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Autore: Aven90    27/11/2012    1 recensioni
Prefazione. Un’altra storia romantica, ambientata in un paese immaginario dell’Europa seicentesca: la principessa viziata torna da tre anni di formazione, e la prima notizia che le viene data è che deve sposarsi per poter governare. Ce la farà?
NB: Contenuti abbastanza realistici, per una volta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Invece avrebbe sposato Jonathan.

Era il suo cuore ad ordinarglielo, sin dal momento in cui ebbe saputo che avrebbe incontrato sir Isaac. In lei scaturì una scintilla che non seppe spiegarsi in quel momento.

Ma nel frattempo avrebbe dovuto prepararsi per quella cena.

Sarebbe andata da sola, quindi stava a lei mettere in imbarazzo sir Isaac e farlo interdire, in ogni caso in quei tre giorni che la separavano da quell’evento sarebbe potuto succedere di tutto, tanto che lei ci sperò fino in fondo: era un periodo storico in cui la guerra e le malattie erano all’ordine del giorno e l’età media era davvero molto bassa.

Anche le congiure, per inciso.

Perché fu proprio una congiura a proporsi fra quelle disgrazie per aiutare la bellissima principessa.

In effetti, sir Charlie, sir Joseph e sir Matthew si riunirono in una bettola piena di gente ignorante e analfabeta, quindi non avrebbero corso il rischio di essere spiati da eventuali talpe di sir Koks, in quanto costoro non solo erano occupati con le nuove restaurazioni del palazzo, ma si richiedeva loro di non frequentare quei locali, in modo da mantenere alto il buon nome della famiglia. Pertanto, quella sera, in quella bettola, i tre si riunirono a congiurare contro quello che rischiava di essere il vincitore indiscusso di quella estenuante gara.

“Io non posso sopportarlo” cominciò sir Charlie Tanpirker, posando la birra acquosa sul tavolo. “Sono io che ho vinto il torneo, tuttavia sir Isaac porta a casa il premio forte del suo oro! È una ingiustizia!”

“Concordo” convenne sir Matthew, controllando che non ci fossero corpi estranei nella sua birra. “Sono indiscutibilmente il più bello del gruppo. È normale che Rachel debba sposare me, anche solo per questo motivo!”

Sir Joseph decise allora di unire i loro intenti iniziando un breve monologo chiarificatore “Signori, calmiamo le nostre ire. Se davvero desideriamo superare sir Koks, dobbiamo unire le nostre forze. Forse avremo diverse qualità che ci contraddistinguono, ma abbiamo lo stesso movente, ed è quello che dovrà guidarci nella congiura: sposare la principessa. Conviene a tutti e tre la rovina di Isaac, quindi non ci resta che ucciderlo, e dopo averlo fatto, giocheremo fra di noi. Ma fino a quel momento direi di ignorare o seppellire i nostri dissapori e di concentrarci su come eliminare Koks facendolo passare per un incidente, in quanto se ci incolpassero saremo passibili di impiccagione”

Sir Charlie e sir Matthew lo guardarono però perplessi. “Il tuo feudo non è forse alleato a quello dei Koks? Cosa diranno i tuoi genitori nel caso sapessero ciò che hai in mente?”

Sir Joseph si aspettava anche quella domanda, perciò rispose “I patti che hanno stipulato chi è venuto prima di me non mi riguardano, ciò che importa è agire”, in questo modo aveva liquidato ogni altro obiezione.

Si alzò e dichiarò solennemente “Allora! Siete con me? Uccideremo davvero sir Isaac?”

I due, dopo essersi scambiati un ultimo sguardo stupito, si alzarono anche loro e brindarono in segno di amicizia o tregua temporanea.

Il giorno dopo quell’incontro, la principessa Rachel e la regina Isabel ricevettero la periodica visita dei quattro funesti e funerei notai di corte, responsabili della successione al trono. In quello Stato purtroppo funzionava in quel modo.

“A…” “..che” “…punto…” “… siamo?” chiesero, come al solito dividendosi la frase.

Isabel avrebbe gradito volentieri lanciare loro il bicchiere di vino che aveva in mano, però si limitò a rispondere distaccata “Siamo a buon punto. Rachel si sposerà entro il limite dei giorni previsto”

“Perfetto” disse uno dei due uomini.

“Anche perché…” “…non gradiremmo…” “…il fatto che lady Rachel…” “…se ne vada”

Isabel si stupì che erano state le due donne del gruppo a concludere la frase, con la conseguenza che lasciò alimentare i propri sospetti sui quattro e ribatté “Ma non vi erano dubbi dall’inizio. Non bisogna mai mettere in dubbio la parola di Isabel Waschmittel”

“Oh, avete tenuto il cognome del compianto marito? Pensavamo lo odiaste” fece notare una delle due donne, perfettamente uguali nei loro capelli rossi.

“Non lo odiavo, ma nemmeno lo amavo. E poi il suo cognome mi serve, mi conferisce l’autorità per buttarvi fuori da questo palazzo. È inutile che continuate a tormentarmi, sembra che proviate piacere ad essere trattati in malo modo”

Così i quattro non poterono far altro che andarsene.

“Fortunatamente non c’è bisogno di trattenerli a lungo” osservò Rachel, mentre se ne stavano andando.

“Hai ragione, figlia. Se provano a sfrattarci prima del tempo, conosceranno la forca, e loro lo sanno”

E venne la sera.

Rachel si recò abbastanza presto al ristorante “Maistas” , in attesa di sir Isaac, in quanto la principessa per suo carattere preferiva aspettare che far aspettare. Tuttavia, da parte sua, avrebbe preferito di gran lunga essere in qualunque altro posto.

Isabel, prima di congedarsi con la carrozza, le raccomandò “Dai sempre e comunque una risposta affermativa e riempilo di complimenti. Gli uomini lo adorano”

Rachel, la principessa, trattata come una bambina, ma quella era la situazione.

Isabel aveva davanti non una figlia, ma una miniera d’oro, precisamente quella che avevano scoperto nel feudo dei Koks, della quale non aveva nessun potere in quanto il loro feudo era semi indipendente, il che voleva dire che sottostavano alle leggi dei Waschmittel, ma le risorse contenute nei loro confini appartenevano ai vassalli.

Arrivare con un’ora di anticipo aveva i suoi pregi e i suoi difetti, e rimase sola.

Mentre attendeva l’ora convenuta, anche sir Isaac stava preparandosi per arrivare al ristorante, montò sul suo cavallo e ordinò ai suoi servi “Al mio ritorno, voglio il più grande ricevimento di nozze che si sia mai visto nella storia”

Spronò dunque il suo destriero e partì veloce come il vento. Dal suo palazzo alla capitale con quella velocità ci sarebbe voluta un’ora esatta, dopo aver attraversato i boschi, sempre infidi in quei periodi di magra, in quanto i briganti affamati non lasciavano nemmeno uno spicciolo.

Sir Joseph osservava l’obiettivo da una vedetta posta in cima ad un pino. Sapeva che il modo migliore per uccidere una persona stava nell’aggredirla nel bosco, quindi convinse sir Charlie e sir Matthew a nascondersi dietro un cespuglio, pronti per sparare istantaneamente al cavallo.

 Joseph era elettrizzato: non si aspettava che il dover uccidere una persona avrebbe prodotto in lui quegli effetti inebrianti, ma più che altro sapeva che il fine giustificava i mezzi, dunque era il pensiero di Rachel ad inebriarlo. Il destriero di sir Isaac avanzava ancora veloce, ignaro dell’agguato.

“Eccolo, è lui” avvertì sir Zimulis ai suoi due compagni. Isaac andava davvero incontro a morte certa? A volte, anche gli animali selvatici servono all’uomo, infatti un orso che passava di lì per caso e ignaro della presenza di quattro uomini sulla sua strada, passò per quelle frasche muovendole alla destra del sir Koks, quel tanto che bastava per far girare e accorgersi della pistola puntata verso di lui.

Così, istintivamente, scese a terra, estrasse la spada e sempre in movimento intraprese un duello con sir Matthew, il quale venne disarmato dell’arma da fuoco appena in tempo.

Nel frattempo, sir Charlie, non potendo più colpire a distanza sir Isaac senza rischiare di uccidere Matthew, rubò il cavallo e intraprese da solo il viaggio verso la capitale.

Sir Joseph si rese conto di essere stato gabbato, strinse i pugni in segno di rabbia, decise di estrarre la sua pistola e con una precisione invidiabile colpì una delle gambe del cavallo, costringendo sir Charlie a rimanere sul posto: se non si fosse fermato per insultare i suoi rivali non sarebbe stato colpito. Invece in quel momento si crearono due coppie per la lotta: sir Tanpirker contro Joseph e sir Koks contro Matthew; e la principessa ancora in attesa alla base della scalinata che portava alla locanda.

“È inaudito” pensò fra sé “sono la principessa, eppure devo attendere i porci comodi degli uomini”. Alzò lo sguardo per controllare se la carrozza o il cavallo dei Koks spuntava, ma con sua somma sorpresa, vide invece spuntare dalla curva lui.

Jonathan, il contadino fruttivendolo.

Anche lui la vide, ma scosse la testa e passò oltre: era troppo bella per essere vera, e si sentiva schiacciato e inadeguato di fronte alla sua presenza. Al che Rachel capì che lui aveva del rancore verso di lei. Come biasimarlo, d’altronde: aveva promesso che sarebbe tornata a trovarlo ma non l’aveva fatto. Gli impegni da principessa reggevano poco come scusa nella testa della ragazza.

Così tirò un sospiro e decise di affrontarlo, si mosse verso di lui tagliandogli la strada, utilizzando l’autorità che aveva da principessa.

“Salve. Non hai fatto l’inchino vedendomi, eppure lo sai che sono la principessa” esordì in questo modo, volendo davvero farlo sentire in colpa.

Ma Jonathan non perse la sua faccia tosta e si permise di dire “Vostra Altezza non merita il mio inchino, in quanto non mantiene le promesse fatte, infatti non è mai tornata a farmi visita”

Rachel si sentì sconfitta, tanto da venirle i lucciconi agli occhi azzurri “È vero, ho promesso di tornare e non l’ho fatto, tuttavia sappi che ho sempre pensato a voi ogni dì. Piuttosto, che ci fate qui?”

Jonathan rispose ”Io abito vicino la locanda, nella quale ho fatto anche lo sguattero saltuariamente”

Rachel sapeva che Jonathan era poverissimo, e il suo affetto bruciò in lei più di quanto non aveva fatto fino a quel momento, tanto che la stessa definizione di affetto cominciava a stare stretta. In seguito, passò qualche secondo di silenzio, dove i due sguardi fieri annegavano a vicenda, si trattava del classico sguardo che valeva più di mille parole, entrambi in quel momento erano un libro aperto per l’altro.

“Questo è quello che chiamano colpo di fulmine?” pensarono entrambi.

Jonathan non sapeva se Rachel fosse davvero la sua metà ancestrale, ma gli mancò il fiato per averlo solo pensato, però fece violenza su se stesso, portò la ragazza in un vicolo appartato perché sapeva che lei voleva la stessa cosa e disse senza mezzi termini, scegliendo le stesse parole dettate dal cuore, conscio che anche Rachel le stava aspettando trepidante “Rachel” esordì chiamandola per nome , sicuro di quello che stava facendo “io vi amo. Vi ho amato sin dal primo momento. So che siete la principessa e molto probabilmente morirò per avervi rapito in questo modo, ma la tempesta dei miei sentimenti non…” Rachel lo interruppe fondendo la sua bocca con quella del servo, in un bacio vero, caldo e reale.

Peccato che un uomo vestito in blu, i colori del feudo dei Tanpirker, strinse gli occhi sogghignando malvagio.

 

Fine Capitolo! Naturalmente avrei potuto scrivere che per "bacio reale" intendo uno dato da una principessa, ma non volevao rompere il momento romantico con una cosa che non c'entrava nulla!  Quindi prendete "reale" come sinonimo di "vero", mi raccomando! e recensite! Voglio essere sommersdo di critiche!

   
 
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