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Autore: LairaWolf    24/11/2012    4 recensioni
Duncan si è appena trasferito in un luogo sperduto, a due passi da una foresta misteriosa. Qui troverà qualcuno di molto speciale, che occuperà il suo cuore. Ma la verità è un'altra... una verità orribile, che metterà a rischio la sua stessa vita.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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CAPITOLO 4 - Innamorato? Io?
  
"Sono innamorato... sì o no?" 
 

 


Cominciai ad andare da Gwen tutte le sere, e tutte le sere le insegnavo a parlare. Facevo molta fatica a starle dietro, perché voleva sapere tutto. Ma quando dico tutto, voglio dire TUTTO!! Tempo fa avevo letto su un fumetto una frase che per Gwen è azzeccatissima: voleva cibarsi del sapere assoluto. Sono stato costretto, addirittura a ripescare dalla cantina i miei vecchi libri scolastici di grammatica perché non sapevo che altro insegnarle e come insegnare! La volta in cui sono tornato in camera mia on tutti quei libri in mano, mia madre mi ha visto. Forse non se l’aspettava, e non si aspettava di certo di vedermi dopo, in camera mia a studiare sui libri (mi ha spiato dallo spioncino della porta. Ho capito che era lei per via del suo orribile profumo). Io! Studiare! Infatti quella sera a cena, mi ha guardato con un’altra luce negli occhi e mi ha chiesto persino in tono sincero, come avevo passato la giornata! Io ho mentito clamorosamente, dicendo che volevo dare una ripassata alla mia grammatica, perché non ero sicuro che un certo verbo, in un certo contesto, fosse corretto, e allora già che c’ero, mi era venuta voglia di ripassare il resto per dimostrare che, quello che leggevo sui libri fosse corretto e un sacco di cazzate simili. Mia madre si è bevuta tutto senza problemi e ha deciso di non ficcanasare più nella mia camera. Tanto per darle l’idea che ero molto impegnato, recuperai altri libri e li ammucchiai nella mia stanza un po’ a muzzo. Anche se non tanto. Perché Gwen ha scoperto che io imparavo sui libri e allora ha voluto DISPERATAMENTE che io le insegnassi a leggere. Allora ho recuperato altri libri, ma stavolta per bambini, quelli fatti apposta per imparare a leggere e glieli ho portati tutti. Si incantava a guardare le figure colorate e le lettere scritte a caratteri cubitali e coloratissimi anche quelli. Per non parlare di quando è letteralmente impazzita per i libri pop-up e passava ore e ore a far comparire e scomparire i dinosauri, le case, i fiori, i cani e i gatti. Ma una volta che ha perso letteralmente la testa è stato quando, le ho portato uno di quei libri sonori, con le luci ch si accendono e la voce cretina che ti spiega che cosa sono le immagini. La cosa buffa è che lo avevo comprato al mercatino delle pulci della cittadina per neanche mezzo dollaro... e Gwen lo trattava come se fosse un IPad. Contenta lei...
Dal giorno che mi ha abbracciato (o almeno, quel tentativo di abbraccio), Gwen non mi tocca più. Nel senso che non si è mai più spinta in là come quella volta con me, ma si è spinta in là in un altro ambito: con la cultura. Dopo due settimane sapeva quasi perfettamente la mia lingua e cominciava già a leggicchiare. Ma quando leggeva, dovevo trattenermi dal ridere, perché lei leggeva sillaba per sillaba. Tipo se c’era scritto “marmellata”, lei diceva “maaarrr... meeeelll... lllaaa... taaaa!” e mi schiantavo dal ridere. O almeno nella mia testa.
Un girono mi venne in mente un’idea: le avrei portato il mio lettore CD per farle sentire qualcosa. E infatti glielo portai, insieme ai miei CD metal e qualcosa che pensavo le piacesse: qualche CD di musica celtica. Tempo fa ne andavo letteralmente matto, insieme al Shymphonic Metal e al Pagan Metal. Ovviamente avevo pensato a tutto: lettore a pile, delle patatine e mi sono azzardato a portarle della Coca Cola. Gwen guardava i CD come se fossero oggetti preziosi, specialmente la impressionava il riflesso del retro dei CD. A quanto pare le è piaciuto tutto e ha imparato anche un nuovo verbo: ballare. Infatti, senza che io le abbia chiesto nulla, ha cominciato a ballare. Ma non era un ballo come di quelli che si vedono in discoteca: quando c’era la musica celtica si è alzata, e ha ballato come se la conoscesse già (sia la musica che i passi del ballo). Si muoveva come una creatura magica, saltellava, piroettava e muoveva la schiena, le braccia, il collo in una maniera... non lo so, ma è era magnifica. Mi ha anche preso per mano e mi ha fatto roteare insieme a lei. Non capivo più niente dopo un po’, talmente mi ha fatto roteare e a momenti vomitavo. Ma è stata una bella esperienza in fondo...
Ovviamente tutte queste serate comportavano uno sgradevolissimo effetto collaterale: avevo un sonno da paura, oltre a delle occhiaie pazzesche. Mia madre credeva che fosse colpa di quell’intensivo studio che stavo compiendo... povera illusa!
A parte gli scherzi, mi sentivo uno straccio: dovevo dormire. Però non volevo lasciare Gwen da sola... si era talmente abituata a me a tal punto che, due giorni fa, mi confidò una cosa: ormai mi considerava come un suo fratello. Ma aspettate, non fratello nel senso di sangue o parentela: lei dice “fratello” per indicare una persona che appartiene alla sua cerchia affettiva e questo mi rende orgoglioso.
È tardo pomeriggio e mi sono agghindato per bene: cresta perfettamente a posto, occhi leggermente contornati di matita nera, mi sono rimesso i miei piercing e indosso dei fantastici pantaloni di pelle borchiati e giacca nera di pelle anche questa borchiata. Ma naturalmente non può mancare il mio fantastico collare borchiato! Ho lucidato ogni singola borchia per l’occasione.
Non vado da Gwen. Non stasera.
Le ho già spiegato tutto e non si è fatta problemi. Questa sera mia madre deve tornare alla nostra città, Whitehorse, per la presentazione della sua nuova linea di vestiti in un famoso centro commerciale e ha deciso di portare anche me. Io ho accettato, perché Al e Geoff mi hanno promesso che verranno per vedermi! Adoro quei ragazzi!
Alla velocità della luce, salgo in auto con mia madre al volante. Non mi fa nemmeno una storia per come sono vestito: sono talmente entrato nelle sue grazie che se andassi in giro in mutande al massimo mi direbbe che il colore dei boxer non va bene per il mio tipo di pelle.
Il viaggio dura due ore, e arriviamo con un’ora di anticipo. Beh meglio, così mi faccio un giro per il centro commerciale. Mamma mi ha sganciato un bel po’ di bigliettoni per divertirmi. È strano, di solito non lo fa: si vede che questa campagna ha fruttato oltre lo sperato!
Appena usciamo dalla macchina, veniamo aggrediti dai giornalisti e fotografi che mi accecano con i flash. Sia chiaro, a me la notorietà non dispiace, solo che essere assillato mi dà parecchio fastidio.
Abbandono mia madre alla mercé degli avvoltoi (tanto non sembra per niente infastidita) e me la svigno nel centro commerciale. Vago un po’ per le vetrine, prendendomi due piercing nuovi, una maglietta con su un serpente che esce da un teschio di un drago (fichissima!) e un nuovo orecchino. Continuo a gironzolare, quando vedo in un negozietto, una cosa che attira la mia attenzione: una collanina dalla catena d’argento, che ha come ciondolo una pietra di luna. Mi sono sempre piaciute quelle pietre e nonostante la collana sia semplice, la voglio. E mi viene in mente una cosa: perché non la regalo a Gwen? Lei è una amante della natura e del mistero (o roba così), quindi penso che le farebbe piacere!
Senza indugio, entro nel negozio e chiedo alla commessa quanto costa la collana in vetrina. È una ragazza bionda, magra e noto subito che porta una maglietta della linea di mia madre. Se non ricordo male era quella di maggio.
La commessa, che stava leggendo una rivista di moda, alza appena gli occhi e mi dice in tono secco.
-          Cinquanta dollari. –
-          Bene, la prendo. –
Quando si decide ad alzare lo sguardo, mi squadra da capo a piedi come uno scanner. Poi diventa pallida e inizia a strepitare.
-          M-ma tu... tu sei il figlio di Margaret Rag! – che sarebbe mia madre, poi.
-          Sì, perché? –
-          Oddio, questa sera c’è la conferenza della collezione di Luglio! –
-          Che intuito, vero signorina? –
-          Io vado pazza per i suoi abiti! Sono talmente sofisticati, geniali... –
-          Sì, ho capito. Mi scusi, ma io sono qui per comprare quella collana, se non le dispiace... –
-           Oh sì ma certo! Mi scusi tanto! –
-          Non usi il “lei” con me, stia tranquilla. –
-          Scusa, è che... wow, non riesco a credere! Il figlio della più grande stilista canadese è qui nel mio negozio! –
-          Contenga la sua emozione... la prego... – dico in tono sarcastico.
-          Guarda, visto che sei suo figlio, ti faccio pagare la collana venticinque dollari. Che ne dici? –
-          Beh, a uno sconto non posso certo rifiutare. Affare fatto! –
Tutta pimpante va in magazzino a prendere la collana. Odio quando le ragazzine impazziscono appena scoprono che sono il figlio di Margaret Rag, ma in un altro senso, mi lusinga. Mi fa sentire... potente.
La commessa invasata ritorna con una busta di plastica blu che mi appoggia sul bancone, mentre io le allungo i venticinque dollari. Mentre fa andare la cassa, mi chiede con voce maliziosa:
-          È per la tua ragazza? – ho capito dove vuole andare a parare questa qui.
-          No, è per un’amica che compie gli anni. – non è poi una bugia!
-          Oh... okay, grazie! Arrivederci! –
-          Arrivederci signorina! –
E con assoluta nonchalance, mi avvio verso l’uscita. Solo che non mi sono guardato ai lati...
Praticamente vengo preso a braccetto, come per impedirmi la fuga, da Al e Geoff.
-          Ehilà Duncan! Come te la passi? – chiede Al.
-          Non male grazie... e perché non mi mollate? –
-          Ma come? È vietato un abbraccio di gruppo con uno dei migliori amici? – dice Geoff. Qui puzza di bruciato.
-          Ma piantatela! È una cosa da gay! –
-          Ah davvero? E allora, comprare una collanina? Non è da gay? A meno che... non sia per una ragazza! – sogghigna Al.
-          Cheeee??? –
-          Ma certo! Mi pare ovvio zuccone... se ti offriamo qual cosina e ci racconti con calma? – mi chiede Geoff.
-          Se proprio insistete... ma mollatemi, perché mi state bloccando la circolazione delle braccia. –
Mi mollano solo quando ci sediamo al bar. Loro ordinano due birre, io un Martini (è fico ordinare queste cose da adulti).
Alejandro mi mette già sotto interrogatorio.
-          Allora? Chi è la tua preda? –
-          Ehi, vacci piano Al. –
-          Non mi chiamare Al! –
-          Scusami Al. –
-          Duncan, come si chiama? – chiede Geoff.
-          Gwen. –
-          Come è fatta? – Al sembra interessato.
-          Molto pallida. Capelli neri con mechès blu. Molto magra. Occhi neri e labbra piccole. –
-          E di carattere? –
-          Timida, riservata, ma molto curiosa e gentile. Una piccola dolcezza, insomma. –
-          Una dark? – domanda Geoff.
Ci penso su. Nel nostro gergo, potrebbe essere considerata una dark.
-          Sì, una cosa del genere... –
-          Te la sei già fatta? – domanda Al.
-          No, e ti prego di moderare i termini. –
-          Ehi! Tu dici a me di moderare i termini? Quel posto ti ha ridotto in questo stato? Oppure è stata la ragazza? –
-          Duncan, sei andato. Ti ha preso all’amo, in altre parole, ti sei innamorato. Cotto. – cantilena Geoff.
-          Ma va’! insomma, fino a questo punto... –
Poi mi blocco.
A me piace Gwen?
Sì va bene, è dolce. E ha cercato di ricambiare i miei regali. Ma... è un po’ troppo strana e credo, che non sia del tutto... normale.
Ma... quando parlo con lei, quando le insegno a leggere e a parlare, anche quando la guardo... mi sento bene. Mi sento a mio agio, senza problemi. E poi, quando mi ha abbracciato, mi sono sentito... felice. Sentivo un’emozione mai provata prima di quel momento. Un’emozione forte, intensa, che mi chiudeva lo stomaco.
Saranno questi i sintomi... dell’innamoramento?
Ritorno sulla Terra grazie a una gomitata di Geoff.
-          Ehi, sei partito? Stavi pensando  lei vero? Niente da fare Ale, è cotto, ricotto e stracotto! –
-          Diavolo, ma ti sei sentito Geoff? E tu allora? con quella surfista tutta azzurra e dolce? –
-          Ehm... lasciamo stare... –
-          Geoffry, anche tu se messo come Duncan! – lo sfotte Al.
-          Ma scusa, tu una settimana fa mi hai telefonato dicendo che avevi trovato una “bella topa” che se non ricordo male, si chiamava Heather... che ci dici? –
-          Oh beh, lei... è un po’ una vipera, ma è tanto affascinante... –
-          Come te! – gridiamo all’unisono io e Geoff.
-          Sì, ma sono più subdolo io. Su questo non ci piove. –
-          Se ti sei fatto incastrare da una vipera, dubito... – sogghigno.
Mi volta la testa dall’altra parte. Poverino, si è offeso! Geoff e io ridiamo sotto i baffi e Al ci guarda male. Ma almeno ci guarda. Di nuovo amici.
-          Ma scusa, - mi chiede Al, - tua madre sta presentando la linea di luglio. Ma siamo ancora a giugno! –
-          Manca una settimana prima di quella di luglio... e mia madre fa vedere prima i modelli così le persone che li vogliono cominceranno a mettere da parte i soldi e avranno più tempo per comprare qualcos’altro, prima che i prezzi scendano. –
-          Ma allora non è più conveniente aspettare... –
-          Fermo: la gente più una cosa è nuova, meglio è, anche se costa. Filosofia assurda, ma è così. –
-          Furba tua madre. – esclama Geoff.
-          Ne dubitavi? –
Alla fine di tutto, insieme a qualche altro drink, ci salutiamo. Quei due non si smentiscono mai.
Sto per andare alla macchina, visto che fra poco mia madre avrà finito di blaterare, ma in una vetrina di una pasticceria vedo qualcosa di interessante: un coniglio di cioccolata della Lindor. Forse la collana è un regalo troppo impegnativo per Gwen... o almeno per adesso. Meglio se le regalo qualcosa di più semplice.
Sei minuti dopo ho il coniglio di cioccolata e sono in macchina. Mia madre mi raggiunge dopo altri sette minuti e parte a tutta velocità. Sicuramente è stanca anche lei.
 


La sera dopo vado, con non poca emozione, da Gwen. Il bello è che sono appena le nove: mia madre ha preso una bella influenza e per stasera (evito contagio) ha mandato via i domestici in anticipo. Nessuno si è lamentato. Nemmeno io, siccome le ho detto che avevo sonno e che volevo assolutamente dormire, quindi era meglio che non mi disturbasse. Non era del tutto una bugia: io HO BISOGNO di dormire! Sono quasi tre settimane che non dormo decentemente per via di Gwen!
Comunque, sono le nove e sto andando da Gwen. Col coniglio di cioccolata nello zaino.
Quando entro nella sua “stanza”, sta dormendo. Sul pavimento. E si contorce, gridando una specie di “Maaamaaaa!”
Mi precipito da lei, scuotendole la spalla per farla svegliare. Lo va, il problema è che mi molla un calcio nello stomaco che mi trasporta senza complimenti all’altro lato della stanza.
Porca vacca se fa male! Mi sento come se mi avesse trapanato lo stomaco!
-          Duncan! Duncan! Scusami! –
-          N-non... è niente... –
Gwen si inginocchia vicino a me e mi costringe a sdraiarmi. Poi mi tocca lo stomaco in più punti e comincia a fare strane cose che fanno molto male!
-          Scusami,  io stavo sognando e... non era un sogno bello... –
-          Ahi!! No, niente! Sto bene... credo... ma che cosa –AHIII!- hai sognato? –
-          Io ho sognato che mamma veniva uccisa. Mi trattenevano e la uccidevano. Brutto... –
-          Mi dispiace Gwen... ehi! Il dolore... –
Non c’è più! Non sento più niente...
-          Passato? –
-          Sì! Ma come hai fatto? –
-          La... la mia gente conosce metodi di guarire utili. Io li ho imparati. –
-          Grazie... senti, ti siedi un momento? Devo... darti una cosa. –
Mi guarda sorpresa e si siede. Prendo lo zaino e mi siedo anch’io.
-          Ieri sera ti ho preso questo... per te. –
E le porgo il coniglio. Lei lo prende, guardandolo affascinata.
-          Che cos’è? –
-          Un coniglio di cioccolato... –
-          Ma non esistono! Non possono vivere! –
-          È una riproduzione fatta con il cioccolato! Togli la carta e mangialo! –
-          Ma è così bello... –
-          Ma il suo obbiettivo è essere mangiato! Su, mangialo! –
Allora con le dita esili, toglie l’involucro di stagnola delicatamente, come se fosse una lamina d’oro, piegandolo e riponendolo con cura. Poi osserva il coniglio marrone e gli lecca la schiena.
-          Buono... –
-          Mordilo! Gnam! –
Lo fa. E i suoi occhi si illuminano, la bocca è rivolta in un sorriso. Verso di me.
Mi porge il coniglio mezzo smangiucchiato.
-          Anche tu! –
-          No, no! È il tuo coniglio e te lo mangi tu! –
-          È un mio regalo e io posso fare di lui quello che io voglio. E io voglio che anche tu lo mangi. –
Da quegli occhi non posso resistere. Mangio anche io. Un po’ io e un po’ lei.
È meraviglioso condividere un coniglio di cioccolata con una persona speciale.
Quando il coniglio è sparito, abbiamo la bocca e le mani sporche di cioccolato. Poi Gwen si avvicina improvvisamente al mio viso, guardandomi con i suoi occhi lucidi e profondi. Si avvicina sempre di più, lentamente...
E con un movimento rapidissimo, mi lecca una striscia di cioccolato dalla faccia, mettendosi a ridere. Allora io ricambio: le alzo la maglietta e le faccio il solletico. Lei mi butta sul letto e comincia a soffiarmi nelle orecchie. Continuiamo a fare la lotta fino a che non mi ritrovo sdraiato sopra di lei sul letto.
Comincio a sudare. Mi viene di nuovo la stretta allo stomaco e alla gola, mentre il cuore batte fortissimo. Anche Gwen sembra agitata...
Mi rialzo e mi giro, per non farle vedere che la mia faccia va a fuoco. Mi volto solo per vedere con la coda dell’occhio che Gwen ha più colore del solito e ha una mano sul viso. Oddio... l’ho messa in agitazione! Chissà che cos’ha pensato di me!
-          Mi dispiace Gwen... non volevo fare niente! Giuro! –
-          Ma no... tranquillo, io sto bene! Non sono arrabbiata con te... –
Silenzio imbarazzante...
-          Grazie Duncan. Per tutto. Tu sei stato troppo gentile con me... io per te non ho fatto niente. –
-          Non è vero. Sei molto dolce e... – faccio fatica a respirare, - ...e mi basta anche solo poterti vedere... per essere felice. –
-          Oh... davvero? –
-          Sì, giuro. –
-          Duncan posso chiederti una cosa? –
-          Certamente! –
-          Su uno di questi libri, ieri sera, ho trovato la parola amico. Quale è il suo significato? –
-          Beh... essere amici, ovvero un’amicizia è un sentimentoche... nasce dall’incontro di due o più persone... e queste capiscono di avere una comunanza di interessi, di valori e di ideali e... che per questo si hanno dei sentimenti intimi che sono di comprensione e fiducia che hanno entrambi... mi sono spiegato? –
Chi l’avrebbe mai detto che il libro di religione un giorno mi sarebbe stato utile?
-          Sì... Duncan. Da questo che mi hai detto io... considero te mio amico. –
-          D-davvero? –
-          Sì... sei importante per me... e mi fido di te... –
-          Anche io Gwen... –
-          Quindi noi... siamo amici? –
-          Certo! – sorrido. Ed è un sorriso sincero.
Ci guardiamo sorridendo. Ora mi viene una voglia irresistibile di abbracciarla, ma faccio appello a ogni mio briciolo di autocontrollo e resisto. Ma non al sonno. La testa comincia a ciondolarmi da una parte all’altra e le palpebre si stanno chiudendo.
-          Hai sonno Duncan? –
-          Sì... sono tre settimane che non dormo. O almeno, dormo pochissimo... sai, per te... -
Gli occhi diventano più lucidi.
-          Mi dispiace... potevi dirmelo... –
-          No tranquilla! Non c’è problema! Davvero! Preferisco non dormire che non vederti... io mi preoccupo per te...–
-          Duncan... io volevo chiederti una cosa... –
-          Dimmi tutto. Non avere paura. –
-          È difficile dirlo... ma... se questa notte dormissi qui? Così riusciresti a dormire senza che tu ti preoccupi per me... –
Il mio cuore si ferma. Lo stomaco si annoda in mille forme diverse. La trachea in mille e uno.
-          C-certo... a me va benissimo... –
Ho una vocetta da idiota. È che non riesco a crederci...
-          Ecco... Duncan, ti andrebbe di dormire con me? Sullo stesso letto? Così non sentirai il freddo... –
Noto con piacere che il suo viso è più rosso del normale. MOLTO più rosso...
-          Ma s-sì, certamente... grazie... –
Non riesco a contenere la mia felicità, così faccio un bellissimo sbadiglio mostrando anche le tonsille. Gwen ride e mi scosta una coperta.
-          Prima tu... così ti adatti meglio... –
Non mi faccio pregare. Mi sistemo perfettamente sotto le coperte e Gwen mi raggiunge subito dopo. Peccato che i cristalli non si possano spegnere, anche se creano un’atmosfera magica...
Il calore del corpo di Gwen quasi mi tramortisce. Devo fare assolutamente una cosa... non resisto più...
-          Buona notte Duncan... –
-          Buonanotte Gwen... –
L’abbraccio. All’inizio si irrigidisce ma poi si lascia andare e mi abbraccia anche lei, poggiando la testa sulla mia spalla. E lentamente chiudo gli occhi.
Neanche i bambini dormono così bene.


NOTE DELL'AUTRICE
Spero di non aver sbagliato i tempi verbali! ç_ç

Un ringraziamento particolare per il loro sostegno a laulaurock,  kairi_Wolf,  paprikokka902SuperGirlFra
Vi voglio bene ragazze! <3
  
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