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Autore: OLDLADY    28/11/2012    10 recensioni
Può un amore che nasce salvare un mondo che muore? Kurt e Blaine avranno solo pochi giorni per scoprirlo...
***
Il ragazzo trasse un profondo respiro e aprì gli occhi.
C’erano solo due certezze in quel momento: sopra di lui il cielo era limpido e sotto di lui il cemento era freddo.
Ma perché se ne stava sdraiato per terra?
...Alla sua sinistra c’era un edificio a due piani, con tante finestre ed una scala esterna, di fronte una gradinata e tutto intorno dei tavoli su cui qualche studente era seduto, intento a consumare il pranzo.
Ma…perché nessuno si muoveva?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dal capitolo pecedente

-Vengo con te - rispose semplicemente Kurt, avvicinandosi allo Specchio insieme a lui.

Blaine gli sorrise e gli porse la mano. Kurt la prese tra le sue e trasse un profondo respiro. Stringendo forte la presa, saltarono insieme.



10- Potere e abilità


Kurt e Blaine fluttuavano nello spazio azzurro, circondati dalle luci danzanti che si univano e separavano con grazia e leggiadria. Le loro dita erano intrecciate saldamente, e i loro corpi galleggiavano in sincrono attraverso lo Spazio Intradimensionale.
-Dove andiamo?-chiese Kurt, intrigato dai complicati arabeschi disegnati dalle galassie dei Mondi che gli si offrivano davanti agli occhi.

-Un Mondo vale l'altro- sospirò Blaine con una nota di sconforto nella voce. Dio Buono, quante luci c'erano? Erano sembrate molte meno quando erano nella Sala dello Specchio.
-Andiamo lì- disse indicando quella più vicina. Come la decisione fu presa, la luce prescelta vibrò, pulsò e si ingrandì fino a trasformarsi in una fenditura che si aprì come un piccolo sipario rivelando quello che li aspettava al suo interno.

Kurt ebbe una fugace visione di alberi e neve, ma prima che potesse capire meglio che posto fosse, Blaine gli chiese: -Che ne pensi? Ci fermiamo lì?
Il ragazzo non riuscì a sopprimere un tremito di eccitazione e paura: poteva esserci qualsiasi cosa, al di là di quel passaggio. Orsi, vampiri, assassini. Che avrebbe fatto se si fossero trovati in quell'Universo che favoleggiava Isabelle... Com'è che l'aveva chiamato? Zombie Smut o qualcosa del genere. Che cosa avrebbe fatto se si fosse trovato faccia a faccia con uno Zombie Smut che, tra parentesi, non aveva idea di cosa fosse ma non suonava come niente di buono?
-Certo, andiamo- sentì rispondere dalla sua voce, e a quelle parole una sorta di risucchio trascinò i ragazzi dentro il Varco Dimensionale che si chiuse immediatamente alle loro spalle, trasformandosi di nuovo nel globo ballerino di luce azzurra che era sempre stato.

Kurt e Blaine si ritrovarono a mani intrecciate in mezzo ad un curato vialetto circondati da alberi innevati, prati ben curati e un allegro via vai di persone pimpanti. Niente Zombie, nè licantropi, ma normali pedoni in una mattina invernale. Qualcuno faceva anche jogging, ma per lo più si trattava di gente intenta a passeggiare e chiacchierare. Sullo sfondo svettavano freddi, imponenti, ma a modo loro magnifici, diversi grattacieli.

-Siamo a New York- esclamò Kurt, preso dall'improvvisa realizzazione e grato alla sorte di averli spediti a Central Park piuttosto che in qualche foresta malefica. Per tutta la vita aveva sognato di andarsene da Lima e, anche se non aveva mai trovato il coraggio di dirlo ad alta voce, era proprio quello il luogo dove aveva sempre voluto fuggire.

-Beh, almeno non è il Mondo dove tu sei un medico durante la seconda guerra mondiale e Finn è un soldato ferito...- sorrise Blaine divertito, facendo arrossire Kurt fino alla radice dei capelli. Aveva sperato che il suo bellissimo ragazzo non venisse mai a sapere di quell'imbarazzante trascorso o, visto che ormai era saltato fuori, che elegantemente facesse finta di non aver sentito. Ma evidentemente era stato ottimista.

I suoi pensieri furono interrotti da un'improvvisa consapevolezza: -O mio Dio! Fa un freddo cane!!

Sì, perchè entrambi indossavano ancora i vestiti di sempre, quelli del loro mondo: Blaine la tuta sportiva della Dalton e Kurt il completo con camicia e gilet grigio perla. Due abbigliamenti più che adatti per l'inizio di ottobre, laggiù al McKinley ibernato, ma assolutamente insufficienti nella grande Mela d'inverno. Doveva essere dicembre, a giudicare dalle decorazioni natalizie che imperavano un po' ovunque. Le labbra di Kurt divennero viola quasi all'istante.

-Che facciamo adesso, Blaine?- chiese, battendo i denti.

-Direi che la prima cosa da fare è procurarci un cappotto, e poi cerchiamo i nostri alter ego e gli chiediamo se conoscono un ragazzino di nome Trevor.

Blaine afferrò la mano di Kurt e se lo trascinò dietro, diretto verso l'uscita del parco, intenzionato a fiondarsi dentro il primo negozio che gli fosse capitato a tiro. Non avrebbero di certo potuto salvare il loro Mondo se si fossero beccati una polmonite, e rimanere immobili in mezzo a Central Park non avrebbe risolto il loro problema.

Per fortuna, fuori dai cancelli, c'era una specie di mercatino con una fila di bancarelle colorate ed allegre che correva lungo tutto il marciapiede a perdita d'occhio. Blaine ci si precipitò con entusiasmo, Kurt un po' più titubante. Non tanto perchè le cose esposte sulle bancarelle avevano l'aria di essere piuttosto ordinarie o comunque non rispondevano al suo gusto di modaiolo fissato per le etichette, ma perchè non aveva idea di come avrebbero potuto fare per appropriarsene.
-Come facciamo a procurarci un cappotto?- chiese Kurt, confuso, mentre il suo sguardo si posava intrigato sulle persone che camminavano allegramente per il marciapiede alle sue spalle. Tutta quella vita, tutto quel fervore, dopo giorni e giorni nel loro mondo congelato, era quasi intossicante.
Blaine sorrise: - Sono fiducioso che i dollari in contanti siano un linguaggio universale.

Oh!

Kurt non aveva pensato che poteva essere così facile.
In effetti, non c'era motivo perché i loro soldi non valessero anche lì. O no?
Kurt si era già fatto tutto un film mentale di loro che sgraffignavano cappelli e cappotti, e invece la cosa fu talmente semplice che quasi non ci fu divertimento. Nel portafoglio di Blaine c'erano più di quattrocento dollari (se frequento una scuola per riccastri un motivo ci sarà, no?), una piccola fortuna se paragonati ai trentasette dollari che Kurt non ricordava neanche più di avere con sé. Se saltando di Dimensione in Dimensione avessero continuato a capitare in un'America che commerciava in dollari, avrebbero potuto tirare avanti per alcuni giorni senza eccessive preoccupazioni. Ma avrebbero comunque dovuto cercare di essere oculati e non sperperare. In fondo, chissà cosa li attendeva nei prossimi giorni. Con queste preoccupazioni per la testa si avvicinò ad una bancarella di vestiti usati ma non troppo malridotti e scelse una giacca a vento blu scura, dall'aspetto piuttosto lineare e semplice (anzi, sempliciotta) ma calda ed economica (solo ventitrè dollari!); Blaine ne scelse una quasi identica, ma dal colore un po' più chiaro, e pagò senza permettere a Kurt di attingere alla sua misera scorta. Il ragazzo della bancarella prese la banconota da cinquanta che Blaine gli stava porgendo, la rigirò un attimo avanti ed indietro. Kurt trattenne il fiato, quasi come se fossero due falsari che stavano per essere colti in fallo, ma sospirò di sollievo appena il ragazzo si intascò il cinquantone commentando: -Non ho il resto, fratello. Fa lo stesso se vi ci regalo sopra due sciarpe?

Blaine fece l'occhiolino a Kurt prima di annuire educatamente. E almeno il problema del freddo lo avevano risolto. Adesso però la situazione diventava un po' più complicata.

-Secondo te come possiamo fare per trovare i nostri alter ego?- stava chiedendo Blaine, mentre si avviavano lungo il viale, ma Kurt non gli prestava attenzione. Il ragazzo stava divorando con gli occhi tutto quello che lo circondava: i gratttacieli, il traffico caotico, i ragazzi dall'aria alternativa che gestivano i vari banchetti dei vestiti, perfino quella vecchietta col barboncino spelacchiato lì di fronte.

-Kurt, Kurt per favore- provò a strattonarlo per una manica. -Proviamo a fare un piano, che dici?

-Sì, sì, un piano- mormorava Kurt, con lo sguardo perso sullo skyline. -Non posso crederci: siamo nell' Upper West Side! Questo è il cuore pulsante del mondo, sai?
Blaine sospirò di frustrazione. Adesso cominciava a capire perchè Kurt si innervosiva con lui quando, al McKinley, non collaborava attivamente per trovare una via d'uscita dalla scuola. Adesso era come se i ruoli si fossero invertiti, con Blaine che voleva a tutti i costi focalizzare l'attenzione su un piano d'azione e Kurt che divagava in tutti i modi.

-Che dici Blaine, riusciremo ad andare ad assistere ad uno spettacolo di Broadway? No, perché questo sarebbe tipo, il sogno della mia vita, sai? Pensi che ruberebbe troppo tempo alla nostra missione? Oh! Guarda! Quello non è il negozio esclusivo Yves Saint Laurant? Ma avrà almeno otto vetrine, non credevo fosse così grande! Ma sai che questa sembra la strada dove hanno girato Rent? Hai presente, quella scena in cui cantano "I will cover you"? Oddio...

-Kurt, andiamo, dobbiamo cercare...- ma Blaine non fece in tempo a finire la frase perché si ritrovò scaraventato dietro una pila di maglioni, con Kurt che gli teneva bassa la testa.
-Shhhh! Non facciamoci vedere!- stava sibilando il ragazzo, con gli occhi spalancati dallo stupore. Blaine non capì finchè non seguì lo sguardo allucinato di Kurt lungo il viale e non vide anche lui quello che tanto lo aveva turbato.
Di fronte ad un chiosco di hot dog c'era Blaine. O meglio, un altro Blaine, in tutto e per tutto identico a lui, fatta eccezione per il cappotto indossato, molto più costoso e curato quello del suo alter ego.
-Isabelle non ci ha preparato a quanto può essere sconvolgente- sussurrò Kurt, e Blaine non potè far altro che annuire. Sì, era davvero sconvolgente. Era come guardarsi allo specchio, o proiettare un filmino, con l'unica differenza che quello laggiù, intento a comprare un panino, non era una replica o un'immagine catturata da una pellicola. Era un altro se stesso.
-Sento che la testa mi sta per scoppiare- mormorò Blaine.
-Niente panico- disse Kurt, riscuotendosi.
Blaine Newyorkese intanto si stava dirigendo lentamente nella loro direzione.

-Ecco cosa faremo- bisbigliò Kurt, approfittando che Blaine Newyorkese si era fermato ad una bancarella di peluche a rimirarne uno a forma di scoiattolo. -Tu rimani ben nascosto qua sotto. Non farti vedere, non vorrei che all'altro Blaine pigliasse un infarto. Io mi fingerò il Kurt Newyorkese e gli parlerò.
-E che vuoi dirgli? Non sai nulla di come sono messe le cose tra lui e il Kurt Newyorkese!!! Magari si odiano a morte e quello ti taglia la gola. Sei matto?
-Oh, andiamo! E' da cinque minuti che sta pensando se comprare o meno un peluche a forma di scoiattolo!! Si vede che è un bonaccione. Tranquillo, improvviserò. L'importante è capire se conosce Trevor, giusto? Butterò lì il nome e vedrò che mi risponde.

Blaine Newyorkese riprese a camminare verso la loro direzione. Kurt saltò fuori quando ormai il ragazzo era a pochi passi di distanza, fingendo di essere stato accovacciato a frugare in uno scatolone di vecchi cappelli di lana. Si tirò in piedi stiracchiandosi vistosamente e cercando di fingere la massima naturalezza, e proprio quando Blaine Newyorkese gli fu ad un palmo di naso girò la testa e finse di accorgersi di lui in quel minuto.

-Ciao- lo salutò timidamente, sorridendogli con dolcezza. Blaine Newyorkese lo guardò perplesso, senza smettere di camminare, e proseguì per la sua strada rispondendo al suo saluto con un leggerissimo accenno di movimento del capo accompagnato da una faccia piuttosto confusa. Se gli sguardi avessero potuto parlare, il suo avrebbe detto: e tu chi cavolo sei?

Kurt aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Blaine, il suo Blaine, quello che stava ancora accucciato dietro gli scatoloni.

-Non capisco che cosa ... - disse, ma non riuscì a continuare la frase perchè qualcuno lo afferrò per un braccio e lo strattonò all'indietro.

-Kurt Hummel! Ma che ci fai qui a quest'ora? Dimmi che ho visto male e che tu non hai appena provato a fare quello che avevi detto che mai e poi mai avresti fatto? Volevi davvero conoscerlo, alla fine?

Era niente popò di meno che Rachel Barry, colei che Kurt da tempi immemorabili avrebbe tanto voluto zittire mettendole un calzino sporco in bocca.
-E poi non capisco come hai fatto a scoprire il suo aspetto, visto che mi hai proibito categoricamente di descrivertelo- stava continuando a blaterare la Barry lanciando sguardi allarmati verso Blaine Newyorkese che stava continuando placidamente la sua passeggiata. Kurt era sempre più in confusione. - Se avevi cambiato idea avresti potuto dirmelo, ti avrei aiutato io ad organizzare un incontro come si deve. Magari alla caffetteria, o durante una delle tue missioni. Ma come farai con Ethan, eh? Cosa gli dirai?

Kurt non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire quell'esaltata, ma Blaine Newyorkese intanto si stava allontanando lungo il viale, dannazione! Chissà quanto tempo gli ci sarebbe voluto adesso per ripescarlo! A meno che...

-Mi è caduto mezzo dollaro dietro quella scatola di maglioni- disse liberandosi dalla presa della Barry. -Li raccolgo e poi andiamo a berci un caffè.
-E mi spiegherai cosa stai combinando?- domandò lei imbronciata.

-Ma ceeeerto- rispose Kurt, abbassandosi e facendo finta di cercare a tentoni la moneta inesistente. Invece, senza farsi accorgere, si sporse dietro lo scatolone, dove il suo Blaine era ancora ben nascosto.

-Io porto via questa piattola- sbuffò a bassa voce. -Tu devi seguire l'altro Blaine. Tienilo d'occhio a distanza e vedi se scopri qualcosa.

-Cosa? Io? Ma se mi vede ci rimane secco! E non posso neanche cancellargli la memoria!

-Non c'è altra scelta, Blaine. Cerca di non farti scoprire. Io devo placcare la Barry. Ci ritroviamo qui tra un'ora esatta, ok? Il primo che torna aspetta l'altro.

Blaine non ebbe neanche tempo di rispondere, perchè Rachel Barry aveva letteralmente afferrato Kurt per il polso e se lo era trascinato via dichiarando al mondo che lei e Kurt dovevano assolutamente parlare.

E ora? pensò Blaine, allungando la testa da dietro lo scatolone. Il proprietario della bancarella gli gridò addosso: -Ehi amico! Sono due ore che stai ravanando tra quei cappelli. Fra poco arriverà la primavera e ti serviranno i teli da mare, se non ti dai una mossa!

Giusto, se non mi do una mossa... si riscosse Blaine, vedendo una nota testa dai capelli mori e ricci allontanarsi tra la folla. Magari quel Blaine conosceva Travor, o magari sapeva qualcosa di lui che poteva tornare loro utile per rintracciarlo. Blaine saltò fuori dal suo nascondiglio e si mise a pedinare il suo alias.



***



Blaine Newyorkese era in fila da più di un quarto d'ora di fronte allì American Museum of Natural History, e ingannava l'attesa picchiettando un messaggino di tanto in tanto sul suo cellulare.

Blaine avrebbe voluto poter fare altrettanto.Avrebbe voluto contattare in qualche modo il suo Kurt e sapere come se la stava cavando con Rachel Barry, se aveva scoperto qualcosa di utile o se stavano sprecando tempo ed era meglio sbrigarsi a saltare nello Spazio Intradimensionale e dirigersi da qualche altra parte. Ma soprattutto l'ansia lo stava divorando. Era la prima volta che lui e Kurt erano separati da quando quella storia era iniziata. Come avrebbe fatto a ritrovarlo se gli fosse successo qualcosa? Erano a New York, anzi peggio, nella New York di una Dimensione Parallela, e non avevano modo di mettersi in contatto l'uno con l'altro. Solo un misero appuntamento di fronte ad una bancarella. L'ansia stava per divorare Blaine che stava quasi per decidersi a fare dietrofront e tornare al luogo dell'appuntamento e al diavolo tutti quanti quando fu finalmente il turno di Blaine NewYorkese di fare il biglietto. La ragazza della biglietteria, prima di farlo passare, lo guardò con un'espressione divertita e gli allungò, oltre al biglietto, due buste, lasciando Blaine Newyorkese piuttosto meravigliato.
Blaine sbirciò incuriosito il suo alter ego aprire la prima busta e leggerne intrigato il contenuto prima di avviarsi verso il corridoio dei Mammiferi Nord Americani, digitando furiosamente un altro messaggio al cellulare con un'espressione sul viso a metà tra il divertito e l'incredulo. Quella scena intrigò Blaine suo malgrado, facendolo desistere dal suo intento di abbandonare il pedinamento e continuando a scorrere nella fila in attesa del suo turno per fare il biglietto. Cosa stava facendo Blaine Newyorkese in quel museo? Era una caccia al tesoro o una specie di missione da spie? Avrebbe potuto dare un'altra sbirciatina, in fondo mancavano più di quaranta minuti all'appuntamento con Kurt, si disse facendo il biglietto senza accorgersi dello sguardo esterrefatto dell'hostess.

-Ma, scusi, lei è già passato dalla biglietteria un attimo fa, giusto? Il suo nome non è Blaine Anderson e non doveva ritirare due buste? -chiese la ragazza.
-Ahem...- cincischiò Blaine, maledicendosi per la sua distrazione. Ovvio che la ragazza fosse esterrefatta, aveva fatto il biglietto a Blaine Newyorkese neanche cinque minuti prima ed ora si ritrovava davanti allo sportello la sua copia identica. E cos'era quella storia delle buste? Doveva trattarsi davvero di una cosa da spie, tipo Mission Impossible, con i messaggi che si autodistruggono dopo cinque minuti. Blaine si augurò solo di non rimanerci secco. Almeno non prima di aver visto un'ultima volta il suo Kurt.
-No...um.... io non sono Blaine Anderson...- borbottò - ... io sono.... suo fratello. Sì, ecco, il suo fratello gemello. Mi chiamo... Blair, Blair Anderson.

-Blaine e Blair?- commentò la ragazza, scoppiando a ridere. Sì, forse non era un granché come scelta, ma non gli era venuto in mente niente di meglio, diamine!
Blaine si raddrizzò sulla schiena, un po' offeso. -Sì, Blaine e Blair. Alla nostra mamma piacevano tanto questi due nomi, perché?

-Niente- rispose la ragazza tornando subito seria e allungandogli il suo biglietto.
Finalmente Blair... cioè Blaine, potè accedere al museo e si precipitò alla sala dei Mammiferi Nordamericani, sperando che Blaine Newyorkese fosse ancora lì e che non lo avesse perso. Per fortuna lo ritrovò facilmente. Stava in piedi di fronte alla bacheca degli scoiattoli (ma era ossessionato? Anche prima, con quel peluche...) con l'immancabile telefonino in mano.
Blaine si nascose dietro una teca, ormai calato nella missione di inseguitore.
Non mi scappi, bello mio.



***

Rachel Barry parlava, parlava, parlava e Kurt, per un breve istante, quasi sentì nostalgia del suo McKinley ibernato. La versione paralizzata e muta della ragazza gli era infinitamente più simpatica.
Stavano seduti al tavolo di un caffè molto grazioso e tutto quello che Kurt era riuscito ad intuire dal fiume di bla bla bla era che Rachel lavorava part time in quello stesso posto, che Kurt Newyorkese (per cui lei lo aveva ovviamente scambiato) aveva un ragazzo di nome Ethan e che Blaine Newyorkese si inseriva in questo quadretto come una specie di rivale misterioso di cui lui però non riusciva a capire il ruolo.

-E poi cosa ci facevi stamattina a Central Park?- gli stava chiedendo lei. -Non dovevi andare all'Università a ritirare quelle scartoffie di cui mi parlavi ieri?

-Università? Vado all' Università? Che cosa studio?- domandò Kurt, drizzando le orecchie.

-Ma cosa ti sei fumato oggi?- chiese Rachel esterrefatta. -Kurt sono preoccupata per te, davvero. Forse ti sei stressato troppo ultimamente e bla, bla, bla, bla...
Ma perché quella rompiscatole non poteva rispondere ad una semplice domanda in maniera chiara e cristallina? Kurt non la sopportava più. Ad un certo punto però gli parve di captare, in mezzo a quel fiume di ciancie, la frase "Design della Moda" e la sua testa scattò su, riaccendendo l'attenzione.
-Design della Moda hai detto? Sto studiando Moda, sul serio?
Rachel lo guardò con aperta preoccupazione, prima di rispondere frastornata: -Beh, sì, certo.

-E sono bravo?

-Kurt, ma che dici? Sei il migliore della tua classe.

Kurt chiuse gli occhi, assaporando il dolce suono di quelle parole. Il migliore. Da qualche parte, in un altro Universo, in un'altra dimensione, Kurt studiava Moda a New York ed era il migliore. Certo, la perfezione non esiste, visto che in qualche misterioso modo era anche amico di Rachel Barry, ma questo non toglieva che, in quella Dimensione, Kurt Newyorkese stava avverando tutti i sogni che erano anche i suoi. Ed era il migliore. Forse, una volta che quella storia fosse finita, anche Kurt avrebbe potuto fare altrettanto. E con Blaine al suo fianco.
Ah! Già, era quasi passata un'ora. Adesso Kurt doveva concludere quello spiacevole siparietto.
-Senti un po' Rachel, conosci qualcuno di nome Trevor?
-Uh? Chi?- la faccia di Rachel era, se possibile, ancora più inespressiva del solito.
-Un ragazzino sui dodici anni, molto bello. Si chiama Trevor. Lo conosci? O, che tu sappia, lo conosco io?
-Kurt, non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando. Ma penso che tu debba seriamente pensare a prenderti un piccolo periodo di riposo e ridimensionare questa storia degli sms con Blaine perché è chiaro che la cosa ti sta turbando troppo e bla bla bla bla...
Bene, questo era il momento perfetto per mettere fine alla pagliacciata.
Il caffè era quasi deserto e nessuno li stava degnando di uno sguardo. Inoltre Kurt si sentiva un po' incerto su come usare il suo potere di cancellare le memorie, perciò se era il caso di fare un po' di sperimentazione sugli animali, quale miglior cavia di Rachel Barry?
Senza darle troppe spiegazioni le afferrò la mano, costringendola a zittirsi, poi si sporse dalla sua sedia e andò a poggiare la sua fronte su quella della ragazza. Fu un movimento spontaneo, naturale, come se il suo corpo sapesse perfettamente per istinto cosa fare per operare la magia. Kurt incatenò il suo sguardo azzurro e penetrante negli occhi agitati di Rachel. Poi sussurrò appena la frase "Dimenticami, dimentica tutto" e a quelle parole la luce nello sguardo della ragazza si fece opaco e spento. Rachel rimase seduta mansueta sulla sedia, fissando il vuoto di fronte a sé, con le mani appoggiate flosciamente sopra il tavolo. Isabelle non gli aveva spiegato le dinamiche della cosa, ma Kurt seppe automaticamente che la ragazza sarebbe rimasta ferma così per qualche minuto prima di riscuotersi e continuare con le sue cose e la sua vita senza ricordare il minimo dettaglio del loro incontro.
Che figata, pensò Kurt, alzandosi per uscire dal caffè. Prima di allontanarsi lo sguardo gli cadde sul borsellino che Rachel aveva appoggiato sulla sedia. Kurt si morse il labbro inferiore e diede un'occhiata in giro. Nessuno prestava loro attenzione. Con un movimento disinvolto prese il borsellino di Rachel e lo aprì, sfilando un paio di banconote da dieci dollari e augurandosi che la ragazza non ci facesse troppo caso.
-Scusa Barry- mormorò mettendosi il maltolto in tasca. -Ma a me e Blaine potrebbero davvero servire, nei prossimi giorni.
Riappoggiò il borsellino accanto alla ragazza che continuava a fissare il nulla con aria stolida, poi a gran passi si avviò fuori dal locale. Con un po' di fortuna sarebbe arrivato alla bancarella in perfetto orario.



***

Blaine ormai era in ritardo da più di un'ora per l'appuntamento alla bancarella, ma ormai era in ballo e doveva ballare. Kurt aveva detto che il primo che arrivava avrebbe dovuto aspettare l'altro e anche se l'idea di far aspettare Kurt lo faceva agitare, e non poco, Blaine voleva a tutti i costi scoprire se Blaine Newyorkese aveva a che fare qualcosa con Trevor.
E poi era troppo strano quello che stava succedendo di fronte ai suoi occhi.

Blaine Newyorkese stava sdraiato sul pavimento della Millstein Hall of Ocean Life a guardare il soffitto. Erano più di quaranta minuti che stava sdraiato lì. Non faceva niente, stava sdraiato, guardava per aria e di tanto in tanto messaggiava con qualcuno. I passanti gli buttavano degli sguardi distratti e qualche bambino lo aveva imitato, ma per non più di un paio di minuti.

Blaine, nascosto dietro una colonna, lo teneva d'occhio in preda a sentimenti contrastanti: ansia, perché stava ritardando mostruosamente all'appuntamento con Kurt, invidia perché aveva idea che Blaine Newyorkese si stesse divertendo un mondo crogiolandosi in uno strano stato di grazia, curiosità perché aveva davvero il dubbio di stare assistendo ad una missione di spie.


Quando Blaine Newyorkese si alzò diretto alla Grand Gallery Blaine si riscosse. Quel teatrino sarebbe potuto andare avanti anche per tutta la giornata e lui non poteva permetterlo. Kurt, il suo Kurt, lo stava aspettando, quindi era il momento di mettere fine a quei giochi e fare l'unica e semplice cosa per cui erano sbucati in quel mondo. Chiedere a Blaine Newyorkese se conoscesse un certo Trevor.
Solo che Blaine non poteva farsi vedere dal suo alter ego, perchè senza la capacità di cancellargli la memoria, avrebbe intaccato gli equilibri di quella Dimensione.
Blaine Newyorkese intanto aveva aperto la seconda busta e, dopo un altro breve scambio di messaggini, si era seduto ad un grande tavolo pieno di fogli di carta colorata dove diversi bambini stavano assemblando degli origami. Lo scopo della cosa era realizzare un animaletto di carta che poi i bambini appendevano al grande albero al centro della sala. Ma perché anche Blaine Newyorkese lo stava facendo?
Il ragazzo oltretutto sembrava piuttosto in difficoltà. Blaine avrebbe voluto aiutarlo, in fondo lui aveva degli ottimi trascorsi con gli origami. Le sue papere gialle... cioè i suoi fiori gialli avevano fatto storia. Ma come fare per interagire con Blaine Newyorkese senza farsi scoprire?
Uno sguardo allo store dei gadget del museo diede a Blaine l'idea vincente.


***

-Se vuoi ti do una mano- chiese, camuffando la sua voce.

Blaine Newyorkese si girò, sorpreso di trovarsi faccia a faccia con... Babbo Natale! Cioè, non il vero Babbo Natale, ovviamente, ma un tizio vestito tale e quale con tanto di barba, parrucca e cappello. Probabilmente era uno che lavorava nel museo e che era pagato per dare una mano ai bambini. E che si era così impietosito da decidere di dare una mano anche a lui. Meglio così, Blaine Newyorkese stava per chiedere aiuto alla ragazzina seduta vicino a lui, ma farsi aiutare da un dipendente del Museo forse sarebbe stato meno umiliante.
-Ahem... effettivamente questo coso mi sta mettendo in difficoltà- ammise con un sorriso disarmante. Diamine, a quel punto avrebbe accettato l'aiuto di chiunque, pur di portare a termine l'impresa.

-Che cosa volevi realizzare, figliolo?- domandò Babbo Natale. -Uno scoiattolo?
-No! Um... un cane?

Blaine, nascosto sotto parrucca e barba finti, imbacuccato nell'economico costume che aveva comprato poco prima, stava cominciando a sudare, ma tirò un sospiro di sollievo. Un cane eh? Su Origami for Dummies era arrivato alla pagina del cane. Doveva fare mente locale e ci sarebbe riuscito.

-Sì, guarda, devi fare così, e così...
Mentre Blaine Newyorkese seguiva le sue confuse spiegazioni, Blaine buttò lì, casualmente: -Ma io ti ho già visto. Sei già venuto qui al museo con Trevor, vero?

Blaine Newyorkese era concentratissimo sul suo origami e neanche tirò su la testa: -Nah! Mi hai scambiato per qualcun altro. E' la prima volta che vengo qua, e non conosco nessuno di nome Trevor. Ehi! Ce l'ho fatta!

Quando si girò per ringraziare Babbo Natale, dietro di lui non c'era più nessuno. Blaine Newyorkese fece spallucce, probabilmente il tizio era andato ad aiutare qualcun altro, o magari aveva staccato il turno. Entusiasta della sua creazione, scattò una foto al suo cane di carta e la spedì al numero che ultimamente stava diventando piuttosto ricorrente tra i messaggi inviati e ricevuti dal suo cellulare.



***

Blaine correva a perdifiato per la strada che costeggiava Central Park.
Era in ritardo di più di due ore, e tutto per fare un gigantesco buco nell'acqua. Come era ovvio che fosse. Era stato un pazzo ad illudersi che avrebbero trovato Trevor al primo tentativo, come gli era venuto in mente di sprecare tutto quel tempo lì, dentro quel museo?
Vide subito Kurt, anche da lontano. Stava in piedi, dritto come un fuso, nel punto preciso che aveva detto, di fronte allo stesso scatolone di cappelli della mattina.
E aveva gli occhi pieni di lacrime.

-Kurt!- urlò Blaine. -Sono qui!

Kurt sobbalzò, sentendo chiamare il suo nome. E un'espressione basita gli si dipinse in faccia.
C'era Babbo Natale che correva verso di lui, sbracciandosi come un ossesso. Oddio, ma che Mondo era quello? Lui e Rachel Barry erano amici, e Babbo Natale voleva fargli la festa?

Stava quasi per scappare via quando Babbo Natale lo raggiunse e lo afferrò per le spalle e allora la sua bocca si spalancò in una o di sorpresa e realizzazione:

-Blaine! Ma sei proprio tu! Cosa ci fai conciato così?

-E' un travestimento- spiegò Blaine, ansando.

Non riuscì ad aggiungere altro perchè Kurt gli si buttò tra le braccia in lacrime, stringendosi a lui disperatamente e singhiozzando: -Mi hai fatto morire di paura, accidenti a te! Ma dov'eri? Non sapevo se ti era successo qualcosa, non sapevo come contattarti. Ho passato le ultime due ore all'inferno, maledizione!

Ci volle un po' per farlo calmare. Blaine lo strinse forte, accarezzandogli la schiena e baciandogli dolcemente le tempie, le guancie e le labbra e sussurandogli piccole rassicurazioni all'orecchio.
La gente passava loro attorno indifferente. A Blaine venne quasi da ridere.
New York era l'unica città al mondo dove Babbo Natale poteva stringere tra le braccia il suo fidanzato passando inosservato!


***



Note di Oldlady:

Ci ho messo un po' a decidere il titolo di questo capitolo. Volevo puntare l'attenzione su Kurt che usa per la prima volta il suo potere di cancellare le memorie, mentre Blaine, non potendo fare altrettanto, si aiuta grazie all'abilità di costruire origami. La mia prima idea per il titolo era qualcosa del tipo "impara l'arte e mettila da parte", ma era troppo demenziale e così alla fine ho virato su qualcosa di un po' più neutro.

Ed eccoci così nel primo Mondo in cui viaggiano i nostri eroi, chiaramente ispirato alla fanfiction Klaine per eccellenza, che è talmente facile da riconoscere che quasi mi vergogno.Comunque, la prima di voi che la indovina verrà nominata nel prossimo capitolo. E magari, visto che Natale si avvicina, potremmo rileggerla tutte insieme sospirando e pensando a quando i Klaine erano ancora tutti pucci pucci.

Bambini grandi e piccini, non prendete Kurt a modello di comportamento: se vi capita di viaggiare per le varie dimensioni ed incontrate una persona che non vi va a genio, evitate di sgraffignare i suoi soldi.

Il prossimo aggiornamento arriverà tra una decina di giorni. Problemi di lavoro, sapete? Dicembre per me è il mese più impegnativo. E poi c'è sempre questo vecchio vestito di rosso che gira attorno a me e ai miei colleghi urlando in continuazione: "Sbrigatevi, deve essere tutto pronto per la Vigilia, oh oh ho!" Che schiavista bastardo!

Comunque, il prossimo capitolo omaggerà una ff che ha fatto storia, mi sento in soggezione anche solo a pensarci. Speriamo di renderle onore come si deve.


Grazie a tutti quelli che hanno commentato. Lo scorso capitolo ha ricevuto più recensioni del solito e devo ammettere che non credevo, ma la cosa non solo mi ha lusingata, ma mi ha anche spronata parecchio. Perciò... grazie a tutte, e se avete voglia di lasciare un altro commento... beh... accomodatevi pure senza complimenti!!!!



  
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