Capitolo 4
L’indomani mattina Jack
trovò Sue che stava rientrando dalla
passeggiata con Levi. «Sempre così mattinieri voi
due?»
le disse, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Sai com’è,
Levi aveva bisogno di uscire e mi ha svegliata. Cosa che non ha fatto
ieri sera…»
«Veramente lui ci
ha provato, ti è venuto a leccare una mano, ma tu eri
letteralmente crollata sopra le coperte, è per questo che
sono
entrato. Siamo in lite ma non voglio mica che ti ammali…ho
preso la
coperta, e ti ho lasciato il the…» sorrise nel
dirlo
«Grazie… mi
preparo e andiamo ok?»
«Certo, e pensi di
sapere già quale sarà l’argomento della
lite?»
alzando un sopracciglio
«Non lo so, ma
penso che mi verrà in mente qualche cosa…io salgo
a farmi
una doccia. Mezz’ora?»
«Ok, e mi
raccomando…non mi trattare troppo male…»
«Vedremo» e
lo lasciò da solo in cucina
Jack guardandola uscire
pensò che ancora la tempesta non era passata, ma le nubi si
stavano diradando.
Alle 9 erano già
davanti al supermercato, durante il viaggio avevano deciso di non
rivolgersi parola mentre facevano la spesa, e di aspettare che la
signora James fosse alle casse, poi Sue avrebbe preso in mano la
situazione.
E così fecero,
ognuno metteva nel carrello ciò che voleva, poi quando la
videro alle casse, inscenarono una piccola lite dai toni molto bassi.
Lite che terminò con Jack che rimase a fare la spesa e Sue
che
lo fulminava con lo sguardo uscendo dal supermercato.
Fuori cercò la
macchina della signora James ma non la vide, quindi lasciò
un
biglietto sul parabrezza della macchina, avvertendo Jack che sarebbe
tornata a piedi.
Con la coda dell’occhio
notò che il loro obiettivo stava uscendo quindi si
avviò
per il viale cercando di precederla di poco per poi farsi superare,
doveva pensare a come attirare la sua attenzione, così
guardò
Levi e iniziò a parlare con lui, sperando che almeno per
deformazione personale, la signora James la ascoltasse.
«Levi, che ci
facciamo qui? Che dici, avrei dovuto chiudere questa storia ora che
si era presentata l’occasione? Li ho rivisti insieme Levi, si
sono
abbracciati per salutarsi, mi si è fermato il cuore quando
li
ho rivisti così. Poi lui mi guarda e mi dice che non
c’è
niente e io dico di credergli, poi mi rimane questo peso sullo
stomaco. Possibile che nonostante tutto sia ancora innamorata di
lui?.» pronunciando queste parole le venne un tuffo al cuore.
Innamorata di Jack, non ci credeva neanche lei, lo aveva detto, e non
era stato affatto difficile.
Era in un mondo tutto suo
quando la signora James la salutò «Buongiorno! Lei
è
nuova del quartiere vero?»
«Si. Piacere sono
Sue Hudson, e se non sbaglio mi sembra che abbiamo dato spettacolo
l’altro giorno proprio di fronte casa sua. Mi dispiace, non
dobbiamo aver fatto una bella impressione.»
«Non si preoccupi,
non può filare sempre tutto liscio in un matrimonio, ma non
mi
sono presentata sono Carol James. Mi dispiace aver ascoltato il suo
sfogo, ma quando sento le parole amore e problemi nella stessa frase
non resisto. Sono una consulente matrimoniale, mi sono laureata in
psicologia e poi ho iniziato a fare quello che adoravo fare anche al
liceo, far rimettere insieme le coppie che ancora si amavano, ma non
sapevano affrontare i loro problemi.»
«Interessante!»
le disse Sue, era stato fin troppo facile attirare
l’attenzione di
quella donna. «E non si preoccupi, sa, a volte mi dimentico
che
gli altri mi possano sentire quando parlo… vede io sono
sorda.
Leggo le labbra per capire quello che mi sta dicendo. E lui mi da una
mano, o forse sarebbe meglio dire una zampa!»
«Direi che questo è
molto più interessante!» Carol sembrava veramente
affascinata mentre guardava Levi seduto tranquillo vicino a Sue.
In quel momento Jack
passò in macchina e la chiamò, Levi le
saltò
addosso per avvertirla, lei si girò, lo vide e con gli occhi
tristi gli disse con i segni “Ci vediamo a casa” e
Jack continuò
dicendole, “a tra poco”
«Quello è
suo marito?»
«Si, lui è
Jack»
«Siete proprio una
bella coppia. Senta, che ne dice di venire a prendere un the a casa
mia questo pomeriggio, il martedì tengo chiuso lo
studio…»
«Non vorrei
disturbarla.»
«Immagino che se si
è trasferita ora non conoscerà nessuno nel
quartiere, e
io sono un’esperta nei problemi di cuore, quindi
perché non
approfittare, ci potremo conoscere e magari, sempre che ne abbia
voglia, mi può raccontare qualche cosa, e ascoltare quello
che
potrebbe dirle una professionista.»
«Allora, con molto
piacere. Le dispiace se porto Levi? Sa, lui è il mio
orecchio
e…»
«Ma certo! Allora
l’aspetto questo pomeriggio! Verso le 17? Dove abito lo sa
gia
giusto?»
«Sembra proprio di
si, e le 17 vanno benissimo. Grazie!»
Sue entrò in casa
e trovò Jack che la aspettava in salotto, appena la
sentì
chiudere la porta le corse incontro «Sei riuscita a
parlarle?»
«Si, e siamo stati
anche invitati a prendere un the a casa sua questo pomeriggio. Io e
Levi intendo.»
«Sei sicura che
vuoi farlo? Lui potrebbe essere in casa, se venissi anche
io…beh
starei più tranquillo» distogliendo lo sguardo
«Jack, lei mi ha
invitato per parlare dei nostri problemi, non mi posso presentare con
te. Metteremo un microfono a me o a Levi, così tu ascolterai
tutto da qua, poi cercherò di piazzare qualche cimice. Non
possiamo perdere questa occasione, siamo qui per questo.»
Jack continuava a
guardarla con aria preoccupata
«Jack, è
solo un the con Carol, di pomeriggio, non può succedere
nulla!
Poi con me c’è Levi e tu sarai a due passi.
Sbrighiamoci
dobbiamo andare in ufficio.» Nel dirlo a Jack sembrava ancora
più infastidita del giorno prima.
«Cosa ti ho fatto
di così crudele per aver bisogno di una consulente
matrimoniale?» cercando di attenuare la situazione.
«Non ti ho
descritto come il carnefice. Le ho detto che sono io che non mi fido
più di te per una bugia che mi hai detto tempo fa. Colpa
della
mia insicurezza, ma che sono ancora innamorata di te, e non ho mai
avuto il coraggio di lasciarti.» glielo disse mentre gli
voltava le spalle e saliva in camera a cambiarsi per andare in
ufficio.
“Mi ero illuso” pensò
Jack, “la tempesta non è
ancora passata.”