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Autore: ronloveshermione    30/11/2012    0 recensioni
Cosa succede se metti in una classe ragazzi e ragazze? qualcuno di loro sicuramente finirà per innamorarsi. Ma cosa succede quando due amici si innamorano della stessa ragazza? e quando una ragazzi scopre di essere innamorata del ragazzo della sua migliore amica?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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II - Acqua
 
I capelli continuavano a gocciolare acqua, bagnando il pavimento: mia madre mi ucciderebbe se potesse vedermi! 
Guardo dentro lo specchio Chi sei? penso mentre fisso la mia immagine riflessa, che comincia a fare capolino tra il vapore acqueo, e le mie mani stringono il bordo del lavandino. 
Cosa vuoi dalla vita? Sapevo cosa volevo, ma non sapevo come fare ad ottenere il risultato da me sperato. 
Vuoi andare a questa partita? Mente e cuore stavano facendo a cazzotti e la cosa non non mi aiutava per niente. Il mio cuore sapeva che voleva andare, ma la mia testa mi implorava di non fare questo sbaglio: se fossi andata alla partita e qualcuno avesse notato il modo in cui osservavo ogni contrazione dei suoi muscoli?
La mente affollata di pensieri e i capelli bagnati mi avevano fatto venire un gran mal di testa, così avevo preso la saggia decisione di avvolgere i capelli nel mio turbante bianco e di andare a vestirmi.
Correndo per il corridoio lancio un'occhiata all'orologio della cucina che segnale 18:30: avevo ancora un'ora per decidere cosa 
fare, anche se in cuor mio avevo già deciso.
 
Mi guardo intorno un pò spaesata. è la prima volta che metto piede in questa palestra e devo dire che è proprio come me l'aspettavo: elegante, affollata, ma non caotica, frequentata da gente sicuramente che conosce poco il valore reale dei soldi.
"Posso esserle d'aiuto?" una ragazza con una cuffia bluetooth e una cartella in mano mi guarda sorridendo.
"Si. Le piscine?" 
"Quali?" le si stampa un punto interrogativo in faccia, ma vorrebbe nasconderlo per non farmi sentire in imbarazzo. Le mie guance prendono fuoco e la ragazza, il nome sul badge dice che si chiama Carola, cerca di aiutarmi. "Allora: se cerchi le piscine olimpioniche sono in fondo a sinistra, se invece cerchi le piscine per esterni sono nell'edificio qui accanto."
"La partita di pallanuoto dove si tiene?" chiedo con la voce di una bambina che teme di essere sgridata dalla mamma.
"Ah! Devi seguire la partita? Scusa non avevo capito!" Carola si batte la mano sulla fronte, dopo essersi scusata non so per cosa. "Seguimi ti accompagno io. Luca torno subito!" Dice al collega seduto alla scrivania dove prima era anche lei e mi fa cenno di seguirla. Camminiamo in silenzio, lungo i corridoi di questa grande palestra; la mia mente galoppa e il cuore vorrebbe spaccarmi il petto. 
Un paio di minuti dopo siamo arrivati a destinazione e, gentilmente, Carola mi dice che oltre quella porta fra cinque minuti avrà inizio la partita. Io sussurro un timido Grazie e la guardo mentre si allontana velocemente con la sua coda di cavallo che dondola seguendo il moto dei suoi fianchi.
Faccio un respiro prondo. Metto la mano sul maniglione antipanico e spingo, buttando fuori l'aria insipirata poco prima.
Sugli spalti non c'è molta gente e non riconosco quasi nessuno, fatta eccezione per un paio di ragazza e ragazzi della mia scuola. Fortunatamente nessuno della mia classe. Prendo posto in alto così che lui non possa vedermi e io, invece, possa controllare chiunque entri e prenda posto. Dentro l'edificio fa caldo e comincio a spogliarmi: prima la sciarpa, poi il giubotto. Mi tiro su le maniche della felpa. Accavallo le gambe. 
"Ma quando diamine inizia questa partita?" sussurro, mentre frugo nella mia borsa alla disperata ricerca del mio cellulare, che come sempre ho dimenticato in macchina. "Bene! ci mancava solo questa." Scavallo le gambe e batto il piede: dal nervosismo potrei anche aprire una faglia nel pavimento!
"Marica?" O cazzo! Alle mie spalle la voce di una ragazza mi chiama. Credo di aver riconosciuto in lei la voce di Lucia e non posso che girarmi verso di lei, mentre mi sforzo di sorriderle, una volta verificato il mio timore. "Che ci fai qua?" Pronuncia l'ultima lettera di ogni parola come se stesse cantando. Non faccio in tempo a risponderle che lei ha già cominciato a raccontarmi tutto quello che ha fatto negli ultimi mesi e che il portiere della squadra di pallanuoto è uno con cui si "frequenta" (fa proprio il gesto delle virgolette con le mani!). Che cosa voglia dire poi questo frequentarsi al giorno d'oggi ancora io non l'ho ben capito, dato i particolari della loro relazione che lei non smette di raccontarmi."Ma non mi hai ancora detto cosa fai tu qui, o meglio per chi sei qui!" Lei ride e io vorrei strangolarla. Annaspo perchè non voglio dirle che sono qui per Gianluca, ma lei mi guarda dritto negli occhi con l'aria di chi vuole sapere di più. Così improvviso.
"I miei amici mi avevano dato appuntamento qui, ma non sono ancora arrivati. Un nostro compagno di classe gioca e ci ha invitati..." frugo nella borsa, senza sapere bene cosa cercare, con la sola intenzione di nascondere la mia faccia. "Santo cielo! Non ci sto proprio con la testa! Lascio sempre il telefono in macchina. Ovviamente loro mi avranno mandato qualche sms. Forse sarebbe il caso che io andassi a prenderlo." L'isteria nella mia voce, nei miei gesti, il modo frenetico con cui mi sposto i capelli dagli occhi tradiscono la mia bugia. O almeno io non sono affatto contenta di come stia mentendo. Mi alzo, mentre lei mi osserva sospettosa. Forse sono ancora in tempo per scappare a gambe levate, rinchiudermi in casa e non farmi vedere per i prossimi 30 giorni, così nel frattempo i Maya avranno visto la loro profezia realizzarsi e potrò smetterla di vergognarmi! Mentre penso alla fuga, però, la squadra comincia a entrare in acqua.
"Io torno al mio posto." Dice Lucia, mentre mi saluta velocemente e si siede con le sue amiche. Io resto lì, in piedi come un'idiota. Gianluca mi sorride, o meglio se la ride, e io mi lascio cadere esattamente nello stesso punto dove ero seduta prima, abbandonando l'idea di svignarmela.
 
Quando anche l'ultima persona che era seduta vicino a me lascia le gradinate, mi guardo intorno un pò scocciata. Circa mezz'ora fa i ragazzi, l'arbitro e l'allenatore hanno lasciato la piscina e si sono diretti verso lo spogliatoio. Lancio un'occhiata al mio orologio da polso che segna le 20:15 e sbuffo un pò scocciata dall'attesa. Di Gian nemmeno l'ombra. Mi metto il giubotto, mi stringo la sciarpa e mi dirigo verso il posteggio: aspettare senza fare niente mi stava stancando, così decido di andare a recuperare il mio cellulare. Carola e Luca sono ancora alla scrivania, ma non fanno niente che riguarda il loro lavoro di segreteria, anzi stanno tranquillamente sgranocchiando un pacco di patatine. Carola mi sorride, e io la ricambio, ma il saluto mi muore sulle labbra quando vedo che fuori diluvia. 
"Cavolo!" non perdo tempo neanche a cercarlo l'ombrello perchè tanto so di averlo lasciato a casa. "Poi! Pure il giubotto senza cappuccio! Quando una dice sfiga!" così corro sotto la pioggia, più veloce che posso. Davanti alla mia macchina cerco le chiavi e, una volta aperta, mi infilo dentro, accendo l'aria calda, mi levo il giubotto e cerco qualcosa per asciugare i capelli.
"Dovrebbero inventare un phon senza fili! Sarebbe l'ideale." Il mio cellulare si illumina e mi sbatto un mano sulla fronte, quando vedo che l'avevo lasciato nello svuota tasche dello sportello. Tra una decida di sms, l'ultimo è di Gianluca.
G: Ma dove sei? Non dirmi che sei andata via!
M: Ma che! Sono dovuta andare in macchina.
G: Vieni dentro o ti raggiungo io? Sono senza ombrello :) 
Ma certo che siamo due idioti: e meno male che gli uguali si respingono! 
M: Nemmeno io! Che si fa? Nell'attesa di una risposta mi soffio tra le mani nel disperato tentativo di riscaldarle.
G: Vengo io! Dove hai posteggiato? 
M: Davanti l'ingresso. Non puoi sbagliare: c'è solo la mia macchina.
Lo vedo da lontano. Suono il clacson, sperando che capisca che voglio che stia fermo lì dov'è, così metto in moto e lo raggiungo. Gli faccio cenno di salire, così lui entra e riempie la mia macchina del suo profumo buonissimo.
"Ahahah" se la ride, come al solito, come un idiota.
"Che cavolo ridi?" chiedo scocciata. 
"Sei tutta bagnata!" si tiene la pancia dalle risate. 
"Ma sei stupido o cosa?" guardo dritto davanti a me, non vorrei che un solo sguardo mi tradisse. 
"Ma perchè non hai posteggiato dentro?" 
"Secondo te se sapevo che c'era il posteggio interno la mettevo fuori?" sarà bello, ma a volte mi sembra anche tanto stupido! "Se ridi ancora ti faccio andare a prendere la tua macchina!"
"Sono senza! L'ho dovuta portare dal meccanico." si china per cercare qualcosa dentro il borsone, penso i suoi occhiali.
"Allora ti faccio scendere. Mica devo essere solo io quella bagnata!" Lui mi guarda, e io gli sorrido.
"Seriamente? Io scendo, ma devi scendere di nuovo anche tu!" Gli brillano gli occhi, di un'eccitazione bambina, divertito da questa stupida proposta.
"Ma dai, scherzo!" Mi giro e vedo che è sceso, lasciando lo sportello aperto!
"Dannazione Gianluca! Ma chiudilo lo sportello che mi bagni tutto il sed... Che fai?" Ha fatto il giro della macchina e ha aperto anche il sportello.
"Scendi è troppo divertente!" mi prende per mano e cerca di farmi scendere.
"Non ci penso nemmeno lontanamente!" scuoto energicamente la testa per mostrare tutto il mio disappunto.
"Ma tanto ormai sei bagnata! Che ti frega! Ti pregoooooo..." mi fa gli occhietti teneri, e il labbruccio. E non so resistere. Mi lascio trascinare fuori dall'auto, lascio che la pioggia mi bagni i capelli, i vestiti, il sedile dell'auto. Non mi importa nulla in questo momento. Mi sento libera, mentre gioco sotto l'acqua.
"Non l'avevo mai fatto!" urlo, come se l'acqua potesse smorzare il volume della mia voce. "é fantastico." 
"Lo so!" Ridiamo come due stupidi sotto la pioggia che non esita a diminuire. Gian mi prende per i fianchi e mi solleva, facendomi finire con i piedi per aria.
"Ma che fai! Mi viene da vomitare!" Gli batto dei colpi sulla spalla per fargli che capire che voglio scendere, ma lui si diverte, lo sento ridere. "Gian! Mettimi giù per farvore!" 
"Va bene!" mi mette giù, ma io perdo l'equilibrio, imbranata come sono, e gli finisco addoso. Mi tengo con le sue spalle, per evitare di finire con il sedere in qualche pozzanghera, mentre lui mi tiene ancora per i fianchi ammortizzando il colpi.
"Certo che ad equilibrio zero ah!" Lui ride con i suoi denti perfetti e io mi perdo nei suoi occhi. 
"Ma i tuoi occhiali?" cosa? Cosa? COSA? Cosa ho detto? Seduzione zero.!
"Li avevo lasciati in macchina prima!" ride fragorosamente, poi punta i suoi occhi nei miei. Stiamo lì a guardarci per pochi secondi, ma che sembrano infiniti, poi io distolgo lo sguardo.
"Credo sia il momento di tornare dentro se non vogliamo beccarci una polmonite." Mi stacco dalla sua stretta e mi dirigo verso la mia macchina. "Andiamo va, ti offro una cioccolata calda!" E gli faccio cenno di salire.

Note D'Autrice:
Alloraaaaaa.... Spero che anche questo secondo capitolo via sia piaciuto.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto i primi due capitoli, che hanno letto questo e che continueranno a leggere questa storia.
In particolare vorrei ringraziare Secretly_S per aver recesito la storia e per averla inserita tra le seguite.
Inoltre ringrazio Dusa per aver inserito la storia tra le preferite e LucyNSN per averla inserita tra le seguite.
a presto.
Ronloveshermione.
  
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