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Autore: MegJung    28/11/2012    4 recensioni
Come reagireste alla sola idea di scoprire che la vostra migliore amica, in realtà è un extraterrestre, inconsapevole di esserlo? Sophie, una liceale qualunque, avrà a che fare con una ragazza particolare e insieme a lei e alle persone vicine dovranno affrontare un'impresa immensa, scopriranno segreti inconfessabili e entità misteriose, il tutto con avventura e, ogni tanto, anche a suon di risate!
Genere: Azione, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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-         Svegliati Sophie dobbiamo andare! – strepitò Nathalie già piena di energie.
Mi girai dall’altra parte del materasso e mi misi il cuscino in faccia per non avere la luce che mi accecava.
-         Non voglio alzarmi! – bofonchiai.
Improvvisamente sentii che il materasso si stava muovendo e caddi a terra rotolando sul pavimento freddo e polveroso. Mi avevano buttato dal letto!
-         Muoviti! Non voglio rinunciare ad Antea per te – sbottò Esther.
-         Dai ragazze – dissi ancora piena di sonno – mica dobbiamo prendere il treno! -.
-         Perdiamo l’astronave così! – sbraitarono in coro.
-         Uffa, va bene! Ora mi alzo! -.
Sembravo un tricheco che a malapena riusciva a muoversi sulla banchina del polo Nord e dopo sforzi immani finalmente riuscii ad alzarmi in piedi. Eravamo andati a dormire tutte insieme nel garage e non so quali forze rendevano le mie amiche così energiche e pimpanti.
-         Andremo ad Antea yeah! – esclamavano in coro come delle bambine impazienti di avere il giocattolo nuovo.
A malincuore mi tolsi il pigiama, ancora pieno del calore della notte e mi misi gli indumenti che parevano così freddi. Presi il bagaglio e con fatica lo trascinai con me.
-         Sempre la solita! – mi rimproverò Nathalie – quanta roba hai messo la dentro? -.
Guardai i bagagli delle mie compagne: Nathalie aveva un borsone arancione da palestra che portava a tracolla e Esther aveva il suo zaino azzurro di scuola, io un enorme trolley verde che stava per esplodere. Avevo la valigia più grossa delle tre, come al solito mi stavo portando dietro mezza casa.
-         Ho messo solo l’indispensabile – dissi cercando di giustificarmi.
Fortunatamente casa mia non era tanto lontana dalla campagna e la fatica durò ben poco, visto che gli altri non mi aiutarono!
Arrivammo in un grande campo di erba bassa, era ancora umido e scivoloso per la rugiada della mattina che luccicava ai raggi del sole. Il cielo sembrava il dipinto di qualche pittore impressionista che gli aveva dato pennellate dei più svariati colori. Alzando la testa si poteva ancora vedere il manto blu scuro della notte, con quei piccoli forellini bianchi che erano le stelle. Andando a vedere verso l’orizzonte si poteva notare la timida sfumatura dell’azzurro mattutino che lentamente avanzava, dietro di lei il colore rosa e poi l’arancione del sole. Era uno spettacolo meraviglioso, chissà dopo quanto tempo l’avrei rivisto, non sapevo se ad Antea vi fossero gli spettacoli della natura terrestre. Avrei avuto nostalgia di quella scena meravigliosa, della natura, del mio pianeta.
Improvvisamente apparve in lontananza nel cielo un piccolo punto argenteo che, avvicinandosi, si stava facendo sempre più grande. I due ragazzi dai capelli chiari la stavano guardando intensamente, intuii che era la nostra astronave. La nave spaziale si posò sulla terra silenziosamente e subito dopo aprì l’entrava e fece uscire una scala in metallo per farci salire. Non era molto grande, aveva la forma di disco rigonfiato nel centro ed era completamente fatta con un materiale metallico.
All’interno non vi era nessuno, andammo a controllare nella sala di pilotaggio, ma non vi era nessuno.
-         Se in questa navicella non c’è nessuno – disse Nathalie – come diavolo ha fatto ad arrivare fin qui? -.
-         Pilota automatico cara – rispose Aster dolcemente – anche voi umani lo utilizzate in quei mezzi volanti che chiamate aerei -.
Internamente la navicella pareva più grande,vi erano tre  sale: per pilotare, una per i passeggeri e soprattutto un bagno! Le altre ed io andammo ad accomodarci nella sala per i passeggeri. Era una grande stanza chiara dalle pareti celesti e il pavimento di moquette grigio chiaro. Vi era una parete completamente in vetro che faceva vedere completamente la volta celeste. Vi erano i “sedili” per accomodarsi, anche se chiamarli così era un eufemismo. Erano dei grandissimi divani bianchi messi in fila con la vista della grande vetrata, poi a un lato vi era un piccolo baretto dove potevamo sgranocchiare qualcosa. I pleiadiani si trattavano decisamente bene!
-         Ragazze stiamo per partire – affermò Aster – mettetevi comode, il viaggio sarà un po’lungo -.
-         Quanto durerà? – chiese Esther.
-         Circa sette ore terrestri – rispose – Sidus starà alla giuda della navicella, se avete bisogno di qualcosa chiamatemi! -.
Ci accomodammo su uno di quei grandi divani di velluto, erano soffici e piacevoli al tatto, sembrava di accarezzare un gatto.
-         Oddio, che hostess sexy che abbiamo! – sussurrò Nathalie a noi due.
Ci scappò un risolino generale, fortunatamente Aster non poteva sentirci perché stava nella sala di pilotaggio con Sidus.
Sotto di noi, improvvisamente, sentimmo il rombo dei motori che si accendevano e pian piano ci sollevammo da terra fino ad uscire fuori dall’atmosfera terrestre. Per la prima volta nella nostra vita vedemmo il misterioso spazio. Apparve davanti a noi il vuoto oscuro con quei piccoli puntini bianchi che illuminavano debolmente. Quando passavamo vicino a qualche stella vedevamo il meraviglioso gioco di luci e colori che il corpo celeste faceva o ammiravamo gli strani disegni delle nebulose e le forme strane delle galassie.
Esther guardava meravigliata quello spettacolo, aveva sempre avuto una grande passione per l’astronomia, forse inconsciamente era alla ricerca del suo pianeta natale. I suoi occhi erano stupendi erano color acquamarina, avevano sottili nervature bianche e le pagliuzze dorate immerse in quel piccolo mare. Magari avessi avuto un poco del suo fisico! Qualche centimetro in più, quei maledetti fari che avrei potuto fissare per ore, quella vita perfetta!
Anche da Nathalie mi sarebbe piaciuto prendere qualcosa, il suo sguardo furbo e sveglio, a volte gelido, ma che nascondeva grande dolcezza oppure la sua furbizia e il rapido intelletto.
A volte mi sentivo una nullità vicino a loro! Esther era una figa pazzesca, bionda, alta con un bel fisico (e lei si considerava brutta!), invece Nathalie che era pur sempre carina era sveglia, ingegnosa e di una simpatia unica (e si considerava asociale!). Io ero bassa, con capelli corti e castani e gli occhi dello stesso colore e non credevo di avere un’intelligenza così spiccata. Ogni tanto pensavo come mi sarebbe piaciuto avere una briciola delle loro qualità, chissà come sarebbe cambiata la mia vita.
Dopo aver goduto un po’della splendida vista dello spazio infinito, mi stesi su uno di quei grossi divani e mi appisolai. Ero distrutta, non mi alzavo mica tutti giorni all’alba per fare un viaggio spaziale!
Non so cosa fecero le altre quando mi addormentai, ma quando le alzai le trovai vicino al bar a bere qualcosa insieme ad Aster che stava dietro al bancone a preparare qualche bibita. Tutti sembravano felici, stavano parlando e ogni tanto sentivo ridacchiare qualcuno. Quando Nathalie incrociava lo sguardo con il ragazzo arrossiva e il ragazzo le sorrideva con un’espressione dolce. Era solo questione di tempo che avrebbero confessato i loro sentimenti.
Quando si accorsero che ero sveglia, tutti mi guardarono e gli scappò un risolino. Stavano facendo tutti un smorfia strana per trattenere le risate. Cosa avevo di tanto divertente?
-         Che avete da guardare? – sbottai infastidita.
Esther e Nathalie scoppiarono a ridere fragorosamente.
-         Ah ah la tua faccia! – mi rispose Nathalie ridendo – dovresti vederla! -.
Mi resi conto di avere sul mio visto qualcosa di freddo e umido, presi col dito un po’di quella strana sostanza, era pastosa e verde, odorava di menta. Un classico che non invecchiava mai.
-         Mi avete messo il dentifricio in faccia! Stronze! – sbraitai.
Quelle due streghette stavano ridendo ancora più forte.
-         Quanto manca all’arrivo? – chiesi.
-         Penso manchi poco meno di due ore -.
Le ore passarono e finalmente in lontananza vedemmo un piccolo pianeta blu, abbastanza simile alla terra, Antea. Avvicinandoci sempre di più riuscii a vedere il mare che aveva un aspetto limpido e cristallino; le terre consistevano in grande continente con le isole che lo attorniavano, era pieno di foreste rigogliose e verdeggianti, le praterie immense, i laghi che parevano specchi e i fiumi che parevano dei sottili luccichii. Era tutto maledettamente perfetto. Scendemmo nella città più grande di Antea: Vergilie. La città era una metropoli organizzata perfettamente, a differenza di quelle terresti non si vedeva in giro nemmeno un filo di smog e tutto era perfettamente pulito. Gli edifici alti e cristallini che facevano trasparire la luce e non facevano vedere l’interno, le navicelle spaziali piccole e leggere utilizzate come mezzi di trasporto, la gente che felice passava la sua vita. Era tutto perfetto, troppo bello per essere reale, per essere umano. Aster mi raccontò che gli umani che imparavano da soli a controllare la loro energia e spirito interiore venivano portati li. Era il sogno di ogni umano, l’estasi di ogni suo senso, le religioni lo citavano metaforicamente, lo chiamavano paradiso, eden o giardino delle delizie. Ma quel posto era vero, nulla di fantasioso, ma non era perfetto per i suoi pregi fisici, per il benessere materiale che poteva dare, ma aveva in sé un’aria che rendeva spiritualmente beati. Quello era il Nirvana?
-         Sophie ti riprendi? – mi disse Esther che mi schioccò le dita il faccia.
Uscii da quello splendido pensiero, era troppo bello, dovevo smetterla di fare la filosofa!
Salimmo su una piccola navicella con alla guida Sidus, non saremo rimasto a Vergilie, la nostra destinazione era Taygete, un piccolo villaggio dove vivevano i nostri amici. Il viaggio durò pochi secondi, nonostante percorremmo kilometri. Taygete era una meravigliosa cittadina in perfetta armonia con la natura, a differenza di Vergilie, gli edifici erano piuttosto bassi, ma fatti dello stesso materiale e vi erano molte meno navicelle.
Arrivammo alla casa dei nostri amici, era una struttura cristallina cubica a due piani attorniata dalle piante floride. All’interno il mobilio era poco, ma era molto tecnologico, tutto ciò che volevamo poteva essere richiesto da chip che erano nelle pareti della casa. Arrivò sera, facemmo cena e chiacchierammo un po’, poi ad un tratto Aster propone a Nathalie di fare un giro nella foresta dietro casa. Lei acconsentì immediatamente ovviamente. Esther ed io ci guardammo negli occhi, avevamo la stessa idea: seguirli di nascosto.
Furtivamente e con passo silenzioso, seguimmo i due piccioncini che si fermarono sotto un grande albero secolare. La bionda ed io osservavamo lo spettacolo dietro a un grosso cespuglio di fiori arancioni.
-         Nathalie sai tu mi piaci molto – esordì il ragazzo.
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata e arrossì. Aster posò delicatamente la sua mano chiara sul mento di lei e sposto dolcemente il viso di Nathalie verso di lui. Uno scambio di sguardi così intenso da fare scintille.
-         Tu sei perfetto, io non sono nulla a te, ci sono tante pleiadiane meglio di me – sussurrò lei ansimante e senza fiato.
-         No, tu sei Nathalie, l’umana che mi ha fatto innamorare, chi se ne importa delle mie simili? Io voglio te -.
Nathalie si stava sciogliendo come un pasticcino al cioccolato sotto al sole.
-         Io ti amo – disse con voce soave il ragazzo.
Negli occhi di lei si poteva il misto di sorpresa e felicità.
-         Anche io – bibligliò.
Il giovane biondo protrasse il suo viso verso Nathalie e lentamente i suoi occhi si stavano chiudendo. Nathalie portò leggermente avanti le sue labbra sottili e chiuse gli occhi lasciando che i gesti facessero la loro parte. Dolcemente Aster posò le sue labbra perfette su quelle di lei che sicuramente era al settimo cielo.
-         Che scena commovente! – dissi con una lacrima che mi scendeva al viso per la commozione.
Solitamente non ero una romanticona che piangeva ad ogni film strappalacrime, ma quella scena così dolce provata dalla mia amica,che non riuscii a farmi trattenere le lacrime. Un amaro ricordo mi tornò in mente, facendomi provare una punta d’invidia: Aaron. Un giorno forse anche il suo cuore di ghiaccio si sarebbe sciolto.
Mi resi conto che Esther non era più accanto a me. Infatti era dall’altra parte del cespuglio a filmare tutto col cellulare!
   
 
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