Capitolo
7 ~ Riflessioni parallele
~
“Live
your dreams
Is
not as hard as it may seem
You’
ve got to work to get the cream
On
your hopes you will see
From your fears, you have to win yourself
It's
all or nothing
Give your everything” *
“Vivi
i tuoi sogni …Non è così difficile come può sembrare…devi lavorare per ottenere
il meglio…sulle tue speranze vedrai…dalle tue lacrime, devi vincere te stessa…È
tutto o niente…Dai il massimo…”
Una
piroetta, uno slancio, una spaccata, una sforbiciata, un giro di punta… Sylvia
ballava, sentendo le parole della canzone entrare dentro di sé, mentre le
ripeteva nella sua mente. Sembrava fossero state scritte a bella posta per lei,
quasi a voler esprimere i suoi sentimenti, quelle sensazioni che aveva dentro da
quando, una settimana prima, aveva parlato con Goku; quelle parole che non era
più riuscita a togliersi dalla testa.
“Non
sempre succede”
aveva detto il Saiyan. Tre parole…solo tre parole, dette da Goku, erano valse a
distruggere la speranza degli ultimi, infernali, sei mesi della sua vita: da
quando aveva saputo che Ran la tradiva, aveva sperato che il suo passato avrebbe
potuto portarle la felicità, quella felicità che si era illusa di aver trovato
con Ran, e che sperava Goku avrebbe potuto darle quando l’avesse vista tornare,
pronto ad accoglierla di nuovo tra le sue braccia…E più Sylvia ci pensava, più
continuava a darsi della stupida per aver potuto credere fino a quel momento che
lui avrebbe continuato ad amarla come aveva promesso sei anni
prima.
Sei
anni…tantissimi, davvero. Troppi per mantenere una promessa d’amore come la
loro, che entrambi avevano ritenuto potesse essere incrollabile,
magari…eterna.
Lei
si era illusa fino a quel punto. Era stata la tristezza provocata dal fallimento
del matrimonio con Ran ad averla portata a tanto, oppure era stata lei a non
aver mai smesso di pensare realmente a Goku, e il matrimonio con Ran era
stato…
“Inutile”
fu la prima parola che si affacciò nella mente di Sylvia, e che lei scacciò con
rabbia.
No,
non era stato tutto inutile: lei aveva realmente amato Ran, anche perché
altrimenti non sarebbe stata così male per i suoi continui tradimenti e per la
fine del loro matrimonio. Un matrimonio bellissimo, certo, ma finito
indegnamente per entrambi.
L’aveva
raccontato a Goku. Sorrise, al pensiero della reazione che il giovane Saiyan
aveva avuto quando Sylvia gli aveva rivelato il motivo dalla fine del loro
rapporto: si era indignato, sostenendo che fosse impossibile essere infedele ad
una come lei.
-“Una”
come?- aveva chiesto Sylvia curiosamente accigliata, sorridendo per la rabbia
sdegnata che era dipinta sul volto del giovane Saiyan.
-Dolce,
buona, sensibile, simpatica…- aveva dunque risposto Goku, elencando amabilmente
le sue “virtù” sulla punta delle dita, mentre Vegeta e Bulma, poco lontano,
litigavano come al solito -…E bellissima- aveva aggiunto il giovane, ogni
traccia di rabbia svanita all’improvviso.
Da
quando aveva saputo che Sylvia dava lezioni di letteratura e grammatica a Gohan,
Goku aveva chiesto a Bulma di poter rimanere alla Capsule, in modo da “non dover
fare sopra e sotto dai Monti Paoz a qui e viceversa”, testuali parole di
Goku.
Bulma,
naturalmente, aveva accettato, e così da una settimana la famiglia Son aveva
deciso di trasferirsi a casa Brief, nonostante lo scarso entusiasmo di Chichi
(-Ma che bella idea hai avuto Goku,
complimenti davvero, e adesso chi penserà alla nostra, di casa? Tu? Ovviamente
no, dovrò fare tutto io, così sarò stressata il doppio…!-), che, dopo molte
discussioni, aveva deciso che sarebbe tornata alla Capsule quando avesse finito
di sbrigare le sue faccende in sospeso.
Così
facendo Gohan avrebbe potuto sia studiare che allenarsi con il padre e Piccolo,
e Goku sarebbe riuscito a godersi la tanto agognata pace, mentre si scervellava
per capire come avesse fatto a diventare Super Saiyan.
Sylvia
smise di ballare quando l’ultima nota si affievolì all’estinguersi della musica,
e spense lo stereo, mordendosi il labbro e battendo la punta del piede a
terra.
Quella
sera si sarebbero riattivate le Sfere del Drago, e nel pomeriggio Sylvia avrebbe
incontrato il professore a cui avrebbe consegnato la tesi per ottenere la tanto
agognata laurea in giornalismo.
Era
agitata, perché sebbene ritenesse di aver fatto un ottimo lavoro con
l’università, le sembrava quasi impossibile pensare che entro pochissimo tempo
ce l’avrebbe fatta, finalmente, ad avere un lavoro stabile grazie a quel pezzo
di carta che avrebbe potuto cambiarle la vita, renderla solida e farle avere,
così, delle certezze in più, in un momento in cui le sue solide basi erano
crollate all’improvviso. Tutte tranne una: la sua amicizia con Bulma, che
continuava a darle la sicurezza necessaria per affrontare quel periodo buio. Se
non ci fosse stata lei da cui tornare, Sylvia non avrebbe proprio saputo cosa
fare.
Ma
ora era il momento di andare, per poi rincontrare i suoi amici: le Sfere del
Drago erano pronte.
*
*
Polunga
espresse i loro desideri in modo che le persone morte una sola volta tornassero
in vita insieme, mentre Crilin e Riff ritornarono in vita nello stesso momento.
Il terzo desiderio venne utilizzato dai Namecciani per ricreare il loro pianeta
ed andare ad abitarlo.
Gohan
e Dende si salutarono a malincuore, anche con qualche lacrima, turbati dal
pensiero di non rivedersi più.
-Ma
come si dice in questi casi…mai dire mai!- esclamò Sylvia allegra, tentando di
riportare il sorriso sul visetto triste di Gohan. Ma il bambino era
inconsolabile, e solo la vista dei loro amici resuscitati riuscì a riportarlo un
po’ di buonumore.
Yamcha,
Tenshinan, Riff e Crilin tornarono in vita tra la grande gioia di tutti i
presenti. Tutti erano intervenuti per salutare i loro amici: oltre agli
inquilini di casa Brief, c’erano Piccolo, che era tornato da una lunghissima
meditazione alla sua cascata, Olong, Puar, il Genio -che aveva allungato le mani
sul fondoschiena di Sylvia prima che lei gli mollasse un ceffone-, erano tutti
riuniti per poter riabbracciare i loro compagni.
Yamcha,
Tenshinan e Crilin rimasero piacevolmente sorpresi nel ritrovare Sylvia lì alla
Capsule dopo sei anni, e la salutarono con moltissimo
affetto.
Fu
un pranzo fastosissimo: mamma Brief aveva dato il meglio di sé, e tutti
mangiarono con gusto e parlarono del più e del meno.
-Allora,
finalmente sei tornata tra noi, eh?- disse Yamcha gioviale, servendosi di pollo
arrosto.
-Meglio
tardi che mai- rispose Sylvia con una scrollata di spalle e una
risata.
La
serata passò ricordando i vecchi tempi andati, le avventure in cerca delle Sfere
del Drago, il torneo Tenkaichi, le amicizie perdute e ritrovate, e Sylvia si
sentì veramente a casa: rise e scherzò con i suoi amici di sempre, senza pensare
ad altro che a rievocare i ricordi di un’infanzia felice e
spensierata.
Goku
la osservava ridere, sorprendendosi di quanto fosse cambiata. Davvero non
riusciva a riconoscere quella ragazza così seria e un po’ triste, nonostante in
quel momento stesse ridendo, rispetto alla ragazzina spensierata e senza pesi
sulle spalle che aveva conosciuto lui.
Le
sensazioni che aveva provato quando l’aveva vista per la prima volta irruppero
in lui come un fiume in piena, e gli tornò alla mente la promessa che aveva
menzionato quando lui e Sylvia si erano parlati, una settimana prima. Non si
aspettava proprio che lei la ricordasse, e quando invece gli aveva dimostrato il
contrario, si era sentito piacevolmente colpito, sebbene anche lui se ne
vergognasse un po’, dopo tutto quel tempo: dalle parole di quella promessa
trapelava un vero e proprio disperato bisogno di lei, e di questo Goku si
rendeva conto. Ma in quel momento era stato guidato dal pensiero di perdere,
probabilmente per sempre, una delle persone a cui teneva di più al mondo…Era
stato un pensiero intollerabile, insopportabile. E in un certo senso era stato
così anche durante tutti quegli anni in cui non aveva potuto vederla.
Soprattutto
i primi tempi dopo il matrimonio con Chichi, Goku aveva cercato qualcosa di
Sylvia nella sua neo moglie. Era stato inutile, Chichi era diversa, troppo
diversa da lei, la giovane donna che
si era reso conto di amare, e che forse non avrebbe mai più rivisto, ma che era
legata a lui con una promessa. Ed era questo che lo aveva confortato più di ogni
altra cosa durante quel periodo così duro: la lealtà di Sylvia alle promesse
fatte. Sapeva che prima o poi sarebbe tornata, ne era stato più che certo, anche
se con il tempo si era reso conto che quella, più che una consapevolezza, era
una speranza. Solo con il passare degli anni aveva capito quanto vana fosse
stata.
Aspettarla
non aveva avuto senso, ormai il suo amore per lei si era trasformato in qualcosa
di incorporeo e immateriale a cui aggrapparsi nei momenti tristi, mentre
l’immagine di lei nella sua mente sfumava sempre di più.
Nonostante
ciò, però, non era riuscito ad amare Chichi così come avrebbe voluto. Avrebbe
desiderato donarle tutto il suo amore, lo voleva davvero, lei lo meritava…Ma non
ci riusciva. Per quanto si sforzasse, non ci riusciva. E non c’era riuscito fino
ad allora, sei anni dopo.
Buffo:
tante vittorie per difendere l’umanità, e non era stato capace di donare
qualcosa di più di un profondo affetto alla donna che sarebbe stata al suo
fianco per tutta la vita, e che gli aveva anche dato un figlio a cui voleva un
bene nell’anima.
Doveva
ammetterlo, per un po’ aveva odiato Sylvia per non essere tornata, per non avere
mantenuto la loro promessa, per aver, in fondo, scelto la sua vita, proprio come
lui aveva fatto, inconsapevolmente quando era bambino, con
Chichi.
Ma
aveva capito che più di ogni altro, avrebbe dovuto odiare sé stesso per essersi
legato ad una donna che non amava, per averle promesso un matrimonio che lui non
avrebbe voluto, sebbene questo fosse accaduto tantissimi anni prima di
raggiungere un’età abbastanza matura per capire cosa fosse
l’amore.
Certo,
teneva ugualmente a Chichi, lei e Gohan erano le persone più importanti del
mondo per lui, e provava comunque un affetto profondissimo, assoluto e
indescrivibile verso di loro. Circondato dall’amore della sua famiglia, Goku
aveva piano piano creduto di dimenticare Sylvia che, per molti anni, era stato
solo un ricordo lontano, ottenebrato dal presente che Goku stava vivendo con sua
moglie e suo figlio.
Invece
il Saiyan aveva scoperto a sue spese che si era illuso: aveva capito che non
avrebbe mai potuto dimenticare Sylvia, il suo primo amore, la donna che avrebbe
amato, probabilmente per sempre. Perché, sebbene non l’avesse più vista, la
lontananza aveva in qualche modo rafforzato, senza che lui se ne rendesse conto,
il sentimento che provava per Sylvia che, seppure vago e incerto, lo
accompagnava ogni giorno della sua vita. A questo sentimento si aggrappava
quand’era molto contento o molto triste, quando litigava con Chichi e quando si
sentiva solo, quando avrebbe voluto che Sylvia fosse stata lì con lui a
condividere gioia e dolore, quando, insomma, l’assenza di lei si faceva sentire
di più, nel profondo del suo cuore.
E
poi, proprio quando mai se lo sarebbe aspettato, era tornata e, in un certo
senso, una parte di lui era tornata a vivere.
L’aveva
ritrovata, lei, bella come il sole, così cambiata ma così profondamente identica
a tanti anni prima, con la sua storia già scritta sulle pagine di un cuore
spezzato. Quando gli aveva parlato del suo matrimonio, Goku si era sentito in
qualche modo infastidito dal fatto che lei potesse appartenere ad un uomo che
non fosse lui. Ma nel momento in cui Sylvia gli aveva parlato del suo divorzio,
il giovane Saiyan si era sentito in qualche modo sollevato e tranquillizzato.
Certo, aveva percepito, dal tono della voce di Sylvia, quanto la ragazza avesse
sofferto, e saperlo gli stringeva il cuore, ma non aveva potuto fare a meno di
gioire del fatto che Sylvia non fosse più sposata.
Lui
lo era, invece. Lo era, certo, e non aveva la minima intenzione di lasciare sua
moglie e suo figlio, per quanto potesse essere innamorato di
Sylvia.
Allora
perché quando la ragazza gli aveva descritto il sentimento che lei aveva provato
per il suo ex marito, Goku aveva avvertito quel nodo spiacevole stringergli lo
stomaco?
-Succede in una
coppia…Stancarsi dell’altro, o semplicemente non provare più attrazione,
scoprire che quello che vi ha legati all’altro è solo affetto e non amore,
nonostante tutto…- aveva detto
Sylvia.
Perché Goku sentiva
quelle parole così maledettamente vicino a sé? Perché gli avevano fatto quell’
effetto?
Non
sapeva darsi una risposta, o forse, semplicemente non voleva. Era per questo
motivo che aveva risposto a Sylvia con le prime parole che, spontanee, gli erano
salite alle labbra.
-Non
sempre succede-
Si,
infatti, non sempre succede. Ma poteva lui mentire a sé stesso dicendosi che
aveva ribattuto in quel modo perché amava sua moglie e non per allontanare da
lui la tremenda verità delle parole di Sylvia? Era così falso con sé stesso, e
con lei?
“E
con Chichi” pensò poi, all’improvviso. Si, con lei era stato disonesto, e più
che farle un favore sposandola, aveva la sensazione di averle fatto un grosso
torto. Non aveva mai provato un vero e proprio amore per lei, e lo sapeva.
Fingere era stato dannoso, perché così facendo aveva alimentato in lei un
sentimento che in lui non sarebbe mai riuscito a crescere.
Ma
non gliene aveva mai parlato.
Era
stato un codardo ad aver agito così, ne era consapevole, e si vergognava di non
riuscire ad amarla, ne provava un profondo e irreversibile disagio, che ora che
Sylvia era tornata, dopo che lui l’aveva rivista per la prima volta appena una
settimana prima, era cresciuto ancora.
Sospirò.
Che doveva fare?
Da
quando era tornato da Yardrat non aveva fatto altro che porsi quella domanda. Da
una settimana ormai, le sensazioni che provava pensando a Sylvia lo
sopraffacevano. E fino ad allora non era servito ripetersi che quella era solo
una crisi passeggera, che sarebbe passata una volta abituatosi al ritorno di
Sylvia: sapeva che non era così.
“Con
il tempo…Vedrò cosa fare” pensò. Si, con un po’ di tempo a disposizione avrebbe
potuto riflettere con calma e fare chiarezza nei suoi
sentimenti.
*
*