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Autore: Jaded_Mars    30/11/2012    2 recensioni
“SLASH!! Toglimi subito queste manette di dosso!!” Axl stava diventando isterico. “Non tolgo proprio un bel niente. Si chiama gioco di squadra Axl. Calmati.” “Slash ti prego…ce le apri per favore? Promettiamo che staremo buoni e non litigheremo. Vero Axl?” cercò di persuaderlo Izzie implorandolo. ‘non voglio passare ore legata a questo stronzo.’
“Eh no ragazzi, adesso restate legati! Avete solo bisogno di un po’ di pazienza, così imparerete a sopportarvi a vicenda!”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce rossa le dava particolarmente fastidio, così forte e diffusa le alterava la vista.
Già era tutto buio e vedeva a malapena a un palmo di naso, se poi si aggiungeva quel cambio cromatico repentino dal rosso a blu, dal giallo al verde, andava in totale confusione. Le avevano sempre fatto quell’effetto le luci calde, di  disorientamento e fastidio,non le tollerava, per quello preferiva quelle fredde, chiare e nitide, non aveva problemi con quei colori rassicuranti e pacati.
Il locale era pieno zeppo di gente seduta ordinatamente ai tavoli: molti uomini, alcuni in compagnia di belle donne, altri con amici, alcuni soli. Qualcuno era affaccendato al bar ad ordinare cocktail e i baristi erano per lo più presi ad ascoltare i problemi esistenziali di qualche ragazzotto troppo sbronzo anche solo per ricordarsi il colore delle mutande che indossavano.
Per quello che poteva vedere tenendo gli occhi socchiusi ed aguzzando la vista, erano tutti catalizzati dal palco, in attesa che ci fosse un’esibizione per la quale un presentatore, con grande abilità oratoria, stava riuscendo a creare molta anticipazione.
Quello che stava per avere luogo era il numero più famoso della casa e a quanto sembrava Izzie ed Axl erano arrivati giusto in tempo per assistervi. Beh ovviamente non erano andati lì col preciso scopo di guardare quell’esibizione, erano più che altro sulle tracce del loro caro amico riccioluto, e da buoni novelli Sherlock Holmes avevano ben pensato di non lasciare intentato nessun posto, nemmeno lo strip club che i ragazzi erano soliti frequentare.
Con una dose di buona fortuna avrebbero trovato qualcuna che avrebbe saputo concretamente aiutarli, a differenza del buco nell’acqua precedente nel locale precedente. D’altronde loro conoscevano tutti, e, soprattutto lì, era pieno di ragazze che sicuramente sapevano qualcosa o che non vedevano l’ora di fare un favore a qualcuno di loro per poi avere una legittima scusa per farselo restituire, con gli interessi naturalmente.
Fino a poco prima Izzie si era sentita a disagio, era dal momento in cui si era baciata con Axl che si portava dietro quell’imbarazzante ed al contempo appagante sensazione di avere puntati addosso gli occhi di tutti, alcuni sorpresi, altri carichi di invidia. Fu solo nel momento in cui misero piede in quel club che Izzie riuscì finalmente a scrollarsela di dosso. ‘E’ successo davvero?’ si chiedeva ora che si trovava lì, sembrava che a viverlo fosse stato qualcun altro molto tempo addietro. D’altronde, come ben sappiamo, il tempo ha la capacità di distorcersi molto facilmente in certe situazioni.
Axl intanto era al suo fianco, sentiva che parlava con una ragazza dall’aria familiare: capelli neri tagliati a caschetto, frangia spessa su occhi castani truccati pesantemente. L’aveva già vista, sicuramente era una del loro giro, ma purtroppo non riusciva ad identificarla. Tentò inutilmente di carpire qualche parola che si stavano scambiando, ma non capì cosa stessero dicendo, non le importava nemmeno troppo visto che tanto il ragazzo le avrebbe riferito il succo dopo.
Era ben più interessata a quello che stava avvenendo sul palco. Dopo tutto quel proclamare era diventata curiosa anche lei di vedere di persona di cosa si trattasse, proprio come chiunque altro del pubblico. Distolse lo sguardo dallo stage per un secondo, guardando la sua mano candida stretta nella presa di quella altrettanto pallida del rosso.
Non l’aveva lasciata andare per un secondo da quando si erano decisi a riprendere la ricerca, così le manette avrebbero potuto dare ancora meno nell’occhio ed essere scambiate per uno dei tanti braccialetti che entrambi portavano ai polsi, le aveva detto lui risoluto e autoritario come sempre, una volta che aveva ripreso controllo di se stesso. Nonostante lei sospettasse che si trattasse più che altro di una scusa bella e buona, non aveva questionato le andava più che bene così; Axl aveva una presa rassicurante e piacevole, non trovava la necessità di staccarsene.
Sentì la risata allegra del ragazzo e gettò un’altra rapida occhiata alla brunetta, sperando di avere un’illuminazione improvvisa su chi fosse, ma proprio in quel momento le luci si spensero, lasciando tutti al buio. Era calato il silenzio e un occhio di bue venne puntato al centro del palco: il numero stava iniziando.
Le pesanti tende scure si scostarono e la figura di una ragazza mozzafiato si palesò sul palco, dando inizio ad un ballo estremamente sensuale che subito venne accolto da un fragoroso applauso e da qualche urla di apprezzamento. Izzie la osservava rapita, era veramente brava, e nonostante fosse una donna lei stessa, capiva perché aveva così tanto successo.
 
Ancora intenta ad osservare lo spettacolo, sentì la stretta di Axl stringersi un po’ più forte per richiamare la sua attenzione. Era talmente assorta che fece un piccolo sobbalzo, ma senza distogliere lo sguardo dalla ballerina si inclinò leggermente verso il ragazzo, quasi disturbata da quell’interruzione. Badò bene di non staccare gli occhi dal palco, non era ancora riuscita a guardare Axl in faccia da quando si erano baciati, provava troppo imbarazzo. O forse era paura di risultare ridicola se lui si fosse accorto che adesso arrossiva ogni volta che la guardava, e quella era sicuramente l’ultima cosa che desiderava: apparire ridicola davanti ad Axl Rose. O forse in realtà aveva solo timore che se l’avesse guardato dritto negli occhi, sarebbe finita per baciarlo di nuovo. ‘Ma io lo odio!’ si disse. Forse alla fine non era poi così tanto vero. Restava che, nonostante cercasse di evitarlo, si sentiva addosso lo sguardo penetrante del ragazzo, due grandi iridi azzurre che la cercavano insistentemente.
 
“E’ bellissima vero?” disse ancor prima che lui fosse in grado di proferir parola. Era davvero ammirata dal suo modo di ballare per nulla volgare.
 
“Già” rispose lui secco, un’affermazione priva di qualsiasi intonazione. ‘Sei più bella tu però.’ Pensò senza dire nulla, primo perché sarebbe risultata una banalità. Secondo perché non era il tipo da dire quelle cose e terzo… perché sarebbe risultata una banalità. ‘E poi penserebbe che sono preso da lei, mai!Piuttosto la morte!’ non voleva ammetterlo a se stesso, figuriamoci se l’avrebbe mai dichiarato alla diretta interessata che fino a solo mezz’ora prima era riuscito ad odiare a morte. Integrità prima di tutto! 
Dal canto suo Axl aveva notato quell’imbarazzo che sembrava essersi impossessato di Izzie e che per qualche breve istante aveva colpito anche lui, ma era riuscito a recuperare il controllo immediatamente e a rientrare nei suoi soliti panni di persona amabilmente stronza.
 
“Michelle dice che ha visto Slash passare di qui” riferì a Izzie “… cosa sarà stato, un’oretta fa?” chiese rivolto alla brunetta cercando conferme. Lei annuì sorridendogli ammaliante.
Michelle certo! Ecco chi era, finalmente si ricordava di lei, una ragazza che effettivamente frequentava tantissimo il gruppo, ci aveva preso allora. Non appena sentì quel nome, il suo sguardo guizzò sul viso della ragazza, giusto in tempo per cogliere uno scambio di occhiate molto complici tra i due e la cosa le diede non poco fastidio.
“Michelle, conosci Izabella?” chiese alla bruna mettendole un braccio intorno alla vita, avvicinandola. Sembrava un gesto naturale tra loro, una cosa che era stata ripetuta già migliaia di volte. Era normale considerato che si conoscevano da chissà quanto, senza contare che  in chissà in quali rapporti erano.
Ma la finisce di flirtare con tutte quelle che incontra?’ pensò irritata, fregandosene che non fosse affar suo.
 
“Izzie, lei è Michelle.” Axl completò le presentazioni e ad Izzie venne istintivo allungare la mano all’altra, come educazione impone, ma si ricordò in tempo che non aveva modo di farlo senza che Michelle si accorgesse delle manette e iniziasse a fare domande. Così la salutò semplicemente con la mano libera e con un sorriso che voleva essere cortese e sicuro, ma che ebbe la impressione fosse risultato più che altro impacciato. Probabilmente era solo una sua sensazione, ma non si trovava a suo agio con lei. A dire il vero non si trovava a suo agio in quella situazione e basta.
Michelle le rivolse un disinteressato sorriso di circostanza per poi tornare a cinguettare con Axl, “Perché la tieni sempre per mano? Hai paura di perderla?”
 ‘Ma sparati’  pensò Izzie mentre rideva poco convinta, per non risultare troppo ostile.
Anche il rosso rise a quella battutina acida, “Ah, Michelle, Michelle, devi sapere che Izzie è nuova di qui, e se non la tengo d’occhio si perde, è un’imbranata che non ti immagini!”
Izzie fulminò il ragazzo con lo sguardo, infelice solo che lui non potesse vederla intento com’era a scambiarsi battute con la bruna. ‘Sparati anche tu!’ pensò, irritata che le avesse dato dell’imbecille davanti a quella. Si chiedeva quanto ancora quella pantomima sarebbe dovuta durare, quando Michelle venne richiamata dal suo capo. Non poco scocciata, lasciò Axl con un bacio a stampo sulla bocca e salutò Izzie “E’ stato un piacere conoscerti!” per poi scomparire dietro il backstage.
 
“Anche per me!” urlò di rimando Izzie con lo stesso tono falsissimo che aveva usato l’altra. ‘Se vado avanti così diventerò un’attrice professionista.’ pensò, contenta che la cara e bella Michelle fosse finalmente fuori dal suo raggio visivo. Il numero della bella ballerina era intanto finito e le luci erano tornate quelle confuse di poco prima, mentre la musica si era fatta un po’ più forte, costringendo la ragazza a parlare all’orecchio di Axl. “Allora Slash… è stato anche qui?”  Izzie era stupefatta, “Ma quante cose riesce a fare in un paio d’ore?” alla fine era vero che avevano camminato per mezza città e ne avevano attraversata un’altra metà in autobus ma non ci avevano messo così tanto da dargli la possibilità di scorrazzare per tutti quei posti.
 
“Beh, forse non sai quante cose Slash riesce a fare in un paio di ore, ubriaco.” Disse sarcastico il ragazzo, alludendo a tutti i casini che l’amico era in grado di combinare quando era dell’umore adatto.
“Dai andiamo, Michelle ha detto che lo troviamo al Cathouse al 100%.”
Sperava davvero che ci avesse preso, così almeno quella situazione avrebbe avuto fine. Stava iniziando a stufarsi di giocare al piccolo investigatore.
 
“OK. Però prima…ecco…avrei un problema.” Fece Izzie con uno sguardo colpevole che sorprese Axl.
 
“Sarebbe?”
 
“Dovrei andare in bagno.”
Lo sguardo di Axl era completamente piatto, lasciando intendere ad Izzie che nemmeno avesse capito quello che gli aveva detto “Devo fare la pipì Axl!” disse in tono concitato.
 
“Beh, e che problema sarebbe?” chiese lui non capendo come una necessità così banale potesse essere un problema, per poi immediatamente ricordarsi che effettivamente, nello stato in cui erano, anche andare in bagno era un problema.
“Ah!” fece realizzando, ma senza sapere esattamente cosa dire al riguardo. “Ma devi proprio andarci?”
 
“Eh sì…” disse lei, che purtroppo non poteva farci niente.
 
“Dai, no problem, andiamo alla toilette.” Axl fu stranamente comprensivo e magnanimo, tutto sommato, e non aveva nemmeno in mente nessun secondo fine una volta entrato nel bagno. Come in ogni toilette di un locale che si rispettasse, l’accoglienza era costituita da dei camerieri che si occupavano di distribuire salviette pulire i lavandini racimolando mance, ma stavolta c’era anche un bodyguard di stazza rispettabile che piantonava l’accesso di entrambi i bagni, forse per evitare che si manifestassero episodi di promiscuità o che, per l’appunto, una coppia ci si infilasse insieme.
Izzie aveva già la mano sulla porta del bagno delle donne quando si sentì tirare indietro il braccio legato,
 
“Dove vai tu?” sentì chiedere ad Axl.
 
“Dobbiamo andare in bagno” rispose Izzie facendo gli occhi dolci al bodyguard, sperando di fare sciogliere quell’energumeno, senza però riuscirci, “Lui non entra.” rispose quello perentorio.
 
“Non lo vedi che non posso restare fuori?” Axl irritato mostrò le manette all’uomo, sperando che avesse sufficiente buon senso da farli passare, ma quello pareva un tipo tosto.
 
“Non mi interessa. Se volete andarvi a divertire prendetevi una saletta, i bagni sono per i clienti.” Fece una pausa eloquente squadrando Axl dall’alto al basso con arroganza.
Non appena il ragazzo sentì quelle parole si sentì avvampare di rabbia e reagì immediatamente alzando la voce aggressivamente: “Lei non è una di quelle troiette che lavorano qui, coglione!”.
 
“Allora portatela a casa.” Il bodyguard appariva molto tranquillo, doveva essere abituato a scene del genere. Ma probabilmente non era abituato ad Axl. Il rosso infatti stava per caricare un pugno e scattare quando Izzie lo fermò. “Axl lascia perdere, non ne vale la pena.” Aveva ancora una mano sul suo petto e pensava che probabilmente si sarebbe presa lei il pugno riservato all’altro ma per fortuna Axl rinunciò abbassando a malincuore il braccio. Non valeva la pena di sporcarsi le mani con uno come quello, non in quel momento.
“Va bene andiamo….Ma tu non credere sia finita qui!” intimò al bodyguard che rispose in modo strafottente “Certo,  mi trovi sempre qui. Ed ora smamma.”
 
Per un attimo Axl ebbe l’istinto di correre indietro e massacrarlo di botte, ma si limitò a sibilare tra i denti uno stronzo pieno di livore.
Si avviarono fuori dallo strip club e furono subito colpiti dall’aria frizzantina della notte che contrastava ancora di più col caldo che c’era all’interno. Bastarono una manciata di secondi per farli abituare a quel cambio di clima e soprattutto per fare calmare Axl.
 
“Non dovresti prendertela sempre così tanto però…” osò commentare la ragazza “cioè, non è sempre necessario.”
 
“Quello era un cazzone, se li sarebbe meritati due colpi ben assestati…” ‘soprattutto perché non avrebbe dovuto scambiarti per una spogliarellista.’ Completò mentalmente Axl.
 
“Mah, secondo me sarebbe stato solo uno spreco di energia. Comunque…il mio problema resta.” Sorrise amabilmente mentre gli ricordava il motivo per il quale era quasi finito a fare a botte.
 
“Senti non rompere le palle eh!Che l’hai fatto già abbastanza per stasera!” disse molto seccato per poi affrettarsi ad aggiungere “Possiamo cercare un altro bagno in un altro locale…”.
 
“Oh no. No, io ..ehm, non ci arrivo, devo farla subito. Va bene anche là.” Izzie indicò un parcheggio piuttosto buio costeggiato da fitti e grossi cespugli. Certo non era il massimo ma a volte bisognava accontentarsi anche di un posto come quello. Ed in quel momento era più che sufficiente.
Camminarono rapidi verso il limitare di quell’isola di cemento occupata dalle auto in sosta, avevano entrambi quell’aria furtiva di chi sta per commettere qualche atto illegale, anche se somigliavano più che altro solo a due che si stavano andando ad imboscare.
Quando furono davanti ai cespugli era abbastanza buio, ma con grande rammarico che notarono che era impossibile entrarci, erano talmente fitti ed intricati che anche volendo non ce l’avrebbero fatta.
Ad Izzie scappò un’imprecazione, poi si guardò accuratamente intorno verificando, per quanto fosse possibile con quella poca luce, che non ci fosse nessuno né fuori né dentro le macchine.
Chiese con urgenza ad Axl di fare lo stesso e nel momento in cui il ragazzo era girato, si affrettò a sfilarsi gli slip. Fortunatamente portava un vestito leggero e corto quindi non ebbe nessun problema a fare tutto con una sola mano, anche se risultava lo stesso piuttosto imbarazzante con il ragazzo così vicino, legato a lei.
Axl non fece in tempo a girarsi a controllare che scorse un movimento con la coda dell’occhio e becco Izzie mentre si abbassava l’intimo. Sentì di essere arrossito e ringraziò di essere al buio così che nessuno, soprattutto lei, lo potesse vedere. “Vuoi una mano?” le chiese tranquillo, anche se suonò piuttosto sfacciato e malizioso anzichè che una premurosa offerta d’aiuto.
 
“Non fare il furbo con me!” fu la risposta secca della ragazza che era lungi dall’aver bisogno di aiuto. Axl non lo avrebbe mai detto, ma fu piuttosto contrariato da quella reazione: una parte di lui sperava che lei avesse bisogno di lui e quel rifiuto aveva ferito il suo ego; un’altra parte bramava davvero di toglierle le mutandine. Ma il suo ego offeso prese il sopravvento soffocando quel desiderio.
 
“Beh vedi di non sporcarmi gli stivali!” disse scocciato.
 
“Va a cagare Axl!”  quella reazione fece indignare il rosso, che girandosi dall’altra parte, si chiese quanto tempo ancora avrebbe dovuto passare in quella sgradevole situazione. Non appena sarebbe stato libero avrebbe sicuramente preso per il collo Slash. O quantomeno avrebbe architettato qualche scherzo di cattivo gusto per fargliela pagare.
 
“Ecco fatto! Ah mi sento come nuova!” Izzie aveva una voce bella allegra, quasi sollevata.
 
Axl la guardò: il viso fanciullesco a malapena illuminato dalla luce fioca di qualche lampione distante. Gli occhi azzurri brillavano in quella penombra come due piccoli fanali. Erano proprio uguali ai suoi, stesso colore,  solo che quelli di Izzie erano limpidi, non attraversati da tempeste emotive come quelli del ragazzo.
Era proprio bella, non c’era che dire. Gli sembrava di vederla davvero per la prima volta, in tutti quei giorni che avevano passato insieme nei mesi precedenti non l’aveva mai guardata seriamente, ma semplicemente cercato di evitarla il più possibile convincendosi che fosse come lui voleva che fosse, ignorando la sua vera natura. Quell’atteggiamento era dovuto soprattutto dal fatto che non voleva che Izzy si prendesse di nuovo una cotta per qualcuno, finendo per passare sempre meno tempo assieme al gruppo, arrivando a sparire come sempre succedeva quando c’era una ragazza di mezzo.
Lei era la sua antagonista, così l’aveva considerata sin dall’inizio, anche se nei fatti Izzie non aveva mai fatto nulla per potersi meritare quell’epiteto o il comportamento che le aveva sempre riservato.
 
“Axl, tutto a posto?” gli chiese la ragazza, domandandosi il motivo per il quale la stesse fissando in silenzio.
 
“Uh, sì. Hai dei capelli sulla guancia.” Fece Axl togliendole un paio di quei fili ramati e fini che le ricadevano sulla faccia, trovando la scusa perfetta per giustificare il suo atteggiamento. La sue dita indugiarono su quella pelle liscia e fredda come la porcellana. Stava per chinarsi su di lei per baciarla nuovamente quando improvvisamente furono investiti da un fascio di luce potente.
“Ma che cazz…” Axl si schermò gli occhi, cercando di recuperare la vista, erano i fari di un’auto, puntati contro di loro.
 
“Hey voi!” urlò una voce severa che ancora non apparteneva a un corpo, la luce era ancora troppo abbagliante affinché si potesse distinguere qualche figura a parte la sagoma dell’auto. “E’ da un po’ che siete lì, vi abbiamo visto! Venite qui!”
 
Il cuore di Izzie iniziò a batterle nel petto a velocità folle, “Oh no, ci han visto!” fece agitata ad Axl. Provava una vergogna pazzesca, l’ultima cosa che si aspettava era che ci fosse qualcuno che spiasse i loro movimenti, era proprio quello che si augurava di avere evitato con la sua, a quanto pare scarsa, circospezione.
Il ragazzo intanto era riuscito a riabituarsi a quel cambio repentino dalla semi oscurità alla luce.
“Quelli sono della polizia…” le disse a bassa voce mettendo ancora più agitazione ad Izzie.
 
“Come?!” Izzie colta alla sprovvista quasi gridò.
 
“Abbassa la voce! Non devi farti vedere in soggezione, capito?” le intimò gentilmente ma severo, stringendole la mano  per rassicurarla. “Dobbiamo scappare.”
 
“Venite qui ho detto! Cosa stavate facendo?” chiese nuovamente il poliziotto, facendo qualche passo avanti, uscendo dal cono d’ombra che lo avvolgeva.
 
“Scappare? Ma sei matto Axl? Sono poliziotti quelli, non un commerciante cinese!” per Izzie fuggire di nuovo era fuori discussione, sarebbe bastato spiegare educatamente perché erano lì e non ci sarebbero stati problemi di sorta, naturalmente.
 
“Izzie col tono che hanno usato, come minimo quelli ci accuseranno di atti osceni in luogo pubblico.” non aveva la minima intenzione stare a spiegare perché erano lì, non gli avrebbero mai creduto.
Ok lei aveva un viso d’angelo a cui sarebbe stato facile dare retta, ma lui era abbastanza conosciuto e il fatto che fosse vestito di pelle e coi capelli lunghi non ispirava granché fiducia né lo avrebbe reso più simpatico a due agenti. Per non parlare delle manette, avrebbero dovuto giustificare pure quelle.
No, la realtà era troppo surreale ed assurda perché quei poliziotti se la bevessero sul serio.
 
“Avanti, sei davvero così ingenua da pensare che quelli si lasceranno incantare dalla tua faccia acqua e sapone? Guarda me, non mi crederanno mai. Dobbiamo scappare!” incalzò Axl.
 
“Allora? Cosa aspettate? Se non vi fate avanti saremo costretti ad arrestarvi!”
 
Izzie guardò Axl. Non era sicura avesse ragione, era sempre riuscita a chiarire certi malintesi, era brava con le parole, sicuramente ne sarebbe stata capace anche quella volta. Ma tra il panico di essere stata colta di sorpresa e per quella situazione, la sua razionalità non era al top e si lasciò convincere. “Va bene.”
 
“Seguimi, OK?” Axl le strinse più forte la mano, sperando che fosse pronta a correre e che la fortuna li assistesse come nell’occasione precedente. “Eccoci agente.” disse alzando la mano libera in gesto di resa. Fecero entrambi un paio di passi lenti verso l’auto prima che il ragazzo desse uno strattone ad Izzie ed iniziassero entrambi a correre verso il lato più buio del parcheggio, quello dove le siepi erano anche meno fitte e permettevano il passaggio.
Corsero a perdifiato per attraversarle il più rapidamente possibile, ritrovandosi dentro un cortile di un condominio privato. La cosa positiva delle case e dei condomini americani era che chiunque lasciava sempre la porta o i cancelli aperti, c’era un tale senso di fiducia nel prossimo che l’idea di chiudere anche solo una finestra con la sicura era fuori discussione e questo agevolò molto i due ragazzi nella loro fuga. Questa volta ebbero meno problemi nel seminare i due agenti, i quali evidentemente non considerarono nemmeno che valesse la pena inseguirli.  
Con la loro corsa tra i giardini dei ricconi, Axl ed Izzie erano sbucati sull’Hollywood Boulevard ed erano sfiancati. Era quasi l’una e passavano poche macchine a quell’ora su quella strada al limite del quartiere residenziale. Certo la storia cambiava se si tornava sul Sunset Strip. Lì il venerdì sera fino alle tre era impossibile camminare o guidare, bisognava solo armarsi di santa pazienza e aspettare di raggiungere la propria destinazione col minor ritardo possibile.
Il Cathouse non era poi così distante da dove si trovavano, circa una ventina di minuti a piedi, giù per North La Brea, fino al Pan Pacific Park, non lontano dalla Fairfax Avenue. Una bella camminata per la collina per gli standard losangelini insomma. Nonostante avessero entrambi fretta e fossero ancora agitati per l’ennesima corsa, finirono per avviarsi abbastanza lentamente, tanto il Cathouse era uno dei pochi posti che stava aperto fino alle tre in una città su il sipario cui calava alle due per trasformarsi in un deserto di palazzi e di luci statiche.
Imboccarono North La Brea iniziando subito a scendere per quella strada ripida su cui le macchine facevano fatica ad arrampicarsi, spesso ci si dimenticava che anche Los Angeles era costruita su delle colline e non solo San Francisco aveva dei bei sali scendi.
Gli edifici coi ristoranti  erano bassi e separati da grandi parcheggi per la clientela, ma ben presto iniziarono a diradarsi man mano che i ragazzi si allontanavano dal Sunset Strip per lasciare spazio a qualche fabbricato desolato o grande magazzino. Certo non era una strada allegra, ma almeno era tranquilla.
Ovviamente non era da mettere in conto che passasse nessun autobus, perché il servizio notturno finiva a mezzanotte e se ti trovavi a piedi o senza passaggio per tornare a casa erano solo affari tuoi.
Oppure prendevi un taxi, ma su quella via per quanto grande fosse non ne passavano mai, quindi si rassegnarono a camminare, come avevano fatto sin dall’inizio.
Era oramai una decina di minuti che passavano in silenzio, di tacito comune accordo.
Nessuno dei due aveva voglia di dire qualcosa, e nonostante il pericolo fosse passato e non ce ne fosse più bisogno, continuavano a tenersi per mano. A vederli da lontano si sarebbero potuti scambiare per due fratelli abbandonati in una grande città che cercavano di trovare la strada di casa.
Poi, a un certo punto, Izzie chiese ad Axl una sigaretta.
 
“Tu fumi?” domandò sorpreso il rosso. Non se lo aspettava, non l’aveva mai vista fumare, o probabilmente non si era mai preso la briga di accorgersene.
 
“Qualche volta, sì. Stupito?” un sorriso si dipinse sul suo volto, abbastanza soddisfatto di essere riuscita a prendere in contropiede uno come Axl. “Comunque ne hai una?” il ragazzo rovistò nella sgualcita tasca interna del suo giubbotto di pelle e tirò fuori un pacchetto consunto di Marlboro rosse.
“No, non lo sono. Tieni.” Glielo porse prendendone una a sua volta. “Solo non ti avevo mai visto con una sigaretta in mano.”
“C’è sempre una prima volta…” disse sfuggente lei facendo scattare la fiamma dell’accendino per poi farlo scivolare nella tasca della giacca.
Inspirò una bella boccata di fumo, si stava rilassando finalmente, probabilmente anche grazie a quel silenzio e a quell’apparente tranquillità che li circondava. “I want to break free.” intonò piano, più per se stessa che per farsi sentire. Non ne poteva più di quelle manette, avrebbe tanto voluto potere prendere e tornare a casa o potere fare qualsiasi cosa senza dovere accordarsi con Axl. Non le piaceva affatto la mancanza di libertà che stava vivendo quella sera.
“Cosa?” chiese subito lui,  in parte per curiosità, in parte per la sua mania di controllo.
 
“I want to break free. Voglio liberarmi.” Scosse le manette che li legava. “lo diceva Freddie no? I got to break free, God knows, God knows I want to break free.” Cantò, questa volta in modo più sicuro, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni la fresca aria notturna. Non sapeva cosa le stava prendendo, non cantava mai davanti a qualcuno che non conoscesse da almeno vent’anni, si vergognava troppo.
 
“I’ve fallen in love, I’ve fallen in love for the first time and this time is for real. I’ve fallen in love, God knows, God knows I’ve fallen in love.” Replicò Axl mettendoci del suo per sembrare un perfetto Freddie. Sembrò anche che le stesse cantando a lei, ma era già tardi per evitare l’equivoco.
Quando sentì quelle parole Izzie scoppiò a ridere divertita e il ragazzo si impermalosì subito, prendendolo come uno scherno. “Che c’è?!”
“Ma niente,” disse Izzie leggera, “Solo amo questa canzone.”
 
“Mh va bene, faccio finta di crederti.” Axl continuò a fare l’offeso, ricadendo nel silenzio.  
Gli sembrava di essere capitato nel bel mezzo del copione di una commedia di quelle che si vedono al cinema. Era una di quelle notti rare in cui succede di tutto, mille situazioni si susseguono, conosci chiunque e vivi dieci vite nell’arco di poche stringatissime ore.
Strano era anche come era cambiato il loro rapporto in quell’arco di tempo. Quasi si era dimenticato di come era stato possibile non sopportarla con tutto il cuore fino a poco prima.
Sicuramente, comunque fosse andata a finire, di quella sera si sarebbero ricordati a lungo entrambi.
Si resero conto di essere quasi arrivati al Cathouse dalla cricca di gente che si affollava nei pressi del locale. Entrarono facilmente, senza dovere affrontare code o intoppi di nessun genere, cosa alquanto strana per loro quella sera.
C’era una bella canzone quando misero piede sulla pista, una leggera e romantica, per niente rock ed aggressiva come era consuetudine suonare in quel locale. Dance Hall Days, diceva, era nuova all’epoca ed aveva quel tipico ritmo contagioso che invogliava a ballarla, quasi potessi accostargli solo momenti divertenti e belli. Non succedeva spesso che Axl desiderasse ballare, lui era più il tipo scatenato, casinista e distruttivo che sfogava tutta la sua interiorità cantando sul palco, non ballando con una ragazza.
Eppure, strano a dirsi, in quel momento gliene era venuta voglia, forse grazie a quella canzoncina così simpatica ed evocativa, felice a dir poco. Si avvicinò ad Izzie ,che intanto stava cercando di farsi strada tra i ragazzi in sala, e le cinse la vita con un braccio, gentilmente, cogliendola di sorpresa. “Balliamo, vuoi?” le sussurrò all’orecchio. Lei non disse nulla, semplicemente annuì, sorridendo tra sé. Le faceva piacere quel modo di fare, non ci era abituata. Non sembrava nemmeno più l’Axl irruente ed arrogante che conosceva, era quasi delicato, sembrava il suo gemello buono e dolce riemerso dall’ombra, era piacevole che ci fosse lui lì in quel momento e non l’altro sé.
Dal canto suo il rosso era preso a seguire il ritmo della musica e a condurre il ballo, gli riusciva bene, mentre stringeva a sé la ragazza. Aveva un buon profumo. Un fisico snello. Simpatica e spigliata.
Un po’ irritante a volte, ma probabilmente era più a causa di fattori esterni che per sua natura, e riconobbe che lui sicuramente centrava non poco nel suo cambiamento di atteggiamento. Forse stava iniziando a capire anche lui perché fosse così simpatica a tutti, perché Izzy ci tenesse così tanto e perché probabilmente fosse interessato a lei.
Mentre Izzie era intenta a farsi cullare da Axl, lo sguardo le capitò su una nuvola di capelli biondi che le sembrò di riconoscere. Immediatamente scattò l’allerta e si dimenticò della musica irrigidendosi, cercando di vedere meglio tra la gente se quello seduto al bar era davvero Steven.
“Axl, c’è Popcorn!” disse infine, staccandosi da lui, rompendo quel piccolo momento di intimità che si era creato.
Axl era convinto che quel batterista avesse la magica capacità di comparire sempre nei momenti meno adatti, non era la prima volta che accadeva, sicuramente non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Ma se lui era lì significava che Michelle aveva avuto ragione e c’era la quasi sicurezza che anche quell’ubriacone del suo chitarrista fosse nello stesso posto.
Quando arrivarono da lui Steven nemmeno se ne accorse tanto era intento a pestare immaginari tamburi e piatti con l’aria di chi aveva perso la sobrietà molto tempo fa. Aveva un’espressione beata che lo faceva assomigliare a un bambino, se non fosse stato per quella massa di pelo che ricopriva il suo petto e che lui si ostinava a mostrare con orgoglio con magliette scollate o camicie aperte.
 
“Hey Steven!” Axl sventolò una mano davanti al viso del ragazzo per vedere se reagiva, ma quello continuava imperterrito a tenere il ritmo ad occhi chiusi. Era proprio andato, oppure molto stordito.
“Steve!” gli urlò alla fine facendolo sobbalzare sullo sgabello e svegliandolo dal suo torpore. Spalancò gli occhi un po’ arrossati cercando di mettere a fuoco chi avesse davanti prima di riconoscerli e gettarsi giù dallo sgabello racchiudendoli entrambi in un abbraccio soffocante.
“Ragazzi, ragazzi, che bello vedervi!” continuava a neniare felice, da come si stava comportando dava l’impressione di uno che non li vedeva da secoli. Nonostante l’ubriachezza, riusciva ad avere una presa formidabile su entrambi, tanto che persino Axl fece fatica a svincolarsi e a rimetterlo seduto.
“Slash è qui?” il rosso andò dritto al sodo, ma l’aria di Steven era preoccupante, da un momento all’altro sarebbe caduto a terra sicuramente.
Axl non ci badò e continuò sulla strada dell’irruenza “Cazzo Steven ripigliati, Slash dov’è?!” quando l’amico finiva in quello stato gli veniva sempre un’irrefrenabile formicolio alle mani e la voglia di prenderlo a calci, sembrava un idiota, ancora peggio del solito. E lui ovviamente esigeva una risposta non aveva spazio per la comprensione, non in quel momento.
Izzie si accorse che Axl era vicino a perdere la sua poca pazienza dal modo in cui aveva serrato la mandibola, così intervenne per evitare il peggio, con un comportamento più calmo magari sarebbero riusciti a estrapolargli qualche informazione.
 
“Axl, lascia provare me. Steven…Slash è qui con te?” gli aveva messo una mano sulla spalla per rassicurarlo che stesse andando tutto bene, ma lui continuava a guardarli con un’espressione vacua. “Slash?!” chiese poi, quasi quel nome gli giungesse nuovo. “Sì Popcorn, Slash…” lo incoraggiò Izzie con dolcezza, sperando che si ricordasse chi fosse.
“Eccolo Slash!” il viso Steven si illuminò e per qualche secondo ebbe anche la forza di alzare un braccio per indicare il chitarrista comparso dal nulla che si stava avviando barcollante verso l’uscita.
Axl non appena lo vide entrò subito in azione, pronto per lanciarsi tra la gente per recuperarlo, ma non fece in tempo nemmeno a slanciarsi che Steven gli si aggrappò al braccio, senza avere nessuna intenzione di mollarlo “Non andare Axl, dai, resta qua con me!” lo tirava verso di sé con una veemenza insolita per un ubriaco. “Mi lasciate sempre tutti! Tu non passi mai tempo con me. E Slash preferisce Duff!” stava piagnucolando una serie di frasi sconnesse e lamentose non lasciando la presa su Axl che intanto si stava agitando, non voleva lasciasi sfuggire Slash ora che era così vicino a prenderlo. Per non parlare di quel comportamento infantile di Steven che lo stava esaurendo, non lo aveva mai sopportato, ora era vicino a picchiarlo seriamente. Ne aveva abbastanza di tutti quegli intoppi. “Fanculo Steven, mollami!” con uno strattone si liberò di lui e si lanciò alla rincorsa di Slash con Izzie, senza curarsi dell’amico che continuava a richiamarlo implorandolo.
In un’altra situazione sarebbe risultato quasi comico che, per quanto fosse sbronzo perduto, il riccio riuscisse a sfuggire loro con estrema facilità e a perdersi tra la gente.
Finalmente erano a un pelo dal raggiungerlo quando Izzie inaspettatamente inciampò in un groviglio di fili abbandonati dell’impianto audio e cadde rovinosamente a terra, portando con sé anche Axl.
Fu questione di una sola manciata di secondi, eppure non appena la ragazza rialzò gli occhi dal pavimento, Slash era di nuovo sparito. Non badò nemmeno a come stesse Axl, era solo terribilmente frustrata per avere mancato l’amico proprio quando erano a un soffio dall’acciuffarlo per colpa di qualche imbecille incompetente che aveva mollato in giro dei fili nel buio della sala, rischiando che qualcuno si rompesse l’osso del collo.  In più le faceva male la caviglia che  si era stortata mentre cadeva provocandole una fitta di dolore abbastanza forte.
Una certa rabbia si impossessò di lei, rabbia per avere perso nuovamente Slash, rabbia per non avere visto quei fili, rabbia per chi li aveva lasciati lì incustoditi. Sì, Izzie era molto arrabbiata, ed anche indolenzita, ma quella rabbia non sarebbe stata nulla in confronto a ciò che avrebbe provato di lì a poco.
 
***
Sono tornataaaa! Finalmente! Mi spiace di essere stata assente così a lungo ma ho avuto veramente impegni che mi hanno sottratta alla scrittura. Spero che continuiate a volermi bene lo stesso :)
Vi ringrazio tutti!
Mars 

   
 
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