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Autore: Mara Mara    28/11/2012    1 recensioni
Nessuno può sapere quale sia il proprio destino, ma tutti sono a conoscenza almeno della propria identità. Tutti tranne una. E' così che Samantha vive ogni giorno della sua vita. Non conoscendo le proprie origini o meglio, la sua natura. In un mondo di stranezze, incubi, visioni, e strani messaggi, piano piano capirà di non essere "normale" e, d'accordo o no con la crudeltà del suo destino, dovrà accettarlo. Ad accompagnarla lungo il suo percorso ci saranno amori, tradimenti, odio, segreti e tante sorprese.
"Se siete amanti di tutto ciò che non esiste nella vita quotidiana, questa storia fa per voi"
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I
 
Era una calda sera di giugno quando Samantha decise di partire per l’America.                                                                 
È sempre stato il suo sogno quello di trasferirsi all’estero, e a 19 anni compiuti scelse la sua meta. Infondo non aveva genitori o fratelli di cui sentire la mancanza e degli amici che aveva, poteva farne anche a meno, falsi com’erano. Era molto affezionata soltanto a una donna, la signora Margaret, ormai sulla settantina, buona, dolce e molto generosa. Samantha abitava insieme a lei da quando nacque, l’aveva sempre considerata come sua madre, nonostante l’età e avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederla felice, del resto le doveva la vita. Per questo unico motivo era tentata a restare a Peterborough ma il desiderio di vedere quella terra era più forte.
-Mi mancherai tanto Marge – disse – ti penserò sempre e appena arrivo ti mando mie notizie con una lettera, come piace a te.
-Va bene cara e ricordati di scrivere Norton Street 46/a e non 36/a. Mi raccomando, stai attenta – le disse, mentre prendeva i bagagli – e non andare in macchina con estranei!
-Si Marge – sbuffò e poi sorrise – starò attenta.
La baciò sulla fronte, prese il taxi e sparì in fondo al viale alberato poco dopo esser diventata un puntino lontano.
Il sole riscaldava l’erba e l’asfalto, il cinguettio degli uccellini cresceva e tre donne facevano due passi con i loro passeggini occupando l’intero marciapiede. Marge le osservò e in quell’istante le ritornò alla mente Samantha all’età di 4 anni, piccola e innocente, con gli occhietti vispi e di un blu profondo; i capelli biondi non ancora molto lunghi e piuttosto arruffati le cadevano sulle spalle e le lentiggini davano un colore roseo alle guancie pallide, dopotutto aveva una carnagione chiara e una pelle molto delicata, come Sarah, sua zia, passata a miglior vita dopo un intervento. Quando si accorse che le tre non c’erano più e che il sole stava tramontando lasciando filtrare la luce tra le foglie rincasò e si sedette sulla sua poltrona consunta fissando quella di Samantha, con il cuscino per terra e la coperta ancora disfatta.
Nel frattempo la giovane ragazza stava attraversando il centro, osservava i ragazzini fuori dalla gelateria con le biciclette pronti per tornare a casa per la cena e il solito gruppetto di anziani sulle panchine muniti di giornale aspettando il tramonto; le mancava già il profumo di casa, dolce e delicato, per il quale le pareva di stare in un prato fiorito di primavera e il solo pensiero di non poter provare quella sensazione fino a Natale le creava una grande tristezza. Arrivò all’aeroporto e qui incontrò inaspettatamente una persona ben conosciuta.
-Peter! Che sorpresa!
-Samantha!
Gli corse incontro e lo baciò sulla guancia destra facendo cadere distrattamente il portafogli.
-Sei splendida. Da quanto tempo non ci vediamo? 2 mesi? 3? – nel frattempo le raccoglieva l’oggetto caduto.
-Anche tu sei in gran forma
-Dove sei diretta?
-Vado in America, a Ottawa, così posso continuare i miei studi. Tu che ci fai qui?
-Io sono appena tornato da Madrid.
-Davvero? E com’è?
-Favolosa, il cibo è squisito e i prezzi sono molto convenienti, per non parlare delle belle ragazze.
-A proposito, te ne sei trovato una ben disposta? È ora che tu metta su famiglia, eh Peter?
-Non fare la spiritosa, lo sai che non fa per me. Piuttosto, come sta Marge? È un po’ che non la sento.
-Oh lei sta bene, magari valla a trovare se passi di lì, forse si sentirà un po’ sola ora che parto.
-Mi piacerebbe ma non so se ne ho tempo, il lavoro ha la priorità e devo partire per Chicago alle 7 di mattino.
-Ah … peccato, le avrebbe fatto piacere, è da un po’ che non vede un Logan.
-Va bene ho capito, la andrò a salutare per le otto, ma solo mezz’oretta.
-Grazie Peter, davvero, sono molto preoccupata per lei.
-Stai tranquilla Marge se la caverà benissimo, è una donna in gamba.
-Sarà meglio che vada o perderò l’aereo.
-Vuoi una mano coi bagagli? Sono pesanti vedo.
-Molto gentile ma ce la faccio da sola, e poi devo imparare a cavarmela, ora non c’è nessuno con me, prima mi abituo meglio è.
-Sarebbe il momento di trovare un ragazzo bello e facoltoso eh eh!
-Si certo, quando gli asini voleranno!
-Ecco il mio autista. Allora ci si sente, Samantha.
-Bella macchina! – esclamò – A presto e in bocca al lupo.
-Crepi! – gridò dal finestrino, mentre la macchina si avviava.
Samantha non vedeva suo cugino Peter dal suo compleanno, il 25 aprile e aveva ragione, erano passati 2 mesi; era il figlio di Edward Logan, fratello di Marge, alto, giovane, appena 23 anni e affascinante, il tipico ragazzo a cui piace la bella vita ma questo non vuol dire che sia inetto, anzi era molto intelligente e astuto, infatti faceva l’avvocato internazionale. Si era trasferito con la famiglia a Norwich lasciando Marge da sola con la piccola Samantha, ma questo per lei non ebbe alcuna importanza, anzi zio Edward rimase sempre ben visto dalla ragazza.
Appena riuscì a prendere la borsa, lo zaino, la tracolla e il trolley, s’incammino verso il check-in sperando di non incontrare altra gente che le rubasse del tempo; la coda era molto lunga e guardandosi attorno vide una madre disperata perché il suo bimbo aveva perso lo zainetto, un uomo con un’aria molto professionale che, mentre parlava al telefono si ingozzava di patatine fritte e una coppia di anziani che molto probabilmente partivano per le Hawaii. Finalmente arrivò il suo turno dopo che la grassa signora se ne andò borbottando e, avendo tutto in regola, si diresse verso il gate 22 dove la aspettava già l’aereo che l’avrebbe portata direttamente a Ottawa.
   
 
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