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Autore: ValeDowney    26/11/2012    2 recensioni
Seconda avventura per Clarice Piton ed i suoi amici. Un misterioso elfo metterà in guardia Clarice su oscuri presagi che aleggiano su Hogwarts. Eccovi la seconda avventura: Clarice Piton e la Camera dei Segreti
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Poco prima di cena, Clarice, Artemisia e Severus avevano utilizzato la Polvere Volante nel camino della camera da letto di Severus ed erano appena arrivati a casa di quest’ultimo; mentre Clarice usciva dal camino, si guardava intorno e Severus, passandole accanto, le domandò: “Allora, che cosa ne dici ?”. “E’ magnifica: non avevo mai visto una casa così grande” rispose Clarice, mentre guardava il soffitto. “Vieni, ci sono cose ben più belle del soffitto” disse Severus e salì sulle scale, seguito, ovviamente da Clarice; Artemisia, invece, se ne rimase in salotto, guardando i possibili posti dove sarebbe stato messo il suo cuscino, dove avrebbe dormito.

Arrivarono al piano superiore ma Clarice si fermò e disse: “Ehi, c’è un’altra scala”. “Certo che c’è un’altra scala: porta all’altro piano” disse Secerus, fermandosi davanti ad una porta e voltando lo sguardo verso Clarice, la quale chiese: “E che cosa c’è in quell’altro piano ?”. “Altre camere; e, ora, vieni” rispose Severus ed aprì la porta. Clarice andò al suo fianco ed i suoi occhi brillarono di stupore nel vedere la stanza e, piano, piano, vi entrò, mentre Severus rimase sulla soglia della porta. “Mamma mia: questa stanza è grande quanto tutta la casa dei Dursley” disse Clarice. “Sono contento che ti piaccia, perché è tua” disse Severus. Clarice si voltò e, a bocca aperta, domandò: “Come…come è mia ?!”. Severus entrò nella stanza e rispose: “ Certo: ho pensato che questa, fosse la stanza adatta a te; ti piace ?”. “E mi chiedi anche se mi piace ?!” disse stupita Clarice. Severus inarcò un sopracciglio e, stava per replicare, quando Clarice lo abbracciò talmente forte, da farlo cadere sul tappeto, mentre gli diceva: “E’ stupenda ! Ti prometto che la terrò sempre in ordine”. Severus non sapeva che dire e, quindi, l’unica cosa che fece, fu quella di abbracciarla. Finito l’abbraccio, entrambi si rialzarono e Severus disse: “Quanti ricordi che mi ritornano in mente” e camminò per la stanza. “Ti piace vivere qui ?” chiese Clarice. “Ci vivo solo se ritorno a casa per Natale” rispose Severus e si sedette accanto alla finestra. “E, allora, dove vivi durante l’estate ?” domandò Clarice. “In una piccola casa in periferia” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Qui mi sedevo sempre ogni sera, a guardare il cielo stellato ed a pensare ad Hogwarts e, a tua madre”. “Vuoi dire che tu, qui, ci hai vissuto ?” chiese stupita Clarice, mentre si avvicinava a Severus, il quale le rispose: “Questa era la casa dei miei nonni materni: è passata in eredità a me, quando loro sono morti. Venivo qui ogni estate e Natale e, questa, era la mia camera da letto”. Clarice si sedette accanto a lui e disse: “E’ veramente bella, papà: dovevi tenerci molto, vero ?”. “La mia camera, era il mio luogo dove potevo pensare e stare solo con me stesso; tu, qui, puoi fare qualsiasi cosa e nessuno potrà disturbarti” spiegò Severus. “Mi piace questa stanza, dico davvero: dal colore delle pareti, all’arredamento” disse Clarice; poi, guardò fuori ed aggiunse dicendo: “Uao ! Questo è il nostro giardino ?!”. “Certo; perché, pensavi di chi fosse ?” disse Severus. “Pensavo che non fosse nostro territorio” disse Clarice. “Lo è e, poi, qui ci siamo solo noi” disse Severus; poi, continuò dicendo: “Mentre io incomincio a preparare la cena, perché non vai a visitare il giardino ?”. “Mi sembra un’ottima idea” disse Clarice.

Poco dopo, infatti, Clarice, con sciarpa, giubbotto e guanti, si trovava fuori nel giardino innevato e, con lei, vi era anche Artemisia: “Questo giardino è immenso, proprio come la casa: i nonni del papà, dovevano essere molto ricchi” disse Clarice, mentre camminava per il giardino. Artemisia era al suo fianco, ma, a stento, riusciva a stare al passo della padroncina, perché faticava a camminare nella tanta neve che era venuta. Clarice continuava a camminare, quando, ad un certo punto, qualcosa davanti a se, attirò l’attenzione: un magnifico colonnato, adornato di fiori che facevano da archi. Clarice non poteva credere a ciò che vedeva: era un insieme di natura ed architettura e l’aveva lì, proprio davanti ai suoi occhi. Lentamente, Clarice si avvicinò, mentre Artemisia se ne rimase ferma dove era; poi, Clarice si sedette su di una panchina fatta di cemento e chiuse gli occhi, cercando di ascoltare i rumori, anche i più minimi, che erano intorno a lei. Dalla finestra della cucina, Severus stava osservando la sua bambina e sorrise; poi, riguardò la cena che stava preparando. “Qui c’è tanta pace e mi fa dimenticare ciò che sta succedendo a scuola” disse Clarice; poi, dopo aver aperto gli occhi, guardò per terra ed aggiunse dicendo: “ Forse, dovevo rimanere a scuola, per le vacanze di Natale, ma papà mi ha proposto di venire qua, per distrarmi un po’ e, credo proprio, che abbia avuto ragione”. Artemisia andò da lei e, guardandola, emise i suoi versetti e scodinzolò. Clarice, allora, la prese in braccio e, mentre l’accarezzava, disse: “Hai ragione, Artemisia: papà mi ha portato qui, per non pensare ai problemi che stanno succedendo a scuola, anche se, dopo Natale, dovrò tornarci” ed Artemisia emise i suoi versetti. Clarice rimase ancora un po’ fuori, finché Severus non la richiamò dentro non solo per la cena, ma anche perché l’aria stava diventando molto fredda.

Tutti e due stavano mangiando, quando Clarice disse: “Lo sai, papà; non credevo che fossi anche un ottimo cuoco: questa cena è davvero buona”. “Ti ringrazio per il complimento, piccola mia, ma sai, quando si vive da solo, bisogna imparare a fare tutto, anche le cose che prima, faceva tua madre” spiegò Severus e si versò un po’ di vino nel bicchiere. “Durante l’estate, ho sempre guardato l’album di fotografie che mi ha regalato Hagrid e mi soffermo soprattutto sulla foto tua e della mamma; ma guardo anche la foto nel medaglione che mi hai regalato” spiegò Clarice; poi, voltò lo sguardo all’indietro, per vedere Artemisia che stava mangiando nella sua ciotola; quindi, aggiunse dicendo: “ I Dursley non cucinavano così bene, anche perché, ero io quella che dovevo preparare tutto” e, mentre parlava, Severus la guardava. Clarice voltò lo sguardo verso la cena e sospirando disse: “Vorrei che, tutto questo, non finisse mai” e mangiò un altro po’ di minestra.

Dopo aver finito la cena, padre e figlia se ne stavano in salotto e, mentre Severus stava leggendo un libro sulla sua poltrona, Clarice, che era seduta sul divano, guardava i dipinti che c’erano alle pareti e domandò: “Papà, chi sono le persone nei dipinti ?”. “Antenati di famiglia” rispose Severus, continuando a leggere il libro. “Da parte della bis nonna ?” chiese Clarice. “Sì” rispose semplicemente Severus. Visto che l’unica luce proveniva dalla lampada accanto alla poltrona dove era seduto Severus, nel salotto non vi era molto illuminato e, quindi, le persone nei dipinti stavano dormendo: “Stanno tutti dormendo: devono essere molto annoiati” disse Clarice. Severus alzò lo sguardo dal libro e disse: “ E’ ora di andare a dormire anche tu, cuccioletta” e, dopo aver messo il libro sul tavolino, si alzò in piedi; ma Clarice replicò dicendo: “Ma papà, sono in vacanza, quindi, non posso stare alzata fino a tardi ?”. “Se fossi stata ad Hogwarts, saresti andata, comunque, a letto a quest’ora” disse Severus. Clarice lo guardò stranamente; quindi, Severus le disse: “E non guardarmi con quella faccia, perché, anche se sei in vacanza, non esclude il fatto che tu debba dormire abbastanza, per riposare il tuo corpo; e, ora, non replicare più e seguimi” e si diresse verso le scale. Clarice sapeva che, contraddire suo padre, voleva dire ricevere successivamente una bella ramanzina; quindi, senza obiettarlo, lo seguì. Dopo essersi cambiata e lavata i denti, Clarice andò, per la prima volta, nel suo nuovo letto: “Questo letto è comodissimo: sembra fatto di piume” disse Clarice, mentre Severus le aggiustava meglio le coperte. “Il materasso è di piume” la corresse Severus. Clarice si tolse gli occhiali e li mise sul comodino; poi, Severus le disse: “Se hai bisogno di qualcosa, la mia camera è proprio di fronte alla tua e, non esitare a chiamarmi”. “Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, piccola mia” disse Severus e, dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte, uscì dalla camera lasciando, però, costata la porta. Dopo tante notti insonne, quella fu la prima notte che Clarice dormì beatamente, senza sentire, o pensare, a quella voce sibilante e, forse, quando sarebbe ritornata a scuola, non l’avrebbe neanche più sentita.

  
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