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Autore: Giallo4ver    27/11/2012    1 recensioni
''Allora accende la luce del corridoio, e rimane a bocca aperta.
Qualcosa le è caduto in cucina, e quel qualcosa le ha scartavetrato il lampadario dal soffitto, spaccato a metà il tavolo di legno massiccio e fatto una mezza voragine nel pavimento.''
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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d - So che non è un buon momento per chiedertelo.- esordì Loki, senza azzardarsi a mettere piede dentro la camera e restando  dietro alla porta chiusa.- E devo dire che è una richiesta che, credimi, non ti avrei fatto se non fossero arrivati i compagni  d’arme di Thor.-
- Taglia corto.- sbottò Amelia aprendo di scatto la porta e  trascinando con sé il trolley verso la porta.
- Potrei venire con te?- domandò serio.
Non aveva nessuna intenzione di  restare in balia di quei cinque squinternati, in più non aveva soldi e tutti si ricordavano di lui come il mostro che poco tempo prima aveva seminato il panico per mezzo mondo, pareva invece che essere in compagnia di quella Midgardiana avvalorasse la grandissima cavolata che lui davvero si chiamasse Ludovico, che  fosse un filologo tedesco e che “all’alieno con complessi di superiorità” (come lo aveva chiamato mentre spiegava al barista  dov’erano stati il giorno prima a mangiare) fautore dei disordini di quattro mesi prima, lui ci somigliasse soltanto.  
Amelia lo guardò.
- D’accordo, ma solo perché mi fai pena.- concluse, ben sapendo che, anche se si  fosse sbarazzata di lui, Fury l’avrebbe seguita lo stesso, e non aveva dunque senso lasciare quel poveretto tra le grinfie di quei cinque demoni.
Il “solo perché mi fai pena” poteva risparmiarselo. Commentò tra sé  e sé l’asgardiano, ma non replicò, limitandosi ad un’occhiata di gratitudine, o almeno, era così che cercava di guardarla, ma non era tanto sicuro di esserci riuscito.
- Andiamo a Roma.- lo avvisò, aprendo la porta.
- E vuoi andarci a piedi?-
- No…ma alle volte alcuni attimi di attesa possono darti tutte le risposte che cerchi.-
Di fatto, qualche minuto dopo, una macchina, una Lancia nera, attraversato il viale che portava alla casa, si fermò proprio lì davanti.
Ne scese una donna non molto alta, dai tratti un po’ spigolosi, pallidissima, capelli biondi, quasi albina e gli occhi, unica cosa che stonava con il  volto evanescente, neri, come le tenebre di una notte senza stelle.
Indossava un tailleur nero, scarpe col tacco e una collana d’argento con il pendente a forma di Tao.
- Ekaterina, questo è Loki.- lo presentò Amelia.- Loki, la mia collega bielorussa Ekaterina.-  L’aveva chiamata quando si era ritirata in camera, prima che arrivasse suo fratello.
- Piacere.- disse lei in un italiano strano, infarcito di cadenze bielorusse.
Loki le strinse la mano, era gelida, e la presa era forte.
- Andiamo?- domandò poi Ekaterina, rivolgendosi ad Amelia sempre nel suo imperfetto italiano.
- Certo.- acconsentì lei.
Salirono in macchina e poco  dopo furono in strada.
- Ti ringrazio per avermi coperta per tutto questo tempo, lì alla S.H.I.E.L.D.-
- Figurati, mi sei sempre stata simpatica più di Nick.-
- Non che ci voglia molto per essere più simpatici di quello là.-
- Non ritieni il mio un complimento?-
- Lo ritengo un complimento passabile.-
- Ora che farai?-
- Niente.-
- Hai  detto loro dove andiamo?-
- Lo sapranno già, no?-
- Probabile, ma Nick s’infurierà di più.-
- Non è un mio problema.-
- Dovrebbe esserlo, invece.-
- Solo perché sei una psicologa, non dobbiamo fare sedute di psicoanalisi ogni volta che ci incontriamo.-
- D’accordo, era solo per…-
- Se dici “Era solo per il tuo bene” ti fustigo.-
- Come non detto, sto zitta.-
- Ferma un attimo la macchina.-
Ekaterina ubbidì ed Amelia scese e andò a sedersi sui sedili posteriori.
Loki la guardò interrogativo.
- Mi fai pena da solo come un cane qui dietro, e poi non mi fido tanto di uno che mi ha distrutto la cucina.- spiegò  in breve.- Puoi andare, grazie, Ekaterina.-
La ragazza sghignazzò e rimise in moto.
- Avete mangiato?- chiese ad un tratto.
- No.- risposero di riflesso i due, entrambi mentre guardavano fuori dai finestrini, l’uno a destra l’altra a sinistra.
- Bene, rimedieremo tra una decina di  chilometri.-

Erano scesi all’autogrill, e fin lì tutto bene.
La midgardiana gli aveva ricordato che doveva dire di chiamarsi Ludovico eccetera, e fin lì c’era arrivato.
Ma il tizio che gli chiedeva se aveva fatto una cosa chiamata “scontrino” l’aveva messo fuori gioco.
- Sì, ecco qua.- era intervenuta prontamente Amelia, porgendo all’uomo con uno strano cappello rosso in testa un pezzo di carta.- Che cavolo fai?- gli aveva sibilato, sorridendo nervosamente al tizio col berretto rosso.- Aspettami la prossima volta.- continuò a sibilargli piccata, poi lo aveva preso per una spalla con una mano, con l’altra aveva afferrato il vassoio  con il cibo che le era stato offerto e lo aveva spintonato verso il tavolo dove Ekaterina si era seduta a guardare tutta la scenetta.
Lo fece sedere e - Ecco, tieni.- gli  disse mettendogli davanti una bottiglietta d’acqua ed un panino.- Ora, è un panino, e si mangia…-
- Lo so cos’è un panino e come si mangia.- la interruppe in tono monocorde.
Mi ha preso per un cretino? Si chiese mentre fissava il suo pranzo.
- Per fortuna…- mormorò lei sedendosi a sua volta e iniziando a mangiare.



- Davvero, è persino più irritante di Stark!- affermò Nick, sbuffando.
- Più irritante di me?- domandò Tony, in finto tono  stupito.
- Più irritante di lui?!- esclamò stranito Steve, al quale risultava impossibile trovare una persona più irritante di Stark.
- Sì, esatto. Ma l’hai vista? O meglio, l’hai sentita? Non è il modo di rivolgersi ad un suo superiore o  di parlare di suo padre.- continuò Fury.
- Il punto è che…lei non ti considera affatto un suo superiore.- intervenne Banner.
- Accettalo Fury.- s’intromise Steve.- Lasciala andare per la sua strada, te l’ha detto chiaramente che non vuole prestarti aiuto.-
- Lei non può fare sempre tutto quello che vuole.- sbottò Nick.
- Ma sentiti.- ironizzò Stark.- Mi sembri suo padre. E poi, sì che può fare quello che vuole, e lascia che ti dia un consiglio: più una donna cerchi di piegarla con le maniere forti e vuoi che faccia una determinata cosa, più lei farà tutto l’opposto.-
- Sì, playboy? E tu che consigli in questi casi?- sghignazzò Clint.
- Bisogna contrattare, ma non come fa Fury, contrattare con garbo, non dando l’impressione di  un despota intransigente.-
- Va bene…sorvoliamo…- sospirò Nick.- Per me il libro o non si è mai mosso da casa sua, o ce l’ha lei e se lo porta sempre dietro.-
- Difficile da stabilire.- mormorò Natasha.
Il cellulare di Nick suonò.
Quando Fury lesse il messaggio fece un respiro profondo.
- Chi è?- domandò Natasha.
- È Rick che mi avverte della partenza di sua sorella.-
- Prevedibile.- disse Clint, tra un boccone e l’altro.
- Dove va?- chiese di nuovo Natasha.
- A Roma.-
- Questo sì che è strano.- osservò Clint.

Midgard, America.

L’agente Phil Coulson era sveglio da tre giorni.
Un coma durato ben quattro mesi, sopravvissuto per un pelo, le sue condizioni erano ancora instabili.
Fury gli aveva riferito con orgoglio che era stato grazie al suo sacrificio che la squadra di eroi si era unita.
Fury aveva detto loro che lui era morto, e loro avevano reagito coalizzandosi.
Nessuno dei cinque Avengers sapeva che Phil era vivo.
Guardiamo il lato positivo…si disse, rivolgendo uno sguardo alle figurine firmate di Capitan America da lui in persona. Almeno se non mi riprenderò più, sarò un paralitico felice.
I medici gli avevano comunicato che forse c’era un problema con il sistema nervoso.
Ma lui doveva, voleva, riprendersi, perché c’era una persona, oltre alla sua violoncellista, che voleva salutare, una persona che non vedeva da tanto tempo.
Sì, sarebbe guarito e sarebbe andato a trovare quella persona.

Fantabosco (?) dell'autrice:
Salve gente.
Ecco il  settimo capitolo.
Spero di avervi fatto aspettare di meno, anzi, scusate se ho sforato e non ho postato domenica.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ da ricordare, nonostante io non aggiorni con regolarità.
Al prossimo capitolo, bye bye!


  
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