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Autore: aduah    15/06/2007    4 recensioni
Revenge, la vendetta.
Sourness, l'acidità.
Vanity, la vanità.
Pleasure, il piacere.
Hate, l'odio.
Perdition, la perdizione.
Chi ha creato questi nuovi Homunculus, e a quale fine?
Genere: Malinconico, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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11_Hate Questo capitolo sulla nascita di un homunculus è diverso dagli altri, per il semplice fatto che la persona che era prima viene menzionata già nella prima riga!
Allora… di legno d’acero o di quercia? Non so decidere il materiale della bara… ma il colore è sicuro, nero!
Ehm… voi leggete, va!
Buona lettura!


Capitolo 11: HATE

Maes Hughes
1884 ~ 1914
Padre, marito, amico.
Promosso di due gradi per essere caduto in servizio:
Generale di Brigata.


… non ci potevo credere…
Ero io…?
Il mio passato era proprio accanto a me, scritto su una lapide di marmo nel cimitero della capitale: Central City.
Maes Hughes…
Sinseven mi aveva detto che dovevo odiare per sopravvivere, odiare chiunque si fosse intromesso nei nostri piani. Mi aveva detto inoltre di aspettare i miei fratelli, e con loro di ritornare al nostro luogo d’origine. Poi mi ritrovai in quel posto desolato.
Il vento d’autunno fece muovere le fronde degli alberi, creando un suono delizioso, intonato al luogo. Il fruscio delle foglie secche, che si staccano dai rami e giocano allegre sospinte dalla corrente.
Mi voltai e la vidi.
Lei guardava me, ed i fiori che aveva in braccio cascarono.
Una donna, sui quarant’anni, con i capelli biondo cenere raccolti in un ciuffo alto, gli occhi color azzurro mare e le labbra rosee. Un cappotto nero addosso e un sorriso tremante che pian piano si faceva spazio in quel volto incredulo.
Mi corse incontro e mi abbracciò.
-Non è possibile! Non so come sia potuto accadere, ma sei vivo! Sei vivo!-

Caro, forse dovresti riposare un poco…

Papà è stanco!

-Glacier…-
-No, sono io, non mi riconosci? È passato tanto tempo, ma dicevi sempre che anche da grande mi avresti sempre riconosciuta! Te lo ricordi… papà?-

Papà?

Papà!

LA MIA ADORABILE ELICIA!
Papà, la barba mi fa solletico!

-E… Elicia? Sei tu?…-
-Sì, sono io papà! Te lo ricordi?-
-Sì… mi ricordo di te…-
Eppure come mai non la sentivo come mia figlia? Quella donna… non riuscivo ad accettare che nella mia vita passata fosse stata così legata a me, ed io a lei.
Mi prese per un braccio e mi trascinò a casa sua, e durante il tragitto mi raccontò della sua vita. Si era sposata e aveva avuto un figlio, che aveva chiamato come me, Maes.
-Maes è un bambino molto vispo! Ha dieci anni e dice che da grande vuole diventare un ufficiale come era il suo nonno! Ti vuole assomigliare!-
-E… e che mi dici di te? Lavori?-
-… ho ereditato il tuo posto nell’esercito, lavoro alla biblioteca come catalogatrice. Sono maresciallo adesso!-
-Capisco… e Glacier?-
-Mamma è morta tre anni fa, aveva esaurito la sua pietra…(inventato da me; si usa in Amestris per dire morto di vecchiaia.   nd>v<)… ma ora è tutto diverso! Non so perché tu sia qua, e non m’importa in fondo! L’importante è che tu sia tornato!-
Non aveva paura di me, non le sembrava strano che suo padre, morto anni prima, fosse accanto a lei con li stesso aspetto di allora…
Stava vivendo un sogno ad occhi aperti, ma se qualcuno l’avesse svegliata le sarebbe crollato il mondo addosso. Quindi decisi che per il momento era meglio tener chiusa la bocca.
Aprì il portone e mi disse di entrare, non appena misi un piede dentro, un oggetto volente non identificato mi piombò addosso.
-ATTENTI UOMINI! NEMICO IN VISTA! CARICA! CARICA! ATTACCATE!-
-Maes! Quante volte ti ho detto di trattare gli ospiti con delicatezza?-
-Uffa mamma! Volevo sono giocare!… ma lui è il nonno Hughes!-
Quel bambino era TROPPO vivace!
Con molta “delicatezza” saltò giù dalla mia pancia, e aiutò ad alzarmi (pestandogli pure un piede…   nd>v<).
Entrai nell’abitazione, e notai con sorpresa che tutto era rimasto come l’ultima volta che ci entrai.
Il tavolo in soggiorno con sei sedie, il caminetto di marmo grigio con le foto sopra… perfino i disegni fatti da Elicia attaccati alle pareti.
In uno si era disegnata lei per mano a sua madre e a me, versione angelo.
-Quella la feci dopo il tuo funerale…- puntualizzò -… mi sentivo triste e mamma mi disse che tu eri sempre accanto a noi anche se non ti vedevamo, perché eri un angelo-
-…-
-Così io per non scordarmelo mai lo annotai tramite quel disegno!-
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Verso sera eravamo tutti riuniti nella sala da pranzo, anche quella rimasta immutata negli anni.
-Mi dispiace che mio marito non sia qua, sai, lavora a South City, e viene qua poche volte al mese…-
-Papà lavora tanto! Proprio come facevi te!-
Quanta allegria nelle loro parole, mi sentivo quasi fuori luogo.
Ormai quella non era più la mia famiglia, era la famiglia di Elicia. Eppure, sebbene adulta, sebbene un pezzo grosso dell’esercito, quella donna sentiva ancora il bisogno del padre, tanto che non riusciva a guardare in faccia la realtà, e credere in qualsiasi cosa vedesse.
Se io non mi fossi ricordato di lei? se la mia memoria fosse stata completamente azzerata?
No, non ci voglio pensare, la sua reazione sarebbe stata drastica.
Ma in quello stato non stava certo meglio.
La radio trasmetteva allegre canzoncine, e questo contribuiva a rendere allegro l’ambiente, ma all’improvviso furono interrotte da un comunicato.
“A tutti i cittadini in ascolto! Ci è giunta notizia poco fa che il Quartier Generale Militare di Central City sia esploso all’improvviso. Ci sono molti morti e parecchi feriti, alcuni molto gravi, nessuno è scampato da questa strage, ci informano che i testimoni abbiano visto un uomo aggirarsi per le macerie, e che si sia diretto…”
-Maes! Accendi subito il televisore!-
C’erano un mucchio di immagini trasmesse alla rinfusa, di ambulanze, vigili del fuoco, curiosi e feriti, ma le notizie non cambiavano.
Squillò in quel momento il telefono, ed Elicia andò a rispondere. Suo marito presumo, che voleva sapere se lei stava bene e se avesse ricevuto qualche lettera minatoria.
Pensavano ad un attentato contro i militari da parte di alcuni ribelli.
Attaccò la cornetta e si sedette, le mani coprivano il viso e stringevano i capelli.
-Mi… mi ha detto di restare calma… Maes, vai a letto…-
-Ma io non ho sonno!-
-VAI A LETTO! SUBITO!-
Il ragazzino balzò giù dalla sedia e come un razzo schizzò in camera sua. Io guardai Elicia; stava piangendo.
-Cos’ hai?-
-Di… dicono che fra le vittime… ci sia anche il Generale Breda… e che… gli altri tre siano in condizioni gravi all’ospedale…-
-E Armstrong con i suoi?-
-Lo… loro non erano nell’edificio in… quel momento…-
-E Mustang?-
-Lui è morto qualche anno fa sul campo di battaglia! E con lui il Colonnello Hawkeye!-
Adesso era disperata, dovevo aver toccato un tasto dolente.
Girai il tavolo e l’abbracciai, mi venne istintivo: l’anima premurosa di Huges non era ancora del tutto sparita in me.
Eppure, sentivo di non poterle volere bene.
Qualcosa mi frenava, e mi diceva di distaccarmi completamente da lei, se non volevo incombere in grossi guai.
La strinsi più forte a me.
-Papà… sento freddo…-
-Non è nulla, nulla…-
-Papà, d… dico sul s… s… serio, f… fa f… freddo!-
-…-
-P… pa… p… à… ch… che… -
-Muori!-
-Pa….-
-Muori! MUORI!-
Cinsi le mani attorno al collo di Elicia e cominciai a stingere, con tutta la mia forza. La donna cercò di ribellarsi, ma invano; sentì una sensazione di freddo salirgli su per le gambe, circondargli la vita ed infine, quando spirò, il ghiaccio le ricoprì anche il volto sconvolto.
Il mio potere, è quello di creare il gelo e il ghiaccio, grazie anche ad una minima presenza di acqua nei paraggi. Il corpo di un essere umano è formato dal 68% d’acqua.
La mollai ed uscii da quella casa, intenzionato a non tornarci mai più. Mi girai per guardare un’ultima volta quell’abitazione, e vidi il piccolo Maes guardarmi impaurito.
-Co… cosa hai fatto a… alla mamma…?-
-… l’ ho uccisa-
-P… perché? Le… lei è tu… tua fig… lia!-
-Io non sono Maes Hughes, ragazzino, quindi lei non può essere mia figlia. Io sono un mostro creato per odiare, per far soffrire e impaurire la gente. Il mio compito è quello di uccidere anche le persone innocenti, solo per il gusto di farlo. Non posso amare nessuno, per questo il mio nome è Hate, l’odio!-
Detto ciò lui cercò di fuggire, ma riuscii a prenderlo e a fargli fare la stessa fine di Elicia… la mia Elicia.
Uscii finalmente da quella casa, e me li ritrovai davanti.
Lei, appena atterrata, ali spiegate, capelli sciolti e occhi marroni.
Lui… e chi se lo poteva dimenticare! Il signore delle tenebre, dai capelli e gli occhi del buio, braccia conserte e sorriso beffardo stampato in faccia.
-Ti stavamo aspettando Hate!-
-Pleasure immagino, e lei… Perdition!-
-Wow, sei perspicace come al solito! Sinseven ci ha ordinato di sorvegliare la fabbrica, e di attendere i fratellini!-
Ormai era stato deciso.
Dall’unione di piacere e perdizione, nasce inevitabilmente l’odio.
Hate.


Si, si… nera mi va bene, ma con i fiori blu intorno… NO BIANCHI NO! IO SONO INTERISTA E FINIRÒ NELLA BARA INTERISTA!!!
Questa era l’ultima storia di creazione, d’ora in poi continuiamo dall’incontro di tutti gli homunculi!
Scusatemi tanto, ma era l’unica storia venutami in mente… ~trem~trem~
Recensite, mi raccomando! Un bacio a tutti quelli che leggono e a cui piace!
Baci Kissosi
ADUAH! >v<
  
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