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Autore: Jessy87g    14/06/2007    1 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Bene..se avete avuto modo di apprezzare la dolcezza della mammina di Rin nel capitolo precedente; non oso immaginare cosa penserete alla fine di questo ^__^
Grazie per i commenti e buona lettura.

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“Un folle ti accese, un perfido amore:
Tradisti il tuo sangue per vil seduttore
Ma degna dal cielo ne avesti mercé:
Quel core infedele ad altra si diè!”




“Signorina Asthon, signorina Asthon…si svegli, la prego.”
Kagome poggiò le mani sulle spalle della padrona, scuotendola delicatamente.
“Che succede?” Biascicò insonnolita la giovane, aprendo a fatica gli occhi. “Ma è prestissimo!”
“Mi dispiace. Ma vostra madre vi vuole subito.”
“Perché?” Chiese preoccupata Rin, alzandosi a sedere di scatto. “E’ successo qualcosa?”
“Non lo so. Ha detto che vi attende nello studio di vostro padre.”
Afferrata la vestaglia da camera, la fanciulla si ricompose velocemente per poi gettarsi di corsa attraverso l’ampia scalinata di marmo.
I servi la osservarono stupiti attraversare, simile ad un fantasma, le innumerevoli stanze e corridoi che la divedevano dallo studio del padre, situato nell’ala opposta del castello.
Era incredibilmente pallida e la mano tremava mentre la portava vicino al cuore, per stringere il piccolo pezzo di moneta che il suo amato le aveva porto prima di partire, quasi volesse trarre da essa la forza necessaria per sostenere quei terribili momenti.
Cosa poteva volere lady Asthon da lei? Perché l’aveva chiamata con tanta urgenza?...Sicuramente, trattandosi di sua madre, non si aspettava niente di buono…

“Entra cara e chiudi la porta.” Disse la fioca, amorevole voce di Mr. Asthon , che la osservava con uno strano sguardo cupo, seduto sulla ricca poltrona di pelle rossa posta dietro a un’imponente scrivania di mogano, sopra la quale giacevano in un caos incredibile documenti e libri di ogni genere e dimensione.
Lady Asthon stava ferma, in piedi accanto al marito e seguiva tacitamente i movimenti della figlia che si avvicinava timorosa, con un’ombra scura sul viso che non prometteva nulla di buono.
“Rin..”Esordì la donna con voce atona, ma dura. “..Io e tuo padre sappiamo tutto.”
“Tutto?” Chiese spaventata la fanciulla, poggiandosi allo schienale della sedia che provvidenzialmente si trovava davanti a lei, poiché le gambe minacciavano di cedere da un momento all’altro.
“Sì, tutto…di te e del signore di Ravenswood.” Poi, vedendo che la figlia taceva abbassando colpevole gli occhi, aggiunse indignata “Come hai potuto?”
“Madre, io…lo amo.” Balbettò Rin con un filo di voce.
“Lo ami?! E secondo te questo basta come giustificazione? Tu ameresti il nemico della tua famiglia; colui che potrebbe uno di questi giorni uccidere tuo padre?!”
“Non è vero! Lui non è malvagio né un assassino. Mi ha promesso che al suo ritorno dalla Francia mi sposerà e lascerà da parte ogni progetto di vendetta!”
“E’ un bugiardo!”
“E’ una menzogna! Voi non lo conoscete.”
“Rin,” Sospirò la madre, infastidita da quell’ostinazione che non riusciva a comprendere “Sei davvero così stupida da non capire quale sia il vero motivo per cui giura di amarti?”
“E quale sarebbe?”
“Legandoti a lui gli permetterai di avvicinarsi ancora di più a tuo padre e al nostro castello. Così non appena si presenterà l’occasione giusta…”
“Tacete, Tacete! Questa è una menzogna!” La interruppe gridando, non sopportando più le insinuazioni di quella donna crudele, che faticava a riconoscere come madre.
“Dimenticalo, figliola, è per il tuo bene.”
“Mai!”
“dammi ascolto…dimenticalo!”
“Mai, mai!”
“Bene.”Disse Lady Asthon dopo un lungo istante di silenzio “Non avrei mai voluto che tu vedessi questo; ma sembra che non mi lasci altra scelta. Signor Asthon, datele la lettera, prego.”
L’uomo, che aveva assistito a tutta la scena in silenzio, esitò un attimo prima di passare alla figlia il foglio che, sapeva bene, avrebbe compromesso la felicità della figlia per molto tempo…se non addirittura per sempre.
Tuttavia, completamente estraneo alle crudeli macchinazioni della moglie, credeva, con quel gesto sciagurato, di proteggere la sua bambina da una delusione ancora più grande.

Nessuno dei due vide il ghigno malvagio che si allargava sempre di più sul volto di Lady Asthon.

Rin prese la lettera tra le mani e ci vollero diversi secondi prima che riuscisse a trovare la calma per mettere a fuoco le parole.
“L’ho praticamente strappata di mano al corriere che cercava un modo per farvela avere in segreto,” spiegò Lady Asthon, mentre la figlia cercava di leggere con inumana fatica quelle poche, fatali parole “Questo foglio ti dice appieno quale crudele, quale empio ami.”
Vi era scritto con una calligrafia che sembrava in tutto e per tutto quella del signore di Ravenswood; ad eccezione di piccole imperfezioni che, naturalmente, la fanciulla non potè notare in quel momento angoscioso:

Signorina Asthon,
So che questa notizia vi causerà immenso dolore, pure mi sento vincolato dalla mia coscienza a comunicarvelo.
Durante questa mia permanenza in Francia ho avuto modo di conoscere una nobildonna con la quale convolerò presto a nozze.
Non vi narrerò i particolari di questo incontro poiché non è nelle mie intenzioni di gentiluomo provocarvi ulteriore dolore.
Perdonatemi, se potete.

S. Ravenswood


Rin boccheggiò per un attimo, come se volesse urlare ma non ne trovasse la forza; lasciò cadere di scatto il foglio, come se fosse brace, e portò le mani tremanti al volto che aveva preso un colore innaturale. Il soffitto iniziò a vorticare davanti a lei, mentre le gambe malferme cedettero di colpo.
Fortunatamente il padre, preparato a quella reazione, l’afferrò al volo, impedendole di rovinare sul duro pavimento di marmo e la fece sedere sulla sua poltrona, cercando di rifarle riprendere i sensi.
Tuttavia, quando essa riaprì gli occhi, pensò in cuor suo che avrebbe preferito fossero rimasti chiusi.
Infatti lo sguardo, pericolosamente fisso e vacuo, sembrava non fosse capace di vedere cosa le stava accadendo intorno. Le pupille, prima così scure e fiere, adesso erano spente e velate da un’inquietante ombra scura.
Lord Asthon sentì il suo cuore balzargli in petto e le tempie pulsanti, minacciare di scoppiargli da un momento all’altro: quell’aspetto…quello sguardo…gli ricordava troppo bene quello di chi ha ormai attraversato il labile confine tra ragione e pazzia, ed ora viaggia smarrito in quel vuoto deserto.
“Rin...” La chiamò timidamente, con un filo di voce, quasi fosse una sonnambula che aveva timore a destare.
“Eppure soffriva anche lui…” Sussurrò la fanciulla con voce spettrale: sembrava quasi fosse stata ipnotizzata. “..Mi ha abbracciata…sì…mi ha giurato che sarebbe tornato. Lui tornerà, me l’ha promesso…e ci sposeremo. Staremo insieme per sempre…per sempre… Non ti preoccupare, amore mio! Quel fantasma non ci perseguiterà più…guarda…non lo vedi?...E’ sparito …Scomparso! Torna da me! Ti prego…Torna…”
Quel mesto, flebile delirio lacerava sempre più ad ogni parola il povero cuore del padre, che le carezzava con dolcezza una mano, mentre gli occhi arrossati iniziavano a bagnarsi di lacrime.

Ma, evidentemente, quella scena pietosa non scalfì minimamente l’animo crudele di Lady Asthon.
“Rin, ascoltami!” Ordinò imperiosa. “Ora basta con questi discorsi insensati!”
Per qualche strano motivo, la voce forte e autoritaria della madre riuscì a riportare la fanciulla alla realtà. “Bambina mia,” riprese la donna, ora che aveva ottenuto la sua attenzione, con tono raddolcito “Lascia perdere questa storia. Dimenticati di lui e della sua crudeltà.”
“Come è possibile?! Non posso e non voglio.” Si oppose la fanciulla, mentre calde lacrime iniziavano pin piano a rigarle il volto.
“Andiamo, non dire stupidaggini. Ho già trovato chi ti potrà aiutare a superare questo terribile dolore e…a iniziare una nuova vita.”
“Madre.” Riuscì appena a sussurrare la fanciulla con un filo di voce, mentre il cuore le mancò un battito “Cosa state dicendo?”
“Sto organizzando il tuo matrimonio, piccola mia. Tra una settimana questa storia disdicevole sarà solo uno spiacevole ricordo.”
“No!” Gridò incredula la fanciulla, alzandosi di scatto dalla poltrona, con il puro terrore dipinto negli occhi “Come potete farmi questo?...Come potete?”
“Cara,” Intervenne finalmente il padre con tono supplichevole, voltandosi verso la moglie, deciso ad evitare altri terribili strazi della figlia “io non so se sia il caso…”
“Tacete, signor Asthon, ve ne prego!” Lo zittì la moglie, senza neanche fargli finire la frase “Sapete che lo faccio per il bene di tutta la famiglia.”
Poi si avvicinò alla figlia e, afferratala per un braccio, conficcò i suoi freddi e bellissimi occhi azzurri in quelli neri e impauriti di lei.
“Ascoltami bene, Rin. Dal trono d’Inghilterra è stato da poco deposto Giorgio, il re che la famiglia dei Ravenswood appoggiò: e questo fu la loro rovina.
Adesso vedremo ascendere al trono Guglielmo d’Orange, che la nostra famiglia ha sempre sostenuto.” Si interruppe un attimo, voltandosi a guardare il marito, il quale aveva la testa leggermente chinata e gli occhi fissi a terra con fare remissivo.
“Tuttavia,” Riprese “tuo padre è stato accusato da alcuni luridi calunniatori, affamati delle sue ricchezze, di essere un nostalgico del vecchio re.”
“E questo? Cosa c’entra con me?” Chiese Rin, spaesata.
“L’unico modo per salvare tuo padre dal baratro è quello di farti sposare un uomo, la cui famiglia è da sempre amica e fedele di Guglielmo d’Orange.”
“Madre,” Balbettò la fanciulla “io…non posso…non voglio…” “Cosa?!” Sibilò furiosa Lady Asthon “Saresti così crudele ed egoista a condannare tuo padre a morte per un tuo stupido capriccio?!”
“Come a morte?” Chiese terrorizzata Rin, mentre i suoi occhi andarono ad incontrare quelli stanchi e tristi di Lord Asthon.
“La scure, bambina! La scure aspetta i traditori a Londra!...Il boia la sta già affilando…”
Al sentire quelle parole, la fanciulla si accasciò di nuovo sulla grande poltrona del padre. Si sentiva lacerata in due: non poteva, non voleva dimenticare l’unico amore della sua vita; ma non sarebbe stata capace di lasciar uccidere il padre senza tentare qualsiasi espediente pur di salvarlo.
“Allora?” La incalzò Lady Asthon, sapendo di aver fatto leva sul giusto argomento per farla capitolare.
“D’accordo, d’accordo. Lo farò.” Riuscì solo a dire la fanciulla, con immenso sforzo.
In fondo non poteva dare in pasto al boia quel padre che le era stato sempre vicino, per un amore tradito, dimenticato, deriso.
Senza Sesshomaru sentiva che non sarebbe sopravvissuta ancora per molto: quasi che lui solo riuscisse a trattenere la sua anima delicata all’interno della prigione del corpo; ma adesso, sapendo che non sarebbe tornato mai più, sentiva la vita sfuggire pian piano dalle dita e il suo animo distrutto non trovava una valida ragione per opporsi a questo ineluttabile processo.
Dunque, se il suo destino era comunque segnato, non si sarebbe tirata indietro da mettere a disposizione tutta se stessa pur di salvare un membro della sua famiglia, che non le aveva mai fatto mancare amore e sostegno.
“Come si chiama lo sposo?” Chiese, non tanto per curiosità, quanto piuttosto per incrinare quel pesante silenzio che minacciava di farla impazzire, di nuovo.
“Sir Koga Buclaw” Rispose la madre, con un sorriso trionfante che le illuminava il volto.
Rin allora, ritenendo conclusa quella insolita riunione, si affrettò, per quanto le forze glielo permettessero, a raggiungere la porta, sussurrando con un filo di voce: “Su, affrettatevi a preparare l’altare: un’altra vittima deve essere sacrificata…”



  
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