Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: ButterflySeven    24/11/2012    2 recensioni
Cit. dal capitolo 1.
"Mi trovo qui, di fronte a te, siamo così vicini che mi basterebbe alzare un braccio per poterti toccare. Allora perché ti sento così distante?
Nel sottofondo il fischio della nave si mescola con il chiacchierio eccitato dei passeggeri dell'Astoria, intenti ad ammirare lo spettacolo delle luci colorate che si allontanano pian piano, lasciando lo spazio ad un cielo sempre più stellato, di potersi finalmente liberare della nube della città.
Mi guardo intorno spaesata, la nave ha lasciato ormai da un pezzo il porto, eppure nel mio tempo interiore mi sembra sia trascorso un solo istante. Il mio sguardo si posa nuovamente sul tuo corpo statuario. Sei veramente bello, Masumi Hayami, ma penso che sei talmente tanto abituato a sentirtelo dire, che se te lo dicessi, mi rideresti in faccia. Come sempre, del resto. Sospiro e mi decido a parlarti."
E' stata scritta prima dell'uscita del volume 47, quindi rappresenta la notte sull'Astoria come l'ho immaginata io.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Stavolta sembra che al fatidico ristorante ci stiamo arrivando per davvero. Dopo aver percorso l’intera circonferenza della nave, ci ritroviamo esattamente al punto di partenza, dove io ed il signor Hayami ci siamo incontrati. Non so se essere arrabbiata per essere stata presa in giro, o sentirmi lusingata perché infondo, se non avessimo fatto questa strada in più… A ripensarci divento di mille colori, non so perché, ma sento che questa crociera mi porterà infinite sorprese. E' una sorta di sesto senso, anche se non riesco a valutare se l’esito possa essere positivo o negativo.
Il signor Hayami mi conduce all’interno della nave ed i neon tornano ad abbagliarci come fossimo in città.
La prima cosa che mi colpisce è lo sfarzo. Ci troviamo all’interno dell’atrio della nave, composta da tre piani fasciati da un’elegante scala a chiocciola che li unisce; il poggiamano che vi fa da contorno, è un enorme ghirigoro che accompagna con eleganza lo scorrere della scalinata; le scale stesse sono un vero gioiello: ogni mattonella è decorata con colori brillanti resi vivaci da motivi floreali, mentre tra uno scalino e l’altro vi sono ad alternanza luci blu e viola che rendono il tutto ancora più sofisticato. Al centro dell’atrio sono posti vari tavolinetti in vetro i cui piedistalli erano vari fiori stilizzati, così come le poltrone, decorate con tessuti di velluto blu e viola. Ma il vero spettacolo era il soffitto: da esso pendevano vari lampadari de “la murrina”, con forme particolari che rassomigliavano a filamenti di medusa, la cui particolarità era il mutare di colore a pochi pochi secondi di intervallo*.
Mi sento… non so come spiegarlo, ma è come se un povero venisse catapultato nel mondo dei ricchi (cosa che tra l’altro era per me). Mi sento una principessa, e rimango incantata ad osservare tutte queste luci e questi decori, tutto questo mondo così “magico”. Volto lo sguardo verso lui, che mi guarda sorridendo lievemente. Senza sapere come, ho interrotto il contatto delle nostre mani e come una bambina a cui regalano la sua barbie preferita, mi metto a saltellare per tutta la sala e ad osservare ogni pezzo di magia che mi venisse sott’occhio. Riguardo l’uomo che amo e gli corro incontro.

-Signor Hayami, vorrei ringraziarla per avermi condotta qui dentro, non ho mai visto niente di più bello in vita mia!-
-Si, si ragazzina, va bene, ma ora andiamo, la prego, credo che abbia dato spettacolo a sufficienza.-
Mi guardo intorno ed effettivamente noto che parecchia gente mi fissa in modo anomalo, quasi… Ma certo, che illusa, come posso pensare di sentirmi una principessa, quando non indosso che semplici vestiti e mi comporto, sì mi comporto come una ragazzina. La gente non può che provare pena per me, forse anche lui come loro sta deridendo interiormente di me. Sorrido, non sarebbe comunque la prima volta.
-Allora signorina, andiamo?-
Mi ripete porgendomi la mano, la afferro, ma stavolta sento che la presa non è spontanea, dolce e appagante come qualche minuto fa. Che ironia, il mondo magico ha infranto la mia piccola magia.
Saliamo le scale fatate, ed al primo piano dell’atrio varchiamo una porta (che dire porta è dire poco). All’ingresso un cameriere con un registro in mano si inchina lievemente a noi.
- Lei è il signor?- chiede educatamente
- Masumi Hayami-
L’uomo fa scorrere una penna tra le lunghe pagine in cerca della prenotazione, presumo.
- Si, tavolo sette, seguitemi prego.-
Il cameriere ci fa strada attraverso un’immensa sala, anche questa sapientemente decorata con motivi floreali e sfavillanti luci colorate ad esaltarne lo sfarzo. Finchè arriviamo ad un tavolo apparecchiato per due.
- Prego accomodatevi-
E con fare teatrale allarga leggermente la soffice poltrona e mi fa accomodare. Poi lascia i menù e fa un ultimo inchino, e sono quasi sicura che nel farlo mi lancia un’occhiata di disprezzo.
Decido di non farci caso ed apro il menù. Ma allora è destino che non possa sopravvivere in questa sfarzosa gabbia d’oro. Dell’intero menù conosco testa e croce tre portate, esclusivamente tra gli antipasti. Inclino il capo rassegnata, poggio il menù sul tavolo e sospiro. Quasi mi dimentico della presenza del signor Hayami, se non continuasse a fissarmi e sorridere… Ma dico ci si mette pure lui? Non è forse l’ammiratore che mi “salva” dai guai?
- Qualche problema, ragazzina?-
Le mie guance si tingono di un rosso ancora più intenso, ma non demordo.
-Assolutamente no, signor Hayami, ero solo dispiaciuta per lei, poteva essere qui in compagnia della sua fidanzata ed invece si ritrova come unica compagnia la mia!-
- Capisco- Risponde abbassando il proprio menù, sporgendosi in maniera pericolosa vicino al mio volto, molto vicino al mio volto -Onorevole da parte sua, signorina Kitajima, preoccuparsi in maniera così amorevole della mia relazione sentimentale. Eppure mi era parso che la sua difficoltà fosse dovuta alla scelta del menù-
Glielo leggo negli occhi, sta trionfando. Ed io non posso far altro che imbronciarmi e voltare il capo; ma poi noto che qualcosa nel suo sguardo cambia, si fa improvvisamente serio e di riflesso anche io lo divento. Sento che finalmente stiamo per sciogliere uno dei mille quesiti che ci separano. Mi prende una mano da sotto il tavolo ed io tremo a quel semplice contatto, ma torno subito seria.
-Maya- inizia lui, poi fa una pausa fissando a intervalli la sua mano stretta nella mia ed i miei occhi persi nei suoi.- Maya, io ho bisogno di sapere perché sei qui stasera - poi fa un’altra pausa senza mai staccare gli occhi dai miei – cosa dovevi dire a Shiori di tanto importante da non poter aspettare domani mattina?-
Il suo sguardo è serio, forse è la prima volta in questi anni che assume uno sguardo così serio di fronte a me. Continuo a guardarlo e arrivo alla conclusione che è ora di dire la mia sulla sua “fidanzata”. Anche se con ribrezzo, interrompo il contatto visivo-corporale, prendo la borsetta poggiata sulla spalliera e da esso ne estraggo un piccolo pezzo di carta, è solo una striscia rettangolare, ma in esso è racchiuso il profondo odio che una donna può provare. Fisso per un attimo il foglietto, giusto per ridarmi quell’indignazione che mi ha portata dritta in questa nave da crociera, poi lo passo a Masumi ed aspetto che sia lui a pormi domande.
Noto che il colorito del suo volto si sbianca per qualche secondo, la sua soffice bocca si apre appena, giusto per poter accelerare il processo di inspirazione ed espiazione. Continua a guardare il piccolo foglietto e man mano i suoi occhi si sgranano dallo stupore.
- Cosa significa questo? E voglio solo la verità, Maya-
I suoi occhi, non li ho mai visti così, sembrano pronti a scatenare fulmini e saette. Deglutisco, so che non sarà facile affrontare tutto il discorso, ma lo devo fare, per me, ma soprattutto per lui, perché è giusto che sappia chi sta per sposare.
-Signor Hayami, prima di arrivare alla spiegazione dell’assegno, le devo spiegare come sono andate veramente le cose negli incidenti tra me e la signorina Shiori in questi giorni - faccio una pausa, solo per prendere fiato, stringo con forza le mani tra la stoffa della gonna, tanto forte che noto le nocche tingersi di bianco, ma devo essere forte, te lo devo mio ammiratore. Così mi carico di una nuova forza e continuo – Vede, ci tenevo a spiegarle che la situazione dell’anello, così come quello della macchia nel vestito, siano un terribile malinteso- mi fermo per fargli capire con lo sguardo che non sto mentendo – sia nel caso dell’anello, che in quello del vestito, non sono dipesi da me, ma è solo frutto di fraintendimenti anche se, mi scusi se glielo dico, dopo oggi non credo che siano stati opera di semplici malintesi.
Quando io e la sua fidanzata siamo andate al bar, tenendo a sottolineare che è stata lei ad invitarmi, in quella circostanza mi ha mostrato il “prezioso” anello, poi la borsetta mi è scivolata per terra e dopo quell’episodio ho trovato l’anello nella borsa. Per il vestito, invece, il succo è caduto sul vestito in quanto la sua ragazza ha accusato un malore; maldestramente, per afferrarla, ho finito per macchiarle l'abito, ma le giuro, io non avrei mai fatto niente di simile…-
Guardo negli occhi l’uomo che amo ed ogni fibra di me spera che lui possa credere alle mie parole, i secondi passano, ma il suo sguardo rimane fermo. A quella reazione i miei occhi si riempiono di lacrime, ma non voglio piangere davanti a lui, almeno non prima di aver concluso il discorso. Con fermezza ricaccio indietro le lacrime, in attesa di una sua risposta.
- E questo assegno invece?-
Il suo sguardo continua ad essere agghiacciante, ma non mi arrendo.
-La signorina Shiori ha mandato la sua anziana cameriera con l’assegno durante le prove di oggi pomeriggio, riferendomi di non avvicinarmi più a lei, signor Hayami… Se non mi crede, può chiedere conferma al regista, era presente con me quando me l’hanno consegnato-
Ora sono io a sfidare lui, lo guardo con forza, lascio trapelare dalla mia anima tutto il dolore provato in questi giorni a subire, subire, subire, con la consapevolezza che lui non mi credeva più, ma ora i fatti parlano chiaro, spero solo che lui possa capire.
Poi improvvisamente la tensione si scioglie come neve al sole, il suo sguardo torna a regalarmi quello strano luccichio che mi hanno fatto innamorare di lui. Si alza dalla sedia e si inginocchia davanti a me. Rimango sorpresa da quel gesto; mi guardo intorno timorosa, ma sembra che nessuno badi tanto all’uomo ed alla ragazzina, troppo presi dalle loro futili chiacchiere. Sollevata poso lo sguardo su di lui, e torna la magia. Un filo invisibile torna ad unirci e mentre gli occhi parlano per le nostre anime, mi afferra le mani delicatamente, le porta sempre più vicino alla sua bocca fino a posarvi un lieve bacio. Sento il cuore scoppiare, un tremito colpire la colonna vertebrale, che vibra come trapassata da un fulmine, improvvisamente sento caldo, di nuovo e sempre a causa dello stesso uomo… Poi, senza interrompere il contatto con le nostre mani, si alza lievemente, i nostri visi sono di nuovo pericolosamente vicini, la terra intorno a me trema, tutto sta tremando, ma non è il terremoto, o forse sì, sei tu il mio terremoto. Ma la tua meta non è la mia bocca perché ti fermi all’angolo del mio viso, soffi dolcemente nel mio orecchio e con voce languida e carica di tante cose, mi sussurri:
- Perdonami se non ti ho creduto prima-
E così come ti sei avvicinato torni al tuo posto, sistemandoti il tovagliolo sopra le gambe, lasciandomi completamente esterrefatta.

Continua...


* questi "lampadari" esistevano realmente e si trovavano nell'atrio di "Costa Concordia", dove ho avuto il piacere di fare la mia prima crociera. Rileggendolo adesso, provo infiniti brividi e l'ho trovato un pò raccapricciante. Nel 2010 (quando ho scritto la ff), costa Concordia era in piena salute ed era una delle mie navi preferite tra la schiera della Costa. Ho deciso di lasciare i riferimenti architettonici, per il semplice motivo che lo trovo giusto, questa ff è stata scritta due anni fa, allora non potevo sapere cosa sarebbe accaduto da lì a due anni.
  
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