CAPITOLO 22
– UNA SERATA (QUASI)
PERFETTA
Scendemmo in strada e salimmo sulla
sua auto, stavolta era un’Audi5 nera, la mia preferita.
-E’ nuova. Ti piace? – mi chiese lui.
- Ci credi se ti dicessi che è la mia
preferita da sempre? –
Rise e mise in moto.
- Dove mi porti allora stasera? –
domandai io poco dopo.
- E’ una sorpresa –
Ci fermammo dopo
dieci minuti davanti
ad un ristorante. Jared si infilò una felpa nera e si
alzò il cappuccio sulla
fronte prima di scendere. – Altrimenti mi riconoscono e
roviniamo la bella
serata tra foto e interviste – spiegò. Come un
vero gentiluomo, mi venne ad
aprire la portiera e mi fece scendere, entrammo nel lussuoso ristorante
e
salutò un uomo che ci venne incontro. Egli
ricambiò il saluto dandogli del tu e
ci fece accomodare ad un tavolo circolare in un angolo. A parte lo
sfarzo della
sala, non potei non notare che la sala era completamente vuota eccetto
noi e i
camerieri.
-Perché siamo solo noi? – chiesi.
-Ho prenotato la sala esclusivamente
per me e te, così nessuno verrà a disturbarci. Il
proprietario è un mio amico e
mi ha dato il permesso per farlo – Sorrise, poi si tolse la
felpa e si
risistemò i capelli. Wow, nessuno
aveva
mai fatto tanto per me, pensai.
Ci sedemmo e guardammo i piatti dal
menù. Pesce, carne, riso…
-Tu cosa scegli? – chiesi. – Io
penso…riso e carne –
Lui fece una smorfia alla parola
‘carne’. – Ehm…anche io del
riso e…un’insalata -
Risi. – Sei a dieta? Coraggio, prendi
una bella fetta di carne! -
Ancora quella smorfia. – No, non sono
a dieta…sono vegano –
Che
figura… -
Ah, scusa non lo sapevo! – tentai di giustificarmi.
Ordinammo e cominciammo a parlare
delle nostre vite. Su mia esortazione iniziò a raccontarmi
di cosa faceva prima
che diventasse una rockstar famosa in tutto il mondo e scoprii che il
suo primo
lavoro era stato il lavapiatti e che all’inizio sognava di
diventare un
pittore; poi era diventato un attore e in seguito un cantante.
-Ho sempre amato la musica – spiegò.
– Ma adesso raccontami un po’ di te, sto parlando
solo io –
Gli raccontai della mia vita serena e
felice prima della morte dei miei genitori e di come si era trasformata
in
difficile e impegnativa dopo. Mi disse che anche il suo padre biologico
era
morto e che sua madre si era risposata. Infine gli parlai della mia
immensa
passione per la recitazione e il cinema.
Il tempo passò in fretta e in
serenità, finimmo di mangiare, lui si rimise la felpa nera
col cappuccio e si
diresse verso il bancone per pagare. Lo fermai afferrandogli il braccio.
- Jay…- Lo guardai negli occhi. Non
avevo abbastanza soldi per pagare quella cena raffinata, lo sapevo
già prima di
entrare, ma non accettavo che pagasse solo lui.
- Non ti preoccupare, faccio io
tesoro – Sorrise e raggiunse il bancone. Il fatto che mi
avesse chiamato
‘tesoro’ mi fece dimenticare il senso di colpa che
mi attanagliava fino a pochi
istanti prima.
Uscimmo dal ristorante e feci per
ringraziarlo, ma lui lo intuì e mi interruppe prima che
potessi aprire bocca.
-Sssh…Non devi dirmi niente, non devi
assolutamente preoccuparti per questo -
- E va bene… -
Appena rientrammo in macchina, mi
disse di girarmi, io ubbidii e lui mi legò una benda scura
intorno agli occhi.
-Che stai facendo, Jay? -
-Voglio portarti in un posto…e farti
una sorpresa –
- Ancora? – chiesi sorpresa.
Lo sentii ridere. – Sì, tesoro,
ancora -
Mi venne una fitta allo stomaco a sentire
di nuovo quella parola così dolce. Arrossii e notai che lo
stavo facendo
parecchie volte quella sera.
Mise in moto la macchina e si fermò
solamente dopo quello che mi parve circa un quarto d’ora.
Sentii che scendeva
dalla macchina e veniva ad aprirmi la portiera, mi prese la mano e la
richiuse
alle mie spalle.
-Dove siamo? – domandai.
-Lo scoprirai –
Mi fece camminare per un po’, in
salita, e di tanto in tanto mi diceva “attenta
lì” o “qui c’è un
masso” oppure
“Salta la buca”.
-Beh, allora? Arriviamo o no? Sono
troppo curiosa! –
- Aspetta, siamo quasi arrivati –
Feci per alzarmi la benda, ma lui mi
diede uno schiaffetto sul braccio e mi costrinse a non sbirciare. Mi
fece
fermare poco dopo, probabilmente in cima a quella che poteva essere una
collina.
-Ecco, siamo arrivati! – disse
finalmente Jay e mi slegò la benda.
Il panorama da lassù mi mozzò il
fiato. Si vedevano tutti i profili dei grattacieli illuminati, uno
più alto
dell’altro, che si stagliavano contro il nero del cielo; la
luna quasi piena emanava
una luce debole sul paesaggio.
-Oh, Jared, è meraviglioso! –
Lui rise di gusto. – Vieni, sediamoci
qui –
Si sedette sul prato e mi tese la
mano, io la presi e mi sedetti tra le sue gambe; poi lui mi
abbracciò da dietro
e incrociò le dita delle sue mani con le mie.
-Grazie Jay – gli sussurrai.
- E di che cosa? –
- Per tutto –
Voltai la testa verso di lui e vidi
che avvicinava il suo viso al mio, io non mi allontanai. Mi
baciò intensamente
e quel bacio fu forse quello più emozionante di tutti
perché era pieno di amore
e passione, stavolta eravamo entrambi veramente consapevoli di quello
che
stavamo facendo e di quello che volevamo l’uno
dall’altro. Desideravamo solo
poter stare insieme, senza limitazioni, senza vergogne, senza paura che
qualcuno potesse giudicare il nostro rapporto.
Lui si staccò un secondo, sfiorò il
mio orecchio con le labbra e mi sussurrò: - Vuoi diventare
la mia fidanzata? –
Una lacrima solcò il mio viso senza
che io potessi controllarla. Ero felice, immensamente
felice che me lo avesse chiesto.
-Sì…- mormorai, poi lo dissi ancora
più forte, fino quasi ad urlarlo: - Sì, Jared,
sì!! –
Lui sorrise e riprese a baciarmi. Quindi
anche quello di stamattina da parte
sua era un sì, pensai felice.
Ignoravo che invece era stato
qualcosa di ben diverso a muovere quel cespuglio. Lo avrei scoperto
già la
mattina seguente.
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Nota
autrice. Ciaaaaoo!! Premetto che in questo capitolo ho rischiato
l'infarto molte volte XD Comunque, cosa ne pensate di questa storia e
di questo capitolo??? Fatemi sapere in tanti, vi prego!! Per me
è importante il vostro giudizio!! :)