, ma da qualche parte devono pur cominciare... o meglio, ricominciare.
Lui la guarda come se fosse distante anni luce da lì e facesse fatica a mettere a fuoco.
Nadia si avvicina a passi cauti, come se temesse davvero che lui potesse alzarsi e scattare contro di lei. Non pensa che lui possa farle davvero del male, ma Loki non ama l'invadenza, le costrizioni. Se dovesse mostrarsi anche solo appena contrariato, lei è pronta a girare sui tacchi e andarsene.
Ma lui assume un'espressione più umana, quasi tranquilla o forse rassegnata.
«D'accordo, ho una proposta migliore: che ne dici di una doccia?» incalza lei.
Sarebbe comunque un ottimo punto di partenza quello di restituirgli un aspetto normale.
«In effetti, è una delle cose più sensate che ho udito da quando sono tornato sul vostro pianeta» risponde lui, dopo qualche istante di silenzio. «Ma rivoglio indietro i miei vestiti».
«Credo che non ci sia problem... che cosa?...».
Loki si alza e sembra del tutto incurante del fatto di non averli, i vesti, adesso. È un patchwork di cerotti e bendaggi, ma non ha niente addosso. Certo, loro altre divinità devono essere del tutto superiori alla cosa, ma Nadia non può fare a meno di voltarsi dall'altra parte e di lanciare uno sguardo bieco alla telecamera, immaginando Clint sull'orlo di una crisi di nervi e Natasha in preda alle risate isteriche.
«Mi prendi in giro? Copriti» borbotta la ragazza.
«Così impressionabile?»
«Così barbaro?».
Alle spalle di Nadia, Loki si avvicina al letto e prende il lenzuolo che si drappeggia attorno ai fianchi. Lei si sente di nuovo capace di respirare come un normale essere umano.
«D'accordo, così va meglio. Quello è il bagno» dice, indicando una porta sul fondo della stanza. «Se ti stai chiedendo se sono disposta a insaponarti la schiena la risposta è no, solo quando ti riuscirà di conquistare il mio pianeta e sarai nella posizione di darmi ordini».
Loki la guarda, inarcando un sopracciglio con quella sua espressione enigmatica,
«Non è detto che un giorno non riesca in questa impresa» le mormora.
«Per allora probabilmente sarò morta»
«Sarebbe meglio forse: ho tanti di quegli affronti da farti pagare e tante idee su come farlo che la morte sarebbe un'alternativa assai preferibile»
«Sì, ti voglio bene anche io».
Restano a fissarsi per qualche secondo, poi Loki si volta e trascina la sua aria altezzosa, i suoi ematomi e i suoi dannati occhi azzurri oltre la porta del bagno.
«Ho visto quindicenni flirtare con più trasporto». La voce dell'agente Barton arriva sarcastica dagli altoparlanti.
«Vaffanculo, pennuto!» borbotta Nadia. Però le viene da ridere: se sono ancora nello stadio in cui possono permettersi qualche battuta, allora la situazione non è così grave o inaccettabile – certo, ride bene chi ride... con Stark. E Nadia non ha ancora affrontato Tony, e non ha nessuna voglia di farlo.    
Dopo qualche minuto, arriva un agente a portare i vestiti di Loki, che erano stati provvidenzialmente messi da parte e fatti lavare a secco. La cosa le sembra fin troppo riguardosa, considerando il modo in cui tutti hanno cominciato a dare di matto per il suo ritorno, ma Fury ha in mente qualcosa, altrimenti non le avrebbe permesso di avvicinarsi a lui, dev'esserci qualcosa che le sfugge, o forse il direttore dello S.H.I.E.L.D, che per essere orbo ha la vista assai lunga, ha pensato ai fatti di Venezia, che di sicuro conosce in ogni minimo dettaglio e ha deciso di dare una possibilità a Loki, o qualcosa di simile. Su una cosa devono tutti convenire: il dio ha bisogno di restare lì, e non farà niente che induca i suoi ospiti a mandarlo via.
Loki esce dal bagno, gocciolando acqua sul pavimento. Ha avuto la buona grazia di legarsi un asciugamano in vita e ora che Nadia può guardarlo da vicino, riesce a vedere tutte le sue ferite spiccare sulla pelle bianca, cerchiate da vasti ematomi giallastri. Le fa male il solo guardarlo, ma si costringe a non distogliere lo sguardo, perché è anche per lei che Loki ha subito tutte quelle atrocità. Gli si avvicina e gli posa una mano sulla sua. Vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe dirgli qualcosa di rilevante, ma non ci riesce, sa che qualsiasi gesto, qualsiasi parola, lo farebbe solo infuriare.
Loki resta fermo una manciata di secondi, come se stesse assorbendo il calore del suo tocco o come se stesse ponderando se spingerla via da sé. Alla fine si limita a guardarla e a dirle qualcosa in tono incolore.
«Devi darmi una mano».
Lei annuisce, meccanicamente. Loki si avvicina al carrello per le medicazioni, cerca tra le scatole di plastica che odorano di disinfettante, alla fine tira fuori un paio di forbici.
«Tu, il Nemico Pubblico numero uno e un oggetto contundente in una stanza?» borbotta la voce di Clint negli altoparlanti. «Neanche se fossi ubriaco, Nadia!».
Loki appoggia le forbici sul piano del carrello con un gesto stizzito,
«Cosa credi che potrei fare con queste lame? Tagliarle la gola e usare il sangue per ridipingere le pareti?» sbotta. Lei ci aveva pensato, in effetti.
«Ti ho visto fare di peggio a mani nude» replica l'agente Barton.
Il dio degli inganni scuote la testa e afferra di nuovo le forbici, consegnandole a Nadia.
«Deve usarle lei, non io» precisa, spazientito.
«Userò la tua testa come faretra, maledetto rifiuto dello spazio»
«Prima devi riuscire a staccarmela, canarino».
Nadia strabuzza gli occhi e sospira,
«Ho visto quindicenni flirtare con più trasporto. Ora possiamo abbassare il livello di testosterone prima che mi spuntino i baffi?» esclama e attende qualche secondo che i due abbiano smesso di provocarsi a vicenda. «Cosa devo fare con queste forbici?»
«Tagliali».
Nadia guarda i capelli di Loki, che gocciolano ancora bagnati sulle sue spalle, una massa di lunghe ciocche corvine come l'ala di un corvo, più lunghi e ammassati di come li ricordava.
«D'accordo, se proprio vuoi...» risponde titubante, mentre il dio si siede su una sedia.

*

Sente le dita passargli tra i capelli; ha un vago ricordo dell'odore dell'erba nel giardino del palazzo, della sua testa appoggiata sul grembo della regina che gli accarezzava piano le ciocche corvine che gli ricadevano sulla fronte.
Sbatte le palpebre, allontana quel frammento di ricordo quasi con disgusto. O forse con paura. Serra nervosamente la mascella, chiedendosi se quel lungo periodo di prigionia non abbia finito per tramutarlo in un debole. Il solo pensiero basta a rendergli più precipitoso il respiro, a fargli accelerare il battito.
La valanga di rabbia nel suo petto adesso è una massa di buio contornata di spine. Loki la contempla con gli occhi della mente, come se fosse il capolavoro di un artista, la confortante conferma di qualcosa destinato ad essere eterno, immutabile e senza fine. Sente un sorriso affiorare sulle sue labbra: finché può contare su quella rabbia non sarà mai debole. Non importa se ora si sente così fuori posto, smarrito e privo di una direzione da seguire. Deve solo aspettare che il suo corpo si riprenda, deve solo aspettare di essere di nuovo in forze e poi potrà tornare a tessere le fila della sua ragnatela che il destino gli ha così brutalmente strappato via per l'ennesima volta. Potrà tessere ragnatele e attendere che chi di dovere vi rimanga impigliato.
Sente le ciocche di capelli che Nadia sta tagliando scivolargli sulla schiena e cadere a terra. Si sente più leggero ad ogni colpo delle forbici.
Può chiudere gli occhi e concedersi il lusso di non pensare. Di non pensare al luogo in cui si trova e al perché. Di non pensare alla necessità bruciante di cambiare lo stato delle cose.
Può chiudere gli occhi e godersi la sensazione di quelle dita tra i capelli, come una sorta di piccolo premio, come il silenzio ristabilito dopo un'esplosione. Farà i conti in seguito con le macerie di ciò che resta.   
«Finito» annuncia la ragazza. «Almeno, mi sembra che sia... non so, un po' meglio».
Loki resta ad occhi chiusi, inclinando appena la testa all'indietro e posandola per un secondo contro il petto di Nadia in piedi alle sue spalle.
«Peggio non può essere» le dice con voce atona, poi riapre gli occhi, si alza e si volta a guardare la sua giovane interlocutrice. Gli occhi di Nadia sono pieni di domande: il suo miglior pregio e il suo peggior difetto.
«Devo prenderlo come un buon segno?» chiede lei con sarcasmo. «Da queste parti i cambi radicali di taglio di capelli sono sintomo di cambiamenti interiori o cose del genere»
«Il cambiamento non è per quelli come me»
«Per i latitanti interspaziali, intendi?»
«Per gli dei»
«Oh, giusto. Il fatto che tu possa sanguinare mi porta a dimenticare la tua natura divina» replica la ragazza, pungente.
Il dio sposta lo sguardo sugli abiti che gli hanno reso e poi sul luccichio rosso accanto all'obiettivo della telecamera. Sorride, malevolo e si china su Nadia, prendendole il polso e dandole un piccolo strattone per farla avvicinare a sé. Lei, presa alla sprovvista, urta contro il suo petto. È più bassa di lui, le sue labbra le arrivano giusto ad altezza dell'orecchio.
«Prigioniera anche tu, mi par di capire» le sussurra.
«Non riuscirai a mettermi contro di loro, Loki» risponde Nadia, con l'espressione della guerriera pronta al combattimento; alza il braccio mostrando la pietra incastonata in quello sciocco ninnolo d'argento. «Resta pur sempre tutta colpa tua»
«Ti conviene essere così scontrosa con me? Sono la tua unica speranza»
«E io la tua» replica la ragazza, lanciando uno sguardo eloquente alla pietra. «Per quanto ne so, lo sono sempre stata»
«Per quanto ne sai, appunto».
Sta facendo ciò che gli riesce meglio: mentire, giocare con le parole. E forse nemmeno del tutto, non è mai stata lei la sua speranza, lo è stata la pietra. Ma lo sguardo sicuro di Nadia vacilla per un attimo e tanto gli basta per sentirsi di nuovo soddisfatto di se stesso e per sorriderle con cupo sarcasmo, tanto da farla quasi tremare.
Allenta la presa sul suo polso e lei si stacca da lui, indietreggiando bruscamente. Quella piccola umana nemmeno sa quanto è fortunata, quanto forte l'onore gli rombi nel sangue da persuaderlo a non abbandonarla al suo destino, anche se lui continua a rimpiangere di non averne avuto la forza quando era il momento, anche se una parte di sé continua a odiarla per questo. La odia perché non gli è permesso detestarla davvero, la odia perché non è una nemica e non si sente libero di trattarla come tale. Lui odia ogni tipo di costrizione e ciò che la sua anima gli impone di provare per quella ragazza è una catena ancora più vincolante delle pareti della prigione in cui è rimasto tanto a lungo.
«Loki...». Nadia pronuncia il suo nome con voce allarmata, costringendolo a riemergere dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà, al bianco di quella stanza, a loro due che si fronteggiano come se fossero incapaci di decidere se essere avversari o una coppia di danzatori. In uno scampolo di raziocinio, Loki pensa semplicemente che dovrà imparare a fare i conti anche con questo, che è solo temporaneo, che non importa...
Pensa, sta per dire qualcosa, ma poi si sente sbalzare per aria. Così preso dalle sue riflessioni non aveva sentito l'onda di energia salire.
Urta contro il muro con violenza, attraversando la stanza e urtando contro il letto che finisce per capovolgersi sul pavimento. L'impatto fa riaprire alcune ferite e lui si lascia scappare un singulto di dolore.
Strizza le palpebre per mettere a fuoco con la vista annebbiata e il suono della botta che ancora gli echeggia nella testa. Stordito, prova a rialzarsi e scopre che è un'impresa assai più dolorosa di quanto avrebbe detto.
«Ehi, va tutto bene?». Quando Loki sente la voce dell'agente Barton porre la domanda in tono tanto dolce e accorato pensa che la botta deve avergli fatto ancora più male di quanto credeva, ci impiega qualche secondo per accorgersi che il Falco non sta parlando con lui, che nemmeno lo vede.
Barton è accanto a Nadia, le tiene le mani sulle spalle, le solleva il mento con l'indice per costringerla a guardarlo in viso. Inutile, gli occhi della ragazza sono pieni di lacrime, troppo sconcertati e ricolmi di vergogna perché la sua mente possa davvero pensare di guardare il volto di un amico.
Nadia guarda lui, guarda Loki a terra, oltre la spalla dell'agente dello S.H.I.E.L.D, scuote la testa e poi si volta di scatto, correndo a grandi passi fuori dalla stanza.
Quanta rabbia repressa doveva esserci nel cuore della piccola umana per permetterle di fare una cosa del genere! E se è stata la rabbia a far attivare l'energia della pietra allora vuol dire che sono l'emozioni a dominarne il potere, allora...
Con estrema fatica, Loki riesce a puntellarsi sulle mani e a mettersi seduto con la schiena contro il muro.
Ora nella stanza ci sono solo lui e la Romanoff – Barton si è lanciato all'inseguimento di Nadia.
«Tutto questo è...» farfuglia la donna rossa, con la voce incrinata per il nervosismo.
«Interessante, agente Romanoff. Estremamente interessante».










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Note:

Volevo un attimo cominciare a smaltire tutto il delirio dei capitoli precedenti. E volevo che Loki si tagliasse i capelli, perché i suoi capelli in The Avengers mi fanno star male e pensavo a quanto sarebbe stato meglio se fosse tornato alla “Thro-version”... ma questo è un problema mio, diciamo che alla fine volevo un pretesto per un minimo di intimità tra lui e Nadia.

Quando comincio a sbroccare troppo (e andare OOC e sembrare sotto l'effetto di qualche acido) ditemelo. Meglio prima che poi. Così almeno mi fermo. 

Per curiosità in generale o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE

A venerdì prossimo ^^

   
 
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