Serie TV > Agente speciale Sue Thomas
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Autore: Rachi    13/06/2007    2 recensioni
La mia primissima fanfiction in assoluto (ora sto terminando la terza) veramente prima di questa solamente temi scolastici e tesine, ma come si dice c'è sempre una prima volta per tutto... risale ad un anno fa, sto cercando anche di sistemarla mentre la metto sul sito.
Ambientata tra gli uffici dell'FBI e un tranquillo quartiere residenziale, riusciranno finalmente a chiarire i loro sentimenti e a risolvere quel caso per cui sono stati mandati sotto copertura?
Una storia sul telefim Agente Speciale Sue Thomas...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Passare dalla porta secondaria in cucina gli sembrò la scelta più adatta, e quando si avvicinò e la vide li, che preparava la cena, si fermò ad osservarla quasi senza battere ciglio, gli accadeva sempre la stessa cosa, non si rese conto nemmeno del tempo che passava. Si riscosse solo quando Levi saltò sulla porta a vetri attirando l’attenzione di Sue. Si guardarono attraverso i vetri e Jack entrò sfoderando quel suo sorriso timido e imbarazzato «Ma come?! Avevo capito che non avevi fame! Non pensavi al digiuno?»
«Se vuoi puoi sempre ordinarti una pizza!» lo disse sorridendo, almeno un tentativo lo stava facendo.
«Mai rinunciare ad una cenetta fatta in casa! Passo le mie tristi serate da single solo a casa, davanti ad un piatto mono-porzione riscaldato al microonde…a volte mi chiedo se un giorno non diventerò un surgelato anche io.» Si guardò in torno alla ricerca di qualche cosa da fare «Ti do una mano?»
«Non ti preoccupare, ho quasi finito. Mi rilassa cucinare, e per una volta non solo l’insalata…vai pure a fare la doccia, quando hai finito puoi sempre preparare la tavola. E poi preferisco cucinare al riordinare!»
«Vedo che ti ricordi la regola…»
«Chi cucina non riordina? Certo che la ricordo…»
Jack rimase a guardarla ancora un attimo per capire se veramente le nubi erano passate, ma Sue stava diventando bravissima ad evitare il suo sguardo, così si decise e salì le scale per andare in bagno a farsi la doccia.
Rimasta in cucina da sola appoggiò entrambe le mani sul piano di lavoro davanti a lei, chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro mentre continuava a ripetersi “Dai avanti! Sii te stessa e parlate durante la cena come fate sempre, e poi ti chiudi in camera e ti fai una bella dormita”. Ma era quel fate sempre che la preoccupava.

In meno di mezz’ora la cena era quasi pronta e Jack scese in cucina giusto in tempo «Wow!! Che profumino! Apparecchio la tavola?»
«Si, grazie le tovaglie sono…»
«…nel primo cassetto» finì Jack
«Sono così prevedibile?» non riuscì a trattenere un sorriso mentre gli poneva la domanda portandosi le mani sui fianchi.
«Un po’!»
«Devo cambiare le mie abitudini, mi conosci troppo bene…»
«Non c’è mai limite al troppo Thomas…» prese la tovaglia e richiuse il cassetto rivolgendole un sorriso divertito.

La cena era stata tranquilla, non era una novità per loro trovarsi da soli intorno ad un tavolo a chiacchierare del più e del meno, e per la prima volta nella giornata Sue non sentì quel certo senso di disagio che aveva provato in ogni momento trascorso al fianco di Jack nelle ultime dodici ore. «Che dici avremo attirato l’attenzione della signora James?»
«Penso di si, ha buttato l’occhio nella nostra direzione mentre continuava a curare le sue rose.»
«Forse non è stato molto elegante litigare per strada…però di sicuro abbiamo attirato la sua attenzione»
«Gia. Sei stata molto convincente. Decisamente convincente…» Jack fece una pausa come cercando le parole giuste per non interrompere la tranquillità che sembrava aver raggiunto la ragazza «Sue… me lo diresti se ci fosse qualche cosa che non va, vero? Non stai neanche quasi toccando cibo. Non ti senti bene?
«Sto benissimo, sono solo stanca. Non ho dormito molto e lavorare sotto copertura mi mette un po’ di agitazione. Metti tutto insieme e ottieni una miscela esplosiva.» Parlare di lei non le sembrava una buona idea, rischiava di ricadere nello stesso malumore che l’aveva tormentata per tutto il giorno, così cercò di portare il discorso su di lui. «Ho notato che hai corso molto prima. Hai girato tutto il quartiere?»
«Non tutto. Ma è una bella zona. Le strade sono ben illuminate, c’è tanto verde, scuole vicine. Insomma si sono scelti un bel quartiere per mettere su famiglia.»
Alla parola famiglia a Sue venne in mente la scena di quella mattina, e un’altra nube le passò negli occhi. Jack se ne accorse, ma non tentò di chiederle perché, sapeva quale sarebbe stata la sua risposta, “niente” come tutte le volte in cui glielo aveva chiesto durante la giornata. Si alzò e prendendo i piatti aggiunse «Qua ci penso io, tu sali in camera, poi ti porto un the caldo.»
«Grazie…» lo segnò, mentre lo diceva sussurrando, sapevano entrambi che non era per il the che lo stava dicendo «…ma non c’è bisogno che ti disturbi…»
«Nessun disturbo. Mi fa piacere…»
La ragazza si alzò e molto lentamente si avvicinò alle scale per andare in camera poi si fermò sulla porta della cucina «Andiamo a fare spesa domani mattina? È martedì. Ho letto sul rapporto che la signora James va a fare la spesa tutti i martedì e giovedì mattina, possiamo inscenare una piccola lite.»
Jack annuì e si rimise a sparecchiare. Sue a quel punto lo chiamò, si portò la mano al viso e con i segni gli disse di nuovo “grazie”, poi si voltò e salì in camera.
A Jack sembrò di vederle gli occhi lucidi, ma si disse che doveva essere solo a causa della stanchezza. Una giornata no capitava a tutti, anche se era strano vedere Sue così… così… distante. Si, distante era la parola giusta.

Sue salita in camera si butto sul letto e soffocò il pianto con il cuscino continuando a ripetersi “No, Sue! Ci sei riuscita fino ad ora, lo hai visto questa mattina ancora con lei, hai visto come si guardano, e come si abbracciano. Possibile che non ti basti? Non serve dirgli quello che provi, potresti rovinare la bella amicizia che avete da sempre”. E con questo pensiero si addormentò con la luce accesa, Levi accoccolato di fianco, e la porta socchiusa.

Jack intanto aveva messo in ordine la cucina e, preparato il the, salì le scale per portarlo a Sue. La luce nella camera era ancora accesa, “è sveglia” pensò, così bussò. Sentì Levi avvicinarsi, ma dall’interno nessun altro movimento, quindi mise la testa dentro e la vide li, addormentata sopra le coperte. Si fermò pensando se entrare o meno, poi si disse che non poteva lasciarla così. Entrò, appoggiò il the sul comodino, prese un lembo della coperta e la coprì. Per un interminabile attimo, in cui continuò a lottare con se stesso per reprimere il desiderio che provava dentro, si fermò a guardarla, poi si avviò alla porta, spense la luce, chiuse la porta alle sue spalle, e rimase li, al buio

  
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