F come Fatina
“Non sono ubriaco!” alitò un alticcio Blaine sul viso del suo
interlocutore. “Guarda cosa riesco a fare!” aggiunse piegando il ginocchio
destro restando così in precario equilibrio sull’altra gamba.
“Si certo” commentò sarcastico Sebastian avvicinandosi per
sorreggerlo.
“Oh Dio guarda Seb! Sono un fenicottero rosa!” esclamò Blaine
ignorandolo, dopo aver analizzato la sua posizione ricordando inoltre di aver
indossato una maglietta del colore di quegli animali con tanto di papillon
abbinato durante tutta la serata.
“Ecco. Credo che questo provi proprio il fatto che tu non sei
ubriaco!” gli rispose Sebastian cercando di trascinarlo in casa, ma il ragazzo
non aveva nessuna intenzione di muoversi, barcollando iniziò a gracchiare e a
muovere le braccia come se stesse per prendere il volo da un momento all’altro.
“Ti prego finiscila!
Sveglierai i vicini cosi!” gli piantò una mano sulla bocca per zittirlo poi con
forza lo costrinse ad incamminarsi lungo il vialetto del giardino di casa
mentre chiudeva a chiave gli sportelli dell’auto. Cercando le chiavi di casa
nella tasca dei pantaloni fu costretto a stringersi nella sua giacca di pelle,
era notte inoltrata e faceva freddo, ma questo Blaine sembrò non notarlo.
Incurante della condizioni atmosferiche, e stranamente anche del fatto che
l’effetto del gel sui suoi capelli fosse svanito e che i piccoli ricci
cominciavano a riaffiorare, se ne stava con la testa poggiata al muro adiacente
alla porta con un sorriso ebete stampato sulle labbra e continuava a suonare il
campanello di casa come un bambino. “Lo trovi divertente?” gli ringhiò Sebastian.
“Molto!” rispose ridacchiando Blaine prima di fermarsi per
osservare attentamente il suo ragazzo estrarre le chiavi ed infilarle nella
serrature, con uno scatto si frappose tra la porta e Sebastian e rivolgendogli
il miglior sguardo malizioso ed infilandogli le sue mani gelide sotto la
maglietta iniziò ad urlare: “Seb perché non lo facciamo qui in mezzo al
giardino? Ti prego! Non me ne frega niente se i vicini ci vedranno!”
Per quanto l’idea lo attirasse, Sebastian purtroppo dovette
rifiutare l’invito del ragazzo e costringerlo ad entrare in casa. Poi, proprio
come se avesse appena adottato un bambino capriccioso, dovette portarlo in
bagno, minacciarlo per fargli lavare i denti, spogliarlo, cosa che faceva
sempre con piacere ma non questa volta, e poi purtroppo mettergli il pigiama,
il tutto mentre Blaine sghignazzava, gli faceva proposte oscene difficili da
rifiutare oppure cantava le canzoni dei cartoni animati della Disney.
“Quante volte ancora dovrò dirtelo? Io non sono ubriaco
tesoro!” ripeté per la centesima volta quando finalmente entrambi se ne stavano
sotto le coperte.
“Cerca di dormire Blaine! Ne riparleremo domani mattina
quando dovrò darti un’aspirina per il mal di testa”
“Uffa ma io non ho sonno!” si lamentò Blaine accentando la
luce e sedendosi in mezzo al letto con il miglior broncio che riuscì a
sfoggiare.
“Non possiamo sempre fare la stessa storia ogni volta che un
tuo amico sfigato compie gli anni! La prossima volta che ti vedrò alzare troppo
il gomito ti ucciderò!” Sebastian era sfinito dalla serata e dalle altre volte
in cui il suo ragazzo aveva bevuto, nei prime tre quarti d’ora risultava anche
simpatico e divertente ma poi finiva per diventare un vero fardello.
“Tu hai sonno Seb?” chiese Blaine dolcemente leggermente
offeso dal tono del suo ragazzo.
“Certo che ho sonno, tesoro!”
“D’accordo allora…. Ti lascio
dormire. Ehi! Aspetta ti è caduta una ciglia!” aggiunse eccellendo come i
bambini nell’arte del temporeggiare, poi stringendo la ciglia chiara del
ragazzo aggiunse: “Su alza il cuscino. Dobbiamo metterla lì sotto se vuoi che a fatina arrivi!”
“Ma quale fatina?”
“La fatina delle ciglia!”