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Autore: terry99    24/11/2012    1 recensioni
A volte è difficile trovare le parole. Sembrerà assurdo, visto che ne fanno uso comune tutti gli esseri viventi di questo pianeta, o almeno tutti quelli che hanno la possibilità di pensare.
Insomma, la nostra vita è piena di parole, pensiamo in parole, leggiamo parole, scriviamo parole. Scommetto che vi starete chiedendo perché tutta questa assurda ossessione sulle parole, visto che non sto mica scrivendo una relazione su quanto siano importanti queste “cose”.
Il punto è che quando mi servono non ci sono mai e rischio di sembrare un'asociale scesa da un pianeta sconosciuto.
Non definirei questa una storia, ma un semplice e complicato diario che forse servirà a rendermi più semplice la vita.
Dateci un'occhiata e fatemi sapere.
T.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.

 

E’ tipico, quando la sfiga ti colpisce e la macchina è costretta a rallentare a causa del terzo rosso al semaforo,  che, o fissi  con aria furiosa il rosso come ad aspettare che telepaticamente questo sparisca, oppure cominci ad osservare le persone che attraversano con aria impaziente.                                                 
La terza ipotesi, quella di picchiare le altre macchine o dare fuoco a quel “pezzo di plastica inutile” che fa solo perdere tempo                                                    (consigliata per i piromani v.v ) la metterei momentaneamente da parte, anche se ho rivalutato quest’ipotesi molte, moltissime volte.  E  comunque...  mi è sempre piaciuto osservare le persone.    Quando posso, quando capita cerco uno sguardo, un atteggiamento, un’affermazione particolare o quasi familiare e provo ad immaginare la sua vita, il momento che sta passando, quello che pensa, il lavoro che fa, i suoi mille problemi.     E’ stupendo, ma non avrò mai la certezza di quello su cui fantastico, e forse il bello è proprio questo, restare in bilico tra supposizione e verità, non essere mai certa di nulla perché quello è solo un estraneo che, come tutti gli altri miliardi di milioni di persone, non conoscerai mai.                                                                                    In due parole sono un’impicciona, esatto, mi avete scoperto, non so farmi mai i fatti miei e guardo gli altri e i loro problemi di cui non dovrebbe affatto importarmi, perché non sono affari miei.                                                                                                                                                                                                         Dicono anche che pensare agli altri, perderti in pensieri che non ti riguardano, di conseguenza fanno sì che non pensi a te, ai mille problemi, ai mille quesiti che ti poni senza una ragione.                                                                                                                                                                                                                            Anch’io la pensavo così, ma poi ho scoperto che i problemi non si possono evitare, perché prima o poi dovrai affrontarli.                                                                 Non puoi girarci attorno, perché prima o poi ti toccherà arrivare al centro.                                                                                                                                          Eh sì, uso parecchie metafore, e oggi sono poetica, ma il punto di questo discorso non ce l’ho, non l’ho mai trovato, e prima o poi mi toccherà trovarlo, sennò anche l’orologio della vostra perete perderà le lancette  per la troppa confusione.                                                                                                                                                   Però sinceramente, adesso che ho scoperto che evitare i problemi non li risolve (ho scoperto l’acqua calda, ditelo vah)                 continuo comunque ad osservare la gente con la stessa curiosità di prima, e forse  anche di più.                                 E mentre mia madre impreca all’ennesimo semaforo rosso io poggio la testa al finestrino, e osservo  l’ultimo passante,         il più particolare, e continuo ad immaginare ancora una volta una storia diversa, dai personaggi e le ambientazioni sempre nuovi,                                                             da una trama che col passare dei minuti diventa sempre più chiara, ma al quantempo complicata.                                                                                                                                                       Sono attimi che capitano solo a volte, quando sono in vena di riflettere su quanto sia monotono il mondo.                                                                                       Forse il mondo è proprio monotono: tutti che fanno le stesse cose, sempre gli stessi passatempi.                                                               Una cosa di cui non mi stancherò mai però è il suono di una risata, e non una di quelle finte  solo per l’occasione o per le persone che abbiamo davanti...                          io intendo il suono di una vera risata, che fa sorridere anche te che l’ascolti.                                                                                                                                                                                    E la musica, anche di quella non mi stancherò mai.                                                                                                           Vedo post assurdi che parlano di idoli, di musica che fa bene, di cantanti particolare che fanno piangere con una canzone, che fanno emozionare con  quella che alla fine è solo una semplice poesia di parole accompagnata da strumenti.                                                                                              “Ma quella musica fa emozionare!” vanno dicendo,  e lo urlerebbero col megafono, che quel cantante si merita la loro ammirazione, che quel motivetto merita di essere ascoltato una o anche due volte di fila.                                                  All’inizio me lo chiedevo,  mi tempestavo di dubbi e domande a cui non sapevo rispondermi, poi ho capito.                            Ho capito che ogni canzone è un ricordo, e che viviamo tutti di ricordi, e quindi di musica.                                                  Ho capito che le mille pazzie che si fanno per un cantante o una band sono giustificate dalle lacrime che provi quando ti commuovi per loro.   Ho capito che la musica che ascoliti è una parte di quello che sei.          
                                                                                                                                                                                            Ho capito tante di quelle cose, che penso che domani non ricorderò più nulla, e in testa avrò un grande, grandissimo vuoto colmato dalla confusione.           

Se vi state chiedendo come cavolo ho fatto a capire queste (semplici ma per me difficili) verità sappiate però che non è merito mio, ma di tanta gente che ha colmato le mie assurde domande sull’origine e  la felicità di quando scopri che all’ora x si è scavato il naso, dell’idolo in questione .        Ma questi sono dettagli,anche perché ad alcune domande mi rispondo da sola.                                                                    Se ci avete capito qualcosa avrete dato di matto anche voi, ma alla fine ci sto prendendo gusto ad essere un genio incompreso. Spero che il vostro orologio sia soddisfatto adesso,

Vi saluto con  un “grazie di tutto” come i grandi cantanti alla fine di un concerto,

T.

  
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