Il
pescatore
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura
Il Pescatore – Fabrizio De Andrè
Per fortuna la
corrente lo aveva riportato sulla spiaggia, aggrappato com’era ad una tavola di
legno.
Ancora frastornato
mosse qualche passo sulla sabbia e volse lo sguardo verso la città di Gong Men.
Fuochi d’artificio
esplodevano in cielo e le onde moltiplicavano i riflessi della luce sull’acqua.
Sicuramente tutti
quei botti erano per festeggiare la sua sconfitta. Shen sentì la rabbia corrodergli
le vene come acido.
Scacciato di nuovo
dalla città che era sua di diritto e costretto a scappare da una palla di lardo
che aveva distrutto in pochi minuti la sua armata costruita in tanti anni.
Li odiava tutti con
un’intensità tale da strizzargli i visceri. Vendetta. Non avrebbe avuto pace
fino a che non li avesse visti in ginocchio davanti a lui ad implorare pietà.
Ma per avere la sua
vendetta doveva prima ricostruire il suo esercito, e per farlo doveva sparire
dalla circolazione. Avrebbe lasciato che lo credessero morto, poi, una volta
ricostruito il suo esercito ed il suo arsenale sarebbe tornato per
schiacciarli, ma per il momento se ne doveva andare.
Doveva mettere più
distanza possibile tra se e la città dei Gong.
Lasciò un ultimo
sguardo carico di odio alla città che ancora una volta lo rifiutava e si
incamminò sulla spiaggia.
Si sentiva
terribilmente debole ed anche la solitudine gli pesava in quel momento.
La prima volta che
era stato esiliato almeno la sua armata di lupi lo aveva seguito e avrebbe
potuto ordinare a loro di saccheggiare qualche villaggio per procurarsi il cibo,
invece ora era solo e non poteva permettersi il minimo passo falso.
Continuò a
camminare e dopo un periodo che gli sembrò lunghissimo vide una capanna in riva
al mare.
Si nascose dietro
una macchia di vegetazione ed aspettò di vedere da chi era abitata.
Se erano pochi e
deboli avrebbe potuto facilmente avere ragione di loro anche con le poche lame
da lancio che gli erano rimaste.
Aspettò nell’ombra
fino al tramonto, poi finalmente una piccola barca si avvicinò alla riva e ne
scese un vecchio cormorano che canticchiava a mezza voce.
Shen riuscì anche a
sentire qualche parola.
All’ombra dell’ultimo sole
Si era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
“Solo lui? Meglio
di quanto mi potessi aspettare”
Shen rimase ancora
un po’ nascosto ad osservare il vecchio per accertarsi che fosse davvero solo,
poi, quando lo vide appollaiarsi di fronte al mare, decise di uscire allo
scoperto.
Si avvicinò
all’altro uccello con la massima attenzione, ma la precauzione era inutile
perché il vecchio sembrava essersi assopito.
Tuttavia Shen non
volle rischiare e gli premette una lama sulla gola prima di chiamarlo.
Il cormorano aprì
gli occhi lentamente e, quando vide la lama puntata su di lui, ebbe solo un
moto di vaga sorpresa.
:-Ah, un pavone
albino. Tu devi essere Lord Shen, ho sentito parlare di te-:
Certo che ne aveva
sentito parlare, tutti nel raggio di chilometri conoscevano la storia del
principe bianco come la neve che voleva conquistare la Cina.
:-Non mi interessa.
Dammi da bere e da mangiare e non azzardarti a chiamare nessuno perché sei
morto-:
Il vecchio si
limitò ad annuire ed indicò un cesto accanto a se.
Shen abbassò la
lama senza staccare gli occhi dall’altro, poi lo prese.
Si sentiva
terribilmente debole, tanto da non riuscire a slegare il cordino che teneva le
due estremità.
“Non deve vedere
che tremo, se no…”
Pensava che il cormorano
avrebbe approfittato della sua debolezza per attaccarlo o qualcosa del genere,
invece quello slegò il laccio e gli porse un pezzo di pane cotto al vapore.
Shen lo guardò
sorpreso dall’aiuto.
Cominciò a mangiare
sempre tenendolo d’occhio, alla ricerca del minimo segno di ostilità.
Era strano che il
vecchio non ce l’avesse con lui dopo che lo aveva minacciato di tagliargli la
gola. Semplicemente era tornato a guardare il mare.
Quando si girò
incrociò lo sguardo di Shen che lo fissava.
:-Come ti senti? Va
meglio?-:
Gli chiese.
:-Posso riprendere
il mio viaggio-:
Rispose Shen secco.
Riprese la lama
dalla manica e se la rigirò tra le dita.
Non poteva lasciare
testimoni dietro di se, sarebbe stato come gridare “Hei, maestri di kung fu,
sono qui, venite a prendermi!” però…
Guardò di nuovo il
vecchio.
:-Io non sono mai
passato di qui, è chiaro?-:
Gli intimò con
tutta la ferocia di cui era capace.
Il cormorano non
sembrò spaventato, anzi lo guardò con un’ombra di compassione.
:-Naturalmente-:
Gli disse solo.
Shen annuì, poi
rimise la lama al suo posto, gli voltò le spalle e riprese il cammino.
“Quel vecchio era
proprio strano”
Pensò.
Si girò a guardarlo
un’ultima, pronto a lanciare una lama se lo avesse visto correre verso la città
a dare l’allarme, invece il vecchio cormorano sembrava essersi assopito di
nuovo mentre guardava il tramonto.
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Cantuccio
dell’autore
Salve gente! Dopo
un periodo di assenza ho deciso di postare questa song fiction scritta di getto
(leggete “non ricontrollata”) quest’estate.
C’è bisogno di
giustificazioni? Sì, ce n’è bisogno!
A mia difesa posso
dire solo che non è colpa mia, è colpa di un pianista di piano bar che ha
suonato “Il Pescatore” di Fabrizio De Andrè mentre io pensavo a come sciogliere
un nodo narrativo nell’altra mia fiction su Shen “Chi tu scegli di essere”
quindi mi è venuta questa associazione di idee.
E a proposito di
“Chi tu scegli di essere” non l’ho abbandonata, solo che per ora non ho la
concentrazione giusta per continuare. Sì, lo so, mannaggia a me e a quando non
finisco di scrivere le storie prima di cominciare a postarle. E sì, lo so,
merito la lapidazione.
Makochan