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Autore: Gia August    11/06/2007    2 recensioni
Un litigio tra Bo e Luke dà il via ad una serie di eventi che entrambi rimpiangeranno. I capitoli sono scritti alternativamente secondo il punto di vista di Bo e di Luke.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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A costo di sembrarvi ripetitiva, vi rinnovo la mia sincera gratitudine per l’interesse e l’attenzione che state dimostrando a questa storia. Il fandom di Hazzard purtroppo non è molto conosciuto ed esplorato, pensate quindi che gioia immensa mi regalate con ogni vostro commento!

 

 

Capitolo quindici: in amorevoli braccia

 

Luke

 

Era come se tutto il mio mondo stesse scomparendo. Stavo cercando di rimanere sveglio, ma era davvero difficile. Avevo paura che se mi fossi addormentato, non mi sarei più risvegliato. Pensavo che la mia sorte fosse oramai segnata e mi stavo arrendendo. Nessuno mi avrebbe mai trovato. Se qualcuno avesse saputo dov’ero, sarebbe arrivato già da tempo. Ero solo. Avevo perso ogni speranza.

Avevo freddo. Avevo perso sensibilità sia alle mani che ai piedi. Il resto del mio corpo urlava di dolore. Ad ogni singolo respiro mi faceva male il petto. Sapevo che avrei dovuto tentare di mettermi in piedi, ma non potevo. Non avevo neanche la forza di provare. Facevo sempre più fatica persino a pensare e a concentrarmi.

Ma poi sentii qualcuno chiamarmi per nome. Sembrava una voce preoccupata. Quando aprii gli occhi, Bo era di fronte a me. Non sapevo se si trattasse di un sogno o della realtà. Lui era lì e sembrava vero, ma non aveva molto senso per me. Mi stava dicendo quanto fosse sollevato che io provassi dolore. Pensai fosse ancora arrabbiato con me.

Mi chiese poi di non andare da nessuna parte. E dove sarei potuto andare? Provai a dirglielo, ma sembrò ugualmente preoccupato di non trovarmi al suo ritorno. Non ero io quello che se ne stava andando, ma lui. Mi stava lasciando di nuovo solo. Lo supplicai di non andare, ma non mi ascoltò.

Pensai si fosse trattato solo di un’allucinazione visto che non riuscivo più a formulare pensieri coerenti. Ormai niente per me aveva più senso. Era come cercare di raggiungere qualcosa senza riuscire ad afferrarla perché sfuggiva continuamente dalle mie mani.

Bo, vero o presunto tale, mi disse che sarebbe tornato presto, ma io non gli avevo creduto. Come potevo credere a qualcosa che ai miei occhi non era reale? Mi sembrò vero quando mi toccò, ma non avevo molta esperienza con persone immaginarie quindi non mi convinsi. Mi disse che sarebbe andato a prendere zio Jesse. Nonostante volessi mio zio più di ogni altra cosa al mondo, allo stesso tempo non volevo più restare da solo. Non volevo che Bo se ne andasse. Mi promise che sarebbe tornato. Bo non avrebbe mai mancato ad una promessa con me, ma non potevo dire lo stesso della figura che avevo di fronte.

Mi sentii devastato quando se ne andò. Volevo con tutto il cuore che fosse reale. Ne avevo bisogno, ma non ne ero sicuro. Anche se si era trattato di un’allucinazione, era stato bello averlo accanto. Penso che a volte la mente ci faccia vedere quel che vogliamo ed io volevo vedere Bo. Nonostante tutto però, la gioia che avevo provato svanì in fretta. Quando fui di nuovo solo, fu ancora più difficile tenere alta la speranza. Cercai di convincermi che il suo tocco era stato reale, ma non credevo che lo avrei più rivisto.

Eppure Bo ritornò perché quando mi svegliai vidi mio zio chino su di me ordinarmi di aprire gli occhi. Ero stanco, ma dovevo fare quel che lui mi chiedeva. Di solito mi chiamava Lukas quando combinavo qualche guaio così immaginai che dovevo aver fatto qualcosa di brutto. Forse era arrabbiato perché non ero tornato a casa. Quel tono di voce indicava sempre una gita sulla sue ginocchia e qualche sculacciata quando ero piccolo. Non lo faceva più da anni chiaramente, ma era ancora una buona ragione per obbedirgli. Con fatica riuscii ad aprire gli occhi e vidi il volto di zio Jesse davanti a me. Non sembrava arrabbiato. Quando mi sorrise, allungai un braccio e lo afferrai per rendermi conto se fosse reale. Prima che potessi accorgermene, mi ritrovai nelle sue braccia. Non mi sono mai sentito così sicuro e protetto in tutta la mia vita. Avevo paura che sarebbe potuto svanire da un momento all’altro, ma invece rimase con me. Era forte e fermo. Mi avvolse col conforto delle sue braccia. Finalmente avevo capito che era reale ed il sollievo mi fece salire un nodo in gola. Non stavo aiutando affatto la mia respirazione in quel modo, ma non potevo evitarlo. E’ un po’ come quando da bambino ti fai male e non piangi finché non vedi i tuoi genitori.

Tra le braccia di zio Jesse, sapevo che tutto sarebbe andato bene. Non avevo più bisogno di farmi forza perché potevo contare sulla sua.

Ho sempre odiato mostrarmi vulnerabile, ma non avevo più nessun controllo delle mie emozioni. Mi feci cullare semplicemente da mio zio come avrebbe fatto un bimbo piccolo. Mi disse che non c’era bisogno di piangere, ma penso che fossi semplicemente sollevato di non dover più stare da solo. Non importava più cosa mi era successo, tutto quello che contava era che la mia famiglia era con me. Non ero più solo.

Bo e zio Jesse mi sollevarono da terra e mi trasportarono sul pick-up; provai dolore ovunque a causa di quello spostamento, ma sapevo che era necessario. Volevo andarmene di là. Non riuscivo ancora a capire dove mi trovassi esattamente. Non riuscivo a ricordare niente della caduta, ma avevo un quadro completo degli eventi che l’avevano causata anche se alcuni erano meno chiari di altri. Ero ancora confuso ad esempio sul perché Bo fosse felice che mi ero fatto male, tuttavia mi sostenne con cura ed attenzione. Mi sentii finalmente in salvo.

Feci del mio meglio per non urlare dal dolore, ma un paio di volte fallii miseramente. Mi adagiarono tra le braccia di Daisy, sul pick-up. Fu strano avere Bo e Daisy prendersi cura di me quando invece sono stato sempre io il protettore della famiglia. Le loro braccia erano forti e sicure.

Togliermi i vestiti non fu facile, ma fu veramente piacevole non averli più indosso e potermi riscaldare con coperte asciutte. Avevo ancora freddo, ma di sicuro stavo meglio.

Non riuscii a respirare quando mi fecero sdraiare. Bo disse che mi avrebbe sorretto così avrei potuto mettermi a sedere. Mi poggiai con la schiena sul suo petto. Mi sostenne con le sue braccia durante il tragitto. La strada era piena di buche e di avvallamenti, ma non mi interessava. Di sicuro era meglio del posto che avevo appena lasciato. Mi sentivo protetto tra le braccia di Bo ed era rassicurante la voce di Daisy; continuava a dirmi che tutto sarebbe andato bene.

Continuai a sentirla parlare, ma non riuscii più ad afferrare quel che mi stava dicendo. Non mi importava, tutto quello che contava era ascoltare la sua dolce voce. Finalmente mi stavo rilassando e sentirmi sorretto dalle braccia di Bo, al caldo con Daisy accanto mi fece di nuovo chiudere gli occhi. Mi urlarono di stare sveglio. Non sapevo perché lo facessero, ma provai ad obbedire. Non volevo deluderli di nuovo.

Non capivano che finalmente stavo bene. Dopo esser stato solo per due giorni interi, ero tornato finalmente dall’amore dei miei cari. Niente poteva più farmi del male. Non avevo intenzione di andare da nessuna parte. Cercai di rimanere sveglio per loro, ma senza successo.

Quando riaprii gli occhi ero in ospedale.

 

To be continued…

  
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