Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Carmelo98    25/11/2012    3 recensioni
If we could only have this life for one more day..
Genere: Generale, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era iniziato da poco Novembre che le giornate avevano già iniziato ad accorciarsi, e le foglie ad ingiallirsi, e il cielo sempre più opaco. Quella pomeriggio pioveva, pioveva forte. Molto forte. Zayn mi aveva convinta ad andare a parlare con mia mamma che era uscita da poco dall’ospedale. Ed io, avevo accettato. Bussai alla porta in Kaminton Street, mia vecchia abitazione dove avevo vissuto i peggiori anni della mia vita.
“Chi è?” sentii oltre la porte.
“Apri mamma.” La porta si aprì immediatamente, dietro mi attendeva mia mamma che probabilmente doveva essere appena tornata da lavoro.
“Ah, non mi aspettavo saresti venuta..Dai entra.” Il suo viso era attonito, proprio come il suo tono di voce. Mi sedetti sul divano attendendo che il gesto venisse ricambiato da mia mamma. Si sentiva il forte ticchettio della pioggia che batteva contro il soffitto della casa.
“Come va?” chiesi.
“Bene. Te?”
“Mamma sono qui perché ti voglio parlare.” Era inutile continuare a fare finta che non fosse successo nulla, anzi, era successo fin troppo.
“Mamma ti rendi conto di aver rovinato la mia vita più quanto lo aveva già fatto la morte di papà? Non ti sei mai interessata di me! Non mi hai dato quelle attenzioni che esistono fra mamma e figlia…”
“Mary, come fai a dire questo? Ogni cosa che volevi la ottenevi! Volevi il telefono, il computer, i vestiti e io ti ho dato tutto ciò che volevi!”
“Mamma è questo il punto! Io non volevo solo cose materiali! Volevo dell’affetto materno che tu non mi hai mai dato!”
“Mary, capiscimi…La morte di tuo padre, beh, mi ha reso fragile…”
“Mamma anche io sono stata fragile! Ma nessuno mi ha aiutata! Io che in quel momento ero morta dentro, come lo sono stata fino a poco tempo fa!” Mi stavo alterando. Non avrei voluto, pensavo di essere abbastanza forte da trattare quell’argomento ma mi sbagliavo.  Il suo sguardo, vuoto, puntava terra e chissà quali pensieri passavano nella sua testa.
“Mi hai incolpata di aver ucciso papà! Di essere stata io la causa dell’incidente! Come potevi pensare queste cose di una bambina!? La mia vita da quel giorno è cambiata, ma le cose potevano andare diversamente se solo avessi avuto una mamma…” Continuava a tacere, e più stava in silenzio e più mi alteravo.
“Mamma potresti rispondermi, cazzo?”
“E cosa ti dovrei dire? Penso sempre che tu abbia causato quell’incidente, d’altronde se tu non lo avessi distratto, beh, lui sarebbe ancora qui!”
“Sei una pazza! Ero una bambina, lo amavo, come potevo pensare di fargli del male!”
“Non darmi della pazza, tu mi hai lanciato un vaso contro! Ecco, tu sei fatta cosi, non ti si può contraddire che vuoi sempre avere ragione!”
“E’ meglio che me ne vada.”
“E’ meglio che tu ammetta di aver sbagliato.”
“Mai.”
Voltai le spalle e mi avvicinai alla porta quando qualcuno bussò alla porta. Mia madre corse verso la porta spingendomi via aprendo immediatamente.
“Ciao amore… Ah e tu saresti Mary?”
“Non mi stupisce che tu abbia cambiato di nuovo amante. Arrivederci.”
Cosi dicendo uscii fuori e iniziai a correre sotto la pioggia. Avevo dimenticato come fosse bello correre, erano pochi giorni che finalmente avevo ripreso a camminare, a vivere. I pensieri erano tanti, la rabbia ancor di più. Correvo, correvo, senza una meta. Le gocce bagnavano il mio viso, i miei capelli, i miei abiti e mi sentivo pulita.  Pulita da tutto il male che mi era stato fatto da quella donna che chiamavo madre, si, ma che non meritava più di essere nominata da me. Corsi per una quindicina di minuti per poi fermarmi in una prateria. Mi sdraiai sull’erba bagnata, non mi importava che mi sarei presa una bronchite ma mi sentivo libera. Libera da quel mondo che mi opprimeva. La pioggia in poco tempo lasciò spazio a qualche raggio di sole che copriva il mio corpo. Guardavo le nuvole che si allontanavano sempre più, cosi come la mia anima si distanziava sempre di più dal mio passato. Il dolore aveva fatto spazio, finalmente, alla felicità, cosi come le nuvole con il sole. Quel sole che mi ricordava Zayn. Chiusi gli occhi pensando a lui, pensando che non avrei trovato mai nessuno come lui. Non avevo mai trovato nessuno che ricucisse le ferite lasciate dal mio passato. Ferite che lentamente si stavano chiudendo, a mano a mano che il rapporto con Zayn diventava più aperto. Riaprii gli occhi e vidi che stava per tramontare. Decisi di alzarmi e, con le mani in tasca, ripresi a camminare. Più camminavo e più mi addentravo nella città di Wolherampton, la mia città natale. Città che quella sera era quasi diventata inquietante. Ovunque mi girassi vedevo tossici, o zingari che mi guardavano con aria strana. Mancava ancora molto alla casa di Jane ed ero sempre più intimorita. Il cielo era sempre più buio. Sentivo come se qualcuno fosse dietro di me ma ogni volta che mi giravo non c’era nessuno. Finchè non fui costretta a girare in un vialotto fantasma, dove non passava mai nessuno, dove non era presente alcun bar e dove sembrava che la vita si fosse estinta. Iniziai a camminare smepre più veloce e appena mi girai vidi un uomo, sulla cinquantina con capelli lunghi, un po’ distante da me, che mi seguiva anch’egli a passo veloce. Ero terrorizzata. Presi il telefono in mano intenta a chiamare Jane ma non feci in tempo a poggiarlo all’orecchio che una mano afferrò la mia spalla. Il mio cuore per qualche secondo aveva smesso di battere, ero rimasta immobile.
“Dove va signorina? Sa che è pericoloso camminare da sola a quest’ora, soprattutto se si è belle, proprio come lei.”
“Vada via.” Tentai di scappare via, ma invano. La sua presa si fece più forte e mi diede uno schiaffo.
“Stai attenta a quello che fai. Adesso, in silenzio, farai ciò che ti chiedo, cosicchè potrai tornartene a casa sana e salva. Vabbene?” Il suo tono era spaventoso, avevo già capito a cosa illudeva. Iniziai a piangere ma non riuscii ad aprire bocca.
“Dai, su, non piangere. Vedrai che ti piacerà.” Afferrò i miei fianchi stringendomi a lui. Avevo paura.
“Che bel corpo.”
“Per favore, lasciami stare.”
“ZITTA!”  
“Oh, Paul, eccoti qui. Ti piace questa ragazzina?” A quanto pare l’uomo non era da solo, non voleva divertirsi da solo. Capii che era inutile tentare di scappare ma piangevo, ero davvero terrorizzata.
“Oh si, che bella gnocca che hai trovato Marc!”
“Adesso inginocchiati.” Disse il primo dei due.
“Ho detto inginocchiati!” L’uomo appena arrivato mi prese per i capelli facendomi cadere sulle ginocchia.
“Ti prego..” Piangevo disperatamente, in cerca di qualcuno che venisse a salvarmi, o di qualcuno che mi dicesse che era stato un brutto sogno. Ma purtroppo era tutto vero. Quello che si chiamava Marc si abbassò i pantaloni, l’altro mi tenne la bocca aperta tutto il tempo. Urlavo, urlavo. Completò il tutto in cinque minuti. Io tentai nuovamente di scappare ma erano forti, abbastanza forti da prendersi gioco di me.
“AIUTO! AIUTO!”
“Zitta, adesso piegati, stai per sentire qualcosa di bello.”
“NO!” Infilò il suo pene nella mia intimità. Un dolore tremendo. Mi stavano stuprando, avrei preferito morire. Appena finì scapparono entrambi lasciandomi in condizioni pessime a terra. Non riuscivo ad alzarmi, ero shoccata. Ero rannicchiata su me stessa, in attesa di chissà cosa. Poco dopo una signora anziana si trovò a passare per di la. Appena mi vide a terra subito si rannicchiò su di me. Mi chiese come mi chiamavo ma io non riuscivo, non volevo parlare. Guardavo fisso nel vuoto. La vecchia signora chiamò immediatamente la polizia. In poco tempo mi ritrovai circondata da una decina di agenti di polizia i quali, a loro volta, chiamarono un’ambulanza. Videro delle macchie sul mio corpo e capirono tutto.
“Signorina, come si chiama?”
“Signorina, cosa le è successo?”
“Signorina, può spiegarci cosa è successo?”
Gli agenti continuavano a pormi queste domande ma io tacevo. Nel mio silenzio esprimevo il fuoco che ardeva dentro di me. Quel dolore che seppur sembrava non esserci fisicamente, c’era interiormente. Dopo una decina di minuti sentii le sirene dell’ambulanza. I paramedici immediatamente mi issarono su una barella e mi portarono nell’ambulanza. Nel frattempo vidi che presero il mio telefono e subito dopo chiamarono Jane, l’ultima chiamata registrata sul telefono. Sentii solo le urla di Jane dall’altra parte del telefono e poi niente. Chiusi gli occhi, scossa da brividi lungo tutto il mio corpo. Non volevo vedere ciò che mi circondava. Questo era il mio destino, soffrire. Appena un raggio di sole sembrava fuoriuscire dal buio del mio animo, quest’ultimo si faceva sempre più infimo e cupo. Appena scesi aprii di nuovo gli occhi e vidi che c’era Jane ad aspettarmi. I suoi occhi lacrimavano, tentò di avvicinarsi a me, ma sentii i dottori che le dissero che ero sotto stato di shock. Non capivo. Sentivo solo suoni incomprensibili e vedevo solo immagini senza forma. Mi portarono in un reparto, non so di cosa, dove immediatamente mi iniettarono una dose di qualcosa. Non sapevo cosa fosse, ma faceva male. Ero cosciente al massimo, capivo ciò che mi accadeva attorno. Tutto sembrava più veloce, il tempo volava. Per qualche giorno rimasi in quello stato vegetale finchè tre giorni dopo non mi risvegliai. Affianco a me c’era Zayn, poggiato su una spalla con gli occhi chiusi. Chissà da quanto tempo era li, chissà da quanto tempo mi aspettava, aspettava mi svegliassi. Rimasi in silenzio, non volevo svegliarlo inutilmente. Immobile osservavo le lancette dell’orologio muoversi, costantemente. Poco dopo vidi Zayn che, ancora con gli occhi chiusi, si stiracchiava. Appena aprì gli occhi rimase “elettrizzato”.
“Ti sei svegliata?” Aveva quel sorriso a trentadue denti il quale mi aveva fatto innamorare di lui.
“Mi sa di si.” Scoppiai in una risata, seppur silenziosa, visto che ero ancora stanca.
Si avvicinò e mi bacio per qualche minuto finchè non si sedette affianco a me. Probabilmente ancora non sapeva nulla, probabilmente nessuno sapeva niente. Ecco, lo stupro. Appena pensai a quella parola le immagini, violente di quel maledetto uomo, tornavano nella mia mente. Rimasi con gli occhi sbarrati, spaventata.
“I dottori hanno detto che eri sotto shock, devono solo capire il..Amore, tutto bene?”
Iniziai a piangere. Singhiozzavo, la paura di quei momenti si ripresentò sul mio corpo. I lividi lasciati da quelle due bestie tornavano a farmi del male. Zayn mi abbracciò forte e sussurrava:
“Amore! Mary, cosa c’è?”
“Zayn ho paura!”
“Di cosa?”
“Di loro!”
“Loro chi?” Rimasi in silenzio.
“Mary, con me puoi parlare!” Zayn corse a chiamare un medico. Entrarono di corsa. Ero in preda ad un attacco di panico, i segni dello stupro si ripresentavano appena pensavo a quel maledetto momento. Il dottore riuscì a calmarmi in poco tempo, ma nonostante tutto non riuscivo a parlare. Avevo paura, mi vergognavo. Ero stata debole. Volevo fare tanto la forte, ed eccomi, su un letto in preda alle crisi di panico.
“Signorina, vuole venire con me a farsi una passeggiata?” chiese il dottore.
“Vabbene.” Dissi con un filo di voce.
“Zayn, lei rimanga qui.”
Appena uscita vidi Jane che mi abbracciò subito iniziando a piangere , i ragazzi che a loro volta mi salutarono e, lì, seduta su una panchina, lei. Mia madre. Poi alcune persone con delle macchine fotografiche che scattavano in continuazione delle foto. Sembrava che tutto andasse a rallentatore. Se fino a poco tempo prima tutto passava in fretta, adesso tutto era più lento.
“Chi vi ha fatto venire qui? Andate via! Paparazzi di merda.” Disse il dottore.
“Sono paparazzi?” chiesi attonita.
“Mary scusami..” disse Zayn.
Dopodichè il dottore mi portò giù, al primo piano. Svoltammo in un corridoio a destra e camminammo finchè non entrammo in una stanza dove c’era una signora con un registratore in mano.
“Salve, lei è Mary?” chiese lei.
“Accomodati Mary.” Disse il dottore.
“Si, sono Mary.” Dissi mentre mi sedevo.
“Piacere, Rosanne Montmary. Sono un’agente giudiziario, sono qui per parlare con te.”
“Vabbene.”
“Vuoi parlarmi un po di cosa ti è successo lunedì ?”
“Non ne sono sicura.”
“Perché?”
“Ho paura.” Appena pronunciai queste parole la signora Montmary accese il registratore.
“Perché tesoro?” Non risposi.
“Allora, perché ti trovavi in Montgomery street?”
“Beh, stavo tornando a casa della mia amica, Jane, e quella era la via giusta.”
“Mary abbiamo trovato delle macchie che stiamo analizzando sui tuoi vestiti. Pensi di sapere di cosa si tratti?”
“Credo di si.”
“Ti va di parlarne?”
“Si.”
Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, non potevo tenere tutto per me.
“Signorina Rosanne, mi prometta di non dire nulla a nessuno. Per favore!”
“D’accordo. Adesso mi dica, appena è arrivata in Montgomery Street, cosa è successo?”
“In pratica ero arrivata a circa metà strada quando mi giro e vedo un uomo, sulla cinquantina. Da come ho capito si chiama Marc.” Mi si fece un nodo alla gola.
“Vai avanti, ce la puoi fare.”
“Appena presi il telefono questo Marc mi tira verso di lui. E poi..” iniziai a piangere.
“Dai, sfogati.”
“E poi arriva un altro, sulla trentina, si chiamava Paul e mi iniziano ad offendere! E poi loro..loro..MI HANNO STUPRATA!” Abbassai il capo, mi vergognavo di me stessa, e continuai a piangere. Rosanne si alzò e venne vicino a me accarezzandomi.
“Mary, troveremo i colpevoli e la pagheranno.”
“Ho paura!”
“Di cosa tesoro?”
“Che tornino!”
“Non ne avranno la possibilità quei mostri. Adesso ci sono io con te.” 





SPAZIO DELL'AUTORE: Eccomi di nuovo qui, yo! Come avrete notato all'inizio del capitolo ho messo l'url del video di "Don't you remember" di Adele. Perchè? Perchè mentre scrivevo ho consumato questa canzone, e vorrei che mentre leggeste il capitolo ascoltaste la canzone. Non so, questo capitolo mi inspira tristezza, i guai per Mary non finiscono, e non finiranno. Alla prossima!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Carmelo98