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Autore: mery_mp8    29/11/2012    1 recensioni
- Con le manine sporche di sangue si strofinava gli occhi, in fretta e furia dovetti pulirgliele. La posai su una barella e le chiesi se avesse sete, se avesse fame. Nulla da fare, voleva i suoi genitori. Poi guardando distrattamente verso la porta vidi passare la barella con sopra la madre. -
Da una storia vera
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vrrooomm
Il rombo del motore era davvero lieve a causa dei finestrini chiusi e del vociare all’interno del veicolo. La piccola Sara era nel sedile posteriore, bel legata al suo seggiolone. La madre, Cristina, le cantava una canzone, girata verso di lei e il padre, Giacomo, guidava fischiettando un sottofondo. Vestiti di tutto punto, erano diretti verso il matrimonio di una vecchia amica di Cristina. Come lei, anche loro avevano vissuto da poco la felicità di quel giorno. Cristina, rimasta incinta di quel giovane tanto dolce, gliel’ aveva confessata con la paura di perderlo, era un amore tanto dolce il loro, e lei era così innamorata che avrebbe pure abortito se solo lui gliel’avesse chiesto. Giacomo invece, subito dopo la notizia, le aveva fatto la fatidica proposta, in riva al mare. Cristina era felice di crescere da diciotto mesi ormai quel batuffolo insieme a suo marito. I novelli sposi e la piccola adesso si dirigevano appunto verso la chiesa. Rettilineo. Curva a destra. Battevano le mani mamma e figlia, Giacomo tamburellava sullo sterzo . Semaforo. Un bacio fugace alla moglie, poi si ripartiva. Di nuovo curva, stavolta a sinistra. In lontananza semaforo verde, acceleratore. Clacson. Giacomo si era voltato per vedere da dove proveniva mentre il semaforo diventava arancione. Era stato un attimo. Un click. Un battito di ciglia. Tutto troppo veloce. Da sinistra un camion aveva travolto l’auto, troppo in fretta per accorgersene in tempo.
 
 
Sangue sui finestrini, sangue sui vestiti che tanto avevano cercato per quel matrimonio. Gocce di sangue sul volto della piccola, piccola Sara che per prima aveva aperto gli occhi tra le braccia dell’infermiere. Sentiva le sirene, sentiva vociare, ma era troppo piccola per capire. Chiese della madre, chiese del padre. L’infermiere le disse di stare tranquilla, e la posò tra le mie braccia. Non poteva smettere di piangere, qualunque modo per farla smettere era inutile. Con le manine sporche di sangue si strofinava gli occhi, in fretta e furia dovetti pulirgliele. La posai su una barella e le chiesi se avesse sete, se avesse fame. Nulla da fare, voleva i suoi genitori. Poi guardando distrattamente verso la porta vidi passare la barella con sopra la madre. Protezioni ovunque e il sangue era ancora di più. Lo sputava dalla bocca e faceva un’immensa fatica a respirare. Presi in braccio Sara prima che facesse in tempo a vedere quello spettacolo orrendo e la portai alle macchinette con la pelle d’oca per lo spavento che vedesse anche lei quello che nessun bambino dovrebbe mai vedere. Presi una bottiglietta d’acqua e gliene diedi un po’ in un bicchiere. Mentre beveva la mia amica Sophia venne a chiamarmi. Non molto lontano dalla piccola, ma abbastanza perché non sentisse, mi spiegò che la madre era in condizioni gravissime, innumerevoli fratture, un braccio rotto, era un miracolo che non avesse sbattuto la testa poco più in basso, poco più giù e sarebbe morta sul colpo.
“E il padre...?”
“Il padre era dalla parte opposta allo sportello su cui si è schiantato il camion, è morto poco dopo essere stato trasportato sull’autoambulanza...”
“Povera piccola...” mi voltai a guardarla, il dottor Carlinghi cercava, invano, di calmarla come tutti avevano fatto.
E’ incredibile come una famiglia nel pieno della felicità possa essere distrutta in un attimo. Come la vita di una persona, di una creatura tanto innocente, possa essere rovinata in un battito di ciglia. Non solo a causa di un incidente come questo. La morte può colpire in ogni momento. Un incidente, un colpo alla testa, a una vena, un aneurisma, e tutto finisce. Bisogna godere di questo dono che è la vita in ogni suo attimo, anche se è un dono che non abbiamo mai chiesto. Questa storia, come tante, troppe altre, fa riflettere. Qualsiasi cosa che rende felici va coltivata. Qualsiasi problema che rende tristi va risolto.
 
 
 

Mi piace immaginare che la narratrice incontrerà la piccola Sara un giorno, ovviamente più grande, scoprendo che la sua vita continua almeno dignitosamente. Ho preso libera ispirazione da una storia che mi ha raccontato mia madre. Una storia vera. Io sono una persona relativamente fredda, menefreghista, ma certe cose colpiscono, almeno un po,’ e credo che vadano prese come esempio per riflettere. A voi le riflessioni, spero di leggere tanti pareri. Un bacio, Mery.

  
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