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Autore: ValeDowney    25/11/2012    0 recensioni
Terzo capitolo della serie con protagonista la figlia di Severus Piton e Lily Evans. Un pericoloso mago, fuggito da Azkaban, é sulle tracce di Clarice ? Come mai ? Vorrà ucciderla o no ?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Dopo tutto il pasticcio che era successo, pochi minuti fa, alla casa dei Dursley, con Clarice che aveva perso la pazienza e che, attraverso la sua magia, aveva fatto diventare Marge, la sorella di zio Vernon, un grosso pallone e che, ora, se ne stava volando nel cielo di Privet Drive, Clarice, in questo momento, si trovava seduta per terra, con bacchetta in mano ed Artemisia sulla spalla, ad osservare un grosso ed alto bus blu, che si era appena fermato davanti a lei. Ancora non credeva a ciò che vedere: non si trattava di un normale bus a due piani, che normalmente girava per le strade di Londra; no; si trattava di un bus blu ed a tre piani. “Clarice, sei una maga: tutto è possibile e, ogni cosa, è strana” disse tra se Clarice, ma i suoi pensieri, furono interrotti, quando il controllore del bus, un ragazzo con tante lentiggini e, con addosso uno strano affare, disse, mentre leggeva un foglietto: “ Benvenuti sul Nottetempo: mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio per questa notte” e, mentre rimetteva via il foglietto, Clarice alzò lo sguardo verso l’alto, fino al terzo piano del bus. Ci fu un po’ di silenzio, poi, Stan Picchetto le domandò: “Che ci fai lì per terra ?”. “Sono caduta” rispose Clarice. “E, perché sei caduta ?” chiese Stan Picchetto, mentre Clarice, con un po’ di fatica, si rialzava in piedi; poi, gli rispose: “ Non l’ho fatto apposta”. “Muoviti ! Avanti ! Non vorrai, mica, aspettare che cresce l’erba ?!” replicò Stan Picchetto. Clarice guardò dietro al bus, ma, come volevasi dimostrare, il grosso cane nero non c’era più; anche Stan Picchetto sbucò dietro di lei e domandò: “Cosa stai guardando ?”. “Niente” rispose Clarice. “E, allora, sbrigati ! Sali !” disse Stan Picchetto e, dopo aver preso il baule, a fatica lo mise dentro al bus. Successivamente, sul bus, salì anche Clarice e non credette ai suoi occhi quando, davanti a se, vide tre letti e, sopra al primo vi era un anziano mago che stava dormendo e, in alto, un enorme lampadario di cristallo. “Mamma mia: quanto pesa !” disse Stan Picchetto, depositando il baule di Clarice sul pavimento; poi, guardando verso Clarice, le chiese: “Cosa è quella cosa che c’è sulla spalla ?”. “E’ il mio furetto e si chiama Artemisia” rispose Clarice. “Ah” disse semplicemente Stan Picchetto; poi, mentre stava letteralmente spingendo Clarice, verso il davanti del bus, aggiunse dicendo: “Su, cammina, cammina, cammina !” e, fermandosi davanti a lei, strappò qualcosa dall’aggeggio che portava e, quel qualcosa, lo diede in mano a Clarice, il quale se lo mise in tasca. Poi, Stan Picchetto picchiò contro il vetro dietro di lui, dicendo: “Diamoci una mossa, Henry”. “Sì, diciamo una mossa, Herny: sarà un viaggio movimentato” disse la testa, che penzolava dallo specchietto.

Il conducente si svegliò e, dopo aver ingranato la marcia, il Nottetempo partì a tutta velocità, tanto che Clarice cadde all’indietro, sul letto dietro di lei. I letti andavano avanti ed indietro e, mentre Clarice cercava di non cadere, di conseguenza anche Artemisia, che si trovava ancora sulla sua spalla, Stan Picchetto domandò: “Come è che hai detto che ti chiami ?”. “Non l’ho detto” rispose Clarice. “Bé, dove è che stai andando ?” chiese Stan Picchetto. “Al Paiolo Magico: sta a Londra” rispose Clarice. Stan Picchetto, allora, guardò verso in finestrino e disse: “ Hai sentito Henry; la ragazzina ed il suo topo vogliono andare al Paiolo Magico: sta a Londra”. “Al Paiolo Magico ?! Ehi, se c’è la zuppa di piselli mangiala, prima che lei mangi te” disse ridendo la testa appesa allo specchietto.

Il Nottetempo continuava a sfrecciare, a tutta velocità, tra le strade molto trafficate e, stranamente, anche se andavano a quella velocità elevata, non andavano addosso a nessuno; quindi, Clarice domandò: “Ma, i babbani, non ci vedono ?”. “I babbani ?! Loro non vedono niente, dico bene ?” rispose Stan Picchetto. “No, ma se li pizzichi con la bacchetta, certo” disse ridendo la testa penzolante. Il Nottetempo, all’improvviso, girò, finché la testa penzolante, voltandosi verso la strada, disse: “Henry, vecchietta a ore undici !”. Il conducente, allora, tirò una leva ed il bus, fermandosi proprio all’ultimo istante, fece andare a sbattere Clarice contro il finestrino, mentre Artemisia cadde contro Stan Picchetto, il quale era intento a leggere “La Gazzetta del Profeta”. La vecchietta era lentissima ad attraversare la strada, ma la testa penzolante incominciò a fare il conto alla rovescia: “10…9…8…7…6…5…4…3…3,5…2…1 e tre quarti…sì !” ed il bus ripartì a tutta velocità, sfiorando la vecchietta per un soffio e Clarice, per la forte spinta, ritornò a sedersi sul letto di prima; Artemisia, invece, dopo essersi ripresa dalla botta, rimase sulla spalla di Stan Picchetto, dando una sbirciatina alla “Gazzetta del Profeta”. Sulla prima pagina del giornale, Clarice vide una fotografia; quindi, chiese: “Chi è quello ? Quell’uomo ?”. Stan Picchetto chiuse il giornale e, dopo averlo voltato verso Clarice, le rispose: “ Chi è questo ?! Tu chiedi chi è questo ?! E’ Sirius Black, ecco chi è ! Non dirmi che non hai mai sentito parlare di Sirius Black ?” e Clarice scosse negativamente la testa. “Ehi, topo, neanche tu hai mai sentito parlare di Sirius Black ?” disse Stan Picchetto, guardando Artemisia sulla sua spalla ed anche il furetto, scosse negativamente la testa; quindi, Stan Picchetto spiegò, rivoltando lo sguardo verso Clarice: “ E’ un assassino ! L’hanno pure sbattuto ad Azkaban, per questo”. “Come è scappato ?” domandò Clarice. “Bé, è proprio questa la domanda: è stato il primo che ce l’ha fatta ! Era un grande sostenitore di Tu – Sai – Chi. Ne avrai sentito parlare ?” rispose Stan Picchetto ed Artemisia deglutì per la paura, solo nel sentirlo nominare. “Sì…ne ho sentito parlare” disse Clarice.

Il Nottetempo passò sopra ad un ponte e la testa rimpicciolita e penzolante, disse: “Herny, due autobus a due piani, ad ore dodici”, ma il conducente continuava a guidare, come se niente fosse; quindi, la testa penzolante, gridò: “ Si stanno avvicinando, Henry ! Henry, quelli ci vengono addosso !”. Il conducente, allora, frenò di colpo e, dopo aver tirato una leva, il bus rallentò tutto ad un tratto e si restrinse, passando esattamente tra i due bus a due piani: “ Ehi, ragazzi: perché quelle facce lunghe ?” disse ridendo la testa penzolante e, dopo essere passati in mezzo ai due bus, ritornarono normali ed il Nottetempo ripartì a tutta velocità. Poi, ad un certo punto, la testa penzolante, vedendo che, la direzione per il Paiolo Magico era da un’altra parte, gridò: “Henry, abbiamo sbagliato strada ! Dovevamo prendere quella di destra !”. Il conducente, allora, frenò, di nuovo, di colpo e, dopo aver tirato una leva, il bus si fermò ed incominciò a girare, molto velocemente, su se stesso: Clarice si dovette tener stretta ad un palo per non essere scaraventata a destra o a sinistra cosa che, invece, accadde alla povera Artemisia la quale, non riuscendo a tenersi attaccata alla spalla di Stan Picchetto, volò fino in fondo al bus: “Artemisia !” gridò Clarice, vedendosi passare il suo furetto, a tutta velocità, accanto a se. Il conducente, poi, tirò un’altra leva: il bus si fermò ed imboccò la strada giusta. “Ora sì che ci siamo” disse la testa penzolante. Dopo essersi ripresa, Clarice corse verso il fondo del bus e disse: “Artemisia ! Artemisia ! Dove sei ?! Oh, papà non me lo perdonerà mai, se non ti ritrovo”; ma, fortunatamente per lei, sentì dei versetti. Clarice, allora, guardò verso un angolo, per vedere Artemisia incastrata dentro ad un tubo di scarico e, l’unica parte del corpo che si poteva vedere di lei, era la sua coda. Clarice, allora, la tirò fuori e rise, nel vederla tutta sporca di fuliggine: “Lo sai che sei propria ridicola: se, in questo momento, ti vedrebbe papà, riderebbe anche lui” e, con un colpo di bacchetta, la fece ritornare del colore di prima; poi, mentre la teneva in mano, ritornò a sedersi sul letto di prima, mettendo Artemisia accanto a lei.

Il Nottetempo, arrivò, finalmente, accanto al Paiolo Magico e, la testa penzolante, disse: “ Ci siamo quasi ! Ci siamo quasi !”; Henry, allora, tirò una leva e, proprio come era successo poco prima, il bus si fermò di colpo facendo finire, nuovamente, Clarice contro il vetro ed azionando, l’allarme della macchina davanti a loro. “Il Paiolo Magico” disse Stan Picchetto. “Prossima fermata: Knocturn Alley” disse la testa penzolante.

Clarice si voltò, per vedere dietro di lei, un tipo basso, brutto e con la gobba, il quale le disse: “ Signorina Piton: finalmente è arrivata” e, dopo che ebbe preso il baule, scese dal bus, seguito da Clarice e da Artemisia, la quale si era già andata a mettere sulla spalla della sua padroncina. Fecero appena in tempo a scendere, che il Nottetempo ripartì a tutta velocità. Il tizio gobbo entrò dentro al Paiolo Magico, mentre Clarice si fermò fuori, a guardare l’insegna del locale: una strega che mescolava una pozione nel calderone; poi, mentre entrava, il tizio gobbo riuscì e, con un solo cenno della mano, fece smettere l’allarme delle macchina e, rientrando, seguì Clarice. All’interno del Paiolo Magico, vi erano molti maghi e streghe, intenti o a bere il the, oppure a conversare. Il tizio gobbo fece cenno a Clarice di salire sopra le scale; quindi, le salì, seguita, ovviamente, dal tizio gobbo, il quale, aprì una porta: “Hedwige !” disse entusiasta Clarice, vedendo, all’interno della stanza, la sua civetta bianca e, andando da lei, l’accarezzò, mentre il tizio gobbo richiudeva la porta dietro di se, ed Artemisia emetteva dei versetti, anche lei contenta per aver rivisto la civetta. “Civetta intelligente la sua, Signorina Piton. È arrivata giusto cinque minuti prima che arrivasse lei” disse il tizio gobbo. Ad un certo punto, qualcun altro nella stanza, si schiarì la stanza; quindi, il tizio gobbo fece accomodare Clarice su una sedia e, dopo che si fu seduta, Artemisia si mise sulle sue ginocchia guardando, insieme alla sua padroncina, un altro tizio che dava loro di spalle e che guardava fuori dalla finestra; poi, il tizio spiegò: “Come Ministro della Magia è il mio dovere informarti, Signorina Piton, che questa sera, sul presto, la sorella di tuo zio, è stata localizzata; era appena sud di Sherpy: volava intorno ad una ciminiera. Il Dipartimento di Cancellazione della Magia Accidentale, si è subito attivato e lei è stata, correttamente sgonfiata e la sua memoria modificata. Non avrà alcun ricordo dell’incidente, in alcun modo” e, si voltò e, durante tutto il suo discorso, una penna d’oca aveva scritto, da sola, sopra un foglio che vi era sulla scrivania. Poi, il Ministro della Magia, continuò dicendo: “ E, questo, è quanto e, quel che è bello, nessuno si è fatto male”. “Emmm…Ministro ?” lo chiamò Clarice. “Sì” disse il Ministro della Magia. “Non riesco a capire” disse Clarice. “Capire ?!” disse stupito il Ministro della Magia. “Ho infranto la legge: i minorenni non possono usare, a casa, la magia” disse Clarice. “Suvvia, Clarice: il Ministero non spedisce qualcuno, ad Azkaban, perché ha gonfiato la zia” disse il Ministro della Magia ed il tizio gobbo fece una strana risata; così strana, che sia il Ministro della Magia; che Clarice e persino Artemisia, lo guardarono malamente e, costui, smise subito di ridere; poi, il Ministro della Magia aggiunse dicendo, mentre andò dietro a Clarice: “D’altro canto, scappare come hai fatto, visto lo stato delle cose, è un gesto di grande, grande irresponsabilità, Signorina Piton”. Clarice si voltò e, stupita, disse: “Lo…lo stato delle cose, Signore ?!”. “C’è un assassino in circolazione” disse il Ministro della Magia. “Sirius Black, intende ? Ma cosa centra lui con me ?” chiese Clarice. “ Niente, è ovvio” rispose ridendo il Ministro della Magia; poi, andando accanto a Clarice, le prese la mano ed aggiunse dicendo: “Sei al sicuro ed è questo che conta. E, domani, ti rimetterai in viaggio per Hogwarts” e, dopo aver anche accarezzato Artemisia sulla testa, ritornò alla sua scrivania. Clarice ed Artemisia si guardarono stranamente, finché il Ministro della Magia non le disse, indicando i libri su uno scaffale contro i muri: “Ah, questi sono i tuoi nuovi libri di scuola: mi sono preso la responsabilità di farteli portare qui. Ora, Tom, ti indicherà la tua stanza”. Il tizio gobbo, che si chiamava Tom, spostò la sedia di Clarice, la quale sobbalzò dalla paura e le fece cenno di seguirlo; Clarice, allora, si alzò dalla sedia, tenendo tra le mani Artemisia e, dopo aver allungato il braccio sinistro, disse: “Hedwige” e la sua civetta bianca volò sopra di esso; poi, seguì Tom. “Oh, a proposito Clarice: mentre sei qui, sarebbe meglio se tu non…andassi in giro” disse il Ministro della Magia. Clarice lo guardò stranamente; ma, poi, seguì il Tom, il quale la condusse verso la sua camera: “Eccoci arrivati, Signorina Piton: questa sarà la sua camera, mentre soggiornerà qui” disse Tom, dopo aver aperto una porta e, mentre Clarice vi entrava, continuò dicendo: “Non è molto grande e, spero, che sia adatta alle vostre esigenze”. “Va bene; mi piace lo stesso, anche se non è grande” disse Clarice. “Se ha bisogno di qualcosa, Signorina Piton, non deve far altro che chiamare la donna delle pulizie” disse Tom. Clarice si voltò verso di lui e gli disse: “Grazie ancora di tutto” e, dopo che Tom ebbe fatto un piccolo inchino, uscì dalla stanza, chiudendo la porta. “Bé, finalmente ci siamo” disse sospirando Clarice e, dopo aver messo a terra Artemisia, la quale incominciò a perlustrare la camera, si diresse verso il suo baule e, dopo averlo aperto, ne prese fuori la foto dei suoi genitori; poi, disse, mentre la guardava: “Ho combinato un verso disastro ma, fortunatamente, il Ministro della Magia non mi ha espulso da Hogwarts; secondo me, c’è lo zampino del nonno. Comunque, ora sono contenta che si sia risolto tutto al meglio” e, dopo aver dato un bacio alla foto, la mise sul comodino.

  
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