Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
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Autore: Lau_Vicky    26/11/2012    1 recensioni
Un si. Una parola, due lettere. Solo un fottutissimo si. Perchè? Non lo so di preciso... L'amo? Non lo so di preciso... non so più tante cose da tempo ormai... ma mi chiedo... è davvero ciò che voglio?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo per muovermi, ma non l’ho fatto non appena ho capito che era lui. Il buio della stanza è stato mio complice in  questo. Vuoi anche il fatto che è andato dritto al suo piano, non si è accorto della mia presenza. E io me ne sto ben zitto. Vorrei rivelarmi, ma non appena sento le sue dita tirar fuori dolci note, cambio idea. Adoro sentirlo suonare. E’ rilassante… avvolgente. Una sensazione piacevole, di quelle che ti fanno sentire al sicuro. Ironia della sorte colui che mi procura adesso queste sensazioni, è anche causa dei miei mali. E io dei suoi, ovviamente. Mi siedo, e spinto da una forza troppo potente per resisterle, quasi in trance, mi alzo e mi avvicino. Tentenna, forse la mano gli fa male. Me ne rendo conto del tutto quando andando più vicino vedo che sanguina ancora. Smette. Impreca qualcosa che non capisco. E me ne sto li immobile dietro di lui, come un boia pronto a colpire. Come un ladro. Ecco, quello che non voglio essere. Così è sempre stato tra noi. Tutto nell’ombra, al buio, di nascosto. Non siamo mai stati liberi di essere ciò che siamo, mai. La cosa mi ferisce. Non mi piace mentire e fingere, io non sono così.
Poi si volta, e i suoi occhi cercano di mettere a fuoco qualcosa… me. Ci guardiamo nella semioscurità della stanza. Vedo i suoi occhi anche così. Luccicano, brillano, ma subito si induriscono, diventano gelidi. E quel gelo mi trafigge provocandomi un dolore sommesso. Apro la bocca per dire qualcosa, ma non ne esce nulla. Lui si alza, fa per andarsene, e istintivamente le mie mani si bloccano sulle sue braccia e lo fermano. Lo guardo più da vicino. Ha paura… ha paura di me? Davvero? Non voglio che abbia paura di me… “Scusami” mormoro, sicuro che ha capito di cosa parlo. “Non volevo… so che non eri venuto per… per quello…” non dice nulla, e il suo silenzio è anche peggio. Mi viene da piangere cazzo, non ce la faccio. Vorrei dirgli così tante cose. Vorrei dirgli tutto e niente. Quello che provo, quello che sento, e che mi sta straziando l’anima. Per lui forse è più facile, lui mi vuole e sta male se mi perde… ma io… io lo voglio, e scelgo di lasciarlo andare perché non voglio vivere in questo modo. E’ una mia scelta si, forse è per questo che fa più male. E’ un po’ come cavarsi un occhio da soli, o qualcosa del genere. Non ce la faccio, sono un debole… un maledetto, insignificante uomo che non riesce a controllare se stesso. Così nonostante tutti i miei sforzi per trattenermi, piango. Mi ritrovo a singhiozzare a terra, in ginocchio con il viso chino tra le braccia e le mani piantate sul pavimento di moquette. Mi libero, sfogo tutto ciò che ho trattenuto. Come un torrente in piena non riesco a fermarmi. E nemmeno lo voglio, perché più piango più mi sento incredibilmente lucido e leggero. Non smetto nemmeno quando sento le sue mani sulle mie spalle, anzi, piango ancora più forte, come un moccioso. Dimmi tu cosa devo fare Bill… ho la sensazione che qualsiasi scelta sia quella sbagliata. Non c’è via di uscita. 
  
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