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Autore: TonyCocchi    30/11/2012    10 recensioni
Conoscete la Macchina del “Se fossi” di Futurama? America, da bravo appassionato di cartoni animati, la conosce e ne ha tratto ispirazione per un’invenzione che adesso vuol condividere con tutti gli altri: una macchina capace di mostrare mondi alternativi, come sarebbe andata la storia, e che fine avrebbero fatto le nostre amate nazioni, se non fosse andata così com’è andata!
E se Italia avesse deciso di sposare Sacro Romano Impero?
E se la Guerra dei Cent'anni non fosse mai avvenuta?
E se Italia non si fosse mai alleato con Germania?
E se Giovanna d'Arco non fosse stata catturata?
E se Svizzera fosse un pò meno neutrale...?
E se Austria non avesse sposato solo Ungheria?
E se Turchia avesse conquistato Vienna?
E se Russia avesse prevalso nella guerra fredda... e sposato Bielorussia?
E se i nordici avessero colonizzato l'America per primi?
E se America avesse vinto la guerra in Vietnam?
E se Giappone non fosse uscito dal suo isolamento?
E se Russia non fosse mai diventato così grande?
Epilogo: l'ultima ucronia!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E rieccoci qui, cari lettori!

Nell’ultimo capitolo abbiamo rivisto, come nei primi episodi, un’ucronia partita per il meglio per poi rivelarsi una cocente delusione: non sempre è tutto oro il mondo alternativo che luccica. Ma di certo è un mondo insolito, interessante, nuovo… E per l’appunto, in questo capitolo si parlerà di un nuovo mondo, e di uno sviluppo storico che non credo molti di voi si siano mai azzardati a sognare, e che non vedo l’ora di proporvi! E se questo non bastasse a indurvi a leggere (e commentare facendomi tanto contento ^__^) questo nuovo capitolo, non so se avete notato chi saranno i protagonisti… A quanto ne so sono parecchio amati nel fandom!

Questa piccola e colorita banda, chissà perché, non ha mai avuto molto spazio nelle mie storie; vediamo quindi di rimediare! Buona lettura a tutti!

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!  

 

PPS: Mi ritaglio uno spazietto per ringraziare Sokew86, che in una sua recensione mi suggerì l’idea di usare come medico delle nazioni, e difatti lo avete incontrato nel capitolo precedente ^__^

Sebbene il mio Malta sia un po’ diverso dal suo, per chi vuole inserisco qui i link della sua versione…

(http://i46.tinypic.com/dgsnm.jpg)

E della pagina di forum su cui trovate la sua descrizione.  (http://hetalianoneforum.blogfree.net/?t=3680623&st=4)

 

 

 

Per poter tornare a quello che era lo spassoso e affascinante passatempo della giornata, Bielorussia, almeno finché non si fosse calmata un pochino, dovette essere trattenuta con una doppia razione di catene. Quanto a Russia, mettergliele addosso sarebbe stata un’impresa difficile, e visto il tipo probabilmente anche inutile… Che fortuna quindi che Lituania avesse un amico come Polonia, che se ne uscì con la soluzione giusta per salvarlo dalla superpotenza: o lui smetteva di dargli fastidio, o loro aprivano i lucchetti a Natalia… Convinto in un batter d’occhio!

America, procuratosi chissà come un bastone da giostraio, iniziò a farlo girare velocemente, imitando il rumore del rullo di tamburi per maggiore scena!

“Bam! E rieccoci qui, gente! La più sensazionale invenzione dai tempi dei supereroi dei comics e dei drive-in nei fast-food è di nuovo libera per altre domande! Dunque vi chiedo, chi di voi vuole essere il prossimo curiosone?” –chiese disegnando col bastone un cerchio intorno alle altre nazioni- “Sarà Seychelle? Australia? Thailandia? Questo tizio che mi sembra vagamente familiare?”

“Sono Canada!” –ribatté il tizio.

“Ops! Eh eh!”

Quando avevano iniziato, tra dubbi e timidezze, America le domande aveva dovuto sudarsele, ma chissà perché da quando si era scoperto che ci si poteva risparmiare il trauma dell’essere mangiati dalla macchina queste venivano fuori più facilmente! Proprio per questo Danimarca si disse di dover essere veloce per non farsi fregare il posto!

“Largo! Fate largo!” –arrivò spingendo e travolgendo- “Adesso tocca a noi!”

“Noi? Veramente ci sei solo tu.”

Il nordico si voltò e vide che il resto della sua famigliola era rimasto dov’era.

“Andiamo, ragazzi!” –li incitò sbracciandosi- “Finalmente facciamo il nostro ingresso in scena, dobbiamo stare tutti insieme!”

“Ma quale scena?” –fece il sempre calmissimo Norvegia- “L’unico che fa scene qui sei tu, giusto fratellino?”

Islanda lo rimbeccò subito: “Non è detto che sono il tuo fratellino…”

“Non vorrete che sia io da solo a fare la nostra domanda, ora che finalmente ne abbiamo trovato una che piace a tutti! Dai, facciamo una fighissima entrata in scena come quella di Ceca!”

Finlandia, il più comprensivo dei cinque, sospirò: “Danimarca è fatto così, perché non lo accontentiamo?”

La reazione di Norvegia era prevedibile: “Non vorrai davvero stare al gioco di quel cerebroleso? Ma nemmeno per…”

Avrebbe riconosciuto l’ombra di Svezia su di sé tra mille…

“Mia moglie vuole accontentarlo. Non ci costa nulla.”

“………”

Non c’era molta scelta…

“Fate largo! Adesso tocca a noi!” –si ripeté Danimarca per farla come si doveva, e lui e gli altri quattro si misero in posa di gruppo (con lui al centro essendo il più importante, naturalmente!).

“È IL MOMENTO DI NOI NORDICI!”

America approvò a tutta forza: “Wow, tu si che sai dirigere gli ingressi in scena, amico!”

“Contento Danimarca? Hai trovato qualcuno a cui piacciono le tue idiozie.”
“Ah ah ah, già Norvegia, è un intenditore!”
“Ma tu continui a non intendere il mio sarcasmo…”

“Dite la verità…” –domandò Inghilterra ai nordici dall’aspetto più serio- “Vuole fare una domanda tutta incentrata su di lui, non è così?”
“In realtà no.” –spiegò gentilmente Finlandia- “O meglio, all’inizio si… Adesso però abbiamo trovato qualcosa che possa riguardare tutti noi insieme.”

“E non solo noi!” –fece Den iniziando a punzecchiare la ciccia di Alfred- “Anche tu ci sarai dentro fino al collo!”

“Oh, no! Già ho dovuto vedermi ridotto a numero due dietro Russia, che cosa c’è ora?” –le stelle della sua bandiera non potevano che brillare se non al massimo secondo lui, e vedersi così sbiadito aveva lasciato un brutto segno nel cuore dell’eroe!

“Rilassati, non è nulla di male, solo un’innocente curiosità.” –intervenne Nor.

Danimarca alzò il livello di orgoglio a mille: “Come sapete tutti, in realtà siamo stati noi per primi a scoprire il nuovo mondo e a trovare America; altro che Colombo di qua e Colombo di là!”

Feliciano e Romano sbuffarono all’unisono delle nuvolette dalle orecchie.

“Umpf, intanto è così: anche voi siete bravini, ma noi vichinghi siamo i migliori navigatori del mondo, non c’è continente o scoglio troppo lontano per noi!”

Germania alzò la mano: “Si, sappiamo che siete arrivati primi, ma non avete condiviso la vostra scoperta con il resto di noi europei, quindi rimanemmo a lungo all’oscuro.”

Norvegia annuì: “Già, allora eravamo molto isolati noialtri, lì nel freddo nord. Inoltre “qualcuno” aveva il brutto vizio di farsi conoscere più per le sue razzie da barbaro che per le sue scoperte geografiche…”

“Umpf, che vergogna!” –espresse il proprio disappunto Danimarca, specchiandosi vanitosamente nell’enorme ascia bipenne.
Norvegia lo ignorò e andò avanti: “Inoltre, anche conoscendo quelle nuove terre, non abbiamo mai pensato di esplorarle per bene e magari trasferirci lì.”

L’abbraccio di Den lo interruppe e lo infastidì alquanto- “Eh eh eh, ed ecco che entra in gioco il tuo apparecchio, America! Che sarebbe successo se invece che qualche isoletta avessimo colonizzato tutto quel ben di Dio di là dell’Atlantico?”

Subito le nazioni partirono ad immaginare la storia con quella svolta, ma qualcuno ne restò preoccupato: “Ehi, un attimo!” –era Spagna- “Anche io ho colonizzato parecchio nel nuovo mondo! Senza le mie conquiste che ne sarà del mio Siglo de Oro?”

Il ganzo Danimarca aveva la risposa sempre pronta: “Tranquillo, amico dei pomodori! Noi al massimo ci siamo affacciati sul nord America, tu stavi molto più a sud, vero? Non dovrebbero esserci problemi.”
“Oh, meno male, per un attimo ho temuto non sarei stato pieno di oro e pomodori da far invidia a tutti! Sei contento Romano?”

Quale modo migliore per l’italiano di dimostrargli che non aveva idea di cosa stesse parlando e che comunque non gliene sarebbe fregato nulla se non continuare a fare ciò che stava facendo: rigirarsi l’indice nell’orecchio e poi soffiar via lo sporco.

“Anch’io sono del nord del nuovo mondo: potrebbe riguardare anche me!” –disse un biondo con gli occhiali e un orsetto tra le mani.

Vedendosi fissare da Danimarca, anticipò la sua domanda: “Sono Canada…”

“Eh?! Ma scusa, tu non vivevi dalle parti della Patagonia o giù di lì?”

“SIGH!”

Norvegia gli mostrò un po’ di solidarietà, ma più che altro per far vergognare Danimarca sulla sua ignoranza in geografia.

Finlandia sorrise: “America era così piccolo quando lo trovammo laggiù; ma se fosse andata in modo diverso, forse non ci saremmo limitati a trovarlo…”

Inghilterra allora ebbe un sussulto: “Ehi, un momento! Vorreste dire che avreste potuto… adottare il mio fratellino?”

Tino alzò le mani per tranquillizzarlo: “È solo un’ipotesi!”

“Mh.” –annuì Svezia.

“Io ed America senza nessun legame…” –pensò ad alta voce Inghilterra, facendo volare la mente di Alfred. Sembrava fosse qualcosa di davvero difficile da pensare per il buon vecchio Arthur non averlo avuto tra i piedi quando era un bambino, non averlo cresciuto con i suoi valori, la sua lingua e il suo stile. Anche a lui faceva strano, vedersi come un nordico anziché come una Gran Bretagna potenziata, ma forse la reazione di colui che era stato suo fratello maggiore stava a significare quanto si sentisse ancora legato a lui, da un legame imprescindibile anche malgrado tutto ciò che era successo!

“Eh eh eh! Sarei stato meno potente, ma almeno non lo avrei avuto tra i piedi!” –si toccò il mento Inghilterra- “Si, sono curiosissimo! Vediamo!”

Ad Alfred esplose una vena sulla testa e rispose cercando di fargli dispetto: “Grrr… Ah, si? Beh, anch’io mi sono sempre chiesto come starei con un elmo con le corna!”
“Noi nordici non abbiamo portato elmi con le corna!” –sbuffarono quelli, sfatando un altro classico stereotipo.

Ancora mezzo arrabbiato, Alfred aggiunse: “Se qualcuno ha qualcosa da dire perché questa ucronia non debba essere guardata, parli ora o taccia per sempre!”

“……”
“Ben detto Svezia!” –esultò dando una pacca sul petto all’impassibile spilungone- “Prendete tutti posto e vediamo come sarebbe andata se l’America (il continente e pure io) fosse stata colonizzata dai nordici!”

Incrociò le dita, per sicurezza…

<< Che mi succederà? Mangerò fishburger anziché hamburger? Anziché aver paura dei fantasmi avrò la paura dei troll? >>

Non si può sapere che sconvolgimenti può creare un cambio totale di storia, cultura e tradizioni!

Ovviamente i cinque del nord presero posto in prima fila.

Durante la visione Danimarca avrebbe retto il cilindro di pop-corn e rotto le scatole a tutti: “Ah ah ah! Vogliamo l’ucronia! Vogliamo l’ucronia! Grande, ragazzi, ora mi vedrò… cioè, ci vedremo come i grandi conquistatori del nuovo continente! Sarà mitico, già lo so! Una birra, per favore!”

Norvegia e Islanda, con Mr. Puffy sulla spalla, avrebbero seguito con le braccia incrociate e la stessa identica espressione: “………”

Finlandia avrebbe dato qualche carezza ad Hanatamago: “Eh eh eh, vieni, saltami in braccio, così vedi anche tu!”

E Svezia qualche carezza a Finlandia…

 

 

Il drakkar. La nave più veloce e impavida che il mondo abbia mai conosciuto.
La sua alta prua termina nella figura di un feroce drago, i suoi lunghi remi squarciano le onde più impetuose, la sua vela si fa viva respirando i gelidi venti del nord, e la conduce verso orizzonti sconosciuti.

Mentre il resto dell’Europa è al calduccio del proprio camino, impaurita dalla superstizione e dall’ignoto, le navi-drago degli uomini del nord affrontano il grande oceano: non li spaventano i tuoni di Thor, i fulmini di Odino o i profondi flutti di Aegir, ma si lasciano accompagnare da essi, verso l’avventura, verso la scoperta, verso un nuovo futuro. Mentre il resto dell’Europa è ancora nel buio del medioevo, i “rozzi” uomini del nord oltrepassando piogge, ghiacciai e scogliere, venirono infine accolti sotto uno sfavillante sole da una nuova riva...

<< STOMP! >>

Su cui la barca si incagliò di botto, scaraventando coi piedi all’aria i marinai…

Tutti tranne il vanaglorioso capitano, che rimase in piedi (forse perché si era mantenuto alla prua…) e poté a gran voce esclamare: “Terra!”

“Ma davvero?” –si rialzò dolente il marinaio più basso e più caustico- “Io l’avevo vista da un paio di miglia, quindi credevo l’avessi notata anche tu, a meno che non fossi stato così contento da volerci sbattere contro: ma non saresti mai potuto essere così infantile e stupido, vero?”

L’altro marinaio, più alto e più taciturno, grugnì qualcosa anche lui.

Ma il capitano non li stava neppure ascoltando: “Ah ah ah! Forza ragazzi, scendiamo a riva!”

“Svezia, prima o poi capiremo come facciamo ad avere lui come capo…”

Berwald sbuffò solidale.

Mentre lui e Nor saltavano giù sulla sabbia paglierina, Den stava già rifacendosi gli occhi col cielo limpido e le narici col profumo così vivo dell’aria. Corse verso degli abeti che si innalzavano sopra la spiaggia e arrivato in cima gridò subito agli altri due di raggiungerlo.

Danimarca, Norvegia e Svezia avevano dinanzi a sé la pianura più sconfinata che avessero mai visto, un mare d’erba e fiori punteggiato da foreste e mandrie di animali, e fiumi immensi a percorrerla fin dalle montagne più lontane.

Il rumoroso capitano era ora zittito, e persino gli altri due, solitamente più difficili ad emozionarsi erano a bocca aperta.

“Questa terra è la più grande che abbiamo mai scoperto… Direi che è anche molto più grande di casa nostra!”

“E sembra anche molto ricca.” –aggiunse Svezia.

“Ed è tutta nostra! YA-HOOO! Amici, vi rendete conto?” –iniziò a correre, lanciando per aria il mantello di pelliccia e saltando qui e là tra l’erba alta e i cespugli- “I nordici sono sempre i migliori, ah ah ah! Battezzo ufficialmente questa terra tanto magnifica Danimarca 2!”

“Fa schifo.” –il giudizio senza appello di Norvegia.

Danimarca lo guardò storto: “Come sarebbe a dire? Allora che ne dici di… Dannorvezia, in onore dei suoi scopritori (il mio nome ovviamente viene per primo)!”

“Non mi convince.” –il giudizio di poche parole di Svezia.

“Perché non la chiamiamo semplicemente Nuova Scandinavia?” –suggerì Nor.

“Perché sarebbe terribilmente banale, andiamo! Oh! Ci sono! Superland, perché è una terra veramente super-fantastica!”

“Un po’ troppo tronfio come nome…”

Danimarca fece un ampio gesto con le mani e prese a camminare, coi due che lo seguivano a ruota: “Bah, non siete mai contenti voi due! In ogni caso, ci penseremo: su, andiamo a guardarci un po’ intorno, scommetto c’è ancora un sacco da vedere! Guardatemi: tremo come una foglia! Sono il più grande!”
“Si, però sta buono…”

I tre si fermarono un attimo vedendosi fissare da una donna di colore rossiccio intenta a colorare delle pelli appena conciate vicino una strana tenda a forma di cono.

“Buongiorno signora!” –sorrise ammiccante il capitano per poi proseguire.

“Salve.” –salutò più piattamente il primo marinaio.

Il terzo le rivolse appena un cenno della testa.

La squaw tornò al lavoro senza pensarci su: “Umpf, turisti…”

 

“Per certi versi ricorda la Scandinavia ma per altri è molto meglio: il clima è un po’ più mite, un sacco di animali da cacciare o allevare, i vicini rossi con cui fare il falò la sera…”

Danimarca non riusciva a smettere di tessere le lodi di quel nuovo mondo: finora, spingendosi ad occidente avevano incontrato solo isole, ora invece gli dei avevano regalato loro una terraferma incontaminata tutta per loro.

“E se ci trasferissimo qui?”

“Beh, in effetti è bello, ma il tragitto per mare non è molto facile.”

“Andiamo, Nor! Le nostre navi sono robuste, e con tutta questa terra potremmo non dover più razziare per sopravvivere. E poi guardate! Guardate quanto spazio, dico!”

Norvegia si pentì di avergli dato appena un po’ di corda: tanto era bastato perché l’eccitazione gli salisse oltre ogni limite e iniziasse a fantasticare e indicare punti a casaccio lì intorno.

“Già me lo vedo! Qui sorgerà una pescheria! Qui i campi d’orzo per la fabbrica di birra più grande del mondo che sarà proprio lì! E qui il club degli amici delle asce, con sconti sulle fasciature per i soci!”

“Sigh, Svezia, e chi lo ferma più questo? Però tu che ne pensi? E se colonizzassimo anche qui?”

“Mhmm…” –si riempì di pensieri la testa il grosso nordico: Finlandia avrebbe avuto un sacco di spazio per far giocare il suo cagnolino laggiù...

“E sapete la cosa più mitica, ragazzi? Ho trovato finalmente un buon nome per questa nostra nuova terra: Scandinuova, così sottolineiamo che appartiene alla Scandinavia ed è nuova!

“Sono senza parole…” –e per dirlo Svezia…

“Oh, che diamine! Mi avete scocciato, ragazzi! Vedi tu se devo perdere il mio entusiasmo per questa scoperta mozzafiato perché non vi sta bene nulla! Chiamiamola semplicemente Nuova Scandinavia e finiamola qui!”
“Veramente si chiama America.”

“?” –fecero i tre.

Abbassarono gli occhi e, in mezzo all’erba, videro un bambino con una camicetta bianca che stringeva a sé un coniglietto: aveva dei gran begli occhi azzurri, i capelli castani e dall’espressione sembrava un bel tipino socievole.

“Guarda un bambino!” –urlò Den.
“Ma no?” –ebbe appena il tempo di ribattere Nor prima che il suo capitano si abbassasse a fare amicizia.

“Ciao, piccolo! Che ci fai qui?”
“Io sono qui. Sono America!”

“Capisco! Io invece sono Danimarca, e sono il navigatore più in gamba che ci sia al mondo, oltre che il più bello, e il più bravo a combattere!”

Gli occhi del piccolo divennero stelline!

“Wow! Davvero sei così fantastico?”
“Io sono fantasticissimo! Ah ah ah!”

Norvegia e Svezia intanto osservavano scuotendo il capo quel deficiente che si approfittava dell’ingenuità di un povero bambino; ma chi mai diavolo trova un bambino sconosciuto in mezzo all’erba e la prima cosa che fa è tirarsela?

“Davvero hai un drago sulla tua nave? Posso vederlo?”
“Ho una nave-drago in realtà, ma non è certo meno fantastica! Non hai idea di quante imprese eroiche ho compiuto su di essa!”
“Imprese eroiche?” –si alzò subito in piedi il piccolo America- “Quindi sei un eroe!”

Danimarca arrossì: “Modestamente! Però anche tu sembri un tipo in gamba, piccolo!”

<< È in gamba perché crede a tutte le scemenze che dici? >> -pensarono alle sue spalle i compagni di impresa.

Gli carezzò la testa: “Dimmi, a te starebbe bene se ci stabilissimo qui? Ti mostreremo le nostre usanze e potrai imparare anche tu a navigare come noi! Che ne dici, vuoi diventare il nostro fratellino?”

“Ehi, ma che sta dicendo?! Non puoi adottare qualcuno così di punto in bianco!”

Ma il tenero e ingenuo America era di tutt’altro avviso: “Ho sempre sognato di avere un fratellone così figo!”
Danimarca lo prese in braccio: “Ah ah ah, allora è fatta! Da ora in poi sarai uno di noi: benvenuto tra i nordici, America!”
Norvegia intanto continuava ad annaspare: “La smetti di fare sempre di testa tua accidenti?!”

“Ma che di testa mia, lui è contento di essere adottato da noi, non vero?”

“Si!”

“Scusi signore... Potrei essere adottato anche io?”

“A proposito America, questo tipo che vedi qui è il tuo altro fratellone, Norvegia! Vai d’accordo anche con lui, anche se non è figo come me.”
“Oh, si vede!”

<< In meno di tre minuti questo bambino mi è già antipatico quasi quanto Den! >>

“Abbiamo un fratellino, Nor! Un nuovo nordico! Non è grandioso?”

Nascostamente gli faceva piacere scoprire che Danimarca aveva anche un lato tanto aperto e socievole coi bambini, ma era già sicuro che anche lui, che gli piacesse o no, avrebbe dovuto accettare di avere adesso un nuovo fratellino e prendersi cura di lui… Perché a lasciarlo solo a Danimarca, avrebbe finito con averne due di idioti in famiglia!

“Dai, fai come me, imitiamolo! << Questo nome è troppo tronfio >>, << Quest’altro non va bene >>… << Umpf! >>”

Il piccolo Alfred fece un faccia piatta e sdegnosa: “<< Ma no? >>

“Ah ah ah, è già identico a suo fratello maggiore!”

“Ih ih ih!”

Intanto, Svezia si teneva in disparte, poco o nulla interessato alla nuova colonia che si univa alla famiglia. Un po’ perché era fatto così, non era mai stato un tenerone, e finora gli era sempre andato bene essere freddino come la loro terra; inoltre, da quel poco che aveva visto, non c’era molta consonanza di carattere tra lui e quel bimbetto.

<< A me non piacciono i bambini chiassosi e irriverenti… >>

“Mi scusi, signore…”

La vocina, temendo di essere ignorata un’altra volta come poco prima, gli scosse un po’ i pantaloni. Si affacciò sui suoi piedi, e vide un altro bambino.

Questo aveva un aria meno appariscente e molto meno esuberante dell’altro, e fissava quegli occhi così lontani e minacciosi con tanta timidezza e un caldo rossore sulle guance.

Svezia restò sgomento!

Anche la sua vocina era diversa, piccola e insicura come quella di un pulcino: “Potrei avere un fratellone anche io, per favore, signore?”

L’enorme Berwald tremò al cospetto di quel povero batuffolino sperduto! Con gli occhi strabuzzati incominciò ad emettere dalla bocca spalancata dei versi sconnessi, incapace di esprimersi, di trovare una parola per descrivere quell’apparizione!

 

Giappone, dall’altro lato del schermo, anche lui con dei luccichini tutto intorno, riuscì al suo posto a sintetizzare il concetto: “Ka… Kawaii!!!”

 

<< Que-que-questo bambino… >>

Era assolutamente adorabile! Tranquillo, coccoloso, coi riccetti di un angelo, parlava a voce bassa e soprattutto BENEDUCATO! Non come l’altro, che aveva “piccola peste” scritto in fronte e che subito si era unito a Danimarca per prendere in giro Norvegia!

Rimase lì incantato a fissare quel bimbo tanto a lungo che questi, non ricevendo risposta, lo chiamò ancora: “Signore? Si sente bene?”
Anche premuroso! A momenti il cuore gli scoppiava! Era assolutamente irresistibile!

Si diede una scrollata, deglutendo per calmarsi un po’. Poi iniziò ad abbassarsi un pochino, storcendo le labbra nei modi più strani, cercando di ricordarsi come si faceva a sorridere in modo affettuoso.

“C-c-ciao, piccolo!” –disse con la bocca impastata- “V-vuoi un biscottino?”

Ma non aveva fatto i conti col suo brutto vizio di risultare spaventoso anche quando non voleva! Coi suoi occhi piccoli, i movimenti rigidi e la smorfia sulle labbra, il piccino stava morendo di paura.

“AAAAAAH! AIUTOOO!”

“N-no! Aspetta…”

Malgrado il suo urlo, gli altri non si accorsero di niente finché, nel suo tentativo di fuga, non arrivò ad afferrarsi alla gamba di Norvegia: “Aiutatemi, vi prego! C’è un signore grosso e cattivo che mi vuole mangiare!”
“Oh? E questo chi è?” –chiese Nor alzando la gamba, a cui però restò saldamente appiccicato!

“Lui è il mio fratellino! Si chiama Canada! Guarda, Canada, ora ho due fratelloni! Non sono fighissimo?”

Canada aveva gli occhi lucidi: perché ad America ben due fratelloni e a lui quel mostro?

“Svezia, che hai cercato di fare a questo bambino?”

Berwald, colto col biscotto in mano, cercò di discolparsi: “Niente! Volevo solo fare amicizia con lui…” –arrossì- “Come… Come voi avete fatto amicizia con America…”

I due si guardarono increduli! Quella era davvero l’ultima cosa che si sarebbero potuti aspettare da Svezia; ad ogni modo, era una sorpresa di quelle belle.

“Oh, che bello, la nostra famiglia si sta allargando così in fretta!” –rise Den- “Allora… Ehm…”
“Canada…” –pigolò Matthew ancora incollato alla gamba di Norvegia.

“Canada, dicci, vuoi diventare anche tu un nordico? Magari come fratellino di Svezia?”

Canada guardò Svezia che riprovò a sorridere.

“No!” –pianse girandosi- “Non mi piace lui! Sembra cattivo!”

“M-ma no, dai! È solo un po’ inquietante di costituzione, ma non è cattivo!”

“Invece si! Mi mangerà! Non lo voglio come fratellone!”

“AAAAAAAARGH!”

Lanciato lo spettacolare urlo di disperazione (con l’effetto di terrorizzare Canada ancora di più…), Svezia crollò a terra in ginocchio, trasformato in pietra.

“Povero Svezia, che brutto colpo…”

“Già, una volta tanto che voleva apparire gentile con qualcuno. Ehi, tutto bene?”

“Non mi vuole come suo fratellone…” –disse con voce lugubre con la testa di roccia schiacciata a terra- “Sono spaventoso…”
“Finalmente te ne sei accorto.”
“Norvegia, un po’ di tatto!”
“Senti chi parla… Però Canada è il fratellino di America: non sarebbe bello separarli.”

“Perché non vuoi quel grosso signore come fratellone? Non vuoi un gigante come fratellone?”
“Ho troppa paura! Però non voglio restare senza fratelloni! Sigh!”

“Che si fa?”
“Ci si fa venire un’idea!” –schioccò le dita Norvegia!- “Alzati Svezia, forse hai una possibilità!”
“Mh?”

 

I tre nordici, lasciato qualche regalino ai due bambini tornarono a casa promettendo di tornare presto. E fu così: il tempo di tornare, radunare un po’ di gente per fondare qualche prima colonia, e i tre buffi visitatori tornarono dai due bimbi, trovandoli ad attenderli sulla spiaggia insieme con qualche curioso pellerossa.

“Evviva, il mio fratellone è tornato!”

Matthew si sentì molto triste vedendo America saltare in braccio a Danimarca, che gli aveva anche portato un bell’elmetto come regalino. Invece lui niente, nessuno gli prestava mai attenzione a parte gli svedesi con gli occhi paurosi.

“Sigh…”
“Ciao piccolino!”

Vide chinarsi su di sé un altro nordico, biondo e con gli occhi chiari come tutti gli altri, ma questo qui non faceva paura: indossava anche lui vestiti di pelle e pelliccia e un mantello celeste.

“Ho saputo che cerchi un fratellone!”

Canada arrossì: “S-si… Ma tu chi sei?”
“Io mi chiamo Finlandia! Vengo anch’io di là dal mare e sono…”
Si interruppe quando una manona gli si poggiò sulla spalla e lo tirò su: “… Lui è mia moglie.” –lo presentò al suo posto Svezia!

“AAAAAH! IL MOSTRO CATTIVO!”

“URGH!”

Svezia si pietrificò ancora; Finlandia però si diede subito da fare per impedire a Canada di scappare, prendendolo appena in tempo per una manina: “No, dai, lui non è un mostro cattivo, garantisco io. Vuole solo essere il tuo fratellone.”
“Mi fa tanta paura!”

<< È così tenero, un bambino d’oro… Non starà mai con me… >>

Berwald si buttava giù, ma dimenticava di avere dalla sua la sconfinata gentilezza di Tino adesso!

“Sai perché è così spaventoso? Per far paura ai cattivi! Lui è buono, e protegge le persone e i bambini buoni, ma per farlo deve essere grande e forte, sennò non lo prenderanno sul serio, capisci? Vuole diventare il tuo fratellone, così ti proteggerà e nessun malintenzionato oserà avvicinarsi a te!”

“D-davvero, signore?”

“Certo! Vero, Svezia?”

“Ehm…”
Norvegia gli diede una spintarella: “Forza Svezia, hai fatto un sacco di pratica mentre venivamo qui: puoi farcela!”

Svezia respirò profondamente, e con tutto il suo impegno riuscì a sorridere senza fare facce strane!

“Che ne dici allora?”

“Va-va bene…”

Danimarca batté in cinque con Norvegia, che, incredibilmente, fu felice di darglielo!

Svezia si avvicinò e, ancora tremante, scompigliò un po’ i capelli al piccolo Canada tra le braccia di Finlandia.

“Però… Se tu sei sua moglie, se mi adottate… non dovrei essere vostro figlio?”

“?!?!?”

Stavolta fu Tino a bloccarsi con la bocca aperta ed emettere versi sconnessi.

Canada rise: “Che bello! Ho una mamma e un papà!”

“COOOOOSA?!” –urlò Norvegia.

“Uffa!” –borbottò il piccolo America non più contento col suo elmetto scintillante- “Io i fratelloni e lui una mamma e un papà, com’è fortunato Canada!”

Matthew si accoccolò sul petto di Finlandia, ancora frastornato da ciò che aveva trovato ad aspettarlo in quel nuovo nord. Guardò Svezia che dapprima scostò lo sguardo, ma poi, deciso, gli sorrise.

“Sei mia moglie, quindi lui è nostro figlio.”

Tino tremolò tutto: “Oh, povero me!”

Danimarca ruppe la commozione del momento con le sue solite grida esagitate: “Ehi, non battete la fiacca!” –afferrò America e se lo issò sulle spalle; poi indicò con l’indice verso la terra infinita che avevano davanti- “Abbiamo un sacco da esplorare e tanto da costruire! Diamoci dentro con le colonie!”
“Si! Gli eroi del nord alla riscossa!” –fece America indicando anche lui!

 

E fu così che le genti del nord iniziarono a stabilirsi sulle coste del nord America, scoprendo un mondo sereno dove vivere non più solo di pesca e saccheggio, ma anche di agricoltura. Anzi, di saccheggio lì non ce ne era bisogno, quegli indigeni rossi, se li si sapeva trattare, erano parecchio cordiali. Per Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia avere delle colonie a cui badare significò fare la spola tra una sponda e l’altra dell’Atlantico: non potevano certo trascurare i loro paesi d’origine, ma c’era da controllare che i loro fratellini crescessero bene e crescessero forti, quindi decisero di andare a turni da loro, e qualche volta tutti insieme. Alfred e Matthew furono contentissimi di fare parte di una famiglia così numerosa! Anche zio Islanda, sebbene un po’ isolato, si dimostrò gentile con loro, e visto che abitava molto vicino, era sempre lui a correre per primo se uno dei gemellini prendeva la febbre o si sbucciava un ginocchio o si buttava un remo sui piedi perché ormai era un “grande e forte vichingo”, pronto a prendere il mare!

Un occasione in cui tutta la famiglia era presente insieme, era naturalmente il compleanno dei due, l’anniversario del giorno in cui li avevano scoperti!

“Vieni, Islanda, manchi solo tu!”

I nordici avevano costruito, per i fratellini una nuova grande casa di pietra, legno e paglia nei pressi del villaggio di Nj Yorkborg, con un caminetto sempre acceso, un recinto per gli animali e una gabbietta per folletti appesa fuori la porta, perché Alfred diceva di riuscire a vederli e voleva catturarne uno: Danimarca ovviamente incolpò Norvegia per la brutta influenza sul piccolo, e altrettanto ovviamente Norvegia presentò il proprio troll ad America…

 

(NDA: http://tonycocchi.deviantart.com/favourites/?offset=48#/d4noud5 )

 

“Scusate se ci ho messo molto, stavo finendo il regalo: ho cucito due pigiamini col cappuccio a forma di pulcinella di mare, come il mio Mr Puffy. Con questi addosso quei due saranno ancora più teneri!”

Finlandia lo guardò comprensivo: “Ehm, Islanda, da quand’è che non passi a trovarli?”

“Da qualche mese, perché?”

“Perché devi sapere che da quando sempre più nordici vogliono trasferirsi qui quei due stanno crescendo… sempre più in fretta!”

Aprì la porta e Islanda vide due ragazzini sugli undici o dodici anni che si combattevano con delle spade di legno!

“Ti ho battuto, Canada! Sono un eroe come il mio fratellone!”
“Sigh…” –si massaggiò la botta in testa lo sconfitto.

Islanda guardò i propri pigiamini… Chissà se a Mr Puffy sarebbero andati bene…

 

E così, la famiglia nordica, se in Europa era ancora un po’ un mistero, nel nuovo mondo invece aveva trovato una seconda accogliente casa, che aveva arricchito il loro cuore di due altri preziosi spazietti!

“Ho la nausea!” –America, color dell’erba, si sporse dalla barchettina a remi che Danimarca stava conducendo lungo un fiume.

“Forza! Non puoi sfidare il mare tempestoso se un fiumiciattolo ti fa questo effetto! Coraggio fratellino, tu l’acqua ce l’hai nel sangue!”
“E tu nel cervello.” –commentò Norvegia dalla riva.

“Tirati su, sei o non sei un nordico?”
“Io… Sono un nordico!”

Gli strappò di mano i remi e iniziò a vogare a tutta forza!
“Ah ah ah! Bravo, così si fa! Stai venendo su bene come il tuo fratellone!
<< STOMP! >>

Aveva mandato a sbattere la barca contro la riva e i due era volati per aria, atterrando sulla sabbia morbida, ma proprio per questo ci finirono con la testa infilata dentro!
“Oh, si.” –batté le mani Norvegia- “Sta venendo su proprio come te.”

 

“Ecco, è pronto! Un bel piatto di salmone arrostito con patatine!”

Finlandia poggiò il piattino fumante davanti a Canada che si appannò gli occhiali col vapore.

“Ma non mi va il salmone, l’abbiamo mangiato l’altro ieri.”

Svezia si avvicinò: “Non fare i capricci, la mamma l’ha cucinato apposta per te, ti sembra giusto?”

A Finlandia non importava, ma su certe cose Svezia era inamovibile.

“Hai ragione, scusa papà… Grazie mamma, cucini sempre benissimo.”
“Eh eh eh, grazie!”

Farsi chiamare “moglie” era un conto, ma “mamma” era tutta un’altra cosa, eppure Berwald invece si era subito calato in quel ruolo di padre: lo ammirava, sapeva sfoderare una “durezza gentile” perfetta per educare un bambino.

Passò dall’arrossire per l’ammirazione verso il marito al gocciolone dietro la testa vedendo che Svezia stava mangiando e piangendo lacrimoni insieme!

<< Che bravo bambino educato! Sono un padre fortunato! >>

A volte Tino si domandava se non l’avesse presa anche troppo sul serio…

 

Quanto al tenere in riga l’altro piccolo nordico, l’altro lato della famiglia aveva un punto debole chiamato Danimarca…

“Fratellone, a me non vanno le verdure!”

“Dai, fai il bravo, non puoi mangiare solo carne di bisonte: e se ne mangi tanti fino ad estinguerli?”

“Non è possibile! Altrimenti voi che mangiate sempre sempre pesce li avreste fatti estinguere anche voi!”

Danimarca sbottò e nascose l’aringa in salamoia sotto il tavolo: “Noi non mangiamo sempre pesce!”

“Umpf!”
“Su, fai il bravo e ti prometto che se mangi le verdure il tuo mitico fratellone ti farà usare la sua ascia!”
“Davvero? Figo! Allora mangio subito!”

Fortunatamente c’era anche un punto forte chiamato Norvegia, che intervenne ficcando un paiolo in testa a Den e battendoci sopra col mestolo per dargli la giusta punizione.

“Non userai un’ascia fino a quando sarai più grande, sono pericolose, chiaro? E mangerai lo stesso le tue verdure, altrimenti chiamo uno Jotun e ti faccio mangiare da lui, intesi?”
“N-no, lo jotun no! Sigh, e va bene, mangio!”

“Umpf!”
Che non si dicesse che Danimarca fosse l’unico a tenere al loro tanto vispo fratellino America!

 

Svezia a casa sua aveva sempre parecchio da fare, specie con Russia che voleva anche lui comandare i baltici, ma quando veniva nel nuovo mondo non pensava mai al lavoro: si rilassava, abbatteva qualche albero, e si dedicava al suo hobby di costruire mobili, rilassandosi a suon di martellate.
“Papà? Posso darti una mano?”
“Canada, che ci fai qui? Non dovevi andare a caccia di rospi con America e Danimarca?”
“Quei due si sono dimenticati di me e si sono avviati senza aspettarmi…”

Prima o poi avrebbe fatto agli altri un discorsetto sul loro strano vizio di dimenticarsi di Canada: vero, a volte nemmeno lui e la madre lo sentivano quando li chiamava perché parlava a voce bassa, ma un giovanotto così disponibile e con la testa a posto avrebbe meritato un po’ più di considerazione.

“Va bene, vieni qui, ti insegnerò a costruire col legno.”

Vedeva però quell’attività più vicina ai gusti di America che ai suoi… Per fargli smettere di essere triste perché nessuno si accorgeva di lui non serviva tanto distrarlo un po’: bastava mostrargli che altri invece di lui si accorgevano e lo conoscevano bene.

“Sai, credo che la mamma abbia un po’ di libri di là: abbiamo molti poemi e leggende molto belle noi nordici, perché non andiamo a leggerli un po’ insieme con lei?” -gli strizzò un po’ l’occhio- “Credo a te piacerebbe di più che picchiare sui chiodi, vero?”

E in un attimo Canada tornò a splendere: “Si! Mi piacerebbe molto!”

Sapere di starsela cavando egregiamente come papà fece molto bene a Svezia, visto che servì a mitigare la rabbia che gli montò quando, al ritorno nel suo laboratorio, scoprì che l’iperattivo cuginetto Alfred aveva inchiodato praticamente tutto, attrezzi inclusi, alle pareti…

 

Quella vita divisa tra Scandinavia e nuovo mondo si adattava perfettamente a loro, navigatori provetti, e già non vedevano l’ora che i ragazzi crescessero un altro po’, e potessero essere loro a venirli a trovare in Europa.

Ma l’Europa intanto si era risvegliata, la foschia oltre le colonne d’Ercole era ormai stata rimossa, e con le voci che giungevano delle ricchezze scoperte dai normanni oltre oceano, era inevitabile che anche altri tentassero la grande avventura coloniale.

I nordici erano venuti a sapere di Spagna che aveva preso per sé immensi territori a sud, e di Inghilterra e Francia che provavano a ritagliarsi un po’ di spazio anche per loro, ma, vivendo da sempre isolati, non erano abituati a prestare troppa attenzione a ciò che non accadeva all’interno della loro famiglia.

Finché non furono gli altri ad accorgersi di loro…

 

“Umpf!” –sbottò il capitano Arthur Kirkland guardando col proprio cannocchiale il continente da un’isola faticosamente conquistata, che ad ogni occhiata gli sembrava farsi insopportabilmente stretta!

“Bonjour, amico mio!”

“Amico? Tsk! Che ci fai qui, ranocchia?”

Francia si scostò pomposamente le piume dal cappello: come al solito indossava un bell’abito dall’appariscente verde acqua pieno di merletti, inadatto al mare o alla guerra, ma per lui meglio la morte che fuori moda!

“Una visita di cortesia. Vedo che anche tu lo trovi ingiusto.”
“Che cosa?”

“Spagna si è preso quasi tutto qui intorno, e noi siamo costretti a battibeccare con lui e fra di noi, e per che cosa? Isolette e fazzoletti di terra qui e là. E nel frattempo, laggiù sul continente quei nordici con l’alito di baccalà si godono l’esclusiva per essere arrivati per primi.”

“Umpf, quel maledetto ha avuto mano libera: ha incontrato soltanto indios primitivi e facili da conquistare.”

“Oh oh oh!” –la sua risata gli faceva accapponare la pelle- “Però anche quei barbari sono dei rozzi e dei primitivi, non a caso discendono dai vichinghi: pensa che si chiudono in stanze piene di vapore tutti nudi, che oscenità.”
“Ma a te piacerebbe essere nudo in una stanza piena di vapore con altri uomini, no?”
“Ehm, comunque…” –scacciò la mosca il colpevole Francis- “Quello che sto cercando di dirti, è che quei nordici potrebbero essere facili da conquistare come o quasi quanto gli indios; non dico che sia un’impresa facile, ma magari in due lo diventerebbe.”

Finalmente Inghilterra iniziò a prestare attenzione a quello che stava dicendo: “Mi stai proponendo un affare, Francia?”

Ostentò nonchalance camminandogli intorno: “Un aiutino reciproco, tutto qui. Anche tu, come me, vuoi delle colonie, e le meritiamo, accidenti! Diamoci una mano e rubiamo le loro, così non avremo più nulla da invidiare a Spagna.”

Inghilterra guardò il continente: di fatto era proprio di fronte casa sua, era un peccato non gli appartenesse… Tra l’altro aveva sentito che c’era un bambino che gli somigliava un po’; e se fosse stato il suo fratellino senza saperlo?

“Umpf, e va bene Francia: qua la mano!”

Le due grandi potenze nemiche ancora una volta appianarono le loro divergenze per un obiettivo comune. Ma i dispetti cominciarono mentre era ancora in corso la stretta di mano…”
“Tu ti prendi Canada!” –disse sveltissimo Arthur!

“Tu ti prend… SACREBLEU! Mi hai fregato!” –batté i piedi a terra deluso!

“Ih ih ih ih!”

 

E purtroppo, quel furbone ci aveva visto giusto.

Perché per quanto stabiliti lì da tempo, i nordici non erano ancora del tutto al passo con gli altri europei in quanto ad armi e tattica, e quando due ossi duri come Inghilterra e Francia bussano alla tua porta, a volte non basta essere in superiorità numerica.

“Lasciami andareeeeeee!”
“Urgh, ma quanto strilli! Si vede proprio che ti hanno educato i barbari!”

Inghilterra teneva America sollevato per il collo del vestito: il piccoletto cercava di scuotersi il più possibile per far raggiungere ai propri pugni il viso di quel sopracciglione così antipatico.

“Ma che cavolo vuoi?”
“Voglio che diventi la mia colonia! Tranquillo, sono una brava persona: potrai considerarmi come il tuo fratellone!”

Il suo sorriso avido non riscosse alcun successo: “Io ho già due fratelloni, e uno è l’eroe più forte e coraggioso del mondo, ti ridurrà in polpette!”

Inghilterra ricorse alle maniere forti: girandolo.

“Ti riferisci a quello lì?”

America smise di dibattersi. Norvegia, sanguinante, stringeva i denti con la schiena contro un abete, mentre Danimarca era lì nell’erba alta che provava a rialzarti, intralciato dal peso della corazza.

“Fra-fratellone!”

Il leone dei mari riuscì a rimettersi in piedi: quisquilie per lui!

“Fratellone, salvami! Non lasciare che mi prenda!”

“Prenderti?” –chiese lui togliendosi il sangue dal labbro col pollice- “Andiamo, io sono Danimarca, figurati se gli lascio fare una cosa del genere!”
“Rassegnati nordico: hai avuto questa terra così bella tutta per te così tanto tempo, lasciane un po’ anche agli altri.”

“Io non lascio un bel niente! Ho ancora questa!” –urlò sollevando la pesante bipenne.

“Si! Sminuzzalo fratellone!”

Den lo caricò con tutta l’energia che aveva, finché non sentì il manico farsi più leggero. Non credette ai suoi occhi vedendo che della sua arma per l’appunto era rimasto solo il manico: la grossa lama era stata tagliata via ed era caduta per terra.

Dietro di lui ridacchiava un uomo dal grande cappello piumato intento a rifoderare una spada: “Le armi grandi e pesanti non vanno più di moda sai? Le usano solo per scena ormai!”

“No… Il mio fratellone non…”
Inghilterra lo girò verso di sé senza paura di fargli versare qualche lacrima con quello che aveva da dire: “Il tuo fratellone è tutta scena, non hai sentito, piccolo?”

Francia ributtò a terra Den con un calcio e cominciò a guardarsi intorno: “Bene, il nemico è battuto! Ora, dov’è la mia colonia? Eppure dovrebbe essere da queste parti.”

“Ehm, io sono qui.”

“Eh? Oh, scusa, eh eh! Non ti avevo visto!”
“Si figuri…”

Francia lo acchiappò come aveva fatto Inghilterra con America, e solo allora Canada cominciò ad urlare! - “Aiutooooooo!”

Ma la sua mamma era occupata a soccorrere suo padre, ridotto in ginocchio col fiato corto solo un po’ più in là.

“Mamma! Papà!”

“Lasciateci stare!”

Inghilterra si tappò un orecchio con la mano libera e si avvicinò a quello che si reputava fosse il capo di quella combriccola di teste di paglia: “Avete perso, così è la vita. Ora se non vi spiace, perché non ve ne tornate a casa vostra?”

“Fratellone, alzati!”

Non poteva farlo, non per farsi umiliare di nuovo sotto i suoi occhi. Paralizzato, restò dov’era, muto.

“Fratellone!” –lo chiamò mentre veniva portato via.

“Sciò, sciò!” –fece Francia andando dietro a Inghilterra, ma poi fermandosi- “Ops! Quasi mi scordavo la mia nuova colonia, che sciocco! Eh eh eh! Sei davvero poco appariscente, ragazzo.”
“Sigh!”

E i quattro nordici rimasero soli, sotto un tramonto fattosi grigio per il fumo che si alzava dai loro villaggi messi a ferro a fuoco dagli inglesi e dai francesi. Lontano, il loro orgoglio, le loro navi, giacevano sulle acque scure come truccioli di legno.

Ma che vuoi che sia l’orgoglio quando ti portano via la famiglia, pensò Norvegia, alzandosi finalmente, anche se costretto a tenersi il fianco.

Vide Danimarca alzarsi e gli si avvicinò.

“… Dobbiamo andare via.” –disse questi.

Stavolta non aveva nessuna voglia di ribattere.

L’umiliato re del nord si avvicinò agli altri due, ma quando fu a un passo, il granitico Svezia si mosse, scuotendosi di dosso Finlandia in lacrime.

Il suo re si era arreso, la sua seconda casa dove sempre aveva trovato pace era rasa al suolo, sua moglie, sporca di erba e fango piangeva per il loro figliolo, appena portato via da un presuntuoso che prima lo conquistava e poi a malapena si ricordava di lui.

L’enorme Berwald, ergendosi sulle ginocchia, urlò contro il cielo con quanto fiato aveva: terribile, più forte dei cannoni lontani.

Norvegia e Finlandia rabbrividirono, ma Danimarca non si scompose: la sostanza non cambiava.

“Dobbiamo andare via.”

 

Si ritrovarono attorno a una tavola a Copenhagen, soli, bendati in superficie e feriti dentro. Chi stava peggio di tutti sembrava Finlandia, smunto come neve sporca, ma non sempre la sofferenza la si può misurare da come si esterna. A volte è l’apatia, la totale assenza di qualunque reazione il segno più manifesto di un brutto colpo subito, specie in una persona dalla lingua inarrestabile e dallo sconfinato orgoglio.

 

<< Il tuo fratellone è tutta scena, non hai sentito, piccolo? >>

 

“……”

Al punto che Norvegia ruppe il silenzio rivolgendosi direttamente a lui: “Che cosa facciamo adesso?”

“Niente.” –rispose Den continuando a fissare accigliato il nulla- “Siamo stati sconfitti e abbiamo perso le nostre colonie. Sono cose che capitano, la vita di una nazione è fatta anche di questo.”

Tino emise un roco sospiro; Nor invece chiuse forte il pugno: “Tu vuoi proprio farmi arrabbiare!”

Dato il cattivo umore, Den non ebbe riguardi dal riservargli un occhiataccia a dirgli di non temere litigi: perché mai si scaldava tanto?

“Sei sempre il primo ad andare avanti a testa bassa come uno scemo, a trascinarci dietro di te nelle imprese più idiote e proprio ora hai intenzione di rimanere seduto? Sei insopportabile! Ti prenderei a pugni!”

Svezia si alzò, fermandoli prima che un Norvegia fuori di sé completasse quel già desolante quadro scatenando una rissa tra loro.

Soppesò le parole un attimo, e poi iniziò: “Quello che Norvegia sta cercando di dirti, e credo anche a nome mio e di Finlandia, è che finora sei sempre stato pronto a guidarci, anche dove non volevamo. È stato grazie alla tua intraprendenza che siamo arrivati nel tuo nuovo mondo, ed è stato grazie ai tuoi sogni che abbiamo iniziato a sognare anche noi. Ciò che abbiamo trovato laggiù è diventato troppo importante per rinunciarci così presto. Ti prego, non abbandonarci proprio adesso: continua ad ispirarci col tuo coraggio incedibile, come hai sempre fatto, finché non potremo riabbracciare America e Canada.”

“……”
Lasciatosi dapprima sorprendere che Svezia avesse fatto un discorso tanto lungo, Danimarca si alzò: su una parete della sala erano appese tutte le loro bandiere, più una. La raccolse e la srotolò sul tavolo, affinché tutti loro potessero ammirarla: lo sfondo era giallo, la croce nordica su di esso scarlatta.

“Questa è la bandiera della Scandinavia: rappresenta tutti noi riuniti. Se dobbiamo combattere, combattiamo sotto di essa, non sotto la mia di bandiera.”

Li guardò uno per uno, stavolta senza nessuna pretesa di superiorità: “Siamo una sola famiglia, un solo cuore, e non lasceremo che anche il più piccolo pezzetto di questo cuore ci sia portato via!”

Finlandia si asciugò le lacrime, e Norvegia lottò per non versarle: una volta tanto l’idiota si comportava come un capo decente!

“Qui la mano, nordici!”

Poggiò la sua sulla bandiera e sopra di essa vi si aggiunsero le altre tre… E poi una quarta!

“Qui la mano!” –fece loro coraggio il ritardatario.

“Islanda...”

“Scusatemi se non sono intervenuto ad aiutarvi nella guerra, anche se dubito che col mio aiuto sarebbe potuto cambiare qualcosa.”

“Non ti preoccupare…” –abbassò gli occhi Den.

“Non sono rimasto con le mani in mano però. Non appena ho visto le flotte di Francia e Inghilterra passare a largo di casa mia, ho capito che non ce l’avremmo potuta fare senza un aiuto. E infatti ve l’ho portato.”

“Un aiuto? Di che genere?” –chiese Tino.

Il sorriso di Islanda brillò; di solito era così pacato ma ora sembrava infervorato come la lava dei suoi vulcani: “Un amico, qualcuno che ci darà una mano a riprenderci America e Canada!” –si rivolse alla porta- “Entra pure!”

Gli altri quattro sussultarono di stupore vedendo comparire e farsi avanti un volto conosciuto, incorniciato da indomiti capelli rossi; gli occhi di un verde profondo sotto spesse sopracciglia, in bocca una lunga pipa fumante, addosso una giubba blu scuro e più giù quell’assolutamente inconfondibile gonnellino di kilt!

“Scozia!”

“Allora, amici miei… -si portò la pipa all’angolo apposto della bocca- “Andiamo a prendere a calci qualche inglese come ai vecchi tempi? Ah ah ah ah!”

Una risata che metteva il fuoco dentro!

 

 

 

Se qualcuno di voi ha visto come finisce il secondo film della saga di “Pirati dei Caraibi”, quest’ultima scena con ingresso a sorpresa vi sarà parsa un po’ familiare XD (e a questo punto vi partirà pure la colonna sonora XD)

La regola è quindi confermata: quando l’ucronia riguarda più personaggi anziché una solo viene lunga e bisogna dividerla in due capitoli! Quindi se vi ha intrigato finora vedere America e Canada accolti nella Nordic Family, e se anche voi siete rimasti dispiaciuti che Inghilterra e Francia se li siano ripresi, non perdetevi il seguito!

Riuscirà questo OC dall’aria tanto battagliera a riaggiustare la situazione?

Il suo design è più o meno questo: http://dinosaurusgede.deviantart.com/gallery/?q=scotland#/d4o3djy

Commentate numerosi! ^__^

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

  
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