Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Lady Moonlight    23/11/2012    1 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 



03
≈*≈*≈*≈*≈
Il Registro

Gli uomini dovrebbero essere
quello che sembrano.

{W.Shakespeare}

 

 
 

Sebastian moderò la forza insita nella sua mano senza nemmeno rendersene conto. Allentò di poco la presa quando la misteriosa ragazza che aveva detto chiamarsi Clelia tentò di allontanare il braccio. Gli occhi le lampeggiavano come fornaci ardenti: l'emozione di chi ha realizzato il sogno di una vita.
Riscuotendosi da quei pensieri, Sebastian ritirò la mano. Distolse lo sguardo da lei per puntarlo sul suo giubbotto che afferrò in malo modo e gettò nelle fiamme del camino. Una lingua di fuoco azzurro consumò il tessuto, riducendolo ben presto in cenere.
Solo in un secondo momento, si rese conto delle parole che la ragazza gli aveva rivolto. Anche per lei, era la prima volta che lo incontrava. La domanda gli sorse spontanea. Allora, come faceva a conoscere il suo vero nome?
"Non pensavo sarebbe stato così piacevole."
"Che cosa?" chiese lui perplesso.
"La stretta della tua mano. La tua pelle. La immaginavo..." sembrò rifletterci. "Diversa." concluse imbronciata.
Era assurdo. Aveva deluso le sue aspettative? E che aspettative poteva mai avere se nemmeno si conoscevano?
"Non è fredda, ma nemmeno calda. Tiepida non è l'aggettivo adatto, ma non saprei come altro descriverla." continuò lei, passandosi la mano sotto il mento. "La pelle del redivivo, invece, è molto più fredda."
Sembrava dovesse tenere una conferenza sulle abitudini e l'aspetto dei vampiri, mentre lui ancora si interrogava sulla sua natura.
"Anche i tuoi capelli..." mormorò.
Lui si sfiorò una ciocca. "Cosa hanno di sbagliato?" volle sapere lui, all'improvviso interessato alla questione.
"Nulla, nulla. Lasciamo stare." disse, tornando a mettersi dietro il balcone.
Sebastian incrociò le braccia al petto. Per quanto le apparisse stravagante, doveva ammettere che trovava interessante quel bizzarro incontro.
Il vampiro alle sue spalle gemette. Avrebbe dovuto trovargli del sangue ed un luogo sicuro per permettergli di riposare.
Tutte le lancette degli orologi segnavano con precisione assoluta che stavano per scoccare le due di mattina.
Clelia stava scrivendo qualcosa su un'agenda, borbottando tra sé lettere e calcoli inverosimili. All'improvviso alzò la testa, le labbra socchiuse pronte per esporre una domanda.
"Sapresti dirmi con precisione da che ora è deceduto il vampiro Astaroth?"
Fu come ricevere un pugno allo stomaco.
"No." il tono distaccato e l'espressione neutra. Era un attore nato. "Perché vuoi saperlo?"
"Il Registro deve essere compilato con assoluta precisione. Non sono ammessi errori."
Da come lo disse, Sebastian intuì che il Registro non era un semplice oggetto su cui prendere appunti. "Spiegati."
"Il Libro della Morte, il Libro del Destino. Chiamalo come vuoi. Per me è il Registro." indicò l'agenda su cui stava scrivendo. All'apparenza non aveva nulla di particolare. Fogli bianchi con note in penna nera.
"
Sembra il Death Note." osservò, nominando l'oggetto protagonista di un anime giapponese.
Quando era uscito dal mausoleo in cui aveva riposato per quasi cinquant'anni aveva scoperto una passione viscerale per la tecnologia e tutto ciò che riguardava l'industria cinematografica. Trovava estremamente divertenti soprattutto le vicende che parlavano di angeli e demoni, visto che la maggior parte delle volte davano informazioni errate sulle due razze. Aglio che feriva i vampiri? Sciocchezze.
"Oh!" esclamò battendo concitata le mani. "Lo conosci!" era il ritratto di una bambina che aveva scoperto il sapore della cioccolata. "Tifavi per Kira o Elle?"
"Kira, naturalmente."
"Allora eravamo in due. Un vero peccato che la storia sia..."
"Frena, frena!" esclamò Sebastian, sforzandosi di non ridere. Come erano arrivati a parlare di un manga giapponese? Riprese un'espressione seria. Era da parecchio tempo che non si trovava così a suo agio nel conversare con un altro essere vivente. Il problema era che, per quanto piacevole fosse, c'erano questioni più urgenti di cui tenere conto.
La responsabilità che gli era piombata addosso all'improvviso era una seccatura. Tuttavia non poteva tirarsi indietro. Farlo avrebbe significato incorrere nelle ire di Lucifero, se non peggio, in quelle di Lilth. Sua madre l'avrebbe disprezzato per il resto della vita - che a rigor di logica significava l'eternità - facendo spargere in giro voci fasulle sul suo conto. No.
Scosse la testa. Non poteva permettersi una tale umiliazione. Non lui che avrebbe potuto ricevere in dono l'eredità di suo padre, il suo unico re.
"Bhe, da un certo punto di vista, il Registro è simile al Death Note." scrollò le spalle ."Io annoto sul Registro il nome delle persone decedute. Non è il libro ad ucciderle, sono già morte." specificò.
"E in cosa consisterebbe la somiglianza?" Fin a quel punto riusciva a vedere solo le differenze.
"È una spiegazione troppo complessa e tu devi trovare un riparo per..." si picchiettò le mani sulla testa. "Wilfred. In teoria il tuo compagno vampiro si chiama Wilfred."
"E tu sapresti questo... Perché?"
"L'ho letto negli orologi."
"Negli orologi." ripeté lui con evidente scetticismo.
Clelia sbuffò, intrecciando le mani sul davanti. "Spiegazioni di questo tipo richiedono davvero molto tempo e non credo che saresti in grado di capire anche se ti esponessi lo stesso concetto per dieci volte di fila."
"Mi stai dando dello stupido?" fece lui stizzito.
Lei mosse le mani in modo vago. "Forse." gli sorrise.
Sebastian si ritrovò a ricambiare quel gesto affettuoso come se davvero si conoscessero da un ampio lasso di tempo, cosa assolutamente falsa.
Oro liquido.
I suoi occhi sembravano più luminosi dell'istante precedente, ma l'espressione di era fatta sofferente. La guardò mentre si sedeva sulla sedia e tentava di massaggiarsi i muscoli delle spalle.
"Perché il negozio è aperto a quest'ora della notte?"
"L'Antiquarian lavora ininterrottamente per trecentosessanta giorni l'anno. Per la precisione sono io che lavoro."
Per l'ennesima volta nell'arco di quella giornata lui si ritrovò senza nulla da dire. Aveva decine di domande che dovevano ottenere una risposta e l'alba si stava avvicinando inesorabile.
"È tardi." lo avvertì con fare accusatorio. "Devi assicurarti delle condizioni di Wilfred." Il Registro si chiuse con un tonfo e lei afferrò il tomo sottomano. "La polizia se ne è andata. Sai dove trovare la porta." concluse lapidaria, avviandosi verso la scala a chiocciola. 
  


La pioggia cadeva implacabile sulla città di New York. La ragazza rimase a guardare quel profilo perdesi tra le nebbia, tanto familiare quanto estraneo, chiedendosi quando lo avrebbe rivisto.
Tic toc.
In ogni caso, sarebbe passato troppo tempo.

 

L'edifico che stava cercando era nei pressi della 5th Avenue. Era un palazzo di dodici piani, sede al pianterreno di un negozio d'alta moda e risalente alla fine del 1800.
Senza farsi troppi scrupoli saltò sull'ampio terrazzo che dava ad un giardino interno provvisto di piscina. Aveva smesso di piovere, ma non era certamente il clima ideale per dare una festa. Evidentemente la folla ai suoi piedi non era dello stesso parere.
Si assicurò di avere ben saldo il corpo di Wilfred e si lasciò scivolare sull'erba. Atterrò imprecando dietro ad un cespuglio di rovi, mentre la musica di Lady Gaga feriva il suo udito. Con assoluta sicurezza fu certo che non sarebbe mai riuscito ad apprezzare la musica moderna. Gli mancavano le lussuose feste di Versailles e la musica di Mozart.
Jennifer era solito prenderlo in giro per i suoi gusti antiquati, ma aveva imparato ad ignorare quei suoi commenti pungenti. Sospirò, sapendo che al suo ritorno l'avrebbe ritrovata terrorizzata per la sua prolungata assenza.
Corpi seminudi di giovane ragazze si muovevano al ritmo delle canzoni, mentre i ragazzi assaporavano, con brevi sorsi, alcolici non meglio identificati.
Sebastian si guardò in giro, cercando di identificare la persona che avrebbe potuto dargli una mano. La trovò sdraiata su un materassino gonfiabile al centro della piscina.
Pierre De Lancourt non diede il minimo segno di riconoscere la sua presenza, occupato com'era nel tentare di slacciare la parte superiore del bikini di una delle sue ospiti.
Lanciando un'ultima occhiata a Wilfred, Sebastian si fece largo tra la folla ignorando le occhiate infastidite che gli rivolgevano gli umani presenti.
Le urla degli invitati si alzarono d'intensità, quando imbronciati criticarono il cambio della canzone che stavano ascoltando fino a un attimo prima. Qualcuno gli offri un cocktail a base di birra e brandy che lui rifiutò con un elegante gesto della mano.
Il suo obiettivo era davanti a lui, un vampiro di circa duecento anni che era caduto in acqua, trascinando con sé il corpo seducente di una bionda fotomodella.
"Pierre!" tuonò e la sua voce gli parve più roca di quanto avesse voluto.
L'altro ci mise poco per capire da quale direzione provenisse quel richiamo dal sapore antico.
Quando si voltò, lo vide sbiancare di colpo e nuotare con foga verso di lui. Aveva appoggiato le braccia sul bordo piscina e fatto leva per poter uscire dalla vasca. La modella l'aveva seguito nuotando, cercando invano di trattenerlo in acqua afferrandolo per le spalle.
Pierre si liberò facilmente da quella stretta indesiderata e in pochi secondi si ritrovò inginocchiato davanti a lui, la mano destra stretta a pugno sul cuore e il capo chino in avanti.
"La vostra presenza mi onora, Master." sussurrò, mantenendo quella posizione.
Sebastian fece una smorfia, invitandolo ad alzarsi. Un gruppo di curiosi si era riunito attorno a loro e la cosa lo stava infastidendo.
"Non ho tempo per i convenevoli, Pierre." Posò la sua mano sul capo del vampiro, lanciando occhiate cariche di disprezzo verso gli invitati. Qualcuno di loro dovette aver fiutato la minaccia insita nel suo sguardo perché si affrettò ad allontanarsi.
I riccioli castani di Pierre incorniciavano un viso magro, dagli zigomi sporgenti e una carnagione estremamente pallida anche per un vampiro. Gli occhi erano di un intenso color nocciola. Le labbra sottili e rosate erano arricciate in un'espressione di totale sottomissione.
...Riconosceva la sua superiorità.
Era a petto nudo e Sebastian riusciva ad intravedere la sottile linea biancastra che dal cuore raggiungeva la scapola destra. Una cicatrice che gli era stata inflitta quando lui era ancora umano e la Francia patria di Re.
Era stato Sebastian a trasformarlo, nel 1787, due anni prima dello scoppio della Rivoluzione.
Master era il titolo che veniva attribuito all'Alfa, il "padre" del redivivo trasformato. Tutti i mezzosangue dovevano rispetto e devozione per il loro creatore, per i purosangue in generale.
"La festa è conclusa." decretò, in un invito implicito nel far allontanare gli ospiti. 
Pierre accennò appena ad un inchino prima di rimettersi in piedi. 
 

 

All'epoca della sua trasformazione in vampiro, Pierre De Lancourt era poco più di un ragazzo.
A diciassette anni aveva intrapreso gli studi ecclesiastici, ma dopo un paio di anni aveva abbandonato il sentiero di Dio per entrare a far parte del glorioso esercito francese - che all'epoca era tutto fuorché glorioso. Si era conclusa da tempo l'epoca d'oro
di Luigi XVI, il Re Sole, e la povertà avanzava inesorabile nei ceti bassi della popolazione. Lui si era arruolato per far fronte al
bisogno di denaro di cui necessitava la sua famiglia per sopravvivere.

Come molti dei suoi compagni d'armi, patteggiava in segreto per la nascente fazione rivoluzionaria che da lì a qualche anno avrebbe spezzato la dinastia regnante e portato alla ghigliottina la regina Maria Antonietta e il consorte.
Durante alcuni scontri nei sobborghi di Parigi era rimasto ferito e, mentre i soldati sparavano sulla folla inferocita, lui era riuscito a trovare riparo in un vecchio cimitero abbandonato.
Era stato lì, ai piedi di una lapide e sotto i petali dei ciliegi in fiore, che aveva incontrato Sebastian.
Pierre era un giovane povero, ma non stupido. Aveva riconosciuto fin da subito il vampiro per ciò che era: una Bestia del Diavolo.
Avendo ricevuto insegnamenti ecclesiastici, in principio aveva tentato di scacciare quel demonio con formule e riti religiosi. Solo in seguito, quando aveva scorto nei suoi occhi la scintilla di un potere antico quanto il mondo, aveva compreso che scacciare quella bestia era un compito troppo arduo per lui.
Non gli era rimasto altro che accasciarsi al suolo, accettando il fatto che i suoi sogni si sarebbero spenti ancor prima di vedere la luce. Non avrebbe visto l'alba di una nuova Francia, libera dal potere del Clero e dalla nobiltà.
Sarebbe morto in quel luogo dimenticato da Dio e dalla luce della sua eterna salvezza. I cani si sarebbero cibati dei suoi resti mortali e, in quanto alla sua anima sarebbe sprofondata negli abissi dell'Inferno.
Sebastian gli si era avvicinato più incuriosito che preoccupato e gli aveva posto una semplice domanda: "Desideri la vita?"
"Sì." la sua risposta era stata un sussurro, ma l'altro aveva capito.
Mentre il demone calava le zanne sul suo collo, lui aveva pensato che per essere una creatura cacciata dal Paradiso, Sebastian fosse la cosa più simile ad un angelo che lui avesse mai visto.
Era morto e tornato alla vita il 7 Aprile del 1787.
Gli anni e i mesi seguenti Sebastian si era premurato di spiegargli i vantaggi e svantaggi che comportava essere un redivivo. Non gli aveva mai spiegato il motivo per cui, invece di ucciderlo, l'aveva riportato nel mondo.
A Pierre piaceva credere di essere stato un umano speciale, ma la verità era tutt'altra cosa e lui lo sapeva.
Era rimasto nel suo paese fino alla morte di Napoleone, poi era partito per l'America.
Si era separato dal suo Master e lo aveva incontrato nuovamente solo qualche anno prima dello scoppio del conflitto mondiale che in seguito sarebbe stato noto come la Grande Guerra.
Solo nell'ultimo decennio, aveva ripreso una sorta di rapporto fatto di gratitudine e amicizia con Sebastian. Aveva anche finanziato alcuni dei film in cui lui era l'attore protagonista. Era stato uno dei suoi modi per ripagarlo del dono che gli aveva
concesso regalandogli l'immortalità.

Dunque non si sorprese poi molto quando se lo ritrovò in attesa nel suo giardino. Tuttavia, comprese fin da subito che la sua comparsa non gli avrebbe portato altro che guai.
"Devo finanziare un vostro nuovo progetto cinematografico, Master?" domandò cercando di smorzare l'evidente tensione che si respirava.
"Hai sempre avuto una pessima ironia, in stile francese." rispose Sebastian, osservando la folla abbandonare in una fila silenziosa il palazzo.
"Merci." lo ringraziò con un sorriso divertito.
"Per prima cosa..." decretò Sebastian puntando un dito contro l'impianto stereo. "Liberami da quella.... musica." fece una smorfia, sottolineando a quel modo il suo fastidio per la musica moderna.
Pierre annuì, quasi aspettandosi una simile richiesta. Rimase in attesa di ricevere un secondo ordine, mentre si arrotolava intorno all'indice un ricciolo ambrato.
"Mi serve del sangue, Pierre. Molto sangue." sottolineò il vampiro con un ringhio.
"So dove trovarlo." La semplicità della risposta dovette sorprendere anche Sebastian, perché all'improvviso lo vide accasciarsi su una delle sedie di vimini piazzate un po' ovunque nel giardino.
"Vedi di muoverti, allora." concluse il suo Master, dandogli le spalle. "Pierre?" lo richiamò, facendogli segno di raggiungerlo nuovamente. "Nessuno deve sapere che sono stato qui, chiaro?"
Pierre non si azzardò a chiedergli il motivo di quella richiesta. Era suo dovere rispettare le scelte del Master.
In ogni caso, il fatto che Sebastian fosse giunto fin lì per lui non prometteva nulla di buono.
"Certamente, Master." 


 


Capitolo gentilmente betato da: KumaCla
Mi trovate su Twitter: Qui



Note: Sì, sono ancora io a tediarvi con un nuovo capitolo xD Che ne pensate del nuovo personaggio di Pierre De Lancourt? :)
Premessa 1: Death Note è davvero un anime/manga giapponese, ma non ha importanza che voi lo conosciate o meno. A cosa serve realmente il Registro verrà spiegato più avanti^^
Premessa 2: No, Sebastian non ama la musica moderna e nemmeno Twilight, ma queste sono opinione sue, non mie. XD

Premessa 3: Clelia è pure il mio nome, e scoprirete il motivo di questa scelta più avanti ù_ù Di fatto però, è un personaggio indipendente che condivide ben poco con me, tranne la passione per la scrittura e una folle adorazione per Sebastian. Beata lei che lo può vedere LOL

  • Se vi va di farmi domande in merito alla storia o di altra natura potete farle in forma anonima, oppure registrandovi: Qui

By Cleo^.^

 

  

 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Lady Moonlight