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Autore: ValeDowney    25/11/2012    1 recensioni
Seconda avventura per Clarice Piton ed i suoi amici. Un misterioso elfo metterà in guardia Clarice su oscuri presagi che aleggiano su Hogwarts. Eccovi la seconda avventura: Clarice Piton e la Camera dei Segreti
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Poco dopo, in Infermeria, mentre Malfoy si stava ancora lamentando sul suo letto, mentre intorno a lui vi erano Tiger; Goyle ed alcuni membri della squadra di Quidditch di Serpeverde, su, un altro letto, vi era Clarice e, accanto a lei, su una sedia, vi era Severus, mentre in piedi, vi erano Hermione, Ron, Seamus, Dean, Colin, Neville e tutta la squadra di Quidditch di Grifondoro: “Vedrai, piccola mia: ora Madama Chips, ti porta qualcosa da farti ricrescere le ossa” disse Severus, mentre le accarezzava la mano sinistra. “Qualcosa di buono ?” domandò Clarice. “No, penso di no: lo sai, piccola, che tutte le pozioni sono amare e, detto da me, che sono il Professore di Pozioni…” rispose Severus; poi, vedendo Clarice che cercava di trattenere il dolore, non dandone evidenzia, come invece, stava facendo Malfoy, aggiunse dicendo: “Ma non temere: perché tutto si risistemerà”. “Tuo padre ha ragione: tu sei forte, Clarice, e saprai passare anche questo” disse Hermione. “E, poi, noi ti faremo compagnia qui” aggiunse dicendo Ron. “Non ci conti, Signor Weasley: raramente, Madama Chips, fa rimanere qualcuno con i pazienti; anzi, ora, non so neanche se mi faccia rimanere anche me” spiegò Severus.

In quel momento, nell’Infermeria, entrò Madama Chips la quale, mentre teneva in mano una pozione, passò davanti al letto di Malfoy e, senza neanche fermarsi, disse: “ Oh, Signor Malfoy, smettila di fare tanto chiasso” e, passando tra la “folla” che c’era per Clarice, aggiunse dicendo: “ Largo ! Largo ! Dovevate portarla subito da me” ed allungò la pozione a Severus, il quale disse: “Era quello che avevo intenzione di fare” e si alzò in piedi. “E, allora, perché non lo hai fatto ? Mi meraviglio di te, Severus: tu avresti saputo subito come agire” replicò dicendo Madama Chips. “Prova un po’ tu a fermare uno come Allock, pronto a mettersi al centro dell’attenzione, anche in momenti come questi” disse Severus, mentre versava la pozione nel bicchiere. “Ma, poi, basta guardare le conseguenze dei suoi incantesimi: le ossa si riaggiustano in un attimo ma, farle ricrescere…” disse Madama Chips. “Ci riuscirà, non è vero ?” chiese preoccupata Hermione. “ Oh, certo che ci riuscirà: questa pozione è molto potente ma, allo stesso modo, anche molto amara” rispose Severus. “Come tutte le pozioni, del resto” disse Clarice. “Non ti invidio affatto” disse Ron. “E, per non parlare, che sarà anche molto doloroso” aggiunse dicendo Madama Chips. Clarice, allora, guardò preoccupata Severus il quale le disse: “Ecco, perché, ho tralasciato questa parte” e le consegnò il bicchiere, con dentro la pozione. Clarice ne bevve un po’, ma poi, lo sputò fuori: “Che cosa ti aspettavi: succo di zucca ?!” disse stupita Madama Chips. “Una specie” disse Clarice, disgustata. “E, questa pozione, è niente in confronto ad altre” disse Severus. Clarice lo guardò e gli disse: “Non credo che sarò in grado, in futuro, di mandare giù altre pozioni”. “Questo, da te, non lo avrei mai sentito dire: sei la figlia del Professore di Pozioni, eppure, odi le pozioni” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “Anche il mio papà odia le pozioni”. Gli altri, allora, guardarono il Professor Piton, il quale disse: “Odio berle, perché sono amarissime, ma non odio prepararle”. “Perché vuoi vedere la faccia disgustata, di chi le beve, per poi, sorridere compiaciuto” disse Clarice. “Non è vero…in parte” disse Severus e Clarice sorrise. “Ora, su, uscite tutti: la piccola Piton ha bisogno di molto riposo, visto che dovrà passare una nottataccia” disse Madama Chips, cacciando letteralmente fuori gli altri. “Mi raccomando, Clarice: riprenditi alla svelta” disse Ron. “E, non ti preoccupare per i compiti: te li prenderò io” aggiunse Hermione. “Grazie, amici miei” disse Clarice coricandosi e, gli altri, uscirono; poi, Clarice voltò lo sguardo alla sua sinistra e domandò: “Papà, tu rimani qua ?”. “Non so se Madama Chips voglia” rispose Severus. “Oh, certo che puoi rimanere, Severus così, intanto, mi aiuti a tenere a bada Malfoy” spiegò Madama Chips ed andò nel letto dove vi era Malfoy, che si stava ancora lamentando. “Torno subito, piccola mia” disse Severus e, dopo aver dato un dolce bacio sulla fronte di Clarice, raggiunse Madama Chips, la quale, non appena Severus fu arrivato, allontanò di poco Tiger, Goyle e la squadra di Serpeverde, per poi tirare una tenda, dietro a lei e Severus. Per un po’ si sentì ancora Malfoy lamentarsi ma, dopo aver sentito un forte e strano rumore, Malfoy non si sentì più e, successivamente, Madama Chips tolse la tenda, rivelando Malfoy che dormiva, senza emettere il più minimo rumore. “Che cosa avete fatto a Malfoy, tanto che ora dorme come un agnellino ?” chiese Clarice, mentre Severus ritornava da lei. “Abbiamo usato i metodi classici” rispose Severus e si sedette sulla sedia accanto a Clarice, la quale stupita disse: “Metodi classici ?! Cioè un incantesimo”. “Non esattamente” disse Severus. “Allora, cosa avete usato ?” domandò Clarice. “Una lampada” rispose Severus. “Una lampada ?!” disse stupita Clarice, poi, guardò verso Malfoy e, solo ora, vide un bel bernoccolo sulla sua fronte; quindi, scosse negativamente la testa e disse: “Papà, a volte mi sorprendi”. “Bè, una volta, anche tua madre usò lo stesso metodo” disse Severus. “Davvero ?! E su chi ?” chiese Clarice. “Su di me” rispose Severus. Clarice scoppiò a ridere “Ridi, ridi: intanto, la botta non l’hai mica presa tu” disse Severus. Clarice smise di ridere; poi, domandò: “Scusami, papà, ma perché la mamma ti avrebbe dato un colpo sulla testa ?”. “Perché, secondo lei, mi stavo comportando peggio di un bambino” rispose Severus. “E con che cosa ti avrebbe colpito ? Anche lei con una lampada ?” chiese Clarice. “No, con il tuo biberon” rispose Severus. Clarice lo guardò stranamente; quindi, Severus le spiegò: “ Tu piangevi e, quindi, io e tua madre scendemmo, entrambi, in cucina per prepararti il latte ma, visto che era una delle prima volte, ovviamente successe il disastro: eravamo tutti e due molto agitati, di fatti appena tua madre prese il biberon, esso era bollente e rischiò di farlo cadere ma, fortunatamente, lo presi in tempo, con la conseguenza che mi ustionai le mani; tua madre, quindi, volle indietro il biberon, ma io, testardo come sono, lo volevo tenere e, così, litigammo per chi doveva tenerlo e, tira un po’ una, tira un po’ l’altro, accidentalmente, quando stava tirando tua madre, lei mollò la presa ed il biberon mi finì in testa e, non solo mi procurò una bella botta, ma, in parte, mi finì addosso anche del latte”. Clarice tenne, a stento, le risate; ma, poi, disse: “ Quella deve essere stata una nottataccia per entrambi”. “Più per me, che per tua madre; non so, ma voi Grifondoro la fate sempre franca” disse Severus e le scompigliò i capelli. “Papà, quanto credi ci voglia, prima che le mie ossa ricrescano del tutto ?” domandò Clarice. “Probabile tutta la notte; ma, non ti preoccupare, perché ti farò compagnia” rispose Severus.

Venne la sera e Severus, mentre sorvegliava la figlia, era seduto sulla sua sedia accanto al letto e stava leggendo un libro; Clarice, invece, gli dava di schiena, ma non riusciva a chiudere occhio, perché il dolore era troppo. Severus, ovviamente, se ne accorse; quindi, distogliendo, un attimo, lo sguardo dal libro, le chiese: “Tutto bene, piccola mia ?”. “ Mi fa male il braccio” rispose Clarice, dandogli sempre di spalle. Severus, allora, appoggiò il libro sul comodino e, dopo essersi alzato in piedi, disse: “ Non ti preoccupare, piccola mia: ora, il papà, ti da qualcosa” e, mentre prendeva la pozione di “Ossofast”, usata per far ricrescere le ossa, Clarice si voltò verso di lui, dicendo: “ Oh, no, ancora quella pozione: ti prego, papà, non darmela più”. “Mi dispiace piccola, ma non posso dartene delle altri” disse Severus, mentre versava la pozione nel bicchiere. “E perché non puoi ?” domandò Clarice. “Perché dare una pozione dietro l’altra, potrebbe fare molto male e, ora, fa la brava e bevi questa” rispose Severus e le consegnò il bicchiere; mentre Clarice beveva, Madama Chips si avvicinò, di corsa, a Severus e gli disse: “Severus, presto, vieni con me: è una cosa urgente”. “Che cosa è successo di così grave ?” chiese Severus. “Albus mi ha chiamato dal camino, dicendomi, che dobbiamo andare, assolutamente, al secondo piano: sembra che ci sia stato un altro attacco” rispose Madama Chips. “Un altro attacco ?! Ma perché non lo hai detto subito ?!” disse Severus. “Papà, che succede ?” domandò preoccupata Clarice, mentre consegnava il bicchiere a Severus, il quale lo rimise sul comodino. “Sembra che ci sia stato un altro attacco” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Tu rimani qua, piccola mia e non lasciare, per nessun motivo, l’Infermeria” e, dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte, uscì velocemente dall’Infermeria, con Madama Chips. “Spero che, tutto ciò, finisca presto: quest’anno, è proprio iniziato male” disse Clarice e, coricandosi, si mise meglio sotto le coperte e cercò di dormire, ma il dolore al braccio era ancora troppo forte: “Devo cercare di sopportare questo dolore: Madama Chips mi aveva detto che avrei passato una nottataccia” disse Clarice e si voltò verso il comodino quando, poco a poco, chiuse gli occhi e si addormentò lasciando, per precauzione, la luce accesa della lampada sul comodino.

Clarice stava dormendo beata visto anche che, nel pomeriggio, Malfoy era stato dimesso e, quindi, si trovava da sola nell’Infermeria; ad un certo punto, Clarice sentì come uno strisciare ed un sibilo che si stava allontanando però, man mano, diventava sempre più forte: “Oh, no, è di nuovo quella strana voce: ucciderà di nuovo e papà è là fuori” disse Clarice, aprendo gli occhi e, dopo aver preso gli occhiali dal comodino ed esserseli messa, si guardò intorno. Il sibilo si sentiva ancora e sembrava avvicinarsi all’Infermeria e, proprio al letto di Clarice ma, quando, quest’ultima spostò lo sguardo un po’ più verso il basso, vide qualcuno e, quel qualcuno, le disse: “ Salve”. “Dobby” disse Clarice e si mise seduta. “Clarice Piton avrebbe dovuto ascoltare Dobby; Clarice Piton sarebbe dovuta tornare a casa, quando ha perso il treno” disse Dobby, mentre era seduto sulla ringhiera del letto. “Sei stato tu ?! Tu hai impedito alla barriera di lasciarci passare, allora” disse Clarice. Dobby sembrava triste; infatti, disse: “ In effetti…sì, signorina”. “Hai rischiato di farci espellere e per non parlare della punizione che devo scontare con mio padre” disse Clarice. “Almeno lei, non sarebbe rimasta in pericolo; Clarice Piton deve tornare a casa ! Dobby pensava che, il suo Bolide, avrebbe fatto capire a Clarice Piton, che…” iniziò a dire Dobby, andando di fronte a Clarice, la quale lo fermò, dicendo: “Il tuo Bolide ?! Tu hai messo quel Bolide a darmi la caccia ?!”. “Dobby è addoloratissimo, signorina; Dobby ha dovuto stirarsi le mani” disse Dobby e le mostrò le dita fasciate. “Ti conviene sparire, prima che mi ricrescano le ossa, Dobby, o potrai strangolarti !” replicò Clarice e Dobby deglutì per la paura e scese dal letto, ma cadde a terra. Clarice uscì dalle coperte ed andò di fronte a Dobby il quale, mentre indietreggiava, disse: “Dobby è abituato alle minacce di morte: Dobby ne riceve 5 volte al giorno, a casa”. “Immagino che tu non possa dirmi, perché cerchi di uccidermi” disse Clarice. “Non di ucciderla, signorina; mai di ucciderla ! Dobby ricorda com’era prima che, Clarice Piton trionfasse su Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato. Noi elfi domestici eravamo trattati come vermi, signorina. Naturalmente, Dobby viene ancora trattato come un verme” spiegò Dobby, ritrovandosi di fronte al comodino; poi, scoppiò a piangere e si soffiò il naso nel suo misero abitino. “Perché indossi quel coso, Dobby ?” chiese Clarice. “Questo, signorina, è il segno della schiavitù degli elfi domestici. Dobby può essere liberato, solo se il suo padrone, gli dona degli indumenti” rispose Dobby; poi, improvvisamente, si sentì un rumore provenire dal di fuori dell’Infermeria; quindi, Clarice disse: “E’ sicuramente il mio papà che sta ritornando: chissà se è successo, anche questa volta, qualcosa di strano”. Dobby saltò sul letto e disse: “Ascolti ! Ascolti !” e fece cenno a Clarice di avvicinarsi e, dopo che si fece più vicina, Dobby continuò dicendo: “ Cose terribili stanno per accadere ad Hogwarts: Clarice Piton non deve rimanere qui, ora che la storia sta per ripetersi !”. Clarice si sedette sul letto e, stupita disse: “Ripetersi ?! Vuoi dire che è già accaduto ?!”. Dobby si mise le mani sulla bocca e disse: “Non avrei dovuto dirlo !” e, dopo aver preso la pozione di “Ossofast”, si colpì in testa con essa. “Dobby ! Dobby, smettila ! Smettila ! Basta, Dobby !” replicò dicendo Clarice e gli prese la pozione dalle mani, mettendola dietro di lei. “Dobby non voleva far arrabbiare Clarice Piton, ma Dobby doveva punirsi” disse Dobby. Clarice prese Dobby per l’abitino e domandò: “Dimmi, Dobby: quando è che è già accaduto ? Chi c’è dietro, ora ?”. “Dobby non può dirlo, signorina; Dobby vuole solo che, Clarice Piton, sia al sicuro” rispose Dobby, mentre accarezzava la mano sinistra, con la quale Clarice lo teneva stretto. “No, Dobby, dimmelo: chi è ?” disse Clarice ma, appena si sentì un altro rumore, Dobby scrocchiò le dita, e scomparì, lasciando Clarice con in mano il niente.

Clarice vide delle ombre avvicinarsi; quindi, molto velocemente, si rimise distesa sul letto, dando di schiena alla porta; da essa, entrarono Madama Chips, la Professoressa McGranitt, Albus Silente e Severus ed essi, erano accompagnati da altre due persone, le quali, stavano trasportando una barella. “Mettetelo lì” disse Madama Chips, indicando un letto e le due persone, dopo aver depositato il corpo che vi era sulla barella, sul letto, se ne andarono, lasciando i professori intorno al letto. “Cosa è successo ?” chiese preoccupata la Professoressa McGranitt. “C’è stata un’altra aggressione” rispose Silente. Clarice si voltò leggermente, cercando di vedere chi, questa volta, era stato l’aggredito. “Credo che sia stato pietrificato” aggiunse dicendo Severus. “Forse, è riuscito a scattare una foto del suo aggressore” disse la Professoressa McGranitt, notando che, la vittima, aveva ancora in mano la sua macchina fotografica. “Oh, no: Colin” disse Clarice, capendo di chi si trattava. Silente, allora, prese l’oggetto e, voltandolo, ne aprì il retro ma, quello che vi uscì, fu solo del fumo. “Cosa può significare, Albus ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Significa che i nostri studenti sono in grave pericolo” rispose Silente. “Dobbiamo riferire qualcosa agli altri insegnanti, Preside ?” chiese Severus. “Sì: la verità. Dite loro che Hogwarts non è più un luogo sicuro; è come temevano, Severus: la Camera dei Segreti è stata veramente aperta, di nuovo” rispose Silente; poi, allungando l’occhio, vide che Clarice li stava ad osservare; quindi, dopo essersi schiarito la voce, disse: “Ora, però, sarà meglio che ce ne andiamo: c’è qualcuno che deve riposare ancora molto” e, gli altri professori, si voltarono, vedendo Clarice che li stava guardando a sua volta e, la piccola, si voltò immediatamente dall’altra parte. “Madama Chips si occuperà del pietrificato, mentre io, starò accanto alla mia bambina” disse Severus. “Già, penso che le ossa non le sia ancora del tutto ricresciute; bé, ci vediamo domani mattina: passerò a vedere come stanno le cose” disse Silente e, insieme alla Professoressa McGranitt, uscì dall’Infermeria. “Severus, potresti controllare il Signor Canon ? Io vado ad avvertire Pomona, di preparare altre Mandragole” domandò Madama Chips. “Vada pure, Madama Chips: a questi due ragazzi, non accadrà nulla, anche se al Signor Canon le cose non possono andare peggio” rispose Severus. “Grazie, Severus” disse Madama Chips e, dopo essersi messa meglio la vestaglia, uscì dall’Infermeria. Severus, quindi, si avvicinò al letto e, notando la pozione di “Ossofast”, la prese in mano, per poi dire: “A quanto pare, questa pozione è di tuo gradimento; strano, perché oggi pomeriggio, la odiavi”. Clarice si voltò e, guardandolo, gli disse: “Non ne ho presa dell’altra, se è quello che hai in mente”. “Non ero presente” disse Severus e, andando dall’altra parte del letto, rimise la pozione sul comodino; poi, guardandola, aggiunse chiedendo: “ E’ successo qualcosa, mentre non c’ero ?”. “No” rispose semplicemente Clarice, mettendosi di schiena. “Clarice, non mentirmi ! Lo sai che con me, queste cose, non funzionano. Che cosa è successo ?!” replicò dicendo Severus, incrociando le braccia. Clarice, allora, si voltò verso di lui e gli rispose dicendo: “Ho sentito, ancora, quella voce e, questa volta, era qui vicino”; ma, prima che Severus potesse replicare, Clarice aggiunse dicendo: “Ho provato a pensare a qualcos’altro, come mi avevi detto tu, ma non ci sono riuscita; e, poi, ora, c’è anche il dolore al braccio e, non è che sia così facile da sopportare”. “Piccola mia, l’anno scorso hai combattuto contro un Troll; ora, non mi dire, che non riesci a combattere contro il dolore ?” disse Severus, mentre accarezzava Clarice sulla fronte. “Papà, non è la stessa cosa; e, poi, io non volevo neanche combatterci contro quel Troll” disse Clarice. “Non saresti una Grifondoro, se non avessi tirato fuori il coraggio, per andare a salvare la Signorina Granger: quella sera, tu ed il Signor Weasley, avete rischiato grosso” disse Severus. “Pure tu con Fuffy” aggiunse dicendo Clarice; poi, domandò: “A proposito: sei riuscito a curare la ferita che ti aveva fatto ?”. “Non del tutto; come ti avevo detto l’anno scorso, i morsi delle creature magiche, non guariscono con poco: ci vogliono pozioni molto potenti” rispose Severus, sedendosi sulla sedia accanto al letto. “Ma tu sei un Professore di Pozioni e, quindi, sei in grado di preparare qualsiasi cosa” disse Clarice. “Lo so, piccola mia, ma alcune pozioni, sono complesse da preparare e non tutti ci riescono” spiegò Severus. “Tranne tu; il nonno non ti avrebbe assunto qui, se non fossi stato bravo” disse Clarice. “Sei molto gentile a dirmi queste cose e, credimi, piccola mia, sono un grande complimento per me” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice chiese: “Dov’è Artemisia ? E’ da un po’ che non la vedo”. “Dove vuoi che sia, se non nei sotterranei ?” rispose Severus. “Perché non l’hai portata qui, a farmi compagnia ?” domandò Clarice. “Con ciò che sta accadendo ultimamente, non voglio che le succeda qualcosa; ma, ciò, non ti proibisce di venirla a trovare” rispose Severus. “Potrei tenerla, quando sarò uscita da qui ? Solo per un po’, ti prego” chiese Clarice. “Non so se sia una buona idea; e, poi, ti devi concentrare più sugli studi e meno a giocare con lei. Comunque, ci penserò” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Ed ora, bambina mia, dormi: stavolta, ti prometto che non mi allontanerò” e le diede un dolce bacio sulla fronte. “Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, Clarice e, se hai dolore al braccio, non esitare a chiamarmi” disse Severus e, dopo aver preso il libro, che aveva lasciato precedentemente sul comodino, riprese a leggerlo e, allo stesso tempo, sorvegliava la figlia. Qualunque cosa si aggiri nel castello, sta continuando a pietrificare i poveri studenti che trova sul suo cammino e Clarice…bé, Clarice ed i suoi amici continueranno a preparare la Pozione Polisucco anche se, Clarice scoprirà, e non solo lei, un potere che solo lei ha. Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ LA RETTILOFONA”.

  
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