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Autore: SmartieMiz    28/11/2012    1 recensioni
Jeff Sterling non ha amici, parla poco e odia se stesso, ma grazie a Nick Duval capirà che nessuno è inutile e nessuno è indispensabile.
Kurt Hummel decide di iscriversi ad un corso di boxe dopo l'ennesima bullata. Lì conoscerà Blaine Anderson, il ragazzo con il sorriso più bello del mondo.
Thad Harwood è uno studente modello dolce e gentile, ma la sua vita verrà stravolta dall'arrivo di Sebastian Smythe, ragazzo attraente che ha conosciuto in estate a Parigi.
Riusciranno i ragazzi a fronteggiare gli eventi che vogliono rovinare le loro vite?
Perché a volte amare è più difficile di lottare.
«Ah-ah Harwood, sei sempre molto divertente», disse Sebastian sprezzante, ma Thad immaginò stesse sorridendo, poi aggiunse serio: «Hai detto loro di noi?».
Noi. Cosa significava quel noi?
«Noi cosa?», chiese Thad perplesso.
«Cavolo, Harwood, noi in quel senso!», sbottò Sebastian, poi aggiunse serio: «Stiamo quasi insieme, no?».
Il cuore di Thad batté forte. Quanto era stato bello sentir dire da Sebastian quella frase.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Nick/Jeff, Santana/Sebastian, Sebastian/Thad
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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I'll teach you how to fight, I'll teach you how to love



CAPITOLO 3 - Nice to meet you



«Blaine, è solo un mi piace!», ribatté Nick.
«Sì, e mi spieghi cosa sarebbe questo “stai benissimo in questa foto! :D”?», lo rimbeccò Thad leggendo il commento che aveva appena pubblicato Nick-stupido-ma-perché-non-ti-fai-gli-affari-tuoi-Duval.
«Ma così Kurt penserà chissà che cosa! Bisogna andarci piano con queste cose!», disse Blaine preoccupato.
«Scusa…», mormorò Nick dispiaciuto.
«Cancella subito il commento, prima che Kurt se ne accorga», gli intimò Blaine serio.
«Va beeene», sbuffò Nick fingendo il broncio, poi disse: «Io volevo soltanto aiutarti».

Una notifica.
A Blaine Anderson piace la tua foto.
O MIA GAGA!, Kurt per poco non svenne.
Premette sulla notifica e vide una delle sue 52 foto del profilo, quella con gli occhioni blu in evidenza, gli occhiali neri e 0 mi piace. Ora ce n’era uno ed era di Blaine. Ah, e anche un commento!
Stai benissimo in questa foto! :D
Kurt poteva sul serio morire. Il suo cuore batteva sempre più forte. Il ragazzo decise di ricambiare il mi piace. Sfogliò le foto del profilo di Blaine e non si accorse che non aveva messo un mi piace, ma ben 5.
Oh, cavolo! Sono uno stupido! E ora? Devo cancellare i mi piace prima che li possa vedere!, pensò Kurt quasi disperato.
Ma era inutile perché Blaine, come Kurt, era rimasto in linea.

«Oh-oh! 5 mi piace!», sorrise Thad.
Blaine si era irrigidito quando lesse per ben cinque volte: “A Kurt Hummel piace la tua foto”.
«Okay, questo è proprio cotto di te», fece Nick: «E tu di lui».
Ed ecco che Nick si beccò la terza gomitata.
Il fatto che meravigliò Blaine era che Kurt avesse messo mi piace a delle foto in cui non era venuto nemmeno molto bene. O erano leggermente sfocate, o erano mosse. Insomma, ce n’erano di migliori come quella scattata al mare, ma Kurt aveva messo 5 mi piace a foto che Blaine avrebbe eliminato volentieri se non ci fossero stati i suoi amici.
Solo in quel momento Blaine realizzò che erano le dieci meno cinque.
«Ragazzi, dovremmo incominciare a scendere giù per la festa», asserì Blaine.

Come ogni anno, la sala grande della Dalton Academy era allestita come se fosse una discoteca. Musica, balli e, per la gioia di Sebastian Smythe e per la sfortuna di Thad Harwood, alcolici.
Bene, Sebastian si ubriacherà e potrà farmi qualcosa, pensò Thad inquieto, ma dai, a chi voglio darla a bere! Sono così brutto e antipatico che nessuno proverà ad avvicinarsi a me stasera. Beh, meglio così!
Come ogni anno i Warblers, i membri del Glee Club della Dalton, si sarebbero esibiti con qualche canzone. Sicuramente avrebbe cantato Blaine, il solista del gruppo nonché il cantante più bravo.
Dopo una decina di minuti i Warblers si misero al centro della stanza per cantare. Thad si unì a loro.
Blaine iniziò a cantare con la sua bellissima voce:

Before you met me
I was alright but thing were kinda heavy
You brought me to life
Now every February
You’ll be my Valentine
Valentine

Sebastian seguì l’esibizione estasiato. Blaine Anderson aveva una voce da favola e solo in quel momento si era reso conto che era un moretto niente male e piuttosto affascinante. E solo in quel momento si ricordò che era il suo compagno di stanza.
Bene, pensò Sebastian, mai avuta così tanta fortuna in un giorno solo!
Blaine continuava a cantare e Sebastian gli sorrise sempre più maliziosamente. Chissà cosa stava pensando lo spilungone. Blaine pensò solamente che Sebastian fosse piuttosto inquietante, e quella fu la stessa impressione che ebbe anche Thad.
La festa proseguì tranquilla, fin quando quel genio di Flint non aprì gli alcolici e diede inizio a quello che doveva essere un party alcolico.
Thad odiava gli alcolici. Nick per niente, ma non gli piaceva l’idea di ubriacarsi. L’anno prima si era ubriacato e per sua fortuna non era successo niente di grave o imbarazzante, ma si era sentito male per due giorni di seguito.
Si limitò a dividere una birra con Blaine. Anche quest’ultimo decise di voler rimanere sobrio.
«Beh, ora continueranno a bere alcolici finché non svengono. Torniamo in camera?», domandò Thad ansioso rivolto a Nick e Blaine.
Blaine annuì.
«Possiamo vedere un film», propose Nick, e tutti e due i ragazzi accettarono.

Blaine, Nick e Thad avevano appena finito di vedere un film.
«Bel film», commentò Thad.
«Già», disse Blaine con un sorriso.
«Wow, sono le due!», notò Thad allarmato: «Come faremo domani mattina a svegliarci presto?».
«È sempre stato così tutti gli anni», fece Nick: «Ci sveglieremo con due grosse occhiaie e affronteremo il primo giorno di scuola con un finto sorriso».
Nick e Thad salutarono Blaine. Il solista corse verso la sua stanza e fortunatamente non incontrò nessuno in corridoio. Gli studenti della Dalton si erano appena ritirati nelle proprie camere.
Blaine vi trovò Sebastian che lo aspettava sul letto.
«Ciao», lo salutò Blaine per educazione, poi si chiuse la porta alle spalle.
«Ehi», fece lui.
Sebastian si avvicinò a Blaine e all’improvviso gli baciò il collo. Blaine sentì la presenza della sua viscida lingua sulla sua pelle.
«Bene, sei ubriaco», fece Blaine scocciato.
«Ubriaco di te», rispose lui. Sì, Blaine realizzò che Sebastian non era affatto sobrio.
«Sebastian, smettila», fece Blaine, ma il ragazzo non si fermò. Provò addirittura a sbottonargli il gilet nero che ora indossava il ragazzo. Blaine si ritrasse da Sebastian disgustato, si avvicinò velocemente all’armadio, prese le sue cose e corse in bagno chiudendosi dentro a chiave.
«Aprimi», gli disse Sebastian con il suo tono acido di sempre, ma Blaine sapeva che era comunque ubriaco.
«No», tagliò corto Blaine.
Nel giro di un quarto d’ora Blaine era pronto per andare a dormire, ma non con quell’essere inquietante nella stanza.
Blaine aprì la porta e dovette aspettarselo. Sebastian gli cinse la vita e lo baciò avidamente sul collo.
«Sei bellissimo», gli sussurrò Sebastian in corrispondenza dell’orecchio: «Dai, facciamolo».
Sebastian provò invano a sfilare la t-shirt bianca di Blaine. Il ragazzo uscì fuori dalla stanza 18 e bussò violentemente alla stanza 17.
«Chi è?», rispose la voce assonnata di Nick.
«Sono Blaine. Apri, è urgente!», rispose il ragazzo.
Nick aprì la porta e Blaine entrò subito dentro.
«Chiudi subito a chiave!», gli ordinò il ragazzo preoccupato.
Nick chiuse la porta a chiave e poi domandò:
«Tutto bene? Cos’è successo?».
«Quel Sebastian è ubriaco e ha provato a…», Blaine si fermò, poi disse: «Mi ha baciato sul collo con quella sua lingua viscida e rivoltante e ha detto che voleva farlo con me!».
«Mm, che tipo!», commentò Nick accigliato, poi disse: «Beh, scommetto che vuoi dormire con noi».
«Se per voi non è un problema», fece Blaine.
«Certo che non è un problema!», disse Nick, poi aggiunse: «Come vedi Thad già dorme e si è addormentato nel mio letto. Ti va bene se dormi in quello di Thad?».
«Certo, mi va bene tutto. E tu? Dove dormi?», domandò Blaine curioso.
«Con Thad», rispose lui semplicemente.
«Okay».
Blaine si infilò nel letto di Thad mentre Nick nel suo, al fianco dell’ispanico.
«Buonanotte, Blaine», disse Nick.
«’notte, Nick. E grazie per esserci sempre», rispose Blaine.

La sveglia suonò cinque ore dopo, alle sette del mattino. Nessuno voleva spegnerla. Alla fine Nick allungò il braccio verso il comodino e la spense. Dopo cinque minuti si svegliò completamente, si alzò lentamente dal letto senza far rumore, prese le sue cose e andò in bagno a lavarsi, così Blaine e Thad avrebbero potuto dormire ancora un po’.
In venti minuti era riuscito a farsi una doccia veloce. Era già pronto e indossava la divisa della Dalton.
Nick si avvicinò lentamente al suo letto.
«Thad, svegliati», gli sussurrò il ragazzo per non spaventarlo.
«Dai, ancora cinque minuti, Nick», biascicò Thad.
Nick ridacchiò: nemmeno un megafono nell’orecchio avrebbe svegliato quel dormiglione del suo amico.
«Blaine, svegliati», gli sussurrò Nick.
«Ho sonnhiolono…», Blaine mugugnò qualcosa, ma si svegliò lo stesso, poi con la voce impastata dal sonno disse: «Buongiorno Nick».
«Buongiorno Blaine», lo salutò Nick con un sorriso.
«Beh, che dire… le mie cose stanno in camera. Vado a lavarmi di là, quindi», fece Blaine, poi disse: «Grazie di nuovo, Nick».
«Di niente, Blaine! Se hai problemi con Sebastian puoi sempre venire da noi», lo rassicurò Nick.
Blaine annuì e sorrise di gratitudine. Nick gli aprì la porta con le chiavi e Blaine uscì. Il ragazzo entrò nella stanza 18 che stranamente non trovò chiusa a chiave.
Vi entrò e vide Sebastian con i pantaloni della Dalton ma senza maglietta. Blaine si sentì a disagio.
«Oh, ti stavi vestendo! Scusa, Sebast…».
«Scusa un corno! Sono io che devo scusarmi», fece lui mentre prese la camicia della Dalton e se l’abbottonò davanti al ragazzo: «Ero davvero ubriaco, Blaine. Qualunque cosa ti abbia detto non è vera, okay?».
Blaine annuì.
Quindi non sono bellissimo, pensò Blaine, e subito si pentì dei suoi stupidi pensieri.
«Scusami», fece lui con la sua voce acida, ma almeno scusarsi era già un buon segno.
«Scuse accettate», rispose Blaine con un sorriso, poi aggiunse timidamente: «Posso andare in bagno senza chiudermi dentro o mi puoi violentare da un momento all’altro?».
«Certo che puoi non chiuderti dentro, Blaine», Sebastian ridacchiò.
Blaine sorrise timidamente, prese le sue cose e andò in bagno. Nonostante le parole “rassicuranti” di Sebastian, si chiuse dentro a chiave. Non si fidava di lui e non sia mai entrava mentre si faceva la doccia. Sarebbe stata una situazione assurda e imbarazzante.

Blaine e Sebastian uscirono insieme dalla propria stanza e la chiusero a chiave.
«Sai, devo ammettere che non mi sono comportato nel migliore dei modi con te, compreso l’episodio della mia ubriachezza», disse Sebastian a Blaine: «Che ne diresti se incominciassimo tutto daccapo? Non volevo darti una brutta impressione».
«Beh, che dirti… per me va bene», rispose Blaine imbarazzato: «Sai, non è bello stare in cattivi rapporti con il proprio compagno di stanza. L’anno scorso io e Thad ci siamo trovati bene sin dal primo giorno».
«L’anno scorso stavi in camera con Harwood?», gli domandò Sebastian scettico.
«Sì. Come vi siete conosciuti tu e Thad, se posso sapere?», chiese Blaine curioso.
«A Parigi», rispose lui: «Lui era in vacanza per due settimane e frequentava la mia stessa comitiva. Ci siamo conosciuti grazie a dei nostri amici. Mi sono subito divertito a prenderlo in giro per la sua aria innocente e da ragazzo della porta accanto».
«Mm, ho capito che ti piace punzecchiare la gente», gli disse Blaine.
«Già, è uno dei miei punti forti», rispose Sebastian con la sua solita aria acida: «E niente. Lui mi guardava come una ragazzina in piena crisi di ormoni».
«Che?! Thad… tu?», farfugliò qualcosa Blaine.
«Non saprei. Lui sembrava innamorato di me. Io no, ovvio», fece Sebastian.
In quel preciso istante incontrarono Nick e Thad. Quest’ultimo arrossì violentemente alla vista di Sebastian e Blaine pensò per un momento che le parole dello spilungone fossero vere.
«Ciao ragazzi», li salutò Blaine.
I ragazzi risposero al saluto.
«Andiamo a fare colazione», propose Nick.

Kurt Hummel scese di casa, “pronto” per il secondo giorno di scuola. Il primo non era andato così male: sì, le prese in giro non mancavano, ma nessuno gli aveva fatto del male.
Kurt arrivò a scuola. Non vedeva l’ora che si facessero le cinque per incontrare Blaine, Nick e Thad al Lima Bean. Il ragazzo sospirò e guardò l’ora.
Ce la posso fare anche oggi, pensò Kurt, ma proprio in quel momento tre giocatori di football gli lanciarono una granita violacea addosso.
Bene, granita ai mirtilli. Ora sembro una creatura di Avatar, pensò Kurt. Indossava una delle sue giacche preferite e subito si disperò.
I giocatori di football gli risero in faccia. Kurt fece per andarsene, ma i tre bulli lo presero in braccio e lo buttarono nel cassonetto. Nemmeno quella era una novità: Kurt andava quasi tutti i giorni nel cassonetto. Il ragazzo pianse silenziosamente e, quando vide i tre bulli andare via, uscì dal cassonetto, asciugò le lacrime, entrò nell’edificio e andò subito verso il bagno dei maschi.

Era arrivato il pomeriggio. Fortunatamente i compiti non erano tantissimi essendo agli inizi e Blaine, Nick e Thad li finirono in tempo. Verso le 16.55 andarono via dalla Dalton.
Era venerdì e verso le sei e mezzo ci sarebbero state le audizioni per poter entrare nel Glee Club della Dalton. Thad era eccitato: lui era di nuovo capo-consiglio e lo era assieme a Richard e Flint, due Warblers.
Tutti pensavano che Thad fosse un bravo capo-consiglio e che fosse molto responsabile a differenza degli altri due.
Quella mattina, tra una lezione e l’altra, Thad aveva parlato con Trent, Richard e Flint.
«Bene, oggi ci sono le audizioni. Io sono così contento, e voi?», domandò loro Thad.
«Io sono contentissimo!», lo schernì una voce.
Thad riconobbe subito la voce di Sebastian. Non si voltò perché era rosso come un peperone.
«Farò l’audizione», disse Sebastian: «La mia bravura vi sorprenderà».
«E anche la tua modestia», scherzò Flint.
Sebastian si limitò ad uno dei suoi sorrisetti malefici.
«Beh, che dire, non vediamo l’ora di ascoltarti», gli disse Richard sincero.
«Che canzone porterai?», gli domandò Trent.
«Lo scoprirai tra non molto», si limitò a rispondere Sebastian, poi si rivolse verso Thad e gli disse: «Cos’è tutto questo silenzio, Harwood? Hai per caso perso la lingua?».
Thad arrossì ancora di più.
No, in realtà ho perso la testa. Ho perso la testa per te.
Thad scacciò via gli stupidi pensieri che formulava la vocina malefica nella sua testa. Sebastian era un bastardo e perché lui doveva essere stramegacotto di un essere bastardo come lui?
«No», si limitò a rispondere Thad, poi si alzò dalla sedia e disse ai tre Warblers: «Scusate, ragazzi, ma io vado. Ci vediamo oggi alle audizioni».
I ragazzi si salutarono e Thad si allontanò dalla biblioteca. Ma Sebastian ovviamente lo seguì.
«Sei ancora più carino quando arrossisci», gli disse lo spilungone con la sua voce per niente dolce.
Thad arrossì ancora di più. Non disse niente. Sebastian gli sorrise compiaciuto e ritornò in biblioteca.
Perché si divertiva così tanto a punzecchiare quel ragazzo con frecciatine e battutine imbarazzanti? Thad non lo capiva proprio.

Jeff Sterling aveva tre passioni: la danza, il canto e la chitarra.
Il venerdì era il suo giorno preferito della settimana: l’indomani non ci sarebbero state lezioni e il pomeriggio andava in palestra.
Per lui danzare era tutto; si sentiva più a suo agio su un palco che a scuola. Tramite la danza si sfogava. Tramite essa esprimeva tutto ciò che non diceva con le parole.
Si stava recando in palestra quando si fermò di scatto: fuori l’edificio c’erano quattro ragazzi che tormentavano sempre lui e Kurt, un suo compagno del Glee Club.
Jeff pensò fosse meglio saltare la lezione di danza e tornare a casa. Fece per andarsene quando qualcuno lo strattonò per la spalla.
«Dove credi di andare, biondina?», gli intimò uno dei quattro ragazzi.
Non sono affari tuoi, pensò Jeff adirato, ma le parole gli morirono in gola.
«Mammina e papino non ti hanno insegnato a rispondere alle domande?», continuò il ragazzo. I ragazzi sghignazzarono.
«Io… io non vi devo spiegazioni», mormorò flebilmente Jeff.
«Oh, avete sentito?! La biondina ha finalmente parlato!», esclamò un altro ragazzo fintamente sorpreso.
«Fai danza, vero? Roba proprio da finocchi…», commentò accigliato un altro.
«Ci dispiace così tanto farti saltare una lezione di danza, ma possiamo benissimo dartene un’altra», sghignazzò uno dei ragazzi stringendogli il colletto della maglietta.
«Ehi!», li richiamò un passante. I ragazzi allentarono subito la stretta: «Andate via, subito!».
Molto probabilmente fu lo sguardo minaccioso dell’uomo che convinse i ragazzi ad andare via.
«Io… io vi ringrazio», Jeff ringraziò timidamente l’uomo.
«Tu sei Jeff, vero?», gli chiese l’uomo.
«Sì, come fate a sape…».
«Io sono Burt Hummel, il padre di Kurt», rispose pronto l’uomo porgendogli la mano: «Mio figlio mi ha parlato molto di te…».
«Di me?», domandò Jeff incredulo.
«Sì, mi ha detto che voi due venite sempre derisi dai giocatori di football e dalle cheerleader», rispose Burt: «Un giorno di questi vengo a scuola a parlare col preside di questo problema».
Jeff annuì debolmente. A quanto pare il padre di Kurt non sapeva proprio niente di lui e suo figlio.

Kurt era al Lima Bean ed era seduto ad un tavolo per quattro persone già da dieci minuti.
Questi ora mi danno buca, pensò Kurt sconsolato, poi guardò l’orologio, ah, ora sono le cinque, sono io in anticipo. Bene.
Dopo qualche minuto arrivarono tre ragazzi vestiti in divisa. Indossavano dei pantaloni grigio scuro, una camicia bianca, una cravatta rossa a strisce blu e un blazer blu scuro con il bordino rosso. Sulla giacca c’era una D.
D di Dalton, pensò immediatamente Kurt.
Kurt riconobbe Blaine, Nick e anche Thad. I tre ragazzi si avvicinarono a Kurt e quest’ultimo cercò invano di sfoggiare un sorriso decente.
«Ciao Kurt», lo salutarono Blaine, Nick e Thad.
«Ciao ragazzi», li salutò Kurt.
Nick e Thad si sedettero di fronte a Kurt e a Blaine toccò il posto vicino al ragazzo con gli occhi azzurri.
«Quella è la divisa della Dalton?», domandò Kurt curioso. I ragazzi annuirono.
Kurt si domandò perché quei ragazzi fossero venuti con la divisa.
«Non ce la siamo tolte la divisa perché tanto dopo dobbiamo ritornare a scuola», Blaine sembrava che lo avesse letto di nuovo nel pensiero. Il ragazzo con gli occhi nocciola sembrava piuttosto imbarazzato.
«Alla Dalton si dorme pure», gli spiegò Nick.
«Noi non ci siamo presentati», disse ad un tratto il moro porgendogli la mano: «Io sono Thad Harwood, amico di Blaine e Nick».
«Io sono Kurt Hummel», rispose il ragazzo accettando la stretta.
In quel momento arrivò la cameriera.
«Che cosa volete, ragazzi?», disse la giovane donna con un sorriso rivolto solamente a Blaine.
«Tre cioccolate calde e… Kurt, tu cosa prendi?», gli domandò Blaine.
«Anch’io una cioccolata calda», rispose Kurt: «Io la prendo fondente».
La signorina annuì, sorrise di nuovo a Blaine – o meglio, non aveva mai smesso di sorridergli – e andò via.
«Quella cameriera è cotta di Blaine», spiegò Nick a Kurt ridacchiando.
«È carina», commentò Kurt, e a Blaine cadde l’autostima.
«Sì, ma avrà almeno trent’anni», continuò Nick: «E Blaine ne ha sedici».
«A San Valentino non mi ha fatto pagare il caffè», raccontò Blaine.
«A me e a Thad invece sì», ricordò Nick divertito.
«Ma allora è proprio innamorata di te!», fece Kurt sorridente: «Dai, chi non si in…».
Ops.Kurt si interruppe subito. La sua povera mente cosa cavolo gli stava facendo dire?
Dai, chi non si innamorerebbe di Blaine Anderson?, continuò Kurt mentalmente.
Oh-oh.Kurt era sicurissimo di non essere innamorato di Blaine. Andiamo, non lo conosceva nemmeno! Nonostante ciò, quella frase gli era uscita fuori all’improvviso.
Kurt arrossì violentemente e Blaine, Nick e Thad lo guardarono preoccupati.
«Va tutto bene?», gli chiese Thad premuroso.
«Sì», rispose Kurt, poi mentì: «Ho dimenticato cosa volevo dire».
«Capita», gli disse Blaine con un sorriso caloroso che lo fece sentire subito a suo agio.
La cameriera – con un sorriso da ebete stampato in faccia apposito per Blaine – portò le quattro cioccolate calde. I ragazzi ringraziarono e la cameriera andò via. Blaine mise altro zucchero nella sua cioccolata.
«Ma Bì, è già zuccherata!», asserì Thad.
«Lo sai che a me piace dolcissima», rispose semplicemente Blaine con un sorriso.
Chissà quante calorie!, pensò Kurt.
«Allora, Kurt, che scuola frequenti?», domandò Nick curioso.
Giusto, su Facebook non ho scritto che frequento il liceo McKinley. Non ne vado molto fiero, pensò Kurt.
«Frequento il liceo McKinley», rispose Kurt.
Blaine impallidì.
«L-l-liceo William McKinley, quello di Lima?», farfugliò Blaine.
Kurt annuì e si preoccupò dell’improvviso pallore sul volto di Blaine. Nick e Thad capirono immediatamente perché Blaine era diventato così pallido.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?», gli chiese Kurt timidamente.
«Affatto», rispose Blaine: «Ti trovi bene al McKinley?».
Sì, mi trovo benissimo, sono il giocatore di football più bello e popolare della scuola nonché quarterback e sono fidanzato con la cheerleader più figa della scuola, pensò Kurt. Beh, quella descrizione corrispondeva esattamente a Finn Hudson, un suo compagno di scuola. E anche l’oggetto dei suoi interessi amorosi.
Finn Hudson era l’unico giocatore di football che non l’aveva mai preso in giro e che una volta lo aveva persino difeso. E fu proprio quando lo difese che Kurt se ne innamorò. Era dal primo anno che aveva una cotta per quel Finn Hudson, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi a lui. E poi era etero al 100%, quindi Kurt aveva possibilità zero.
«No», ammise Kurt sconsolato, poi aggiunse: «Per niente».
«Nemmeno io», ammise Blaine: «Io frequentavo il McKinley al primo anno. Al secondo ho cambiato scuola e sono andato alla Dalton. A nessuno piaceva il fatto che fossi gay, e figurati, ero l’unico gay dichiarato della scuola assieme ad un altro che non ho mai conosciuto».
L’altro gay dichiarato del McKinley lo stai conoscendo proprio in questo momento, pensò Kurt sorpreso.
Kurt non l’avrebbe mai detto che Blaine fosse gay. Anzi, ad una prima impressione avrebbe affermato più che Nick e Thad fossero gay, ma non lui. Kurt avrebbe tanto voluto parlare dei suoi problemi con qualcuno. E se quella di Blaine era una farsa? E se in realtà aveva scoperto che lui era gay e ora lo stava solamente prendendo in giro? E poi Kurt non aveva mai visto Blaine al McKinley. L’aveva visto e conosciuto per la prima volta a boxe.
Il ragazzo non sapeva né cosa fare né cosa dire. Decise però di non parlare.
«Mi… mi dispiace», ammise infine Kurt dispiaciuto.
«Ho permesso ai bulli di cacciarmi via», ricordò Blaine amareggiato: «Sono un codardo».
«Ma che dici, Blaine!», lo ammonì Thad.
«Non sei un codardo!», esclamò Nick.
«Infatti», confermò Kurt: «Ci sono ragazzi che sopportano senza fare niente. Tu almeno hai avuto il coraggio di cambiare scuola».
Il codardo sono io, pensò Kurt con amarezza.
«A quanto pare a nessuno piace tanto parlare del McKinley», disse Kurt ad un certo punto: «Perché non parliamo della Dalton? La conosco soltanto di nome e saprei anche raggiungerla, ma non ci sono mai andato».
«La Dalton è una scuola maschile», spiegò Blaine: «Alla Dalton vige una “politica” contro il bullismo».
«Ma… ma alla Dalton siete tutti gay?», domandò Kurt imbarazzato.
Blaine e Nick ridacchiarono. Quella era la domanda che veniva sempre posta loro quando gli altri scoprivano che frequentavano la Dalton.
«Questa domanda ce la fanno tutti», sorrise Nick.
Ma qui alla Dalton siete tutti gay, eh?, Blaine pensò alle parole del suo nuovo compagno di stanza. Non c’era paragone tra Kurt e quell’essere viscido di Sebastian.
«No, assolutamente. Cioè, io sono gay e lo sono anche altri, ma moltissimi hanno le ragazze», parlò Blaine: «Nick e Thad, ad esempio, sono etero».
A quell’affermazione Thad deglutì leggermente e chinò il capo per non mostrare il rossore che si era esteso sul suo volto.
«E poi in realtà non abbiamo molta scelta», ridacchiò Nick.

Jeff aveva deciso per la seconda opzione: saltare la lezione di danza. I bulli sarebbero potuti ritornare alla fine della lezione e Jeff non voleva imbattersi in loro anche fuori scuola.
Stava tornando a casa quando incontrò Quinn, Santana e Brittany, tre cheerleader nonché compagne del Glee Club. Quinn era una ragazza bionda davvero bella ed era sempre dolce e gentile nei suoi confronti; Santana era una ragazza ispanica mora, bella ma bastarda; Brittany, invece, era bionda, tenera e ingenua.
«Ciao, Jeff, che ci fai in queste parti?», lo salutò Quinn con un dolce sorriso che fece sciogliere il biondo.
«Io, ehm, ecco…», farfugliò Jeff imbarazzato, poi disse: «Ero andato a fare un servizio…».
«Perché non vieni con noi al Lima Bean? Andiamo a farci un giro», continuò la bionda con un tenero sorriso.
Jeff arrossì violentemente.
«Ci vuole così tanto per avere una risposta?», sbuffò Santana scocciata.
«Ehm, sì, certo, okay», rispose infine il biondo.

Arrivarono al Lima Bean per le sei.
«Un caffè, un cappuccino, una cioccolata calda e tre brioche», ordinò Santana alla cameriera, poi si rivolse verso Jeff e gli chiese: «Tu, biondo? Cosa vuoi?».
«Niente, grazie», rispose gentilmente Jeff.
«Andiamo, sei uno stecchino, mangia qualcosa», cercò di convincerlo Brittany.
«Beh, ecco, io…».
«Cappuccino e brioche anche per lui», lo interruppe Santana.
La cameriera tornò dopo qualche minuto. Quinn incominciò a sorseggiare il suo caffè caldo e Brittany divorò la sua brioche. L’unico che ancora non aveva toccato niente era Jeff.
«Allora? Stai aspettando che si raffreddi?», gli fece notare la mora.
«No», mormorò Jeff, poi tagliò la brioche in vari pezzetti e ne mangiò uno molto lentamente.
Quinn lo guardò stranita, ma non disse niente.
«Ragazze, io vado un attimo in bagno, non mi sento molto bene…», asserì infine il biondo lasciando il tavolo e dirigendosi verso il bagno del bar.

Il bagno del bar era deserto.
Nick sentì uno strano rumore, molto simile a quello di qualcuno che rigurgita.
Non seppe perché, ma si sentì in diritto di aprire le varie porticine del bagno per trovare la persona che stava rigettando. Alla fine la trovò: si trattava di un ragazzo della sua età alto, molto alto, decisamente snello e pallido, dai capelli biondi e gli occhi leggermente arrossati.
«Perché lo fai?», gli chiese Nick serio.
Il ragazzo sobbalzò per poi voltarsi di scatto.
«Scusami, non volevo spaventarti», si scusò Nick sincero guardandolo nei suoi occhi color nocciola.
«Di niente…», rispose il biondo con un languido sorriso.
«Dicevo… allora? Perché lo fai?», ripeté il moro.
«Che cosa?», domandò il biondo con aria stanca.
«Perché ti induci il vomito?», continuò il moro.
«Io…», il ragazzo sembrava essere in difficoltà: «Niente, avevo mal di stomaco…».
«Ne sei proprio sicuro?», insistette Nick.
«No… affatto», ammise infine il biondo: «Lasciami stare, per piacere…».
«Come ti chiami?», continuò il moro imperterrito.
«Jeff…».
«Nick. Piacere di conoscerti. E smettila di farti del male».

 


Angolo Autrice

Mi complimento con tutti coloro che hanno trovato il coraggio di leggere queste 9 pagine! O__O xD
Ahahah, Thad e le sue paranoie, quanto è tenero :33 ♥
Nick, poi, è semplicemente un tesoro. ♥
E così anche Nick e Jeff si incontrano in circostanze molto diverse, e Jeff sembra avere anche lui problemi con i bulli! D:
Ringrazio tutti coloro che leggono! Ringrazio in particolare _doodle che sta recensendo la mia ff! :)
Al prossimo capitolo! :D
   
 
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