La scorsa notte ho fatto un sogno. Avevo un corpo perfetto. Non
fraintendermi, non sono un edonista; perfetto nel senso di invincibile.
Era un corpo che non poteva essere distrutto, né sfigurato, né
sfregiato. Non poteva essere attaccato dalle malattie, dal deperimento
o dalla fame. La mia mente era sgombra, come una superficie d’acqua
perfettamente liscia. Non c’erano pensieri inutili o ingannevoli ad
attraversarla. Sentivo di poter percepire qualsiasi cosa, ogni battito
d’ali o una qualsiasi esplosione siderale, parole che per me, in quel
momento, non avevano ancora alcun significato. Il luogo in cui
risiedevo con questo mio corpo perfetto era bianco, e freddo. Ovunque
si muoveva alito di morte. Nonostante questo non mi sentivo triste.
Anzi, ero insolitamente tranquillo oltre ogni immaginazione. Mi sentivo
pacato e sereno, di una serenità mai sperimentata prima. Come se non
avessi alcun problema al mondo. Galleggiavo nel silenzio ammirando la
perfezione dei miei pensieri. Ero completo sotto ogni punto di vista.
Non necessitavo di nulla. Ero in uno stato di perpetua estasi. E allora
perché? Perché tentare? Perché compiere quel gesto? Quel movimento che
avrebbe modificato tutto. Non riuscivo a capire cosa mi fosse saltato
in mente. Forse anche un dio è alla disperata ricerca di un senso alla
sua esistenza.
«Facciamo l’uomo», dissi.