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Autore: JadeDaniels    25/11/2012    0 recensioni
Mi trovavo in piedi davanti al primo bivio della mia vita. Ogni strada avrebbe portato ad una decisione diversa, a una vita diversa.
Avevo il cuore in gola e un nodo allo stomaco. A scuola non mi avevano mai insegnato cosa fare in queste situazione, mia mamma non mi aveva preparato a questo.
Lo sapevo che sarebbe stato difficile, la paura aumentava.
Erano li, fermi ad aspettarmi all'inizio della via, mi tendevano la mano.
Iniziai a tremare, e no, non erano brividi di freddo. Chiusi gli occhi e tirai un sospiro poi misi un piede dietro l'altro e intrapresi la strada che sapevo mi avrebbe resa felice per la prima volta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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"Dunque, voglio assolutamente andare alla Luis Vuitton, ho sempre voluto una sua borsa, senza contare che dobbiamo prenderci qualcosa da mettere per il concerto natalizio che faranno questa sera. Dobbiamo anche andare dal parrucchiere e magari perchè no anche dal truccatore? Dopotutto abbiamo 50.000$ nelle nostre mani, senza contare tutti i soldi che hanno dato mamma e papà".
Mia sorella era su di giri più di me e Ashley messe insieme, ma aveva ragione. La sera stessa saremmo andare alla festa di Natale Newyorkese in presenza di molti personaggi famosi, per lo più avevamo i pass per le quinte, e molto probabilmente saremmo riuscite ad incontrare anche qualcuno. Non ci saremmo mica potute presentare vestite e truccate da scolarette.
Trovare un parrucchiere e un truccatore a New York non si rivelò un impresa poi così complessa, avevamo l'imbarazzo della scelta. 
"Questo mi ispira, non riesco nemmeno a leggere il nome ma mi ispira" disse Ashley aprendo la porta di un parrucchiere che nemmeno io e mia sorella riuscivamo a pronunciare il nome.
"Salve, noi vorremmo fare capelli e trucco" disse mia sorella sicura di quello che stava dicendo.
La signorina che si trovava dietro al bancone ci guardò sorridendo.
"Certamente signorine, abbiamo un posto alle cinque e mezza, per voi va bene?"
Erano le tre e mezza, avremmo avuto il tempo di trovare il vestito nell'arco di tempo, prendemmo l'appuntamento e iniziammo a girovagare per i milioni di negozi che ci si presentavano davanti uno dopo l'altro.
Avevano tutti degli abiti stupendi, ma nessuno sembrava appartenere a una di noi.
"Ragazze il tempo sta passando, sono le quattro e mezza, tra mezzora abbiamo l'appuntamento, ci dobbiamo dare una così detta, MOSSA" disse Ashley terrorizzata dal fatto che non riuscissimo a trovare gli abiti giusti.
"A che ora inizia il concerto stasera?" chiese Jessica guardandoci perplesse.
Tirai fuori dalla borsa il pass sul quale c'era scritto l'orario.
"Beh, qui sul passo c'è scritto 20" risposi riponendolo nuovamente in borsa.
"Nel caso non trovassimo niente, potremmo comunque venire a cercarlo dopo, c'è ne di tempo" continuò mia sorella.
"Non sappiamo quanto tempo ci mettiamo dal parrucchiere, e poi per il trucco bisogna coordinare i vest.."
Ashley non ebbe il tempo di finire la frase che trovò davanti a lei un negozio, contente 3 manichini. Uno con indosso un vestito diverso.
"Quello a destra è mio" disse Jessica indicando un bellissimo vestito verde pteroglio
"Quello in centro è mio, niente discussioni eh" dissi prima che Ashley potesse prenderlo. Era un vestito rosa confetto.
"Prendeteveli pure, io penso di essermi innamorata di quello a sinistra." Il vestito scelto da Ashley era di un viola perlato.
Ogni vestito aveva un particolare differente. Quello di mia sorella aveva una scollatura molto profonda sul davanti, quello di sonia era fatto a balze, mentre il mio aveva una scollatura più che profonda sulla schiena, che partiva dal collo fino a fine della schiena. Le scarpe che il manichini portavano sotto di loro erano coordinati con il vestito, e con loro c'erano anche le porchette.
Entrammo dentro al negozio, la commessa non appena le indicammo gli abiti sui manichini fù felice di dirci che erano gli ultimi modelli.
Impacchettò il tutto, pagammo e ci incamminammo dal parrucchiere/truccatore.
Non appena arrivammo, la signorina che ci aveva accolto precedentemente ci fece un sorriso, e ci fece accomodare nella saletta di attesa, ci offrì qualcosa da bere e poi tornò alla sua postazione.
"Secondo voi quanto chiederanno per questo "trattamento" che dobbiamo fare?" chiesi preoccupata che i soldi che avessimo non bastassero.
"Sul cartellone c'è scritto che capelli è trucco costano 1.500$, noi ne abbiamo spesi 1.500 per l'abito, 200 per le scarpe e 300 per le scarpe, questo vuol dire che in tutto oggi spenderemo 3.500$, c'è ne rimangono ancora 46.000$, tranquilla." Ashley fece velocemente un calcolo rapito. Non avevo mai speso così tanti soldi in un solo giorno, e per così poche cose che qualche tempo fa, mi sarebbero sembrate pure stupidaggini.
Dopo qualche minuto di attesa, la signorina ci venne a chiamare, prese i nostri soprabiti e ci fece accomodare su delle comode sedie bianche, davanti a dei grossi specchi tutti circondati da delle luci. Ad ognuna di noi venne affidato un parrucchiere. Successivamente, poi, saremmo andate nella zona make-up per il trucco.
"Io sono Jeremy" disse un signore avvicinandosi a me.
Il parrucchiere di mia sorella si chiamava Jason e quello di Ashley, Malcom.
"Dimmi, dove devi andare di bello? Festa importante? Festa tra amici? A lavarti i piedi? Dimmi tutto". 
Jeremy sembrava una persona molta simpatica e gentile. Sorrisi alla sua richiesta e le dissi per che occasione mi sarei dovuta "fare bella".
"Stasera devo partecipare al concerto natalizio che ci sarà qui a New York, ho i pass per le quinte, quindi vorrei qualcosa di.."
"So esattamente che cosa fare, sei una biona stupenda, occhi azzurri e carnagione chiara, non potrei chiedere di meglio. Faremo qualcosa di molto semplice. Ecco cosa avevo pensato.."
Jeremy non mi fece nemmeno finire la frase che un vulcano di idee lo inondarono.
"..hai una bella lunghezza ma voglio allungartela ancora, quindi applicheremo delle extations, poi ti schiarirò i capelli, li farò diventare di un bellissimo biondo pallido pallido, tranquilla non ti faccio bianca come le vecchi. Poi faremo la piega, e li porteremo tutti avanti per valorizzare il fatto che hai i capelli molto più lunghi. Che ne dici?" 
Non avevo capito molto di quello che Jeremy aveva detto, mi affidai a lui e lasciai che il suo "genio" si mettesse all'opera.
Solo l'applizacione dell extations fece passare un ora di tempo, la tinta un'altra ora e la stiratura un'altra mezzora.
"Sono le sette e mezza" disse Ashley dirigendosi verso il make-up.
"Va be anche se arriviamo più tardi non succederà nulla, tanto dobbiamo stare la fino a mezzanotte" commentò mia sorella.
"Oh si ragazze, state tranquille, tanto inizia sempre alle nove e mezza lo spettacolo la" disse Malcom ripulendo la sua postazione.
Mia sorella era già andata nella zona make-up.
Salutai Jeremy e mi avviai anche io al trucco.
La sala del make up era divisa in tanti stanzini, io entrai in uno dove ad attendermi c'era una ragazza di nome Jenny.
Feci la sua conoscenza e subito si mise all'opera.
"So che hai un impegno quindi cercherò di fare abbastanza in fretta senza perdermi troppo nelle parole. Devi solo dirmi come ti vestirai."
"Avrò un vestito rosa confetto, e delle scarpe nere, con una porchette anche essa nera con dei ricami rosa."
Jenny mi guardò poi iniziò a prendere fondotinta, ombretti ecc..
Nel giro di mezzora il trucco era terminato ed era stupendo. Avevo gli occhi non troppo truccati ma stupendi. Un ombretto rosa pallido sfumava le mie palpebre. Una buona dose di mascara riempiva le mie ciglia e un rosa confetto brillava sulle mie labbra. La matita che passava attorno agli occhi, rendeva tutto ancora più stupendo.
Ringraziai Jenny e uscii dallo stanzino dove mia sorella e Ashley mi stavano attendendo, belle come non mai.
Ashley aveva i capelli raccolti da una coda semplice ma bellissima, gli occhi truccati di un viola smeraldo. Mia sorella aveva capelli bocclosi e lucenti, con un trucco blu e azzurro. Erano stupende.
"Dobbiamo ancora cambiarci, diamine" dissi guardando l'orologio che segnalava le otto e venti.
"Con il vostro permesso" disse la signorina che si trovava all'entrata "ogni partecipante a quella serata che ha i pass per le quinte ha diritto a una macchina, ha chiamato prima un signore, Astoria se non sbaglio, e vi ha mandato una macchina a prendervi, è già qua fuori".
Pagammo il conto più in fretta che potessimo, e ringraziando il signor Astoria, salimmo in macchina. Una macchina abbastanza grande per permetterci di cambiarci.
"Quella è la mia scarpa" 
"Quella non è la mia borsa?"
"Guarda che quella è la mia!"
"I capelli, se metto il vestito si stropicciano"
"Eccola dov'era la scarpa, no aspetta, Ashley questa è tua"
"Oh si è questa è tua"
"La borsa, si questa è mia".
Fù il tragitto più movimentato nella storia dei tragitti movimentati. Nessuno riusciva a trovare le sue cose, sbattemmo la testa sul tettuccio della macchina una decina di vole ciascuna. 
"Siamo arrivati" disse la macchina fermandosi.
Un gentil'uomo venne ad aprirci lo sportello della macchina ed eccoci, messe nelle migliori delle condizioni, capelli a posto, trucco fatto, vestito nuovo, niente sarebbe andato storto quella sera, sarebbe stato tutto incredibilmente stupendo.
Davanti a noi c'era un lungo tappeto rosso con al fondo due grossi omoni spessi quanto un armadio, alti 3 metri vestiti tutti di nero, con occhiali da sole, nonostante fossero le otto e mezza di sera, e con auricolari alle orecchie. 
"Guardie del corpo?" chiese Ashley.
"Penso che siano quelli che guardano se hai i pass o cose varie".
Ci stavamo avvicinando sempre di più a quegli omoni, Ormai eravamo arrivati davanti a loro.
"Avete i pass?" chiesero con il massimo della serietà.
Tirammo fuori ognuna il proprio pass e lo mostrammo. 
I due fecero un cenno con la testa e ci lasciarono passare dietro un telo dove si trovava un'altro tappeto rosso, sta vola conducibile a una specie di porta.
"Dove porta secondo voi quella porta?" chiese Jessica.
Scoprimmo presto dove portasse. Non appena oltrepassata si spalancò un intera baraonda di persone, tutte fornite di un calice di champagne, che venne offerto successivamente anche a noi da una gentilissima cameriera.
"Siamo in una specie di stanza?" chiesi a mia sorella e a Ashley.
Sulla nostra sinistra si estendeva un lungo corridoio tutto bianco con diversi stanzini, che successivamente si rivelarono camerini. Dal momento che non avevamo diea di chi si esibisse quella sera, sbirciammo i nomi che si trovavano sulle porte di essi.
"Mariah Carey, Uscher, Taylor Swift, Justin Bieber, Taylor Lautner, Kristen Stewart"
"Momento, ma Taylor Lautner e Kristen Stewart non sono dei cantanti" disse Jessica rileggendo i nomi sulle porte.
"Beh, saranno i presentatori, o gli ospiti non lo so" rispose Ashley.
Io però ero rimasta su quel nome, Justin Bieber. Lo aveva ascoltato parecchie volte da quando ero arrivata in Canada, sapevo a memoria la maggior parte dei suoi pezzi e beh, incominciavo a pensare che era veramente un bel ragazzo.
"Justin Bieber, perché fissi tanto sto nome?" chiese mia sorella avvicinandosi al camerino di Justin davanti al quale io ero immobilizzata.
"No niente, è che lo ascolto già da un periodo. E' veramente un bravo ragazzo e anche molto carino".
Spostati finalmente il mio sguardo dal nome Justin Bieber.
"Abita nel nostro stesso quartiere sai?" disse Ashley "C'è un po' più in giù della nostra casa c'è quella dei nonni. Passa li tutte le feste ma da quando mi sono trasferita io, non ho visto la sua ombra".
Rimasi spiazzata. Justin abitava veramente così vicino a casa mia.
Mentre ero assorta dai miei pensieri un fotografo si avvicinò a noi.
"Ehi ragazze, posso farvi una foto?" chiese mostrandoci la macchina fotografica.
"Si certo" rispose Ashely.
Ci mettemmo in posa e *clic* la foto fù scattata.
"Posso sapere i vostri nomi? E per segnarvi alla partecipazione della serata".
"Si certo non c'è problema, io sono Jade Daniels,lei è mia sorella Jessica Daniels e lei è Ashley Taylor" parlai a nome di tutti.
Il fotografo appuntava i nomi su un blocchetto.
"Perfetto, ci rivedremo durante la serata tanto, a dopo ragazze".
"Oh scusa" qualcuno aveva sbattuto contro Ashley.
Non ebbe il tempo di girarsi per rispondere che incontrò lui, Taylor Lautner era proprio dietro di lei a chiederle se le aveva fatto male, a scusarsi.
"Tutto bene? Scusa ero di fretta perché devo uscire a presentare il primo artista, ci vediamo dopo". 
Si scusò un'ultima volta con Ashley e subito scomparve.
"Oh W O W" disse annusando la scia di profumo che Taylor aveva lasciato dietro di lui.
"Quello che si dice amore a prima vista" disse scherzosamente mia sorella.
Ashley era ancora un po' scossa dall'accaduto.
"Che dici se noi andiamo a prendere una boccata d'aria Ashley mentre tu Jade aspetti qui?" disse mia sorella prendendo Ashley da un braccio e portandola, con molta cautela, fuori a prendere una boccata d'aria.
Non appena anche loro sparirono, qualcosa dentro alla mia porchette vibrò, era il cellulare. Qualcuno mi stava chiamando.
*Aaron*
Presi la chiamata.
"Ehi"
"Ma dove siete?" chiese tutto arrabbiato
"Siamo andate a una festa, ma cos'hai?"
"Credevo che avremmo passato la serata come ieri sera, ad aspettare la mezzanotte per festeggiare tutti insieme".
"Veramente non avevamo programmato proprio niente, anche perché sapevamo già che oggi saremmo dovute andare fuori, e ai poco da arrabbiarti e metterti ad urlare al telefono".
"Con chi sei?" chiese alzando ancora di più la voce.
"Scusa? Ora devi perfino controllare con chi esco? E comunque sono con mia sorella e con Ashley, qualcosa in contrario?"
Senza che io me ne accorsi, la porta di un camerino si aprì.
"Ti ho solo chiesto con chi eri, vedi di non alzare troppo la voce".
Le parole che mi stava rivolgendo Aaron erano un po' troppo per me. Non vedevo il motivo di tutta quella rabbia.
"Tu così non mi parli. Mi chiami per chiedermi che cosa sto facendo, con chi sono, dici che avevamo organizzato di passare una serata insieme quando in realtà ti sei inventato tutto tu, sto cercando di passare una bella serata, se volevi rovinarmela c'è l'hai fatta".
Chiusi la cornetta senza lasciare ad Aaron il tempo di rispondere. Non avevo proprio voglia di sentirmi ulteriormente gridare addosso.
"Ragazzo geloso e protettivo il tuo".
Una voce, proveniente da uno dei camerini si rivolse a me. 
Un ragazzo dai capelli biondo scuro, dagli occhi color miele uscì dallo stanzino e si avvicinò a me. 
Mi trovavo davanti a lui, a quel ragazzo che avevo ascoltato per così tanto tempo nella mia nuova camera, che avevo guardato così tante volte tramite un pc. Ero spiazzata, terrorizzata, euforica, stranita.
"Lui.. ehm, non è il mio ragazzo."
*Oh wow Jade, la risposta più azzeccata da dare mi dicono* pensai tra me e me.
"Chiedo scusa, non volevo origliare la telefonata ma ho sentito delle "urlare" e volevo capire da chi provenissero" disse chiudendo la porta dietro di lui.
"Chiedo scusa, non volevo urlare.. E che mi ha..mi ha presa.." non riuscivo a trovare le parole, avevo la salivazione che rallentava a dismisura il cuore che batteva più forte del previsto, il sangue che non pompava più il sangue. 
*Cosa mi prende?* pensai. Non avevo mai provato una sensazione del genere, mai.
"Tranquilla, oh comunque io sono Justin". Il ragazzo dagli occhi color miele si avvicinò a me porgendomi la mano. Io gli e l'afferrai.
"Piacere Jade".
"Sei un ospite?" chiese incuriosito
"Umm no, sono qui con delle amiche, perché ci hanno fatto una specie di "regalo" di Natale" risposi tranquillizzandomi.
"Un bel regalo"
"Justin devi essere in scena tra pochi minuti" un addetto ai suoni si avvicinò a lui trascinandolo quasi via.
"Oh si arrivo" mentre si stava per allontanare si girò verso di me "Ci vediamo quando ho finito l'esibizione". Le sorrisi. Si girò per un'ultima volta. "E per la cronaca, penso che che chiunque sarebbe geloso e protettivo nei tuoi confronti... Me compreso"
Justin voltò l'angolo.
Mai provata una sensazione del genere. Sembrava che tutto fosse scomparso dalla mia mente. Avevo uno sguardo assente ed energico. Fissavo il pavimento quasi come se stessi cercando di capire se era successo tutto per d'avvero o me lo ero semplicemente immaginato. Niente da fare, era tutto vero, tutto reale, era successo veramente.
"Ehi sorellina, Justin si sta per esibire, vieni un po' a sentire".
Mia sorella era rientrata con Ashley al suo seguito. Percorsi quel piccolo pezzo di corridoio e andai fuori, nelle prime file per poter assistere al concerto.
La voce di quel ragazzo era stupenda, ancora più bella di quanto me la potessi ricordare. Per un secondo chiusi gli occhi. Mi sembrava di essere all'interno della mia camera Canadese ad ascoltarlo ad alto volume. Potevo sentire le urla di mia madre che dice di abbassare un po' il volume. Posso percepire la voce bisbigliante di mia sorella che canta i ritornelli delle sue canzoni nella camera accanto.
L'aria era fresca, riaprii gli occhi. La sua voce continuava a risuonare, mi pervadeva completamente.
La musica terminò. Scoppiai in un grosso applauso come del resto fece l'intera platea che si trovava davanti al palco sul quale Justin si esibì. Era tutto meraviglioso. L'aria del Natale si faceva sempre più forte. Mi sentivo felice, ero felice. 
Fuori si gelava, decidemmo così di rientrare dentro.
"Devo assolutamente trovare Taylor, assolutamente!". Ashley sembrava decisa ad avere una conversazione più che seria con Taylor. Era stupendo vedere come guardava furtivamente in torno per cercare di trovarlo. 
Io, d'altro canto, non mi illusi troppo del fatto che Justin potesse venire a cercarmi nuovamente per "parlare".
"Sono le undici e mezza, tra mezzora è Natale." Mia sorella continuava a tenere d'occhio loro. Forse non si era ancora accorta che fuori, a grande schermo, c'era l'immagine di un orologio che segnava quanto tempo mancasse a Natale.
"Ora canta Taylor Swift, venite a sentirla?" chiesi a mia sorella e a Ashley.
"No fa troppo freddo fuori" rispose mia sorella.
"Devo guardare se Taylor rientra sorry". 
Accettai di buon grado le motivazioni di mia sorella e Ashley, ma decisi ugualmente di andare a sentire Taylor cantare. Amavo la sua voce.
Ero li, poco prima dell'uscita. Riuscivo a vedere a malapena Taylor cantare, ma sentivo ugualmente la sua voce. Era come una dolce melodia, una colonna sonora, una d'amore. Mi stavo lasciando trasportare da quella ninna nanna.
"Oh eccoti qui, come mai tutta sola? Le tue amiche ti hanno abbandonata?" 
Justin spuntò dalle mie spalle con mio grande stupore.
"Eh?.. Um, veramente, una aveva freddo e l'altra sta cercando di beccare Taylor Loutner, quindi.."
"Oh, capisco, beh effettivamente, non hai freddo?" mi chiese guardando il colorito della mia pelle.
"Si un po' ma tanto tra poco entro".
Justin si tolse la felpa che aveva addosso e me la porse.
"Ho ballato e cantato fino ad adesso, sto morendo di caldo, veramente, tieni pure".
Non volevo accettare, non mi sembrava il caso. Ma ammetto che il freddo mi sta per mandare in ipotermia. Presi la sua felpa e me la misi.
"Voi ragazze con i vostri vestitini e con le vostre scollature" disse Justin sghignazzando.
Mi misi a ridere.
"Beh, ogni tanto anche noi dobbiamo farci belle."
Girai il mio sguardo verso Justin. Lui ricambiò.
"Credo che tu sia bella anche senza vestiti corti o trucco in viso" rispose di tutto tono.
Sorrisi, e abbassai nuovamente lo sguardo cercando Taylor. La sua voce si fermò. Aveva finito l'esibizione. Justin si appoggiò dalla parte opposta del muro su cui io ero appoggiata.
"Allora, Jade, sei di qui?"
"No, sono in vacanza qui, vengo da Stretford, Canada"
Justin rimase spiazzato.
"Anche io sono di Stretford, beh veramente ora la mia casa e l'intero mondo.. Viaggio molto per lavoro" si spiegò.
"Si lo so, abiti, o meglio, i tuoi nonni non abitano non molto lontano da me." 
"E come mai io non ti ho mai vista prima dora?" chiese sbalordito.
"Mi sono appena trasferita da Torino, Italia." risposi sorridente.
"Italia? Ci sono stato in Aprile. Veramente un bel posto.. Si mangia bene".
Mi misi a ridere. Sapevo perfettamente che chiunque fosse stato almeno una volta in Italia l'avrebbe ricorda sempre per l'ottima cucina. 
Mentre stavamo parlando la borsa vibrò di nuovo. 
Presi il cellulare in mano.
*Aaron*
Aveva scritto un messaggio lungo quanto una quaresima. Spensi lo schermo e lo rimisi nella borsa.
"Non si rassegna il ragazzo?" chiese Justin fissando il suo sguardo sulla mia borsa.
Non sapevo nemmeno io che cosa risponderle.
"C'è gente che non si rassega nemmeno davanti all'evidenza" le risposi stanca di sentirmi dire in continuazione di come Aaron e io potessimo stare bene assieme.
"Bene, manca un minuto a Natale" disse Taylor.
Il pubblico iniziò il conto alla rovescia.
"Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno.. BUON NATALE".
Milioni e milioni di fuochi d'artificio sprizzarono in cielo formando alberi di natale e stelle cadenti. Il viso di Justin era illuminato dalle luci dei fuochi. I miei occhi si specchiavano in quei colori. 
Justin distolse lo sguardo dal cielo si avvicinò a me e mi disse, all'orecchio, in modo che io potessi sentirlo, Buon Natale.
Sorrisi, mi avvicinai al suo orecchio e le dissi, Buon Natale.
La serata si concluse con una bottiglia di champagne e con il numero di telefono di Justin salvato nella mia rubrica.
Anche a Ashley andò più che bene. Taylor, alla fine, tornò a parlarle. Passarono tutta la sera a parlare e a scherzare, mentre mia sorella, passò la serata al cellulare con Davide.
Erano le due e mezza quando risalimmo in camera.
"Sono morta" disse Ashley buttando a terra il soprabito e la borsa.
"Penso di non sentire più i piedi" disse Jessica buttando le scarpe all'aria.
"Io sto bene" dissi mostrando un sorriso.
"Il caro vecchio Justin, ha scagliato la freccia?" chiese Ashley sbottonandosi il vestito.
"Oh no, Ashley, ha fatto qualcosa di meglio, ha scagliato il suo numero" concluse mia sorella.
"E dai, non iniziate" risposi saltando sul letto. "Lui è famoso. Io beh. Dai insomma. Non fatemi illudere più di quanto non mi stia già illudendo io".
"Mica è illudersi sperare che qualcosa vada per il verso giusto. Anzi, è un buon modo per prepararsi a quello che potrebbe succedere". 
Mia sorella era saggia come al solito. Mi disse quella frase che, mi tranquillizzò cuore e anima.
Nel giro di pochi minuti ci mettemmo tutti sotto le coperte, pronte a recuperare il sonno arretrato. Estrassi il cellulare dalla borsa. C'era ancora il messaggio di Aaron. Decisi di leggerlo.
 
Si lo so, prima al telefono ho urlato e ti ho dato contro
senza una vera motivazione. Forse perchè sono stupido
o forse perchè, non lo so nemmeno io che cosa mi è preso
e solo che speravo che potessi posare assieme la vigilia di Natale.
Non sapevo che avevi già organizzato altro con tua sorella e Groppi.
In qualsiasi caso spero che tu non ti sia rovinata la serata
e che ti sei divertita il più possibile. Io l'ho passata con
Peter e con due ragazze che abbiamo conosciuto oggi in centro
sono veramente simpatiche, magari domani te le potrò fare conoscere, sempre che tu non abbia
niente di meglio da fare. Ti chiedo scusa se sono sembrato troppo appiccicoso
e solo che ci tengo a te, come amica. 
Non dare retta a quello che dice Groppi, la maggior parte delle volte
aumenta troppo la situazione. Sei un'amica importante per me
non vorrei rovinare tutto questo perché
sei una bella ragazza è io un ragazzo
con delle intenzioni un po' troppo affrettate.
In qualsiasi caso dolce Notte e Buon Natale. Ci vediamo domani.
Ancora scusa, e buona serata.
 
Ero così sollevata che Aaron avesse detto quelle due fatidiche parole "come amica". Finalmente una cosa si era risolta e io, per la prima volta, avevo capito, meglio di mia sorella, le intenzioni di Aaron. 
Posai il cellulare sul comodino, fissai per qualche istante la luna al di fuori della finestra e mi misi a dormire.
  
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