Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: kresbiten    24/11/2012    6 recensioni
MI SCUSI PROF?! (MISSING MOMENT)
Santai dallo sgabello e mi poggiai con le mani al ripiano della cucina, con gli occhi fuori dalle orbite. La mia mente, nonostante confusa, prese a funzionare velocemente.
Quarantasette giorni.
- Oh merda!- mia madre scoppiò a ridere e mi abbracciò, baciandomi la guancia. - Non può essere, cioè.. no-
- Bhe, se hai qualche dubbio va a controllare, no?-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

MISSING MOMENT 
"Mi scusi prof..?!"


-Mi scusi prof, posso chiederle un chiarimento sulla traccia del compito?- mi riscossi dai miei pensieri, battendo più volte le palpebre e mettendo a fuoco la figura di uno dei miei tanti alunni che mi porgeva il foglio bianco.
- Certo, dimmi pure- afferrai il foglio e rilessi le tracce che avevo segnato meno di venti minuti prima; a stento ricordavo di cosa parlassero. 
Ero come congelata in un mondo fatto di pensieri strani e, probabilmente, senza senso. Non riuscivo a dare il massimo di me stessa, nemmeno nelle faccende che mi interessavano e mi appassionavano, come il mio lavoro. Camminavo senza dare ordini alle mie gambe, senza che la mia testa lo decidesse: lo facevo solo perchè sapevo di doverlo fare. Ogni tanto mi ricapitava di tornare con i piedi per terra, ma fluttuavo in cerca di una risposta ad una domanda che nemmeno io ancora conoscevo.
Era una sensazione strana, come se non avessi voluto scoprire una cosa di cui ero già a conoscenza, inconsciamente. Non potevo darmene nemmeno la colpa perchè era la mia mente che avevo dciso di non collaborare e di navigare la sola, senza comandi. E questo andava avanti da tre giorni, precisamente dal giorno in cui Edward era partito per un congresso a New York per la clinica. Renesmèe era rimasta un intero giorno a casa di Leah e, con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie, passava ogni singolo pomeriggio col suo ragazzo approfittando delle pagine di diario libere da ogni compito e interrogazioni. 
Così mi ero ritrovata a casa tutta sola, sneza sapere che fare ma, soprattutto, con la possibilità di pensare a più non posso. James era troppo impegnato ad organizzare il suo matrimonio con Victoria e non mi dava di dargli fastidio, Alice aveva le bambine con la febbre e Rosalie si era chiusa in un centro estetico per un paio di giorni, come cura rilassante contro i marmocchi.
Edward telefonava ogni sera, nonostante il fuso orario, e mi chiedeva come stessi e se dovesse tornare; ma ogni volta sviavo la risposta, parlando di quello che stava facendo a new york e della sua sentita mancanza tra gli alunni, soprattutto alunne, del liceo di Forks. Passavamo circa mezz'ora a telefono, dopodichè ci salutavamo e andavo a dormire. Questi quattro giorni sembravano non passare mai, eppure domani sarebbe tornato. Finalmente.
Eppure sapevo benissimo che questo mio comportamente dovuto al flusso copioso di pensieri non era dovuto alla sua mancanza, ma a qualcos'altro. Sentivo che qualcosa mi sfuggiva, qualche rilevante particolare. E più ci pensavo, più mi innervosivo.
Quando la campanella suonò, mi trovai la pila di fogli sulla cattedra senza che me ne accorgessi. Lasciai che i ragazzi uscissero e poi li seguii, chiudendomi in bagno. Mi diedi una rinfrescata e poi uscii, decisa di andare a fare un gito a Seattle, anche se da sola. Anche oggi Renesmèe sarebbe uscita con Jacob, dopo aver pranzato di Leah. E di nuovo mi trovavo sola.
Misi in moto e sfrecciai lunghe le strade di Seattle, imprecando per l'ardente traffico che bloccava la strada. La mia pazienza non resse chissà quanto, così feci retromarcia e mi diressi verso Forks, a casa dei miei.
- Oh, finalmente ti sei decisa a farti un giro da queste parti- mi salutò mio padre, abbracciandomi calorosamente.
- Scusa papà, ma sono sempre impegnata. Ho trovato un pò di tempo e sono corsa qui- mi sentii leggermente in colpa per averli usati come seconda chance, ma mi trattenni dal dire loro la verità. Quando entrai trovai mia madre intenta a preparare dei biscotti e subito l'odore di casa mi penetrò le narici e mi fece rilassare.
- Bella, vieni! Sono in cucina- non appena la raggiunsi, mi sorrise calorosamente e mi diede un bacio sulla guancia. Ultimamente non era stata molto bene e i segni di queste piccole botte si facevano vedere sul suo viso invecchiato; ma rimaneva sempre stupenda e curata, come al solito.
- Come mai fai dei biscotti? Hai ospiti?- annusai l'aria e mi ritrovai con l'acquolina in bocca dal dolce profumo di calore e di zucchero filato.
- Sapevo che mi saresti venuta a trovare, Edward mi ha detto che è dovuto partire per un congresso e quindi, visto che eri sola sola, ho immaginato-
- Istinto materno- mi sorrise e tolse la teglia dal forno, facendo scivolare i  biscotti in un vassoio d'acciaio.
- Tieni, mettici lo zucchero filato. Allora, la mia nipotina preferita dove l'hai lasciata?-
- A casa di Leah e poi usciva con Jacob- afferrai un biscotto e lo portai alla bocca, sotto lo sguardo accigliato di mia madre.
- Non passa un pò troppo tempo con questo Jacob?- la voce burbera di mio padre mi fece ridere, perchè imitava alla perfezione la gelosia di Edward; beh, quest'ultimo però era molto ma molto più geloso di mio padre.
- Ha diciassette anni, è grande e responsabile. Non è più una bambina, papà- avevo affrontato così tante volte questo argomento con Edward, che ormai conoscevo le risposte e le domande che ne sarebbero derivate a memoria.
- E che ne sai tu che ci fa con questo ragazzo?-
- Charlie, sta con Jacob da quasi tre anni. Renesmèe è sempre stata matura, sta tranquillo- mio padre borbottò qualcosa e se ne tornò in salotto a guardare una partita di baseball.
- Ah, gli uomini!- sospirò mia madre. Sorrisi.
- Edward è molto peggio, fidati-
- Oh, lo immagino. Proprio come tuo padre quando da ragazza stavi con Edward- la guardai e sorridemmo entrambe al ricordo; ormai era spontaneo sorridere mentre ricordavo quei momenti, a differenza di prima che ci piangevo sopra.
- E menomale che non sa... altro- mia madre scoppiò a ridere e io la seguii.
- In cuor suo sa che Renesmèe e Jacob sono stati insieme in tutti i sensi, ma non lo accetterà mai-
- Lo so, ma deve capire che stanno insieme da tanto tempo e lei ormai è una ragazza responsabile-
- Oh, Bella, non lo capirà mai. Per lui Renesmèe sarà sempre la sua piccolina, anche quando raggiungerà la mezza età- capii perfettamente che si riferiva anche a lei e a Charlie e le sorrisi dolcemente.
Afferrai un altro biscotto e lo mangiai, sorpresa della fame ardente che mi artigliava lo stomaco.
- Mh, Bells, sicura di stare bene?-
-Perchè?- la domanda di mia madre mi sorprese e la guardai, accigliata.
- Stai mangiando biscotti in quantità industriali- guardai il vassoio e lo scoprii già mezzo vuoto. Non mi ero proprio accorta di averne mangiati così tanti e mi sentii davvero in imbarazzo.
- Oddio, scusa mamma. Non so che mi prende; è che sono un paio di giorni che sono strana, non so perchè. In questi giorni mi sono beccata un virus allo stomaco mi sa- mi portai una mano sullo stomaco gonfio e sbuffai.
- Virus allo stomaco? Che hai?- si sedette sullo sgabello e poggiò le mani sotto al mento.
- Nausea e crampi. Sarà l'influenza, me l'avranno mischiata le figlie di Alice-
- Influenza?- annuii e, nel momento in cui mia madre sollevò le sopracciglia, la tanto attesa lampadina si accese.
Santai dallo sgabello e mi poggiai con le mani al ripiano della cucina, con gli occhi fuori dalle orbite. La mia mente, nonostante confusa, prese a funzionare velocemente.
Quarantasette giorni.
- Oh merda!- mia madre scoppiò a ridere e mi abbracciò, baciandomi la guancia. - Non può essere, cioè.. no-
- Bhe, se hai qualche dubbio va a controllare, no?- afferrai la borsa e la salutai al volo, promettendole di farle sapere entro sera. 
Decisi di camminare con calma per strada, presa da una strana paura che mi bloccava il respiro. Sentivo le gambe tremare e mi dovetti fermare per strada per prendere un profondo boccone d'aria.
Mi sentivo strana, un misto di emozioni mi ruotavano nella testa e non sapevo nemmeno io cosa pensare. Molto probabilmente anche la farmacista si accorse del mio stato, così non fece domande mentre mi dava il resto e mi porgeva la busta.
Arrivai a casa senza rendermi conto del tempo che era passato e della starda che avevo percorso; andai direttamente in bagno ma, mentre scartavo quello scatolino, capii che stavolta non toccava a me farlo; stavolta non ero sola e non ero costretta ad attendere i minuti più lunghi della mia vita senza che qualcuno mi stringesse la mano e mi abbracciasse; non ero pronta a riaffrontare le forti emozioni, sia in caso negativo che positivo, senza essere consolata e abbracciata da qualcuno.
Così posai la scatolina nel cassetto del bagno e mi andai a straiare sul divano, prendendo una coperta pesante e addormentandomi esausta.
Avrei aspettato, perchè stavolta non ero sola.

- Amore?-
- Mh- mugugnai stiracchiandomi,nella disperata ricerca di quella forza che mi avesse permesso di aprire gli occhi. Sbattei un paio di volte le palpebre, fino a trovarmi il volto di mio marito ad un palmo dal viso. Sobbalzai, portandomi una mano sul petto. - Che ci fai tu qui?-
- Questo è il 'bentornato' che dai al tuo povero maritino?- sorrisi e mi sbilanciai per abbracciarlo; gli cinsi il collo con le braccia e lo strinsi, assaporando quel calore familiare che era il suo corpo a contatto col mio e il suo profumo dolce e rilassante. - Questo è un bentornato-
Poggiai le mie labbra sulle sue, senza nemmeno dargli il tempo di pronunciare l'ultima sillaba; sentii subito le sue mani stringere i miei fianchi e le sue labbra rispondere al mio bacio dolce ma al tempo stesso passionale. Era un qualcosa di tormentato, preoccupato, impaurito. Uno di quei baci che trasmettono qualcosa, inviano un messaggio attraverso il caldo respiro dell'emozione. E lui lo percepì; percepì il mio cuore battere più veloce del solito e il mio fiato caldo misto a pensieri che scorrevano in un flusso copioso.
- Sentivo che... c'era  qualcosa che non andava- mormorò, staccandosi dalle mie labbra rosse e poggiando la sua fronte contro la mia. 
Col tempo avevamo imparato a leggere l'uno negl'occhi dell'altro molto più di quanto avevamo sempre fatto; ci bastava uno sguardo un sospiro in più per capire che c'era qualcosa che non andava, un pensiero anche solo passeggero che ci tartassava o un ricordo sfuggito al controllo di quella parte della nostra memoria che avevamo accuratamente chiuso a chiave. E più passavano i giorni, o forse anche solo i secondi, più questo nostro dono aumentava, più i nostri pensieri erano palpabili all'altro, più la nostra mente era facilmente leggibile all'altro. Eravamo diventati un tutt'uno; proprio nel momento in cui eravamo convinti che si fosse raggiunto il massimo della connessione, facevamo un altro apsso in avanti, con le mani sempre più strette e i cuori sempre più vicini.
- Mi sei.. mancato, da morire- ed era così ogni volta che andava via per lavoro o che ci separavamo per anche solo pochissime ore; avevo sempre paura di non rivederlo più, di non vederlo più varcare la porta di casa e abbracciarmi, di non essere più consolata da lui mentre la notte gli incubi prodotti dalla mia memoria tormentata mi sopprimevano. Sempre paura di perderlo, nonostante la certezza dell'impossibilità della cosa.
- Renesmèe?- sorrisi, mentre mormorava con tono pieno di preoccupazione e devozione quelle otto lettere. Ogni qual volta la nominava, il suo tono era sempre dolce e incantato; ed era stato così fin dall'inizio, fin dal suo primo sguardo poggiato su di lei. E come la nostra unione si fortificava col tempo, anche quello con Renesmèe diventava indelebile; si adoravano come forse nessun padre ha adorato una figlia e viceversa. I loro occhi brillavano ogni qual volta uno parlava dell'altro, e il calore che emanavano i loro ripetuti abbracci erano simili alle temperatura di mezza estate. E ogni volta vederli insieme mi riempiva il cuore di gioia e meraviglia, affascinata dall'amore incondizionato che emanavano e che mi facevano provare.
- Rimane a dormire da Leah- feci scivolare la mia mano lungo il suo collo e lo sentii rabbrividire sotto i polpastrelli sensibili delle dita; piegò il capo a chiuse gli occhi, sospirando di un piacere immaginato.
- Siamo soli- scossi la testa, mentre le sue dita iniziavano a slacciare i bottoni della mia camicetta.
- Forse no- sospirai sorridendo, più sicura delle mie azioni rispetto a qualche ora prima. Le sue mani continuavano a carezzarmi leggere, mentre i suoi occhi mi scrutavano nel buio della camera.
- Ti stavo... aspettando- poggiai le mie mani sulle sue e bloccai il suo intento di togliermi i vestiti. Mi guardò confuso e mi carezzò il labbro inferiore col pollice.
- Sono qui, amore. Dimmi cosa c'è che non va- mi morsi il labbro inferiore ma lui bloccò quel mio gesto che, sapevo, lo provocava.
- Come fai a capirlo?- sorrise e scosse la testa.
- Ti conosco più di quanto credi, signora Cullen- premetti le mie labbra sulle sue e afferrai i suoi capelli alla base della nuca.
- Ho voluto aspettarti, almeno stavolta- il suo sguardo confuso si accigliò.
- Non ti seguo, Bella-
- Non me n'ero accorta, cioè sì, mi sentivo strana ma non avevo collegato; e poi tra impegni della scuola, consigli, Renesmèe, e poi sono così maledettamente presa da te da non rendermi conto nemmeno delle cose più stupide-
- Bella. Calma, respira. E dimmi cosa c'è- presi un respiro profondo e parlai.
- Ho un ritardo, Edward. Ho un ritardo di quarantasette  giorni- 
Nel momento in cui pronunciai queste parole, il volto di Edward divenne una maschera d'accaio, in cui l'unica cosa a muoversi erano le sue pupille, che si ingrandivano e si rimpicciolivano iniziando a farmi preoccupare. L'unico rumore nella stanza era quello del mio respiro e dei nostri cuori martellanti. I suoi occhi verdi sembravano come ipnotizzati in un qualcosa che non c'era, forse proiettati in un futuro probabilmente prossimo.
Gli afferrai la mano e la strinsi, alzandomi e trascinandolo con me.
- Prima che tu abbia un infarto, ti va di... farmi compagnia?- sulle sue labbra spuntò un sorriso accecante e i suoi occhi iniziarono a brillare. Strinse la presa della mano e si alzò, lasciandosi trascinare.
- Con piacere, amore mio-

E stavolta era completamente diverso.
Ero seduta sul pavimento freddo, raggomitolata su me stessa ma con due braccia che mi avvolgevano da dietro ad emanarmi calore. Nessuno dei due parlava, l'unico rumore era quello delle lancette dell'orologio da polso di Edward e i nostri respiri coniugati al cuore furioso che batteva contro la cassa toracica. Ognuno era avvolto nei proprio pensieri e nei propri ricordi. Per me era inevitabile notare la differenza della prima e ultima volta in cui ho fatto un test di gravidanza di vita mia; all'epoca ero sola, seduta in un lurido bagno non mio a piangere e pregare che fosse solo un incubo, a pregare che quella creatura non esistesse. Mentre adesso ero con la persona che amavo ad attende quell'esito che ci avrebbe cambiato la vita, ancora una volta. Ed eravamo insieme, mano nella mano, fiato contro fiato, cuore contro cuore.
Potevo percepire l'emozione di Edward attraverso il suo respiro accellerato sul mio collo e la sua gamba che continuava a muoversi in un tic, mentre le lancette continuavano a battere i secondi.
Tre minuti che sembravano non passare mai.
E quando vidi la linea apparire sul bastoncino, sentii il mio cuore prendere un volo e gli occhi sciogliersi in migliaia di lacrime. Lasciai il test a terra e mi girai di botto, trovandomi occhi negl'occhi con Edward; scossi la testa e strinsi le labbra, prendendo dei respiri profondi affinchè i singhiozzi si fermassero.
- Cosa... cosa vuol dire?- chiese con voce tremante, mentre la sua stretta intorno alle mie mani allentava. Mi scappò una risata, mentre tra le lacrime continuavo a guardare il suo viso confuso o meglio.. stupefatto.
- Vuol dire che diventerai papà... di nuovo- 
- Ommioddio- riuscì a mormorare prima di scoppiare a piangere. Si sollevò in ginocchiò e mi prese tra le braccia, stringendomi forte contro il suo petto e odorando il mio profumo. Le sue mani presero ad accarezzarmi dappertutto, per poi fermarsi sul mio ventre ancora piatto. Quel ventre che accoglieva una nuova vita, in tutti i sensi; una nuova vita in senso fisico, un nuovo corpo, un nuovo figlio, una nuova vita per noi.
- Grazie, grazie amore mio. Tu.. mi hai già reso l'uomo più fortunato del mondo con Renesmèe, dandomi una seconda possibilità con te, accogliendomi e amandomi ogni giorno. E adesso... Grazie, Bella. Grazie per avermi dato una vita degna di essere chiamata tale. Grazie per avermi dato una famiglia, una vera famiglia-
Scoppiai nuovamente a piangere e strinsi il suo viso tra le mani, premendo le mie labbra tra le sue. Le nostre lacrime salate si mescolarono, così come i nostri sorrisi felici si sovrapponevano. Si allontanò e mi guardò negl'occhi, per poi sparire dalla mia vista.
E rabbrividii quando scoprì la pancia e poggiò le sue labbra calde sul punto più caldo, sul punto più vivo.
- Stavolta.. stavoltà sarà tutto diverso- mormorai, portando la mia mano sul ventre e carezzando quel punto su cui pochi secondi prima lui aveva premuto le labbra. E lo guardai negl'occhi, specchio dei miei, sorridendo felice.
- Stavolta insieme- sussurrò sulle mie labbra, mentre intrecciava le nostre mani sulla pancia.
E annuii, consapevole della verità di quella frase. Stavolta sarebbe stato diverso, stavolta avrei avuto qualcuno con cui condividere le emozioni e le paure, stavolta avrei avuto qualcuno su cui sfogare i miei sbalzi d'umore, stavolta avrei avuto una spalla su cui piangere quando gli ormoni avrebbero ceduto.
Semplicemente, stavolta non ero sola.
Stavolta eravamo insieme.





***********
SOOOOOOOPRESA!
Non mi chiedete il motivo di questa mia pazzia, non fatelo.
Okay, ve la dico io. In questi giorni -due, tre settimane- ho avuto il computer morto, è tornato proprio oggi dal tecnico *depressione* mentre per il resto non ho potuto scrivere un tubo perchè la scuola occupa diciassette ore della mia giornata, quindi... fatevi due calcoli. E poi oggi.. bum!, voglia di scrivere a morire. E mi mancavano loro... i miei amori :')
Avevo lasciato quest'episodio in sospeso, la reazione di Bella e di Edward quando hanno scoperto di aspettare un bambino; era un episodio che avrei dovuto scrivere fin dall'inizio, perchè beh... la storia gira intorno a questo.
La smetto di blaterare. okay.
Sono sempre così dolci che awwwwww, li amo, stop.
Che ve ne pare di questo mio ritorno su Efp? Non posto qualcosa da un mese e mezzo e sono in overdose ç_ç
Vi sono mancata? A chi già mi conosce.
Vi ha stuzzicato curiosità? A chi mi legge per la prima volta.
Btw. Aspetto che quella meraviglia di EverLights finisca la copertina (awww grazie tresor, è assolutamente perfetta :')) <3
E grazie a tutte voi che continuate a seguirmi nonostante l'assurdità di questo missing moment. Me lo potevo risparmiare, eh? lol
Vi auguro un buon sabato sera e una buona domenica!
...con la promessa di tornare presto con qualcosa di NUOVO -a giorni o settimane posto una nuova storia Edward/Bella-.
Grazie ancora, soprattutto alle ragazze che mi seguono sul gruppo di facebook e che mi stanno perennemente dietro.
Per chi volesse, inoltre, questo è il mio profilo twitter.
Un bacione enorme e, mi raccomando, vi aspetto nelle recensioni.
Un bacio enorme,
Mary xx
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: kresbiten