Scusatemi
Era stato un sussurro
privo di voce, la richiesta di un perdono che lei aveva già concesso, ma era
stato anche il suo addio, a loro, alla vita.
Lo capì dal suo sguardo,
che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe rivista, lo capì dagli
occhi di Caius, occhi avidi di macabra giustizia, lo capì dall’urlo di Edward,
da quell’accerchiamento di vampiri che le si facevano sempre più attorno,
giustizieri mai spodestati di atti che in sé erano crimini, e lo capì da quella
mano, solida e ferma sulla sua spalla, il monito attraverso il quale avrebbe
dovuto intuire che nulla avrebbe potuto arrestare quello scempio.
Ma era sua sorella, non
poteva guardarla morire, non come spettatrice silenziosa ed inerme.
Scattò nello stesso
istante in cui Tanya gridò il suo nome. Fu straziante, atroce, ma mai quanto la
visione del corpo della sua adorata sorella che cadde a terra senza vita, la
testa staccata.
La collera, la rabbia, il
sapore dolce amaro della vendetta le inondarono i sensi. Spinse via chiunque osò
intralciare la sua folle corsa verso un suicidio certo, scansò Rosalie, bloccò
Emmett e puntò dritta verso l’unico vampiro colpevole, decisa a ripagarlo con
la stessa moneta, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto.
Sentiva le grida di chi
cercava disperatamente di riportarle alla ragione, ma non vi era ragione in ciò
che era appena accaduto.
Sua sorella era stata
uccisa sotto i suoi stessi occhi, nulla aveva senso se non la vendetta pura.
Mancava così poco a che si
gettassi tra le file nemiche, così poco al suo unico obbiettivo quando lui, proprio lui, l’uomo che più di
tutti gli altri pensava la avrebbe capita e spalleggiata, il vagabondo in cerca
di avventura e gesti eroici ma potenzialmente folli che forse era l’unico fra
tutti a poter apprezzare quel moto di coraggio ,
le si parò di fronte, bloccandola con tutte le sue forze e stringendola da
dietro in modo da impedirle qualsiasi movimento.
Spiacente Garrett, ma era mia sorella…
Pensò, prima afferrare le
sue mani e rilasciare la scarica elettrica più potente che era in grado di
creare. Lo sentì gridare e una parte di lei soffrì per avergli arrecato quel
dolore acuto ed intenso, ma con suo sommo sgomento invece di mollare la presa
come aveva pensato lo sentì rafforzarla,
piegandosi appena per quelle scariche atroci che continuava a rilasciargli.
-Lasciami Garrett- soffiò
con un ringhio, strattonandolo senza mai staccare gli occhi da Caius.
-Te lo puoi scordare
donna- rispose lui in un soffio contrito, mentre stringeva i denti per il
dolore.
Poi fu nero.
Sbuffò respiri secchi,
bloccando le scariche disorientata, mentre fissava inerme la distesa di
oscurità che la circondava. Tutto era sparito, il ghigno di Caius, il ghiaccio,
i trepidanti soldati dei Volturi…ogni cosa era stata inghiottita dall’oblio.
Sentì i muscoli irrigiditi
di Garrett rilassarsi un poco, seppure continuava a tenerla stretta.
-Che cosa….-
-Sta calma, sta calma…-
soffiò tra i suoi capelli, mentre lentamente la trascinava indietro, riparata
in mezzo a tutti gli altri.
E allora capì…
-Zafrina- ringhiò collerica, strattonandolo nuovamente con forza per
liberarsi.
-Esatto, e ora vedi di
smetterla con questi scatti, non otterrai nulla facendoti staccare la testa
prima ancora di arrivare a sfiorarlo-
-E tu vedi di mollarmi, se
non vuoi che ti trasformi in un palo della la luce-
Lo sentì ridere appena sui
suoi capelli, prima che facesse scivolare lentamente le braccia via dal suo
corpo, con circospezione. Nello stesso istante la vista le tornò normale. Dentro
di sè ghignò. Se lo aspettavo più furbo, il suo bel nomade.
Ma non appena si preparò allo
scatto, gli occhi nuovamente fissi in quelli scarlatti e ridenti di Caius a
decine di metri da lei, e i denti scoperti in una palese minaccia, lo sentì
afferrarla per la seconda volta.
-Ah ah, cosa credi di fare?-
Ringhiò.
-Lasciami! Quel mostro,
quel mostro l’ha uccisa, ha ucciso la mia sorellina io…la devo vendicare…io…lei
è morta e….- continuava a strattonarlo, mischiando sussurri a ringhi furiosi,
fin quando quei suoi miseri tentativi che andavano sempre più scemando sotto la
presa ferrea di Garrett, intenzionato a bloccarla fino a che non si fosse
calmata, non cessarono del tutto.
Se fosse stata umana in
quell’istante sarebbe scoppiata a piangere, ma non lo ero più da decenni ormai,
e tutto ciò che ottenne fu un balbettio sconclusionato che fu soffocato dal
petto de nomade.
Non le importava più di
non dare spettacolo, di non apparire la fredda e intoccabile Kate, sua sorella
era morta sotto i suoi occhi e probabilmente tutti loro l’avrebbero seguita da
lì a poco, che importanza aveva se ora se ne stava aggrappata a quel vampiro per
il quale nell’ultimo mese aveva scoperto provare qualcosa di più del semplice affetto , come fosse
l’unico suo appiglio di salvezza?
Artigliò la sua giacca,
trattenendosi dal guardare nuovamente verso i Volturi, certa che se avesse
incontrato di nuovo quello sguardo ironico la rabbia ceca l’avrebbe assalita
per la terza volta, facendola scattare come una molla. Perché lo sentiva, quel
viscido sguardo sadicamente divertito puntato su di loro.
-Shh piccola Katie…-
E non ebbe nemmeno la
forza di ribattere a quell’osceno nomignolo, anzi, vergognosamente sorrise
contro il suo petto, un sorriso piccolo e fugace, un sorriso che sapeva di “grazie”.
Era tutto finito.
Ma avevano davvero vinto?
Forse si, forse per tutti
gli altri era così. Nessuna lotta, nessuno scontro, nessuna perdita.
Ma non per lei. Lei la
perdita l’aveva subita, una tra le più dure della sua vita.
-Ehi…- una mano sulla sua
spalla la fece voltare lentamente, movimenti così impacciati per una vampira
centenaria.
Si erano tutti riuniti nel
grande salone di casa Cullen ma lei era rimasta più in disparte, e accostata
alla grande vetrata che dava sull’esterno innevato aveva osservato pensierosa
un punto imprecisato all’orizzonte.
Tanya la guardò con
sguardo carico di dolore, i loro occhi erano gli uni lo specchio degli altri,
poi la strinse in un abbraccio.
-Mancherà anche a me,
mancherà a tutti Kate-
-Non doveva finire così-
soffiò lei contro la sua spalla, incurante di tutti quei vampiri che anche se a
distanza e immersi volutamente in conversazioni atte a lasciarle i loro spazi,
potevano benissimo udirle.
-Lo so- la sorella annuì,
la faccia seppellita nell’incavo del collo dell’altra, mentre chiudeva gli
occhi con un sospiro.
Tutti credevano Kate la
più forte, la più tenace e dura, ma non lo era. Era Tanya quella che non aveva
voltato la testa di fronte all’esecuzione della loro madre, era lei quella che
prima di lei aveva riacquistato lucidità in campo, lei quella che adesso
sosteneva l’altra e cercava di infonderle un po’ di quella flebile calma e
rassegnazione che era riuscita a trovare in quelle poche ore.
-E’ stata una sciocca…una
stupida. Si è fidata dei Volturi, si è messa sotto il loro volere, eppure sapeva
di cosa sono capaci…tutto per una sciocca vendetta per quel vile…- scosse la
testa, non comprendendo un tale, assurdo comportamento. Non da Irina.
-E’ inutile pensarci
adesso, sorella. Devi essere forte- disse scostandosi da lei per afferrarle le
spalle e guardarla negli occhi –Per lei. Non vorrebbe questo, non vorrebbe
vederti così-
Kate abbozzò un sorriso
per nulla convincente.
-Hai ragione- fece un
sospiro, guardandosi attorno –Io…credo che andrò a caccia, ci vediamo dopo
Tanya-
Tanya annuì, guardandola
rassegnata, e si scostò per lasciarla passare.
Da lontano Garrett la
seguì con lo sguardo, la schiena appoggiata alla parete e le braccia incrociate
al petto. Se ne stava in silenzio, leggendo sul volto della donna tutto il
dolore che provava e sentendosi per la prima volta dopo secoli inutile. Lui,
nomade senza dimora né famiglia, si era dimenticato che cosa voleva dire
soffrire per la perdita di qualcuno a cui si voleva bene, ed ora, guardando la
donna di cui si era innamorato, desiderò ritornare con la mente ai tempi in cui
era ancora umano, ai tempi in cui aveva provato il dolore causato dalla morte e
aveva imparato come superarlo.
Prima di uscire, Kate si
gettò una rapida occhiata alle spalle. Molte teste erano voltate verso di lei,
parecchi sguardi addolorati e dispiaciuti la fissavano, e con lei la sorella,
con la stessa voglia di consolarle per far sparire dai loro volti la ferita
fresca di quella perdita, ma su uno, uno solo, di un rosso scuro accattivante,
si soffermò.
Poi abbassò la testa e uscì
nel vento freddo di quell’inverno senza fine.
Si inoltrò nella foresta,
spaziando per chilometri senza tregua, abbattendo alci, cervi e persino un paio
di orsi. Era sazia ancor prima di iniziarla, quella caccia, d’altronde si erano
nutriti per giorni fino all’esagerazione per essere nel pieno delle forze in
vista dell’eventuale scontro, ma cacciare le serviva, la rilassava, la faceva
distrarre, le dava un pretesto per non pensare, per affidarsi solamente ai
sensi, all’istinto e null’altro.
Aveva corso così tanto,
cambiando innumerevoli volte direzione e prede, che non si era neanche accorta
di dove si era spinta.
Una radura immensa,
soffocata da un pesante manto lindo, si estendeva sotto i suoi occhi. Il sole
calante regalava scintillanti sfumature rossastre a quella meraviglia
paesaggistica, ma là dove si trovava lei, appena al confine della foresta
nell’ombra che gli alberi creavano, la luce non vi arrivava.
Si bloccò, trattenendo
inevitabilmente il fiato mentre fissava assorta lo spiazzo, testimone di quello
scempio che le riaffiorò alla mente con vivida atrocità.
-Ricordare non serve, ti
farà solamente del male-
Kate sussultò al suono di
quella voce, ma non si voltò, non le serviva.
-E tu che ne sai?-
-Ben poco, è vero, il
bello di un’esistenza senza legami e che poi non devi soffrire se questi si
rompono, ma posso comunque capire. Anch’io ho provato e provo emozioni, Kate,
anch’io ho visto morire amici-
-Lei era mia sorella-
disse solo, ritenendolo abbastanza intelligente da capire che quello era un caso
diverso.
-Ma guardati…pensavo fossi
diversa- a quel tono stranamente mutato, quasi più ironico nelle sue note
strascicate, si voltò confusa.
-Che diavolo stai
dicendo?-
-Ti vantavi di essere
“l’intoccabile vampira”, colei che stende chiunque vuole con un semplice tocco,
con la tua aria da dura devo dire terribilmente sexy, ed ora stai qui a
piangerti addosso…non sei poi così forte come davi a credere-
Fu un attimo, e Kate lo
afferrò per la gola ringhiando, facendolo sbattere contro un albero alle loro spalle.
Rilasciò una scossa elettrica tanto forte da fargli digrignare i denti dal
dolore, ma per il resto non si scompose più di tanto, non cercò neanche di
liberarsi.
-Non osare-
-Tutto qui dolce Katie?
Era così che avevi intenzione di staccare la testa a Caius? E’ un bene che ti
abbia fermata, gli avresti solo fatto il solletico-
-Taci!- lo sbatté
nuovamente contro la quercia, che protestò per quel forte colpo traballando
pericolosamente.
-Su donna, mettici più
forza, persino un umano sopravvivrebbe a questo- la canzono, non accennando
comunque ad alzare un dito e guardandola attentamente negli occhi.
-Ora basta!- staccandolo
dal tronco lo lanciò con un movimento estremamente fluente, data la mole del
vampiro di gran lunga superiore alla sua soprattutto in altezza, lontano da lì,
un ringhiò selvaggio ad arricciarle le labbra.
Garrett riuscì a
riprendersi prima di sradicare un paio di alberi per l’impatto, acquattandosi
al suolo in cerca dell’equilibrio prima di rialzarsi.
-Già meglio, ma so che
puoi fare di più, tira fuori gli artigli gattina-
Kate digrignò i denti,
assottigliando lo sguardo e fissando quegli occhi borgogna con intensità.
-Che stai facendo Garrett?
Perché fai così?- risultò quasi ferita, la sua voce, quando gli porse quella
domanda.
L’uomo smise all’istante
di ghignare, assumendo un espressione a metà tra il serio e il dispiaciuto.
-Devi sfogarti, Kate. Lo
sento, stai trattenendo tutta la tua rabbia e non ti fa bene. Cos’è che ti fa
stare tanto male? E non venirmi a dire che è solo per la morte di Irina, perché
non è così, c’è dell’altro-
La vampira rimase
scioccata di fronte a quella domanda. Come faceva quel vagabondo, quel vampiro
poco più che sconosciuto, a saperla leggere così facilmente? Come faceva a
capirla meglio di lei stessa e dei suoi parenti?
-Io…- alzò gli occhi al
cielo, scuotendo la testa e sorridendo amaramente –Sei bravo-
Garrett rimase in
silenzio, serio, aspettando che continuasse.
Kate sospirò.
-Sai, è stato come
rivivere tutto un’altra volta…i Volturi, noi che impotenti rimanevamo di fronte
a lei, a vederla morire, e poi i suoi occhi…Dio i suoi occhi…erano identici a
quelli di lei, c’era la stessa rassegnazione, lo stesso vuoto…- le morì la voce
in gola, mentre lo sguardo si perdeva tra i ricordi.
-Stai parlando di…-
-Mia madre, si- abbassò lo
sguardo, fissando con rinnovato interesse il terriccio mischiato alla neve per
metà sciolta ai suoi piedi –Perché…perché di nuovo?-
Non lo udì nemmeno
spostarsi, sentì solo le sue braccia avvolgerla, mentre posava il mento sulla
sua testa con un sospiro.
-Mi dispiace Kate, so che
è inutile e certo non ti farà stare meglio, ma mi dispiace davvero. E per
quanto valga, posso dirti che se sei un immortale devi abituarti anche a
questo, ciò che ci circonda non rimane mai immutato, a volte avvengono
cambiamenti, alcuni sono positivi ma altri…e a volte questi cambiamenti
riportano alla mente ricordi, e noi ne abbiamo così tanti che è inevitabile
succeda. Devi solo imparare a sopportare, perché le ingiustizie accadono, e nel
nostro mondo, comandato da stronzi egoisti a cui bisognerebbe insegnare come si
fa davvero giustizia, sono così frequenti da perderne il conto. Non ti dico che
il dolore passerà, perché non è così, ma imparerai a convivere anche con questa
perdita, forse ci vorranno mesi o anni, oppure secoli, ma hai l’eternità e hai già esperienza purtroppo. Te la sei cavata bene una volta, supererai anche questo- sussurrò il
vampiro accarezzandole la schiena con lenti movimenti ipnotici.
Kate si strinse
maggiormente al suo petto, chiudendo gli occhi.
-Grazie. Di nuovo-
Lo sentì sorridere sui
suoi capelli, e capì che se davvero l’avrebbe seguita ovunque, dopo tutto quel
che era accaduto, lei gli avrebbe sempre e comunque teso la mano, esattamente
come in quel momento, mentre lentamente tornavano a casa ognuno con un pizzico
di felicità in più nel cuore.
Salve gente
:) allora…questo è un piccolo esperimento nato dalla mia totale fissazione per
questa coppia, che già avevo trovato carina nei libri, ma che nel film ho
profondamente adorato (in particolar modo Garrett…oh Dio credo di essermi quasi
innamorata di lui XD). L’avevo pensata inizialmente come una one-shot, ma
scrivendo mi sono accorta di quanto questi due mi piacciano sempre di più, per
cui se ottiene recensioni positive chissà, magari aggiungerò qualche altro
capitoletto, avrei già in mente qualche idea:)
Fatemi
sapere che ne pensate, e se volete che scriva altro su di loro:)
Un bacio,
Deademia