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Autore: OliviaP_    23/11/2012    2 recensioni
Raccolta di fanfiction che ripercorre la storia della famiglia Weasley.
Dall'introduzione:
-Mamma, cosa è successo a quella signora?-
Molly Prewett, cinque anni, poco più di un metro di altezza e riccioli rossi stava puntando un ditino contro una donna dall'altra parte della strada che esibiva un pancione tremendamente grosso.
-Molly! Quante volte devo dirti che non si indicano le persone?- l'ammonì la madre, senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso.
Si abbassò per portare il volto all'altezza di quello della figlioletta e le scostò un boccolo ribelle dalla fronte lentigginosa.
-Vedi tesoro, quella signora aspetta un bambino. Adesso è lì nella sua pancia, è per questo che è così grande- le spiegò.
Molly annuì e lanciò un'ultima occhiata alla donna col pancione: era davvero orribile.
'Io non farò mai un bambino' si disse, prima che i fratelli maggiori Fabian e Gideon prendessero a ricorrersi per tutta Diagon Alley e facessero infuriare la loro madre, facendole dimenticare totalmente quel curioso cocomero di carne.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Ronald Bilius Weasley. 
 
 
C'era una cosa, una sola, di cui Molly e Arthur Weasley non potevano assolutamente lamentarsi, ed era l'appetito dei loro sei figli. 
Molly si teneva in contatto con diverse altre mamme, in particolare con Alice Prewett, sua lontana cugina e moglie di Frank Paciock dal quale aveva avuto un bambino. 
Facevano entrambe parte dell'Ordine della Fenice e certe volte a loro si univa anche Lily Potter. 
L'ultimo nato di casa Weasley, Neville Paciock e Harry Potter avevano la stessa età, così molto spesso le tre donne si ritrovavano a parlare delle abitudini dei loro pargoli tra una riunione e l'altra. 
Il problema che sembrava più affliggere Alice e Lily era il momento della pappa. 
A quanto dicevano, era una vera e propria agonia tentare di far mangiare i loro bambini, che tra uno sputacchio e l'altro finivano sempre per lasciare tutto nel piatto. 
Quando entravano nell'argomento Molly se ne stava in un angolo a sorridere comprensiva, anche se poi in realtà non comprendeva proprio un bel niente. 
I suoi figli infatti avevano sempre avuto un appetito da leoni, se non si contava il periodo in cui Charlie aveva smesso di mangiare perchè ingozzato di dolciumi dal fratello maggiore. 
Per dirla proprio tutta, il momento del pranzo o della cena era il preferito dei coniugi Weasley, che potevano finalmente godere di una sana ora di pace. 
Durante i pasti, sulla Tana (come l'aveva ribattezzata Charlie durante uno dei suoi giochi preferiti, fingendo che fosse la tana di un drago sputafuoco) calava un religioso silenzio e tutti e sei i piccoli Weasley (compresi Fred e George, che al massimo si limitavano a lanciare un po' di schifezze addosso a Percy e Ron), impegnati com'erano ad ingollare quanto più cibo possibile, non emettevano alcun suono finchè anche l'ultimo piatto non veniva svuotato.  
Non c'era mai stata una volta in cui Molly e Arthur avessero dovuto faticare per far mangiare uno dei loro figli, piuttosto in quella casa succedeva il contrario. 
Nei suoi primissimi anni di vita Charlie aveva avuto qualche problemino di peso, che però si era risolto semplicemente sospendendo le gite di Bill a casa di zia Muriel.
Per quanto riguardava Ron invece, la situazione sembrava ben più seria. 
Il piccolo Ronald aveva nove mesi ed era letteralmente una palla di lardo: passava il suo tempo ad ingurgitare qualunque cosa gli capitasse a tiro. 
Il più delle volte si trattava delle sue pappette certo, ma in mancanza di quelle era solito gattonare per casa alla ricerca di qualche spuntino fuori orario, che poteva variare da un foglio di pergamena lasciato cadere sul pavimento per errore a disgustosi ammassi gelatinosi e mollicci che i fratelli gemelli lasciavano appositamente in bella vista per lui. Molly aveva l'orribile sospetto che si trattasse delle loro caccole. 
L'eccessivo appetito comunque non era l'unico problema di Ron: il bambino infatti aveva un carattere molto capriccioso, voleva sempre stare al centro dell'attenzione e il buio lo terrorizzava, il che costringeva i coniugi Weasley a portarselo nel lettone praticamente ogni notte. 
Questo scatenava non poco la gelosia di Fred e George che, privati troppo presto del loro ruolo di ultimogeniti e quindi più coccolati (non che si fossero mai fatti coccolare un granché ripensandoci, ma ogni scusa era buona per creare scompiglio), spesso e volentieri si infilavano nel letto dei genitori pretendendo la loro dose di considerazione. 
Quella era una di quelle lunghe notti. 
Molly e Arthur si erano coricati da poco più di mezz'ora e il piccolo Ron si era finalmente addormentato, spaparanzato a pancia in su in mezzo a mamma e papà. 
Arthur lo guardava con occhi amorevoli: nonostante la guerra e la precaria situazione economica, non si era mai pentito di aver messo al mondo tutti quei figli. 
Erano la cosa più bella che gli fosse mai capitata e non l'avrebbe mai ammesso davanti alla moglie (a meno che non volesse morire tra atroci sofferenze), ma se fosse stato per lui avrebbe continuato a sfornare bambini finchè l'età gliel'avesse permesso. 
Sarebbe stato meraviglioso, un mondo di piccoli ometti con lentiggini e capelli rossi...certo, una femmina non gli sarebbe dispiaciuta affatto, ma Molly non voleva neanche sentirne parlare.
Ron sarebbe stato davvero l'ultimo, doveva farsene una ragione e lo sapeva, ma non era così semplice. 
Presto o tardi sarebbe cresciuto anche lui e prima di poter rivedere quelle manine minuscole e grinzose, quelle guance paffute e quella bocchina spalancata e sdentata che sbavava sul suo cuscino avrebbe dovuto aspettare anni, decenni, finché non sarebbe diventato nonno. 
Non che Molly non amasse i propri figli o desiderasse che non fossero mai nati, ma la sua situazione era ben diversa da quella del marito. 
Lui non aveva dovuto sopportare cinque gravidanze di cui una gemellare, non aveva dovuto vedere il proprio riflesso allo specchio gonfiarsi e risgonfiarsi a ripetizione fino a trasformarsi da corpo di esile ragazza a quello di donna cicciottella e appesantita, e soprattutto lui non doveva cucinare, cambiare pannolini e riscaldare biberon. 
Fare la mamma le piaceva eccome, avrebbe dato la vita per i suoi bambini, ma a volte rimpiangeva il fatto di non poter lavorare o coltivare le proprie passioni per mancanza di tempo; c'era poco da fare, il ruolo di mamma era molto più impegnativo di quello di papà. 
Qualcosa, o meglio qualcuno, venne ad interrompere i loro pensieri. 
Due zazzere rosse fecero capolino da dietro la porta e si fiondarono sul letto senza fare complimenti. Molly sospirò, mentre Arthur come al solito finse di dormire. 
-Mamma- disse uno dei gemelli. 
-Dimmi George...- Molly soffocò uno sbadiglio. 
-Sono Fred!- 
-Oh, scusami Freddie...-
-Ci sei cascata un'altra volta, sono George!-.
I due gemelli emisero un gorgoglìo compiaciuto. 
Merlino, possibile che si facesse sempre mettere nel sacco da dei poppanti di due anni e mezzo? 
-Io e Fred abbiamo deciso- annunciò George in tono solenne. 
-Deciso cosa?- domandò Molly fingendosi interessata. Aveva imparato a sue spese che assecondandoli si sarebbero rivelati meno petulanti. 
-Vogliamo cambiare Ron...- stavolta era stato Fred a parlare. 
Già da un pezzo ormai avevano preso l'abitudine di completarsi le frasi a vicenda, per la precisione dal giorno in cui avevano imparato a parlare. 
Vivevano in simbiosi quei due e sembravano pensare con un unico, diabolico cervello. 
-...e Percy...- continuò Fred. 
-...con una sorellina!- concluse George. 
Molly trattenne a stento una risata. Quando non distruggevano metà della casa erano divertenti, dopotutto. 
-Tesoro, i fratellini non si possono cambiare...- 
-Ma uffa! Percy è antipatico...- piagnucolò George. 
-...e Ron rovina tutti i nostri giocattoli- rincarò Fred. 
-Non è vero che Percy è antipatico, è solo che gli piace stare tranquillo. E anche voi...-. 
Molly si bloccò un attimo, ritrovandosi a pensare che in realtà adesso che avevano quasi tre anni non avevano di certo perso l'abitudine di disintegrare i giochi altrui, ma si guardò bene dal dirlo, approfittando del fatto che fossero così tranquilli: non voleva fargli venire qualche strana ispirazione. 
-...quando eravate piccoli come Ronnie...rovinavate i giocattoli dei vostri fratelli- finì pazientemente di spiegare. 
Prima o poi avrebbero dovuto farle una statua pensò, un'altra donna al suo posto si sarebbe già data alla macchia. Sentiva le palpebre terribilmente pesanti e ripensò con nostalgia alle notti in cui ancora riusciva a dormire per più di cinque ore consecutive. Ormai il sonno non era più un bisogno di primaria necessità, ma un privilegio. 
-Senti mamma...- continuò imperterrito uno dei due. Aveva già dimenticato chi fosse, non riusciva a distinguerli neanche alla luce del giorno, figuriamoci in quella stanza buia. 
-...la sorellina però la vogliamo lo stesso...- 
-Certo, certo- rispose Molly in tono eloquente, sperando di farli stare zitti. 
I due gemelli invece presero a saltellare allegramente sul letto, scrollando il padre per farlo svegliare. Ron, non si sa per quale miracolo divino, dormiva ancora profondamente. 
-Papà! Ha detto di sì! Svegliati papà!-. 
Arthur, che non poteva più negare l'evidenza, finse di svegliarsi con un sonoro sbadiglio. 
-Cosa c'è ragazzi?- mugolò in tono vago. 
-Papà, l'abbiamo convinta! Ha detto di sì!- ripeterono Fred e George. 
Molly scoccò al marito uno sguardo inceneritore e, sebbene fosse buio e non potesse vederla, Arthur riuscì a percepire un brivido corrergli lungo la schiena. 
-Arthur...cos'è questa storiella? Sembra davvero divertente...- disse con una fintissima nota melensa nella voce. 
-Ehm...ma niente...davvero, non so di che stiano parlando...lo sai Molly, sono bambini...- balbettò. 
-Bugiardo!- strillò uno dei gemelli. 
-Sì, bugiardo papà! Ci avevi detto di convincere mamma a...-
-TU COSA?- ringhiò Molly. Il fagottino in mezzo al letto prese a frignare rumorosamente. 
Quella notte non sarebbe stata semplicemente lunga, sarebbe stata interminabile: Ron aveva un talento naturale per il pianto e quando iniziava ci volevano ore prima di riuscire a calmarlo. 
-Suvvia, Molly cara...era solo una domanda innocente...ho solo chiesto ai bambini se gli sarebbe piaciuta una sorellina...così, per curiosità...forse è meglio se vado di là a far riaddormentare Ronnie, sì-.
E senza osare dire un'altra parola si caricò in braccio il neonato e sparì in salotto. 
 
Qualche ora prima...
 
-Fred! George! Che state facendo?-. 
La voce di Arthur li fece voltare. I gemelli erano chini sulla culla di Ronald e stavano indubbiamente architettando il prossimo attentato di cui sarebbe stato l'indiscusso protagonista. 
-Niente- risposero in coro. 
Arthur li raggiunse e posò uno sguardo premuroso sull'ultimogenito che dormiva beatamente a bocca aperta come al solito, ignaro dei complotti organizzati alle sue spalle.
-Papà, è vero che volete più bene a Ronnie che a noi?- 
-Certo che no! Come ti viene in mente...ehm...- cercò con lo sguardo la lettera di riconoscimento ricamata sul maglione -George...- 
-Tu e la mamma state sempre con lui...-
-...e non ci volete più bene...-.
Arthur sospirò e si mise a sedere per guardare i figli negli occhi. 
-Ragazzi, vostro fratello è piccolino, ha bisogno di molte più cure e attenzioni, ma questo non significa che vi vogliamo meno bene di prima...- 
-Papà, perchè non abbiamo nemmeno una sorellina?- chiese improvvisamente Fred con un candore disarmante. 
-Ehm...vedi-. Arthur temporeggiò nel tentativo di trovare una risposta a quella domanda che non lo portasse ad un'altra questione ben più imbarazzante. 
-Sai Fred, noi genitori...non possiamo decidere se...sarà un maschio o una femmina...- 
-Ah no?-. I gemelli sembravano molto delusi. 
-Papà, come nascono...- attaccò George. 
-Ma se volete proprio una sorellina, forse potremmo provare a convincere mamma-. 
Arthur si affrettò a cambiare discorso nel tentativo di evitare la domanda che temeva dal giorno in cui Bill era venuto al mondo, e a quanto pareva c'era riuscito: i bambini pendevano entusiasti dalle sue labbra e George sembrava aver già dimenticato quello che voleva chiedere. 
-Ecco, vedete...vostra madre non vorrebbe una sorellina, perchè siete già in troppi e abbiamo molto da fare...ma se promettete qualcosa in cambio, come ad esempio di diventare più ubbidienti e non combinare pasticci...-. 
Ma i due bambini non sentirono mai l'ultima frase del padre. La loro scarsa attenzione si era fermata esattamente alla parola 'cambio' ed entrambi avevano puntato lo sguardo furbo nella culla del fratellino.
Sapevano esattamente cosa volevano cambiare. 


*********

Lo so, sto aggiornando a macchinetta, ma mi annoio davvero a morte e scrivere è l'unico modo decente che ho per distrarmi, a parte leggere...e così rieccomi con un nuovo capitolo. Per il prossimo ammetto di non avere molta ispirazione, quindi molto probabilmente lo posterò lunedì o martedì...intanto ancora grazie a tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti (sono ripetitiva, ma che posso farci?), siete davvero troppo gentili...sapere di essere riuscita ad emozionarvi un pochino ha reso la mia giornata migliore :) 

A presto!
Olivia.
  
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