65. Morte
Paradossalmente la morte li aveva uniti là dove la vita li avrebbe immancabilmente divisi.
Adrian non aveva mai creduto davvero ai gesti e alle parole del ragazzino quattordicenne che diceva di amarlo ma si era dovuto arrendere di fronte alla forza del redivivo che era diventato.
Anche se aveva dovuto ammettere che quel sentimento che l'aveva egoisticamente spinto a trasformare il giovane e a tenerlo con sé era stato molto simile all'amore, non aveva messo in conto che sarebbe stato ricambiato e con molto più calore e decisione.
Cain aveva detto il vero fin dal principio ma erano passati tanti, troppi secoli perché Adrian riuscisse a buttarsi in una storia come quella così a cuor leggero.
Ogni volta che si sottraeva a un bacio o a una carezza, ogni volta che a una parola o a un segno d'affetto rispondeva con un commento cinico o un gesto brusco, vedeva il dolore per il rifiuto farsi strada negli occhi altrimenti sempre allegri di Cain.
Era una sensazione strana allora, sentirsi morire guardando quegli occhi e leggendovi sul fondo l'amore incondizionato.
Alla fine aveva ceduto. Chi non l'avrebbe fatto?
Non se ne era mai pentito, e talvolta ringraziava la morte che aveva portato via Haydan ma gli aveva dato Cain e la felicità.
Se Haydan fosse stato ancora umano non avrebbero potuto amarsi.
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