4° capitolo

Passione

Vuoi un figlio da Ninfadora Tonks, Remus?

Forse.

Vuoi amore?

Forse.

Sesso?

Forse.

Passione?

Mai.

Era lei il tuo fuoco.

Era lei.

Vuoi bruciare, Remus?

Voglio scottarmi forse.

Sensualità.

Magia.

Quel letto, Lei.

Concepimento.

Concepimento di un sogno.

Criptico come discorso.

Criptico è il passato.

Come il futuro, dunque.

Il Presente accantoniamolo, non è poi così divertente.

Vuoi divertirti, Luna?

Voglio bruciare con te.

Anche la nostra è Passione, Luna?

Mi farei rapire per sentire quelle lenzuola scaldarsi, incandescenti.

La passione umana, vero?

La passione è divina.

Gli dei erravano cedendole.

Questo lo dici tu.

Mi vuoi?

Ti voglio vedere felice.

Lo sono.

La goduria che provate nella passione è nulla in confronto a quella provata nel ricordo.

Menti.

Le menzogne sono cose umane, Remus.

Spiegati, allora.

Tu e lei. Nel calore liquido del piacere. Potrebbe essere un ricordo rischioso, Remus.

La mia vita è un ricordo rischioso.

Bagnati nella nebbia di questi pensieri.

La nebbia non bagna.

Le lacrime sì.

“Sala Grande

Hogwarts

Anno 1981

Remus Lupin era rimasto seduto sulla panca in legno della tavolata di Grifondoro, con lo sguardo perso fantasticava. La segreta passione che lo logorava era forse ormai giunta ad un punto di non ritorno. Desiderava non solo un corpo ma un'anima. E l'avrebbe venduta al diavolo, la sua, se fosse servito a possedere per un attimo quelle labbra. Ma non sarebbe servito. Sforzi vani e nulli.

Come quando i denti mordono il copriletto per non sentire dolore e si tramutano in fauci in esso.

Bestia.

Poche volte aveva provato un così immenso desiderio di mordersi o di mordere. Forse di morderla.

L'uomo è bestia ma la bestia purtroppo non è uomo.

Un digiuno di costrizione e castrazione che può delapidare i nervi. Lei era un'ossessione, desiderio impunito ed impunibile. Non fa parte di lui il saperla vicina. Non fa parte di lei il saperlo lontano. Crudele filamento logorato dalla passione. Il sapere e il non sapere. Entrambi desiderosi. Entrambi inconsapevoli.

Narcissa Black entrò nella sala con un passo ovattato di chi ai piedi non porta altro che la leggerezza del sonno. La camicia da notte azzurra aveva i bottoni slacciati sul collo e la trasparenza delle pieghe mostrava l'ombra tonda dei fianchi. Il solco dei seni rapì lo sguardo del giovane grifondoro. Nudità greca. Perfezione.

Gli occhi parlavano.

Spogliati.

Imperativo come la passione."

Interrompimi.

Eccitazione?

Follia.

Dolore?

Desiderio.

Vita.

Vita?

Calmati, Remus. Non vedrai nulla stanotte.

So di averla amata fisicamente.

Prima hai vissuto molto altro.

Platonico.

Sentimento.

Vita.

Proseguiamo.