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Autore: _Trinity_    04/07/2004    5 recensioni
Remus Lupin, ha perso una persona molto cara, la più cara, per lui, così decide di scrivere una lettera, affidandola al mare, senza sapere che questa lettera, letta da qualcuno, cambierà completamente la sua vita (come sono poetica...) ("Autoconvinzione..." NdTutti)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ragazzi

Eccomi ragazzi!!!!!!!!!

Scusate… lo so, il mio comportamento è imperdonabile, ho finito di scrivere questo capitolo almeno 2 mesi fa, ma la mia indolenza mi spinge a non volerlo mai postare… So cosa vuol dire aspettare con impazienza le fic che piacciono e me ne dispaccio molto… cercerò di aggiornare più in fretta ora che ho messo apposto i casini col computer…

Visto che è tardino e vorrei andare a nanna vi lascio un ringraziamento veloce veloce, ma sappiate che siete la mia benzina, senza di voi non riuscirei a scrivere nemmeno 2 righe… Vi voglio bene davvero, e vi prego di farmi sapere cosa ne pensate anche dei prox capitoli, che io personalmente trovo troppo lagnosi e polpettonosi ma che ci volete fare se sono un po’ polpettona anche io?

 

Un grande bacio

_Trinity_

 

RINGRAZIAMENTI:

Alessandra: Grazie mille dei tuoi commenti, mi lusinghi tantissimo! Appena riesci a buttare giù tutte quelle idee che ti frullano per la testa ti prego di farmele leggere… lo farò molto, molto volentieri davvero….. non vedo l’ora! Che onore!

MrsScarlett: Dove diavolo sei finita amica mia? Non mi scrivi più… e non mi mandi neppure più capitoli…. Per caso sei in vacanza?

Arc en Ciel: E la tua fic? Io non posso vivere senza La tua Camera lo sai? Aggiorna presto e grazie mille del commento!!!!!

Galadwen: La mia maestra! ^_^ e tu fic nuove? Le aspetto io sai??? ^_^ ^_^ con questa faccetta innocua ^_^

Ristina-Cristy: Carrrrrra!!!!! Grazie mille dei commenti!!!!!! Fallo anche con questo capitolo che ci conto!!!!

 

Un bacione di nuovo

 

CAPITOLO TREDICESIMO: “Tutto quello che non sai”

 

Remus guardava il soffitto nero della propria stanza, solo. Era così che si sentiva, irrimediabilmente solo. Quale idiozia aveva compito, mandare via Alexander senza neppure conoscere la sua versione dei fatti. Quanto avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, tornare indietro per scoprire la verità… era l’unico modo dopotutto. Improvvisamente, gli tornò alla mente ciò che Alex gli aveva detto prima di andarsene: “io ho scritto in questa lettera tutto quanto… ti prego… ti prego leggila dopo che me ne sarò andato…”.

Fece per alzarsi, quando ricordò anche l’accusa che gli aveva fatto di essere ancora innamorato di Sirius… era forse vero? Remus era arrivato a convincersi che finalmente avesse trovato un nuovo amore ma non ne era pienamente convinto. Era riuscito veramente a dimenticare Sirius Black, il suo primo amore?

Comunque fosse, era inutile pensarci. Anche se ciò che provava per Alexander non era ancora vero e proprio amore avrebbe sempre potuto diventarlo, un giorno. Sicuramente sarebbe arrivato il tempo in cui avrebbe dimenticato per sempre Sirius, anche se una piccola parte avrebbe comunque continuato a vivere in lui, come un lontano ricordo, una leggera brezza che completasse la sua felicità con Alexander… se mai questo avesse accettato di tornare indietro con lui.

Il mannaro si alzò definitivamente dal letto, e si avvicinò al comodino sul quale il ragazzo aveva appoggiato la lettera, la prese, e, accendendo una piccola luce accanto al letto, ne aprì l’estremità, estraendone un foglio di carta bianco. Le lettere erano poco chiare, coperte di macchie, probabilmente causate dalle lacrime versate sopra. Remus la strinse forte al cuore, prima di cominciare a leggere:

 

Mi bellissimo Remus,

                                 So di essere stato uno stupido, e di non averti detto tutta la verità quando avrei potuto, ma una parte di me, aveva paura che tu mi cacciassi per sempre dalla tua vita…

Passeggiavo sulla spiaggia quando mia sorella ha trovato la bottiglia… si era arenata nella sabbia, trasportata dalla forte corrente che c’era stata la notte prima. La aprii, e lessi le parole straziate di una persona che aveva amato qualcun altro più della sua stessa vita… qualcosa che io non ero mai riuscito a provare, prima di incontrarti. Questa persona eri tu, mio dolce Moony.

Ci misi poco a scoprire che la persona di cui eri innamorato era mio cugino: Sirius Black.

Sapevo che soffrivi, ed io volevo aiutarti, ero così arrogante da credere di potercela fare ad sostenere una persona che stava tanto male, spinto anche dal desiderio di conquistare un’altra ragazza.

Poi, arrivai e ti vidi, sporco, triste, magro e soprattutto uomo. Non so cosa mi spinse a continuare il mio piano quel pomeriggio, a chiederti di abitare con te… credevo fosse pietà, ma ora non ne sono più tanto sicuro.

Dopodiché ci misi poco a innamorarmi di te… convivere con una persona speciale come te, assorbire i tuoi piccoli gesti, come il fatto di esaudire i miei desideri, di arrivare a fidarti di me tanto da raccontarmi la tua storia… quella sera mi sentivo impotente, mentre una parte di me, voleva stringerti forte, per cercare di darti sicurezza, non volevo che tu soffrissi più di quanto avevi già fatto. Era fatta… troppo tardi… già ti amavo…

Vederti così arrabbiato poi, quando scoprii che tu eri un lupo mannaro, così insicuro, così fragile, così triste. Ma lo sapevi, tu in fondo al cuore sapevi che avrei superato tutto quanto pur di stare con te, pur di sentire il sapore delle tue labbra, pur di sfiorare finalmente la tua pelle morbida che da tante notti sognavo, e il calore del tuo corpo stretto al mio…

Quella stessa notte, mentre parlavamo, cedetti al mio desiderio di baciarti. Avevo dato tanti baci prima, nella mia vita, ma mai, giuro, mai, mi ero sentito come se tutto il resto, attorno a me non avesse più importanza, volevo solo te.

Fui così sciocco, da credere che tu avessi davvero dimenticato mio cugino… ti giuro, lo credevo veramente…avrei dovuto dirti tutto allora, prima che tu scoprissi, prima che fosse troppo tardi, prima che tutto andasse perduto.

Quando hai trovato il tuo messaggio, nonostante non si intendesse dal mio aspetto, le tue parole mi ferivano come mille coltellate, ogni accusa, ogni parola che usciva dalla tua bocca, uccideva una parte di me, ed è stato dopo quel “forse” che mi hai detto prima di uscire dalla stanza… dopo quella misera parola ho compreso quanto in realtà fossi solo… forse tanto quanto lo eri tu…

Ci tenevo comunque a farti sapere la verità, seppur non credo abbia ancora molta importanza, e poi volevo farti sapere che… ti amo…

Addio…

Alex.

 

Remus, lasciò scivolare la lettera, che cadde con leggerezza sul pavimento scuro, mentre portava le proprie mani a coprirsi gli occhi, che avevano ricominciato a piangere, come facevano ormai da qualche giorno, senza mai fermarsi. L’uomo si gettò sul letto, coprendo il viso con il cuscino dal sapore salato, e cercando di frenare le lacrime che, al contrario non accennavano a diminuire, mentre il sapore di Alexander si faceva vivo nei suoi ricordi…

 

 

-Al?!- chiese incredula sua madre, dopo aver aperto la porta.

-Ciao mamma!- disse lui, fingendosi indifferente.

La donna, senza attendere un solo istante in più, lo attirò in un abbraccio silenzioso, che durò qualche secondo, fino a che, non riallontanò il figlio da sé per guardarlo negli occhi. Alexander, però, temendo che la donna capisse che stava male, non ricambiò il suo sguardo.

-Come stai amore mio?-

Lui la superò imboccando le scale che portavano alla propria camera.

-Benissimo! Ti spiace se vado a dormire? Sono piuttosto stanco…- le chiese, restandole di spalle.

-Certo tesoro…-rispose, un po’ delusa –parleremo domattina della tua vacanza…-

-Si…- sussurrò lui, per poi sparire per le scale.

Con velocità, aprì la porta che dava alla sua camera, e, sbattendosela alle spalle, si gettò supino sul letto, cercando di non pensare agli ultimi avvenimenti di quella devastante giornata, ma non ne fu capace. Era assillato da mille domande, e a nessuna di queste sapeva dare risposta. Si sentiva vuoto, una parte di lui era rimasta in quella casetta semplice che si affacciava sul mare… con una persona introversa, ma che quando sorrideva faceva sciogliere persino il sole tanto era bella…

Il ragazzo, appoggiò le dita tepide sulle proprie labbra, cercando per l’ennesima volta di pensare ad altro, ma fallì anche questa volta, addormentandosi con le lacrime che avevano lasciato un esteso alone sulla fodera del cuscino.

 

 

Anche quella notte, Remus camminava silenziosamente sulla spiaggia, ma questa volta, non c’era nessun molo, nessuna nebbia, solo Sirius, che, seguiva il mannaro, anch’egli senza dire una parola, limitandosi a tenerlo stretto per mano ed a osservarne le espressioni del viso, mentre il sole batteva alto, senza emanare però alcun calore.

-Paddy…- sussurrò l’uomo, senza guardarlo negli occhi

-Che c’è?- chiese l’altro con dolcezza

-mmm… nulla… nulla…-

-Dai che c’è?- insistette il moro, fermandosi a fissare il compagno.

-Io… non capisco…-

-Che cosa non capisci, Moony?-

-Non capisco da che parte sta il mio cuore…- ammise Remus, facendo un debole sorriso.

-Chiudi gli occhi e ascoltalo…-

-Non ne sono capace…- ammise tristemente, ricominciando a camminare, lasciando l’altro indietro.

-E’ per via di me e Alexander?- chiese Sirius, raggiungendo l’altro.

-Già…- annuì sbuffando Remus.

-Che sciocco che sei Moony…- sussurrò dolcemente Black

-Ah si?- continuò l’altro, fingendosi arrabbiato.

Sirius Black, passò una mano sulla guancia del compagno, sussurrandogli una frase all’orecchio. Una frase che gli fece capire veramente qual’era la decisione giusta da prendere…

 

Remus spalancò gli occhi. Aveva capito, aveva capito finalmente cosa voleva dalla vita…

Il sole non era ancora sorto sulla spiaggia, e la sabbia era ancora umida per la pioggerella della sera prima. La luna, illuminava la stanza dove l’uomo stava indossando i primi indumenti che trovava, per poi uscire velocemente dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

Il mannaro, camminò veloce, raggiungendo lo studio, dove c’era una grande scrivania, circondata da alti armadi pieni di carte e qualche libro.

Si sedette sulla sedia di cuoio, ed estrasse due fogli di carta dal cassetto logoro, per poi richiuderlo con fatica.

Prese il primo, con i quattro malandrini disegnati uno per ogni angolo del foglio giallastro, intinse la penna nel calamaio ed inizio a scrivere:

 

Caro Sirius…

 

Con lo sguardo triste, continuava a scrivere quelle parole che lo facevano soffrire ogni istante di più, riuscendo però, qualche volta, ad abbozzare un piccolo sorriso, e scoprendo i denti bianchi e perfetti, mentre pensava ai momenti felici che aveva passato con l’altro quando era ancora vivo.

Concluse di scrivere che stava appena albeggiando, e la debole luce solare inizio ad illuminare la scrivania. Remus, dopo aver osservato in silenzio ancora per qualche minuto la lettera, la arrotolò lentamente, e dopo averla legata con il nastro rosso e le immagini dei malandrini, la infilò in una bottiglia di vetro chiaro, e infine la richiuse con un grosso tappo di sughero.

L’appoggiò di fronte a sé, all’estremità della scrivania, e afferrato il secondo foglio, impugnò nuovamente la penna. Sospirò, cercando di misurare bene le parole nella propria testa prima di metterle per iscritto, e, dopo una breve esitazione, cominciò a muovere freneticamente la mano, non riuscendo comunque a stare dietro ai pensieri che si sovrapponevano incessantemente dentro di lui.

 

  
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