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Autore: Joelle    25/11/2012    0 recensioni
Ad ogni anima furono concessi un corpo e tre desideri. Lo scopo della loro vita era quello di realizzarli tutti e tre. Ma delle forze maligne approfittarono della debolezza delle anime e le corruppero, offrendo loro "la via più semplice", che da sempre si è rivelata quella sbagliata. All'oscuro di ciò si svolge la vita di Queen, una "tranquilla", "aggraziata" e " delicata" ragazza alle prese con i normali problemi adolescenziali, come la cotta per un bellissimo ragazzo e la tragica realtà della goffaggine assoluta. Perché Queen, sotto il suo gentile viso, nasconde la grazia di un ippopotamo. E sarà proprio questo suo difetto, ai nostri occhi quasi trascurabile, a portarla a cedere al seducente sussurro del Diavolo tentatore.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Il mio amico Ale-Sandro

Il cielo era limpido e quieto, attraversato da qualche solitaria nuvola errante. Gli uccellini cinguettavano allegramente dai rami degli alberi, mentre alcune variopinte farfalle svolazzavano sfaccendate di fiore in fiore: affascinanti con le loro ali colorate, si muovevano con eleganza come dame borghesi. Ho sempre sognato di trasformarmi in una di esse: in questo modo sarei stata bellissima ed aggraziata per natura.
Fissai ipnotizzata una farfalla dalle ali blu cobalto che volteggiava nel vuoto, senza una meta precisa.
Mentre seguivo la sua danza, l'altalena sulla quale dondolavo, lentamente, si fermò. Rimasi ad osservarla per qualche minuto, in piedi sul sellino dell'altalena ormai immobile, fino a quando non scomparve nella siepe che delimitava il parco giochi. Allora mi risvegliai dal mio sogno ad occhi aperti e ricominciai a dondolare. Mio fratello maggiore, Narciso, era seduto sull'erba a pochi metri da me, intento ad intrecciare una ghirlanda di fiorellini bianchi e gialli. Mentre eseguiva quella complicata composizione, che era convinto fosse un suo "dovere", teneva le sopracciglia corrucciate in un'espressione concentrata, e i capelli biondo scuro gli ricadevano sugli occhi cerulei, ma il ragazzino non vi faceva caso. Quel pomeriggio nostra madre aveva preso l'inaspettata decisione di accompagnarci al parco giochi, tuttavia dopo cinque minuti passati nel tentativo di giocare con noi, si era eclissata dietro una rivista di wrestling, seduta su una panchina all'ombra di un pino.

Continuai a dondolare distrattamente, quando la voce da soprano di un bambino interruppe il mio moto regolare.
« Cosa... stai... facendo..?! » esclamò in tono sconvolto.
Mi voltai lentamente per non perdere l'equilibrio. Un bambino, circa della mia età, mi stava fissando con occhi spalancati e la bocca talmente aperta da risultare slogata.
« Dondolo, no? » risposi incerta.
« Ma... ma... » il ragazzino era allibito. Ad un tratto si riprese ed incominciò a sbraitarmi contro: « NON PUOI DONDOLARE COSÌ!! SUL SELLINO NON SI POSSONO METTERE I PIEDI, TI CI DEVI SEDERE! »
Feci per ribattere, ma il bambino mi afferrò la mano e la trasse a sé con veemenza, finché non persi l'equilibrio e gli caddi addosso. Se fossi stata una di quelle bambine che ogni giorno sognano l'arrivo del loro Principe Azzurro, avrei immaginato la mia caduta come il tuffo di una principessa tra le braccia dell'amato. Purtroppo, invece, possedevo un carattere molto realista e per me quello non fu altro che un comune capitombolo addosso ad un povero sciagurato che si comportava da pazzoide.
« Ahia! » esclamai, balzando a sedere e massaggiandomi il gomito dolorante. « Mi hai fatto male! »
« È tutta colpa tua! Stavi facendo un uso imporpio dell'altalena » replicò il bambino, guardandomi con rimprovero.
« Sai, » enfatizzai, pensierosa e colpita. « Tu parli come i grandi! »
Il bambino gonfiò il petto, orgoglioso. « Lo so ».
« Quanti anni hai? »
« Cinque » rispose compiaciuto.
« Anche io! » esclamai stupita, come se tale coincidenza fosse straordinaria. Ora che ci penso, forse non fu neanche una coincidenza. Forse era tutto programmato. « Io mi chiamo Queen, e te? »
« Io sono Alessandro Barclay, figlio del dottor Barclay » rispose con tono di superiorità. « Barclay è un cognome straniero. Si scrive B-A-R-C-L-A-Y ».
« Ale... Aletz... Alest... » tentai invano di pronunciare il suo nome, ma mi arresi. « Troppo difficile. Ti chiamerò Ale ».
« No, chiamalo Sandro » s'intromise dalle mie spalle la voce di Narciso, che giunse al mio fianco saltellando.
« Ma Ale è più corto, e anche più carino! » ribattei.
« Sorellina, non hai il minimo senso dell'estetica! Sandro è molto più meglio! »
« Este.. Estetica? » ripetei interrogativa. « Comunque è più carino Ale! »
« IO SONO ALESSANDRO BARCLAY, NON ALE, E NEMMENO SANDRO! » tuonò il nostro nuovo amico.
Non lo ascoltammo, bensì continuammo imperterriti il nostro battibecco su quale nome fosse più carino, mentre Ale si disperava per ottenere la nostra attenzione.
Quando, qualche mese dopo, incominciarono le scuole elementari, Ale ed io ci ritrovammo in classe insieme, come alle medie e alle superiori. A volte non sembrava neanche un bambino: si rifiutava di giocare con il fango, sostenendo che altrimenti si sarebbe sporcato, e teneva i suoi libri meticolosamente in ordine. Ogni volta che perdeva un oggetto, nessuno poteva muovere un muscolo prima che l'avesse ritrovato. Quando si entrava o si usciva da scuola, non era mai accompagnato dai genitori. In effetti non li avevo mai conosciuti.

Era davvero un bambino bizzarro.

 

 

 

Salve a tutti!! Allora, le qui presenti pazze spericolate e pericolose vi vogliono presentare un'opera di coppia del tutto originale (si spera). Ci auguriamo disperatamente che qualche anima pia si degni di prestarci un minimo di attenzione, perché siamo ancora alle prime armi. Questo è solo il prologo della tortura che vi aspetta, ma noi ce la metteremo tutta per alleviare le vostre sofferenze. Un grazie infinito per chi ci sosterrà!

Un enorme bacio e un abbraccio stritolacostole dalle vostre

Fra e Ila,
alias Mongospastica96 e Joelle

 
  
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