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Autore: Mara Mara    28/11/2012    0 recensioni
Nessuno può sapere quale sia il proprio destino, ma tutti sono a conoscenza almeno della propria identità. Tutti tranne una. E' così che Samantha vive ogni giorno della sua vita. Non conoscendo le proprie origini o meglio, la sua natura. In un mondo di stranezze, incubi, visioni, e strani messaggi, piano piano capirà di non essere "normale" e, d'accordo o no con la crudeltà del suo destino, dovrà accettarlo. Ad accompagnarla lungo il suo percorso ci saranno amori, tradimenti, odio, segreti e tante sorprese.
"Se siete amanti di tutto ciò che non esiste nella vita quotidiana, questa storia fa per voi"
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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II
 
Quando salì sull'aereo, Samantha si rese conto di aver scelto il giorno sbagliato per volare, infatti il mezzo era colmo di gente: bambini che disobbedivano alle madri non stando seduti, un gruppetto di donne che erano preoccupate per le loro valigie costate chissà quanto, uomini d’affari che parlavano con l’auricolare e qualche signore che chiamava la moglie a casa prima di spegnere il cellulare. Si sedette al suo posto, di fianco a un ragazzo di circa 20 anni che indossava un paio di cuffie dalle quali usciva a gran volume una musica a ritmo continuo e monotono; dietro aveva una coppietta appena sposata e davanti un signore alquanto grosso seduto a fianco di una giovane signora con un cappello a dir poco enorme e un vestito sgargiante. Le pareva di essere capitata in un circo volante ma a parte questo, estrasse dalla borsa una gomma da masticare e il suo libro, “Viaggiando per l’America”. Il ragazzo si tolse le cuffie, la guardò per un secondo e le porse la mano.
-  Ciao, sono Roberto e tu?
-  Oh, ciao, mi chiamo Samantha. 
-  Vai Ottawa per gli studi?
-  Eh già, proprio così, anche tu vero?
- Si, raggiungo i miei genitori 
- Non sei inglese giusto?
- No infatti, sono italiano, di Roma.
- Però la parli bene la lingua per essere straniero
- Già mi è sempre piaciuto l’inglese. Tu di dove sei?
- Io sono di Peterborough, paesino abbastanza tranquillo. 
- Che stai leggendo?
Gli mostrò il libro e sorrise.
- Già letto!Vuoi che ti dica il finale? – Rise e Samantha rimase stupita dalla bellezza di quel sorriso, perfetto 
- No grazie, ci tengo a scoprirlo da sola! Tu che ascolti invece?-  distolse lo sguardo.
- Un cantante italiano, non lo conosci purtroppo.
Rimise le cuffie come se Samantha gli avesse fatto ricordare quello che stava facendo e fissò il panorama fuori dal finestrino; lei ripose il libro e pensò a quel ragazzo, simpatico e estroverso, quasi invadente; chiuse gli occhi e immaginò Marge abbandonandosi sullo schienale. Le aveva insegnato parecchie cose sui ragazzi, sulle loro abitudini con le ragazzine, sulla loro capacità di stupire al primo sguardo e di farti sentire come in un negozio di scarpe scontate al 70 %; le aveva spiegato anche come sono bravi nel abbandonare una volta che si sono stancati. Ma si riprese e capì che non era pensare a quelle cose, dopotutto era solo un vicino di posto.
Si addormentò e Roberto colse l’occasione per studiarla bene: aveva delle belle mani, sul viso non c’erano imperfezioni se non le lentiggini, le ciglia lunghe e folte circondavano le palpebre leggermente truccate, la maglietta discretamente scollata e i pantaloni a vita bassa; notò anche un brillantino sul lato sinistro del naso e tre buchi per orecchini sull'orecchio destro; i capelli biondi raccolti dietro le orecchie le cadevano sulle spalle, un ciuffo ribelle accompagnava la lieve curva del mento e altri ciuffetti più piccoli le coprivano le tempie, la bocca era socchiusa come se fosse in attesa di un bacio. Chiuse gli occhi anche lui e sonnecchiò un po’. Si svegliò dopo un’ora e sorprese Samantha mentre prendeva una pastiglia e si domandò cosa fosse; lei nascose la confezione e riprese il libro ignara di essere osservata. 
Fu in quel momento che si sentì un scossone. 
L’assistente di volo informò i passeggeri che si trattava di un ente esterno e che non c’era da preoccuparsi, l’aereo era illeso. Ma Samantha sapeva che un uccello soltanto non poteva causare un urto simile su una struttura 100 volte più grande e poi a quella quota non si trovavano facilmente volatili; la probabilità era ben che minima. Si voltò verso Roberto ma lui si era bevuto le parole dell’hostess e tornò nel suo mondo.
Lei invece non trovava pace e seguì la signorina verso la cabina di pilotaggio senza dare nell'occhio si fermo circa un metro prima fingendo di raccogliere qualcosa e allungò l’occhio sul pilota impegnato a manovrare l’aereo ma questi sudava eccessivamente, come se fosse intimorito da qualcuno… o qualcosa. Di fianco c’era il copilota che mormorava qualcosa all'hostess dietro di lui mentre l’altra si assicurava che tutti fossero ai loro posti. Infatti vedendo Samantha in mezzo al corridoio la esortò a tornare al proprio sedile ma Samantha lanciò un ultimo sguardo nella cabina e la donna si insospettì. La ammonì di nuovo e allora fu costretta a tornare indietro. Arrivata al suo posto continuò a camminare verso il bagno. 
Fu allora che accadde: all'oblò apparve un’ombra, come un fantasma oscuro; non aveva un volto, era una nuvola nera simile a fumo con una forma alquanto strana. Non poteva essere una nube perché non c’erano temporali e il cielo era limpido. Ma in quel momento si oscurò e il fantasma scomparve. Samantha si accasciò a terra contro la porta con le gambe distese, si coprì il viso con le mani tremolanti mentre si morsicava le labbra. Raccolse i capelli dietro le spalle e dopo un lungo sospiro si alzò e si rinfrescò il viso. Osservò la sua espressione allo specchio: non era spaventata ma neanche tranquilla. Gli occhi sbarrati e la bocca tremolante non cambiarono finché qualcuno bussò alla porta facendola sobbalzare. Roberto chiedeva se andava tutto bene dato che erano passati un po’ di minuti. Prese un’altra pastiglia in fretta e uscì con un’espressione sicura; l’amico si accorse che era forzata ma si limitò a tacere. 
   
 
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