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Autore: Columbrina    28/11/2012    3 recensioni
Avvertimento OOC per sicurezza. Perdonare qualunque incongruenza con il personaggio.
 Quattro storie nello stesso destino, come non andrebbero mai raccontate.
 
 
Birth.
 Aerith Gainsborough, presto, sarebbe andata all’altare. Se lo promise, o meglio gliel’aveva promesso. Sarebbe stata la sposa più bella del mondo, con quegli occhi brillanti che avrebbero esaltato un colore così tenue come il bianco, al suo fianco solo gioia. Nessuna barricata poteva ferrare la certezza.
 
 
Life
 “Trascorri così il tempo quando non hai rogna in giro?”
 “O faccio questo o prendo a pugni qualche belloccio. La più allettante è sicuramente quest’ultima, ma non posso fare questa carognata al futuro marito della mia migliore amica”
 “Giusta osservazione. Comunque, non dovresti essere con Aerith?”
 “E tu non dovresti essere con Cloud?”
 
 
 Death
 “Tu cosa pensavi di fare, piuttosto. Volevi ucciderti? Perché? Pensavo ormai che fosse tutta acqua sotto i ponti. Mi sbagliavo? Certo, perché sono stata una stupida a credere di poterti dare una chance …”
 “Una passeggiata. Ecco cosa volevo fare”
 “No, un suicidio premeditato. Ecco cos’era.”
 
 
 
 Synthesis
 Questa è una fantasia ancora da scrivere.
 
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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#22. Valerie
 

 
 
Il ventre cresceva, come l’amore che iniziava a inculcarsi in un modo sempre più connaturato, tradendo una certa vena emozionale che cercava di reprimere per non mostrarsi coinvolta al punto di sembrare vulnerabile. Le giornate aveva lo stesso, ma sereno meccanismo: Cloud portava i soldi a casa – racimolando un gruzzolo che diveniva sempre più cospicuo – e si vedevano in tardo pomeriggio; Tifa, invece, stava in casa a perfezionare ciò che aveva fatto per tutta la vita.
Una quotidianità che andava comoda a entrambi, perché non potevano ancora barricare al sicuro le aspettative. Era una sorta di sabbatico battesimo del fuoco, che faceva da preludio felice.
Anche Aerith e Zack avevano ripreso a stare  più tempo insieme e, da una settimana circa, lei aveva ripreso le sue mansioni al negozio, mostrandosi sempre disponibile e fedele al suo estro creativo, per nulla disagiata dalla discrezione forzata dei clienti. Comunque era ancora sotto la minuziosa supervisione del diligente marito, che la seguiva con perizia consumata nei suoi pomeriggi passati a discorrere del più e del meno, in una miserabile condizione che faceva pietà. Avevano ripreso anche a fare l’amore, con somma felicità reciproca, anche se Zack lo considerava un tentativo di infangare una speranza morta e riesumarne una dalle ceneri con la moralità di chi non si aspetta nulla al di fuori dei propri limiti, ma vedeva ciò quasi come una forzatura.
L’oppressione stava prendendo il posto della loro rinnovata serenità. E ciò lo spingeva ad addentrarsi oltre confini sempre più impenetrabili all’occhio di coscienza, perché nessuno avrebbe voluto ritrovarsi così metaforicamente alla deriva. Metaforicamente perché Zack era il mattacchione di sempre e riservava sorrisi e carezze a chiunque, mentre al suo interno si consumava il calvario della frustrazione.
Faceva pietà anche lui.
Ma Cloud e Tifa non lo sapevano. Erano fin troppo presi da un’euforia troppo grande per poterla finalmente condividere a cielo aperto, perché rubando tempo alle cose, avrebbero finito per ritorcersi contro, proprio come era successo altre volte.
Cloud le aveva detto quella notte, a letto, che sentiva che era una bambina e nel dirlo le aveva mostrato le calze confezionate da Aerith e a quel punto un caldo cenno d’assenso di Tifa, il bel viso rigato da triste gioia, gli fece sentire l’amore del mondo, quello che potevano condividere in tanti, perfino con la loro famiglia. Marlene era entusiasta all’idea di avere il ruolo predominante di zia e la notizia fu accolta con gioia anche da Denzel, che si unì ai cori festosi di Yuffie, mentre quelli di un mesto Barret ripetevano con diverse cadenze di non crearsi troppi castelli in aria, essendo lo scetticismo parte della sua natura. Ma la certezza arrivò e allora furono fiumane di gioiose righe di lacrime, che inondarono ben presto tutta la casa con coinvolgente suggestione; Vincent, invece, non lasciò trasparire altro che una compostezza felice, mentre Cid era continuamente assillato dai moniti di Shera. Comunque, non fu difficile portare questa felicità nelle casse della casa. Infatti la felicità raddoppiava assai gli introiti e finanziava i proventi per un corredo degno dei più rosei sogni di Tifa. Le dispiaceva solo non poter esaminare con perizia quasi maniacale le vetrine con l’amica di sempre, sentendosi in qualche modo in colpa anche per non esserle stata sufficientemente vicino.
Ad ogni modo i rapporti con Aerith e Zack poggiavano su terreno stabile e le due si erano sentite spesso nelle ultime settimane.
“Posso solo immaginare come ti sia cresciuto il pancione …” commentava Aerith estasiata e Tifa, conquistata da quella premura quasi materna, non poteva fare a meno che ostentare un riso sommesso e sincero, mentre carezzava il ventre con movimenti circolari, il tutto sotto la scrupolosa analisi di Cloud, che si compiaceva con un sorriso a sguardo chiuso.
“Non esageriamo, sono solo al quinto mese … Non sono ancora arrivata a scoppiare nei miei jeans o ad essere scambiata per un beluga arenato sul marciapiede…”
A quel punto Aerith sospirò pletoricamente, e dalla cornetta sembrò una pesante interferenza.
“Jeans? Ma sai che blocchi le vie vescicali di quella povera bimba? Non ti lamentare se poi avrà dei problemi d’incontinenza”
“Aerith, ti senti bene?”
“Ovvio che sì. Quella che sta male sei tu, cara mia, che non hai ancora fatto fuori tutti i negozi prémaman della città!”
Tifa rise e Cloud intuì subito che si era trattata di una delle sue postille a bruciapelo che, in un modo o nell’altro, suscitavano sempre qualche reazione felice – o, come nel suo sventurato caso solo una grande confusione alla bocca dello stomaco, una sorta di forza centrifuga.
La conversazione andò avanti su quei toni per il quarto d’ora che succedette, senza troppe esitazioni perché Cloud lo ottimizzava con pensieri efficaci, mirati a metabolizzare alla meglio quelle risa che su susseguivano felici come non mai. E lui era rigorosamente relegato in fondo alla stanza.
Riattaccarono all’unisono, non prima di essersi lasciate con la solenne promessa di riunirsi per una cena in quattro con toni prettamente intimi, voltati a far salire l’intesa delle coppie e ritrovarla anche reciprocamente. Non l’avrebbero mantenuta, pensò Cloud, mantenendosi pressoché imparziale anche nel suo agnosticismo.
Ultimamente era divenuto molto più reattivo – non solo agli stimoli che lo istigavano durante le notti con Tifa – alle intuizioni che gli soffiava da sotto il naso da tutta una vita, e riuscì a percepire quasi subito che nella conversazione era fuoriuscito un argomento dai toni sferzanti, che avevano lasciato sul bel viso levigato di Tifa una traccia di sopore. Intuì anche che si era seduta dinanzi a lui apposta per ostentarlo ed essere notata. Cloud sorrise.
“Sei passata per la lavatrice mentre venivi qui?” esordì caustico, mantenendo sempre una certa compostezza anche se sorridendo
“Spiritoso.” replicò prontamente, con sarcasmo spassionato “Stavo pensando a ciò che mi ha detto Aerith …”
“E cioè?”
“Più che altro sono dei consigli per il paparino, così ha detto …”
Cloud rise sommessamente.
“E di che genere?”
“Uno in separata sede e penso si tratti di un affare grosso. L’altro invece riguarda il nome della bambina. Dice che devi essere più solerte nei preparativi, per non stancare l’affaccendata moglie, che deve patire tutte le fatiche”
“Fino a prova contraria, il 50% del lavoro l’ho fatto io …”
Tifa lo guardò contrariata, ma senza perdere quel piglio spensierato, instillato involontariamente da Aerith, in un certo senso. Perché, forse, era quello che veramente voleva.
“Sarà, però devo dirti che non mi sono mai ritrovata a pensare al nome da dare alla bambina …”
Fu allora che gli occhi di Cloud si illuminarono d’intenso, auspicato nelle insonnie più recondite di chiunque avesse avuto mai il coraggio di guardarlo negli occhi, retti solo dal fascino celestino da li abbagliava, perché la sua indole non aveva mai conferito a quella beltà una verve compiacente che invece aveva una persona affabile come Zack Fair; i suoi occhi non denotavano una personalità forte, ma quiescente.
E non poteva fare a meno di chiedersi, ogni notte spensierata come quella, se avessero in serbo per lui un destino a parte.
Tifa, nel frattempo, iniziò a trafficare con i calzini confezionati da Aerith, che erano poggiati saggiamente sul comodino proprio accanto a lei, infondendo un nuovo moto di reazioni contrastanti che si facevano man mano sempre più nitide. Sembrava che le sue labbra si muovessero a ritmo di una filastrocca melanconica, che masticava tra mandibola e mascella come un mantra di cui non ricordava le parole.
Solo dopo un’accurata analisi del suo labiale, di dolce seduzione, si accorse che stava congetturando a voce bassa plausibili nomi di bambina. Cloud l’ascoltava, disincantato come un bambino distratto dalla dormiveglia proprio mentre la madre annuncia il risveglio.
“Valerie …”
E stavolta furono gli occhi di Tifa a illuminarsi d’immenso, come se quel nome si sposasse perfettamente alle sue aspettative, attendendo forse anche una qualche iniziativa da parte di Cloud.
Valerie era un nome semplice da portare, dolce nel suo modico suono che si perdeva con un prolungato flebile, che sapeva di un qualche consumato francesismo.
Non aveva alcuna simbologia, perché Valerie non dava conto a nessuno. Cloud poteva capire la sua euforia se si fosse trattato del nome della sua compianta madre, o della moglie di Barret magari, della madre di Marlene o di Marlene stessa, della sua migliore amica magari, per omaggiarla dopo quella turbolenza che non è venuta per nuocere fortunatamente. Non riusciva a spiegarsi l’emozione fulgida negli occhi di Tifa a ogni pronuncia melodiosa del nome Valerie, che stava diventando un mantra.
Valerie era obiettivamente un nome grazioso. Cloud pensò che si sposasse più col cognome Lockheart che con Strife.
Sapeva vagamente di un sentore già avvertito sulla sua pelle.
“Valerie …” ripeté lui, con concitato trasporto, quasi da disillusione irrompente
Tifa gli sorrise.
“Valerie Strife … Incisivo al punto giusto”
E i bagliori dei loro occhi s’incrociarono per quel minimo istante d’intesa, che si era fatta attendere fin troppo, pensavano reciprocamente; credevano che fosse stato il trasporto del momento a ricongiungerli in una landa che si stagliava straniera davanti a loro, e consideravano quello il primo passo per addentrarsi finalmente insieme verso il secondo stadio, per trasformare la loro relazione di nicchia, fin troppo embrionale, proprio come lei.
Ma come lei sarebbe pian piano cresciuta e avrebbe collezionato talmente tante esperienze di vita da non pentirsi di aver atteso così a lungo. Anche se per lei si trattava solo di quattro mesi.
“Valerie …” rifece Tifa, con la solita cadenza da filastrocca disincantata “Mi piace come suona …”
“E’ molto dolce” convenne Cloud, smettendo di guardarla. Ma Tifa era troppo presa dalla sua creatura per potersene accorgere.
“Già… Ti piace sul serio come nome?”
“Sì” masticò Cloud, con sufficienza “Poi vedremo, penso”
Quella sufficienza cortese che si rivolge quando non si hanno mezze misure per la felicità: non l’aveva mai vista così smagliante, nella sua esaltazione massima, e non aveva la benché minima intenzione di scalfire quel quadro meraviglioso che si prospettava davanti.
Cloud, però, non aveva mai avuto dubbi sul nome da dare alla bambina.
Però appurò che sarebbe risultato inopportuno … Oggetto di fraintendimenti per così dire.
Sì, Valerie Strife li avrebbe fatti felici.
 

Quella, però, sarebbe potuta essere la seconda occasione per Aerith di chiamarsi Strife.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Synthesis
 
#Valerie: A conti fatti, i dinamismi non scemano neanche con gli stantuffi, i pistoni e le forze centrifughe specie quando c’è un pargolo di mezzo e un matrimonio arenato su spiagge ostili. Aerith e Zack si stanno rimettendo in piedi su un equilibrio precario, costruendo la loro personale ampolla affettiva sulle macerie dei precedenti crolli emotivi; Cloud e Tifa sono in pieno fermento e così i loro amici, a partire dal burbero Barret fino a Shera, Marlene è entusiasta del suo ruolo di zia e Denzel non vede l’ora di assolvere i compiti da fratello maggiore.
Contemporaneamente, Tifa e Aerith mantengono un rapporto strettamente telefonico e fungono da reciproci intermediari verso i rispettivi consorti: di certo, Aerith e Cloud non hanno avuto occasione – o fegato – per intavolare una conversazione abbastanza articolata da reggere il confronto con il cameratismo di Tifa e Zack, per esempio; naturalmente le iniziative di Aerith, di solito pulpito così estroso, sono state fiacche, in proporzione ai suoi tentativi insomma.
Ma quel pensiero latente è comunque partecipe.
Diciamoci la verità: Cloud voleva – e vuole ancora – chiamare la piccola Aerith.
Essenzialmente risulterebbe tutto più ipocrita di quanto non sia già, quindi ho accantonato l’idea; sarebbe più plausibile se Aerith fosse morta e loro si impegnassero a mantenere vivo il suo ricordo, commemorandola così e dato che non è il caso specifico di Cheats ho pescato dalle canzoni della mia musa ispiratrice – la signorina Winehouse, che tanto decanto e onoro – quella che si confaceva di più al contesto; quale se non Valerie, che è stato quasi un sospiro profetico, un bisbiglio della sorte, essendo l’unica canzone dell’intera discografia a portare un nome proprio.
Obiettivamente Valerie Strife non mi dispiace per niente, anche se penso che Valerie Lockheart abbia tutt’altra musicalità e, nonostante sia meno incisivo, risveglia i sensi, come la frescura del gelato al limone nel giorno del solstizio d’estate.
Naturalmente quel “Quella, però, sarebbe potuta essere la seconda occasione per Aerith di chiamarsi Strife” che tanto ha fatto storcere il naso a voi lettori, è un’allusiva precisazione dei miei reconditi desideri e a un pensiero che Aerith covava nei due anni precedenti agli eventi di Cheats, quella famosa prefazione che spero tanto di scrivere.
 
Spero che Valerie Strife possa farvi felice.
 
 
Ringraziamenti vivissimi a:
 
Shining Leviathan, santissima ragazza che si è guadagnata un posto d’onore nella mia personale bacheca trionfale: sto rileggendo tutta d’un fiato la splendida Accidentally in love, disponibile in circoscrizioni limitate al sito EFP, riscoprendo un amore incondizionato per la sua prosa eccellente.
 
E, naturalmente, Manila che ispira, ascolta e trasuda fantasia da tutti i pori.
Cid si inchina solennemente al suo estro.
 
 
Alla prossima.
 
A bientot,
S.
 
   
 
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