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Autore: Bouchet    30/11/2012    2 recensioni
rating arancione-rosso.//Lea prese in mano la situazione. Non voleva più pensare a niente. Non le importava più di fare la figura della troia, di seguire il buon senso. Tutto quello che voleva e di cui aveva bisogno era Liam. Era stata troppo tempo lontana dal biondino, ed ora aveva bisogno di lui, disperatamente. Dopotutto, che cos’è l’amore, se non un perdersi e un ritrovarsi continuo?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 13.

 


Alla mia Ria, che già mi manca così tanto. Ti voglio un bene immenso.
Ai miei ragazzi, perché senza di loro non avrei conosciuto una ragazza  talmente stupenda.






“Beh, credo che ricordi più o meno dove sia la cucina, il bagno e la camera da letto. Oppure hai bisogno di una guida?” chiese Harry, appoggiandosi allo stipite della porta principale, facendo roteare le chiavi di casa tra le sue dita, con nonchalance.
“No, ricordo tutto di questa casa, grazie Hazza,” rispose l’amico, poggiando il suo borsone sul divano del salotto. Dopo pochi minuti di imbarazzante silenzio, il ragazzo si decise a sedersi su una poltrona, mentre il riccio entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“Di niente. Una cosa però devi spiegarmela Lou,” disse infine, sedendosi proprio di fronte Louis. Il ragazzo dagli occhi azzurri prese un lungo respiro, intuendo cosa avesse da dire il migliore amico.
“Spara,” lo incitò, mettendosi più comodo sulla poltrona in pelle nera.
“Perché adesso?” Sapeva che non ci sarebbe stato bisogno di ulteriori parole. Ormai in quei giorni tutto ruotava attorno l’argomento “Lea”. E non poteva credere che il suo migliore amico, quello che le era stato sempre e comunque vicino, adesso si faceva da parte, in un momento così delicato della vita. Quella cosa lo faceva andare letteralmente in bestia.
Louis cercò di mantenere la calma, sarebbe stata una chiacchierata molto lunga.
“Perché ho bisogno di tempo, per pensare.”
Harry non ce la fece più. Si alzò di scatto, per avvicinarsi al suo amico.
“Pensare? Pensare a cosa? Cazzo Lou, la tua migliore amica, quella che dicevi che avresti sempre sostenuto, è in uno stupido letto di ospedale, senza un polmone, e chissà per quanto dovrà starci! E tu vuoi startene rintanato qui, invece di badare a lei? Per fare cosa, pensare?” sputò acido, accentuando il suo disprezzo sull’ultima parola. Louis rimase impassibile, anche se avrebbe voluto scoppiare.
“E’ proprio per questo che sono qui. E ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ma aiuto per cosa, Louis? Spiegati meglio!” chiese il riccioluto, adirandosi sempre di più.
Louis diede dei colpetti alla poltrona di fronte alla sua, momentaneamente vuota, mentre Harry era sempre più confuso. Era pronto, ormai.
“Siediti, sarà una lunga conversazione.”

                                                                                                                                                                                ˜

Ormai il sole era calato, e la notte stava per impadronirsi di quella stupida giornata, che a Lea non stava affatto bene. Eccetto la parte del dolce risveglio, e della meravigliosa chiacchierata con Liam, avrebbe voluto cancellare tutto, dal suo stupido polmone marcio, alla stupida assenza del suo migliore amico, che era quella che compativa di più tra le tante. Perché, nonostante fossero passate ore dalla visita di Misha e Zayn, lui non era ancora lì, con il suo solito sorriso gioioso, anche se di gioioso c’era ben poco, con i suoi occhi azzurrini che le infondevano la sicurezza di affrontare anche il mondo intero, con il suo solito caffè fumante tra le mani? Non riusciva a trovare una spiegazione logica a tutte quelle domande, e quel fastidiosissimo ticchettio dei macchinari che tenevano sotto controllo il suo battito cardiaco non era sicuramente d’aiuto.
Qualcuno entrò irruentemente nella stanza, svegliando la bionda dai suoi pensieri. Una chioma rossa fece capolino al suo capezzale, seguito da una figura poco più alta di lei. Lea riconobbe subito la sua migliore amica Jade e il suo fidanzato.
Non si scambiarono parole per parecchi istanti, così Niall iniziò a preoccuparsi, ma capì che era tutta agitazione inutile, dopo aver visto le due ragazze stringersi in un tenero e caloroso abbraccio.
“Sono una tale cretina, Lea. Mi dispiace tantissimo per non essere venuta prima,” piagnucolò Jade, soffocando i singhiozzi contro il petto dell’amica. Come se non ci fosse stato bisogno di altre parole, Lea capì subito ciò che voleva dire, infatti la strinse a sé ancora di più.
“E’ vero, sei una cretina.” Continuarono a stringersi e a piangere, suscitando nel biondo un moto di dolcezza, che lo portò ad abbracciare le due ragazze, che staccarono l’abbraccio, guardandolo con uno sguardo interrogativo.
“Beh, che volete? Ispirate troppa dolcezza!” si giustificò il ragazzo, abbassando gli occhi. Jade gli regalò un bacio a fior di labbra, per poi sedersi sul letto della bionda.
“Allora, come si sta in ospedale?” le chiese, per instaurare una conversazione. Lea guardò prima lei, poi Niall, che si sentì subito di troppo.
“Ehm… Vado a prenderti qualcosa da mangiarti, tesoro. Lea, tu vuoi qualcosa?”
“Grazie Niall, ma non posso mangiare cibi solidi per 24 ore,” rifiutò cortesemente la bionda.
“Bene… allora a dopo,” si congedò il ragazzo, lasciandole finalmente sole.
“Allora?” insistette Jade, scuotendola lievemente per un braccio.
“Quando mi sono svegliata, mi sono ritrovata Liam a dieci centimetri dalla mia faccia,” ammise la bionda, arrossendo lievemente.
L’amica si irrigidì, stringendo tra le sue mani alcuni lembi delle candide lenzuola, sgualcendole.
“Cosa?” chiese, con voce alterata.
“So a cosa stai pensando, Jade, ma stavolta è stato diverso. Abbiamo parlato così tranquillamente, siamo stati così bene come non ci riusciva da mesi. E’ stato… magico,” sorrise Lea, abbassando lo sguardo verso il pavimento chiaro della stanza.
Jade non riusciva a crederci. Era ovvio, Liam si sentiva in colpa per quello che le era successo. Lui non provava amore per lei. Lui provava pena per lei.
“Magico, dici? Lea, hai già dimenticato tutto quello che ti ha fatto? Buona parte della colpa va a lui, se tu ti ritrovi in queste condizioni ora.”
Lea fu colpita da quelle parole, era consapevole che fossero la pura verità. Ma non riuscì a trattenersi, facendo arrabbiare la rossa.
“Lo so Jade, ma ogni volta che lo vedo, tutto quello che vorrei dirgli, tutto il dolore che vorrei rinfacciargli, tutte le botte che vorrei dargli, svaniscono alla sua vista. Lo amo.”
“Lo ami!? Lea, lui non merita il tuo amore! Non meriterebbe neanche un briciolo di tutte le attenzioni che gli dai! Adesso si sente solamente colpevole, ma una volta uscita da questo posto, se ne infischierà di te, come ha sempre fatto, e se ne andrà chissà dove.”
Lea non voleva cedere alla logica impenetrabile dell’amica, non voleva credere che Liam la stesse ingannando, per l’ennesima volta. Stavolta era diverso.
“No Jade, questa volta non è così! C’era qualcosa di diverso in lui, me lo sento!” esclamò, sentendo un lieve pizzicore agli occhi. La rossa la guardò, sentendosi in colpa per le dure parole che le aveva rivolto. Ma lei voleva soltanto aprirle gli occhi, farle capire che Liam le avrebbe portato solamente altri guai.
“Se dici che c’è qualcosa di diverso in lui stavolta, perché non è qui, a farti compagnia, a stringerti la mano e a dirti che andrà tutto bene?” chiese, un po’ meno severa.
Lea fu sorpresa dalle sue parole.
“Ha detto che doveva fare una cosa… Ma che poi tornava…” bisbigliò, corrucciandosi come una bambina.
Sarebbe tornato, ma non sapeva né quando, né se sarebbe tornato, per davvero.
“Come volevasi dimostrare,” sentì borbottare la sua amica, mentre cadeva in uno stato di trance.

                                                                                                                                                                                   ˜

Harry strabuzzò gli occhi, non poteva credere alle sue orecchie.
“Tu… sei innamorato di lei… da tutto questo tempo?” balbettò appena, mentre Louis, dopo aver confessato tutto al suo migliore amico, assunse una posizione decisamente scomoda, ma mai quanto i suoi pensieri.
“Già,” accennò, poggiando le ginocchia su un bracciolo di una poltrona, lasciando i piedi penzoloni, e poggiando la testa sull’altro.
Il riccioluto rimase qualche secondo immobile, tutto ciò era assolutamente incredibile.
Adesso poteva dare un senso a tutte le reazioni esagerate che aveva quando si parlava male di Lea, tutte le botte che avrebbe voluto dare a Liam per tutto quello che aveva fatto a Lea, l’ansia e la felicità che provava quando era con lei, o quando avvertiva la sua minima presenza. Certo, lui e i ragazzi erano preoccupati per lei, le volevano bene e ci tenevano molto, ma mai quanto facesse Louis. Ogni cosa che riguardasse Lea, per lui, diventava sacra, da difendere e proteggere a tutti i costi, quasi come fosse il suo scopo vitale.
Ed ecco anche spiegato il motivo della sua fuga: non perché odiasse la vista della sua migliore amica ridotta in quelle condizioni, ma perché non sopportava l’idea che Liam ce l’avesse fatta, di nuovo.
“Capisco come ti senti, ma sai bene che fuggire da lei e da lui non risolverà un bel niente.”
“Lo so.”
“Sai bene anche che dovrai affrontarla, e che non puoi lasciarla così in un momento delicatissimo per lei. Zayn mi ha detto che sta malissimo per la tua assenza.”
“So anche questo,”
ammise Louis, con una punta di amarezza. Lui non voleva causarle tutta questa sofferenza, ma era più forte di lui: vederla felice con Liam lo uccideva, sia dentro che fuori. “Ma per ora voglio starmene qui, a ragionare con pace e, prima di tutto, affrontando me stesso.”
Harry lo guardò, e vedere il suo migliore amico soffrire così brutalmente, e non poter fare assolutamente nulla per alleviare i suoi dolori, lo infastidiva parecchio.
“Bene. Allora rimarrò con te,” concluse, alzandosi per andare a preparare la cena, ma Louis lo fermò prendendolo per un polso.
“Non puoi stare qui. Per due motivi.”
“E perché mai?”
“Numero uno: se avessi voluto una balia me ne sarei stato a casa mia. Ho bisogno di affrontare me stesso, senza nessuna distrazione, umana o naturale che sia.
Numero due: tu dovrai tenermi aggiornato su Lea. Non posso lasciarla tra le mani di Liam, sola e indifesa.”

Se non avesse assunto un tono di voce serio e improrogabile, Harry avrebbe pensato che l’amico stesse scherzando. Non erano parole “da lui”, poteva risuonare di più come una presa in giro. Ma data l’importanza del momento, il riccio non fece altro che annuire, come un soldatino ammaestrato. Con velocità prese la giacca dal divano, se la infilò ed aprì la porta principale.
“Vado in ospedale. Avrai sue notizie al più presto.”
Detto questo, uscì da casa sua, per infilarsi nella Range Rover nero metallizzato.
Era il suo migliore amico. Gli doveva questo ed altro.



Yoooooh.
Da quant'è che non aggiorno? Un mese? 
Chiedo comunque perdono, ma la scuola mi inghiottisce.
Che poi fa un tempo di merda e mi sento oppressa, è un'altra storia.
Lasciamo perdere me, va'.
Il capitolo!
Lea che si sente sempre più triste! Ma che c'ha per la capa Louis?
Liam che non si vede... ma 'sta storia non vi puzza?
E Claire? Ma che fine ha fatto Claire?
Esprimete le vostre libere impressioni in una recensione, non mi offendo lol

Un grazie va a tutti quelli che apprezzano questa storia, non fa niente se siete pochi, ma io vi amo comunque. <3
Alla prossima!
-Alex.

   
 
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