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Autore: ValeDowney    26/11/2012    1 recensioni
Seconda avventura per Clarice Piton ed i suoi amici. Un misterioso elfo metterà in guardia Clarice su oscuri presagi che aleggiano su Hogwarts. Eccovi la seconda avventura: Clarice Piton e la Camera dei Segreti
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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I giorni passavano e, proprio come aveva detto Clarice, tutti gli altri studenti, la continuavano a fissare, per poi parlare tra di loro. Un mattino, quando ancora tutti stavano dormendo, Clarice scese da letto e, dopo essersi vestita e messa il mantello che apparteneva a suo padre e che quest’ultimo le aveva regalato il Natale dell’anno scorso, senza far rumore uscì dal dormitorio. Stava camminando per i corridoi della scuola quando, ad un certo punto, vide Gazza; quindi, Clarice si nascose dietro al muro e, dopo che Gazza fu passato, corse fuori dal portone principale, arrivando nei giardini della scuola. Poi, lentamente, camminò, dirigendosi verso il Lago Nero, l’enorme lago che costeggiava il castello e dove, l’anno prima, Ron era annegato e, lei, lo aveva salvato; ma, successivamente, il mostro del lago, l’aveva intrappolata con un tentacolo ma, suo padre, arrivò appena in tempo per salvarla. Clarice arrivò ad una delle sponde del lago: il sole non era ancora sorto del tutto e c’era molta tranquillità. “Quanto desidero, che fosse sempre così” disse sospirando Clarice.

In quel momento, il vento incominciò a soffiare e, quindi, si strinse meglio il mantello e, mentre lo toccava, disse: “Oh, papà, quanto vorrei che la mamma fosse ancora viva: anche lei, come te, Ron ed Hermione, non mi crederebbe pazza; d’altronde, qualcuno in più dalla propria parte, fa sempre bene” e, mentre continuava ad osservare le acque calme del lago, Hedwige volò accanto a lei; quindi, Clarice si sedette per terra e, mentre accarezzava la sua civetta, le disse: “Hedwige, come facevi a sapere che ero qui ? Forse, potrebbe centrare papà: sì, scommetto che è stato lui a dirti che ero qui, anche se non l’ho detto a nessuno dove andavo”. Di fatti, dietro di lei, vi era proprio Severus che, nascosto tra gli alberi, osservava ed ascoltava ciò che diceva la figlia. “Chi sono io, Hedwige ? Cosa sono ?” disse Clarice. Severus la guardò tristemente e, poi, come era venuto silenziosamente, se ne andò, lasciando la figlia, sola con Hedwige.

La giornata passò come tutte le altre e, quando venne tardo pomeriggio, alcuni studenti di Grifondoro, andarono nell’ufficio della Professoressa McGranitt, per fare i compiti e farli correggere da lei; tra essi, vi erano anche Clarice, Ron ed Hermione i quali, erano seduti, da soli, ad un tavolo, mentre tutti gli altri Grifondoro, erano all’altro.  Clarice si fermò, per un istante, di scrivere sul suo quaderno e, voltando lo sguardo all’indietro, vide che gli altri studenti la stavano guardando, per poi voltarsi e parlare tra di loro. Clarice, allora, si rivoltò e Ron ed Hermione, guardandola, non sapevano che dire; poi, guardò in un altro tavolo e, anche lì, quegli studenti la fissavano, per poi riprendere con i loro compiti; persino Ginny la guardava, ma non diceva nulla. “Clarice, non ci pensare e finisci, piuttosto, i tuoi compiti: sei parecchio indietro” disse Hermione. Clarice si rivoltò verso di loro e disse: “Vorrà dire, che mi metterò al pari da un’altra parte”. Tra lei, ed i suoi migliori amici, calò il silenzio; quindi, aggiunse dicendo: “ Ci vediamo nella Sala Comune” e, dopo aver chiuso il suo quaderno ed aver preso la penna d’oca, si alzò, sotto lo sguardo di tutti, persino della Professoressa McGranitt e, appena fu uscita, un ragazzo disse: “Per ciò, ho detto a Justin di nascondersi nel nostro dormitorio; voglio dire: se  la figlia di Piton lo ha preso di mira come prossima vittima, è meglio che si tenga alla larga per un po’”. “Ma, perché dovrebbe aggredire Justin ?” domandò la ragazza, seduta di fronte al ragazzo che aveva appena parlato. “Bé, a Justin è sfuggito, con Piton, che è figlio di Babbani” rispose il ragazzo. “E, tu sei certo, che la figlia di Piton, sia l’erede di Serpeverde ?” chiese la ragazza. “Hanna, lei è Rettilofona: tutti sanno che ciò, è segno della magia oscura; e, poi, hai mai sentito di un mago per bene, che parla con i serpenti ? Chiamavano Serpeverde “lingua di serpente”” rispose il ragazzo. “Clarice è sempre stata così carina, però e, in fondo, è stata lei che ha costretto Tu – Sai – Chi a sparire” disse Hanna. “Probabilmente è per questo che, Tu – Sai Chi, voleva uccidere lei, prima di tutti; non voleva che un’altra Signora dell’Oscurità, gli facesse ombra” disse il ragazzo. Clarice, che non se ne era andata, aveva ascoltato tutta la conversazione, standosene dietro alla colonna e, dopo averne ascoltato abbastanza, se ne andò. La Professoressa McGranitt che, prima o poi, si sarebbe aspettata che la nipote, dopo che tutti la osservavano in continuazione, se ne sarebbe andata, disse, rivolta al ragazzo, al quale stava correggendo un compito: “Aspettami qua” e, alzandosi, uscì dall’aula. “Credi che vada a chiamare anche il Professor Piton ?” domandò Ron. “Probabile, ma sono affari di famiglia e non nostri” rispose Hermione, mentre faceva i compiti.

Clarice stava camminando per i corridoi, dirigendosi verso la Sala Comune di Grifondoro; salì la scalinata principale, ma si fermò quando, davanti a se, trovò Hagrid, con in mano una gallina morta: “Ciao, Clarice: stai bene ?” chiese Hagrid. “Hagrid ! Cosa ci fai qui ?” domandò stupita Clarice. “E’ la seconda fatto fuori, ultimamente; secondo me o è stata una volpe, o uno spauracchio succhiasangue; perciò, sono appena stato da Silente, per avere il permesso di fare un piccolo incantesimo intorno al pollaio” rispose Hagrid, mostrando la gallina morta. Clarice si guardò intorno; quindi, Hagrid, preoccupato le chiese: “ Sei sicura di stare bene ? Mi sembri, preoccupatissima”. “Non è niente” rispose fingendo Clarice; poi, continuò dicendo: “Senti, meglio che io vada: ho tanto da studiare” e, passando accanto ad Hagrid, salì sulle scale. Hagrid si voltò per guardarla; Clarice si fermò, un istante, a guardarlo anche lei, facendogli un piccolo sorriso, per poi riprendere a salire sulle scale. Hagrid si voltò e, stava per uscire dal portone principale, quando incontrò la Professoressa McGranitt, con Severus ed entrambi, stavano correndo: “Oh, buona sera professori: come mai andate di corsa ?” domandò Hagrid. I due si fermarono e la Professoressa McGranitt gli rispose: “Buona sera, Hagrid; scusaci se andiamo di fretta, ma dobbiamo parlare urgentemente con Clarice”. “Se cercate la piccola, è appena salita sulle scale: io e lei, abbiamo appena fatto una chiacchierata ma, poi, è dovuta andare via, dicendomi che aveva molto da studiare” spiegò Hagrid e, senza dire niente, Severus e la Professoressa McGranitt, corsero velocemente sopra le scale, lasciando Hagrid molto perplesso.

Clarice era arrivata al corridoio del settimo piano, quando sentì ancora quella voce sibilante, che diceva: “ Sangue…io voglio sangue”. Clarice, allora, si mise contro la parete e, mentre scorreva attaccata ad essa, la voce sibilante continuò dicendo: “ Devono morire tutti ! Uccidere…uccidere…uccidere…E’ tempo di uccidere !”. Clarice si staccò dalla parete e si guardò intorno, cercando di capire di chi poteva essere quella voce o da dove poteva provenire. Non sentendola più, riprese a camminare ma, appena voltò l’angolo, davanti a lei non si presentò un bello spettacolo: il fantasma di Nick – Quasi – Senza – Testa, pietrificato a mezz’aria e, a terra, proprio dietro e sotto al fantasma, il corpo di Justin. Clarice, allora, si inginocchiò e, dopo aver toccato il corpo, si accorse che era stato pietrificato e, proprio mentre lo stava toccando, non si accorse che, dietro di lei, comparve Gazza, il quale disse: “Colta sul fatto !”. Clarice si voltò e Gazza continuò dicendo: “Stavolta ti farò buttare fuori, Piton ! Fidati della mia parola” e se ne andò, mentre Clarice gli disse: “ No ! Signor Gazza, lei…lei non capisce”; ma, fu tutto inutile, perché Gazza non tornò indietro. Rivoltò, quindi, lo sguardo verso Justin e, fu lì, che vide tanti piccoli ragni, correre velocemente fuori dalla finestra. “Ancora ragni: questo è proprio strano” disse Clarice, alzandosi in piedi, continuando a guardare i piccoli insetti. Si sentirono dei passi e Gazza ritornò con la Professoressa McGranitt e Severus; i due professori, rimasero senza parole, nel vedere la scena davanti ai loro occhi; quindi, guardarono Clarice, la quale li guardò a sua volta e disse: “Professori, lo giuro, non sono stata io”. La Professoressa McGranitt guardò Severus, il quale la guardò; poi, entrambi, rivoltarono lo sguardo verso Clarice e la Professoressa McGranitt, disse: “Abbiamo le mani legate, Clarice; vieni con noi” e, tutti e tre, ritornarono alla scalinata principale.

Mentre scendevano le scale, Clarice disse: “Nonna; papà, ve lo ripeto: non sono stata io ! Avevo appena incontrato Hagrid e, mi stavo recando al dormitorio, quando ho visto Nick – Quasi – Senza – Testa e Justin”. “Piccola, non sta a noi decidere” disse Severus. “Come sarebbe a dire non sta a voi decidere ?!” chiese stupita Clarice, ma i due non risposero. Arrivarono al secondo piano, per poi, fermarsi davanti ad una statua a forma di Fenice. Clarice si trovava tra la Professoressa McGranitt e Severus; quindi, voltò lo sguardo prima verso sua nonna e, poi, verso suo padre ma, entrambi, guardavano la statua; poi, la Professoressa McGranitt disse: “ Sorbetto al limone !” e, lanciò l’incantesimo con le mani e, la statua si girò, rivelando delle scale a chiocciola. “Il Professor Silente ti starà aspettando” disse la Professoressa McGranitt e le indicò le scale. “Il nonno mi sta aspettando ?! Ma, come…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la interruppe dicendo: “Non ti preoccupare: il nonno non ti farà la ramanzina, come avevo intenzione di farti io”. Clarice lo guardò e stupita gli domandò: “E per che cosa me l’avresti fatta ?”. “Perché te ne sei andata dall’aula di tua nonna, prima che l’ora finisse” rispose Severus. “Me ne sono andata, perché tutti continuavano a guardarmi e parlare alle mie spalle” replicò dicendo Clarice. “Parleremo di questa storia dopo: ora, vai da tuo nonno” disse Severus e Clarice salì sulla scala a chiocciola, lasciando Severus e la Professoressa McGranitt, davanti alla statua. “Sei ancora sicuro che, se gli altri studenti dovessero continuare a guardarla in continuazione, la porterai a casa con te, durante le vacanze di Natale ?” chiese la Professoressa McGranitt. “Io non cambio mai le mie idee” rispose Severus.

  
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