Toc toc!
Mi uccidete? No, voi siete buone e misericordiose perciò perdonerete l'enorme ritardo con cui pubblico... giusto?
La mia giustificazione è la più banale e la più consueta: studio. Senza contare che la storia ha bisogno di profonde modifiche quindi ci vuole sempre un po' per apportare le correzioni e pubblicare.
E non dimentichiamo che sto scrivendo circa tre storie, tutto allo stesso tempo ^^
Be', detto questo vi lascio e inserisco anche il banner creato da Lights. Non trovate che sia stupendo?
Capitolo VII
I cliché sono classici che funzionano sempre
Quando
aprì gli occhi Lila vide solo tenebre, al punto di pensare che,
forse, aveva solo creduto di aver sollevato le palpebre. Poi
i suoi occhi si adattarono lentamente alla mancanza di luce e,
socchiudendoli, scorse i contorni poco precisi degli oggetti.
Non
che ci fosse molto da vedere: c'erano alcuni mobili e una porta,
bassa e stretta. Sotto le dita percepì la consistenza delle
mattonelle del pavimento e del muro. Quando il suo cervello ebbe
raccolto più dati possibili, si rese conto che quella doveva essere
una cella o qualcosa di molto simile.
Ma
come ci era arrivata lì? Chi l'aveva rinchiusa?
Ricordava di
essersi lanciata nel portale per seguire Loki e di essere... svenuta?
Si
alzò e si massaggiò il capo dolorante: chiunque l'avesse portata lì
non doveva averla depositata con molta grazia. Per fortuna aveva la
testa particolarmente dura, perché se così non fosse stato avrebbe
rischiato un trauma cranico tanto tempo prima.
Percorse
con passi lenti il perimetro quadrato della stanza, misurandola e
muovendosi con circospezione. Intanto percepì dentro emozioni
contrastanti; dapprima ci furono panico e sgomento.
Non
era la prima volta che si metteva in un guaio -davvero, doveva fare
qualcosa per sopperire alla mancanza di spirito di conservazione- ma
l'unica volta in cui aveva rischiato tanto era stato quando Loki
l'aveva rapita e anche allora non aveva provato quelle sensazioni che
perciò la colsero del tutto impreparata.
Già
allora aveva pensato di aver provato paura e sconforto, ma con il
senno di poi ora capiva che quella non era mai stata angoscia.
Una
parte di lei -qualcosa che neppure lei all'epoca aveva avuto l'acume
di ascoltare- sapeva già allora che Loki non le avrebbe fatto
davvero del male.
Forse
aveva ucciso e avrebbe voluto soggiogare il loro mondo -senza forse,
le ricordo la sua coscienza, lo avrebbe fatto se ci fosse riuscito-
ma a lei, Lila, Loki non avrebbe mai torto un capello.
Ma
stavolta non era con lui che aveva a che fare, ma con qualcuno che
aveva visto per pochi minuti e che pure sembrava molto pericoloso.
Pensò
a Loki, si chiese dove potesse essere e sentì la paura attanagliarle
le viscere: cosa gli stavano facendo? E chi era la persona che li
aveva rapiti?
Immaginò
i mille modi in cui avrebbe potuto torturarlo e si sentì mancare il
fiato per l'angoscia. Avrebbe voluto gridare, ma si limitò a
ringhiare frustrata mentre percorreva il pavimento a passi sempre più
grandi e nervosi.
Poi
decise che quello era il momento di calmarsi e riprendere il
controllo della propria mente e di tutte le sue facoltà.
Ragiona,
si impose. L'intelligenza era
l'unica cosa su cui poteva contare lì e se ne avesse fatto buon uso
avrebbe potuto trasformare il suo soggiorno forzato in
un modo per ottenere le informazioni che mancavano ai Vendicatori.
Prima
o poi qualcuno sarebbe venuto e allora avrebbe messo in atto tutte le
astuzie di cui era capace, ma fino ad allora non le restava che
lasciarsi cadere sul pavimento a far niente.
Incapace
di restare inattiva, la sua mente volò inevitabilmente a Steve e a
Loki e di nuovo l'ansia la sopraffece.
Non
riusciva a stare ferma e iniziò a tamburellare con le dita sulle
mattonelle, fino a quando non si ritrovò a chiedersi cosa fosse
quel sentimento che provava per Loki, quello che la spingeva a
preoccuparsi tanto.
Non
era semplice attrazione, ma questo voleva dire che quindi era amore?
Non era lo stesso sentimento che provava per Steve, quella era una
certezza.
Ciò
che provava per Capitan America era qualcosa di destabilizzante,
qualcosa che aveva ribaltato il suo mondo.
L'amore
che provava per Steve aveva trasformato il suo modo di vedere tutto;
mari, stelle, vento, persone... tutto si era fermato e poi aveva
ripreso a muoversi intorno ad un altro asse di simmetria.
E
allora perché non le bastava un sentimento del genere? Qualunque
ragazza avrebbe dato tutto per avere qualcuno che la guardava come
faceva Steve, per essere amata in
quel modo.
Cosa
c'era di sbagliato in lei? Perché non riusciva ad essere felice con
tutto quello che aveva?
Mi
sto trasformando in Catherine, constatò
con una punta di amarezza, e sto diventando lagnosa come la
protagonista di una soap opera della abc.
Sbuffò
una mezza risata, poi sentì una chiave girare nella toppa della
serratura e la porta aprirsi.
Scattò
in piedi, pronta ad affrontare qualunque avversario, ma l'unico a
varcare la soglia fu Loki. O meglio, l'unico ad essere spinto
attraverso l'uscio fu lui.
Lila
non vide chi fosse l'autore del gesto né se ne curò: scivolò
laddove Loki era caduto e si chinò su di lui.
Gli
abiti erano strappati sulle braccia e sulla schiena, laddove era
passata la frusta, trascinando via con sé la pelle e lasciando
profondi squarci.
Il
viso, per quel poco che riusciva a vedere, era pallido e sporco di
sangue: ad occhio e croce doveva avere il labbro inferiore spaccato
in più punti.
Aveva
paura di toccarlo e di muoverlo: non voleva provocargli dolore.
“Loki!”
lo chiamò sfiorandogli delicatamente la spalla.
“Loki”
lo chiamò ancora e cominciò a spaventarsi quando non ottenne
nessuna risposta. Sentì la stessa preoccupazione che provava quando
Steve andava in battaglia assalirla e sommergerla.
Si
chinò su di lui per sentire se respirava e avvertì il suo respiro
spostarle una ciocca di capelli.
Solo
allora sospirò di sollievo e ricacciò indietro la paura. Non poteva
farsi prendere dal panico: doveva pensare a lui, curarlo e lenire il
suo dolore: sentiva che era suo dovere farlo.
In
quel momento Loki aprì gli occhi e Lila gli rivolse un sorriso pieno
di tenerezza, ma non si azzardo ad accarezzargli una guancia.
“Stai
bene?”
“Ho
avuto momenti migliori” sussurrò lui, regalandole tuttavia un
mezzo sorriso per poi scoppiare in un eccesso di tosse.
“C'è
dell'acqua” gli fece notare Lila alzandosi per prendere la brocca
posata sul tavolo “ne vuoi un po'?”
Loki
scosse il capo mentre si sistemava su un lato, probabilmente una
delle poche parti prive di ferite.
“Aspetta”
intervenne lei a sostenerlo.
Guardandosi
intorno si rese conto che la cosa più simile a un letto era un
pagliericcio su cui era stato buttato sopra una coperta e storse il
naso.
Non
avrebbe fatto coricare Loki lì, non con le ferite ancora aperte che
potevano infettarsi facilmente.
Si
spostò perciò verso il muro e vi appoggiò la schiena, lasciando
poi che Loki prendesse posto tra le sue gambe, con il capo appoggiato
contro la sua spalla.
Da
quella posizione Loki poteva respirare a pieni polmoni il profumo di
Lila, una mistura perfetta di gelsomino, cocco e rose.
Era
tremendamente rilassante e gli trasmetteva una sensazione di calore
che lo avvolse e quasi lenì il dolore. Era assurdo che lui, un dio,
si sentisse al sicuro nell'abbraccio di una fragile umana, ma era
proprio così.
“Se
continuerai a mostrarti così dolce potrei pensare che ti sia
improvvisamente accorta di amarmi” la prese debolmente in giro e
Lila non lasciò sfuggire l'occasione di una piccola schermaglia
verbale.
“Non
montarti troppo la testa. Sai, mi sembrava che questo fosse il
momento in cui il principe -e tu lo sei, permettermi di ricordartelo-
si mostra in tutta la sua forza alla principessa” si fece beffa di
lui.
“Per
fortuna che non ce n'è una in vista” mormorò e Lila ridacchiò.
Le
palpebre si fecero pesanti e provò il desiderio di risposare tra le
braccia di Lila, nel calore di quella stretta. Piano piano, senza
neanche accorgersene, cedette a quella tentazione e si addormentò.
“Cosa
è successo?” gli domandò, ma non ottenne risposta.
Abbassò
lo sguardo e vide che dormiva con un'espressione beata sul viso, così
sorrise e iniziò a carezzargli i capelli.
All'improvviso
la stanchezza sopraffece anche lei, ma era decisa a non chiudere gli
occhi. Avrebbe vegliato su Loki fino a quando non si fosse svegliato
e per tenersi vigile afferrò la brocca d'acqua e, strappato un lembo
di stoffa dai suoi pantaloni, lo usò per lavare via il sangue.
Guardando
il volto rilassato di Loki, fremette mentre gli sfiorava il viso e i
capelli, mentre posava le labbra sulla sua fronte e sulla punta del
naso.
Una
prigione era fatta per contenere cose pericolose che non potevano
girare in libertà e quel sentimento lo era: una lama a doppio
taglio, da maneggiare con estrema cautela, ma che ancora non aveva un
nome.
Tuttavia
non voleva reprimerlo. Aveva passato tutta la sua vita a sconfiggere
tutte quelle sensazioni che il suo cervello valutava come
inappropriate e il risultato qual era stato? Si era persa mille
esperienze.
Era
venuto il momento di lasciarsi andare a quella sensazione di calore
che provava sia con Steve che con Loki: tutto stava nel comprendere
chi dei due fosse più importante nella sua vita.
Sapeva
che non sarebbe stato semplice, ma al diavolo! Per una volta non
voleva preoccuparsi di niente e godere di quel momento -forse
l'ultimo- di pace.
*
“Una
pazza, folle, sconsiderata, incosciente e imprudente, ecco cos'è la
tua fidanzata, Steve!” ringhiò Thor sbattendo il pugno sul tavolo.
Steve
si chiese dove stesse la novità. Era insolitamente calmo, vista la
situazione, e questo non piaceva a nessuno.
Non
aveva ancora proferito verbo da quando erano tornati e questo era
anche peggio, dato che non avevano fatto altro che pensare a dove
potessero essere Lila e Loki e come fare per riportarli a casa. E di
solito quando si parlava di piani d'azione Steve non era silenzioso,
mai.
Il
fatto era che stava ancora assimilando bene ciò che era successo:
Lila, la sciocca e sconsiderata Lila, si era gettata in un portale
per seguire il loro nemico e Loki.
Scavando
a fondo ed essendo sincero con sé stesso, Steve non poté negare che
era quello a preoccuparlo e sentì un vero egoista.
Dopotutto,
rischiavano entrambi di morire, giusto? Eppure a lui importava solo
del fatto che lei aveva scelto di correre quel rischio per Loki e non
per lui.
Lo
avrebbe fatto anche per te, gli
disse la sua coscienza e razionalmente -se ci poteva essere qualcosa
di razionale in quella storia- lo sapeva anche il suo cervello, solo
che era difficile da accettare.
Proprio
come era dura da digerire la rabbia che provava verso la ragazza.
Non
pensava alle conseguenze delle sue azioni? Quando l'avrebbero trovata
le avrebbe fatto passar ela voglia di compiere gesti così folli, o
se lo avrebbe fatto!
“Il
problema non è la sconsideratezza di Lila” iniziò Natasha, ma
venne interrotta dal borbottio di Capitan America, qualcosa di molto
simile a “questo lo dici tu”.
“Il
problema” continuò imperterrita “è capire con chi abbiamo a che
fare e perché ha portato via Loki e poi trovare il modo di scovarli,
dovunque siano”
“E
hai qualche idea per la prima e un piano per la seconda?” la prese
in giro Tony. Steve si appuntò di dirgli che no, il sarcasmo non era
un modo per allentare la tensione e che al contrario ne creava solo
dell'altra.
Natasha
fu costretta a tacere, anche se si vedeva lontano un miglio che
avrebbe voluto poter rispondere a quella provocazione.
“Cosa
possono volere da Loki?” si chiese Thor, con un tono di voce
abbastanza alto perché tutti potessero sentire.
Nessuno
riuscì a trovare una risposta e il dio del tuono rimase ad
arrovellarsi il cervello. Poteva essere vendetta per il suo
fallimento? Una punizione per la mancata conquista di Midgard e del
Tesseract?
O c'era altro?
In
ogni caso, gli importava relativamente. Voleva solo ritrovare suo
fratello e salvarlo, dovunque fosse.
Poteva
anche aver ucciso e tutto il resto, ma per Thor Loki sarebbe stato
sempre, qualunque cosa fosse successa, il suo fratellino.
E
nella sua ottica era suo dovere di fratello maggiore proteggere
l'altro.
Certo,
era anche preoccupato per Lila, ma il pensiero di lei veniva
completamente oscurato da quello di Loki e della sua incolumità.
Voleva
riportarlo a casa anche perché sentiva, per la prima volta dopo
molto tempo, che Loki stava tornando ad essere il fratellino che
aveva sempre amato.
Ed
era merito di Lila e forse anche un po' suo. Probabilmente non era
vero, ma gli piaceva pensarla così.
Sospirò,
ma le sue elucubrazioni furono interrotte dall'ingresso di Fury che
teneva in mano un oggetto che non riconobbe subito.
“Questo
cos'è?” domandò.
Tutti
spostarono lo sguardo sul cubo e all'improvviso ricordarono: Lila ci
stava lavorando prima della battaglia.
“Niente
di importante, ora come ora” borbottò Tony mentre prendeva
l'oggetto e iniziava a giocherellarci. Avrebbe dovuto buttarlo,
dopotutto Lils non era lì per metterci mano, tuttavia qualcosa gli
diceva che sarebbe tornato utile un giorno.
Non
sapeva cosa fosse a suggerirglielo, però sentiva che era un oggetto
prezioso, forse addirittura la chiave per la liberazione di Loki e
Lila.
Tutto
stava nel trovare il modo in cui usarlo.
“A
ben pensarci” considerò Stark mentre esaminava l'oggetto sotto
varie angolazioni “potremmo finire il lavoro di Lila”
“A
che scopo?” gli domandò Barton
“Pensateci
un attimo” li incitò Bruce “se noi concludiamo la copia del
Tesseract potremmo mettere in atto il piano di Lila per attirare lui,
chiunque sia, qui”
“E
farci dire dove ha rinchiuso Loki e Lila” completò Thor battendo
ancora una mano sul tavolo, ma stavolta con un sorriso che gli
attraversava il viso da orecchio a orecchio.
Tony
si alzò “Allora, cosa state facendo ancora lì? Su su, abbiamo
qualcuno da prendere a calci” e con questa perla di saggezza si
diresse verso il laboratorio.
*
Quando
Loki aprì gli occhi si chiese dove fosse e cosa fosse la cosa
profumata su cui era appoggiata la sua testa. Sapeva di fiori, con
una nota calda e accogliente: in qualche modo gli ricordava l'aria di
Asgard, il profumo che entrava dalle finestre nelle calde mattine
della primavera morente.
In
un attimo i ricordi della sera passata gli riempirono la mente e
quando realizzò che era una spalla quella su cui si era accasciato
la notte prima, alzò lo sguardo.
“Buongiorno”
Lila lo guardò con dolcezza, in un modo diverso da quanto avesse mai
fatto e Loki se ne rese conto, anche con i sensi annebbiati dal
sonno.
“Buongiorno”
biascicò. Sentiva il corpo debole e affaticato, ma la sua mente, al
di là della nebbia del sonno che si stava lentamente diradando, era
lucida.
C'era
qualcosa che però non quadrava. La debolezza era legittima, ma
avrebbe dovuto essere accompagnata dal dolore e dal pulsare delle
ferite.
Non
sentiva né l'uno né l'altro e solo allora si accorse che anzi erano
pulite e cominciavano a rimarginarsi.
Poteva
essere stata solo lei, Lila. La guardò, come a chiedere una
spiegazione, ma non ne ebbe bisogno: vide gli occhi azzurri, quelli
che tanto gli piacevano, contornati da profonde occhiaie violacee e
comprese.
Lo
aveva vegliato tutta la notte, stringendolo a sé e curandolo come
avrebbe fatto una madre. O un'innamorata.
Il
pensiero era dolce come il miele, tentatore, ma non voleva che la sua
mente se ne assuefacesse perché altrimenti non ne avrebbe più
potuto farne a meno.
“Come
ti senti?” gli chiese accarezzandogli i capelli scuri, in netto
contrasto con quelli di lei, quasi biondi.
Loki
si perse ad osservare quel gioco di colori, così diversi che
chiunque avrebbe potuto pensare che non potessero conciliarsi l'uno
con l'altro.
Ma
non era così: il castano dorato di Lila sembrava simile al sole per
i suoi riflessi e sembrava fatto apposta per illuminare il nero notte
di quelli di Loki.
Quei
pensieri non erano proprio da lui, assolutamente inadatti a un dio:
era tutta colpa del dolore che gli aveva annebbiato la mente, ecco.
“Meglio”
le rispose dopo svariati minuti di silenzio e Lila si aprì in un
sorriso tirato.
Doveva
essere davvero stanca, considerò Loki. Da quanto non dormiva? Uno,
due giorni?
“E
tu invece?” le chiese.
La
ragazza si portò una mano alla bocca e sbadigliò “Ho solo molto
sonno” si limitò a dire.
Fu
il turno di Loki di sorridere -o ghignare, a seconda dei punti di
vista- e sollevarsi a sedere.
“Aspetta,
ti si apriranno le ferite!” lo redarguì lei, ma era troppo stanca
per opporre una vera resistenza.
Ma
Loki non si appoggiò al muro -le ferite potevano anche essere in via
di guarigione, ma restavano un punto estremamente sensibile-, ma si
stese di lato sulla coperta e trascinò Lila con sé.
La
avvolse con le braccia e notò quanto fosse minuta, abbastanza
affinché le sue braccia la circondassero completamente.
Gli
fece uno strano effetto sentire che non si opponeva a quel contatto,
come se avesse deposto le armi e si fosse arresa a ciò che provava.
Era
ora, pensò.
“Dormi”
le disse solo mentre spostava la testa e le sue labbra sfioravano
accidentalmente la fronte di Lila che pure sorrise e scosse il
capo.
“Non
riesco a fare niente se c'è silenzio totale, neanche dormire”
“Sei
assurda. Come fai di solito?”
“Ipod” rispose semplicemente
lei. Le palpebre erano pesanti, eppure era certa che nel momento in
cui sarebbe calato il silenzio tra loro non sarebbe più riuscita a
dormire.
“E
cosa sarebbe?”
Lila
ridacchiò, poi si sistemò meglio nell'abbraccio di Loki, mugugnando
soddisfatta quando trovò il calore che cercava “Te lo spiego
un'altra volta, eh?”
“E cosa dovrei fare per farti dormire?”
le chiese, beffardo, ma Lila era davvero troppo esausta per badarvi.
“Parla”
“Di
cosa?”
“Di
tutto ciò che vuoi. Per esempio, non ti senti mai in colpa per le
persone che hai ucciso?”
“Oh, vuoi iniziare con i discorsi
pesanti, eh? Perché dovrei, principessa?”
“Perché
avevano una vita, una famiglia, dei figli, fratelli”
“E
questo dovrebbe commuovermi?” le domandò con voce fredda perché
aveva capito esattamente dove Lila voleva andare a parare.
“Se
ci fosse stato mio fratello tra quelle persone, io ne sarei morta”
gli fece notare semplicemente “Il legame tra due fratelli è
qualcosa di unico, Loki, forse ancora più di quello tra madre e
figlio e marito e moglie. L'amore va e viene, ma un fratello è per
sempre”
“Io e Thor non siamo davvero fratelli, Lila. Non vedo
perciò l'utilità di questo discorso”
Lila
era stanca, ma non avrebbe mollato ora che era riuscita a iniziare il
discorso. Aveva atteso tanto per arrivare a quel punto e non avrebbe
permesso alla stanchezza di vincerla.
“I
legami di sangue sono sopravvalutati. Io ho avuto un padre per metà
della mia vita, ma Simon no. Per lui è Dave il suo papà, anche
se non è colui che gli ha dato fisicamente la vita. Come puoi
vedere, non contano poi molto dna, annessi e connessi”
“Perché
fai tutto questo?”
“Come ti ho detto, se mi portassero via mio
fratello in qualunque modo ne morirei e vorrei che qualcuno me lo
riportasse indietro. La famiglia è l'unica cosa ad essere sempre
con noi”
“Questi sono un sacco di clichè” la redarguì
con una punta di cattiveria.
“Può
darsi” sussurrò lei, per poi chiudere gli occhi e posare la testa
sul suo petto “Ma sono clichè per un motivo: i classici funzionano
sempre” le ultime sillabe scemarono in un mormorio indistinto e poi
si addormentò.
A
Loki non rimase che rimuginare, suo malgrado, sulle parole di Lila in
solitudine, cullato solo dal respiro regolare della ragazza e dalle
smorfie sul suo volto.
Avrebbe
preferito poterle rimuovere, ma ogni volta che abbassava lo sguardo
sul viso addormentato di Lila gli tornavano alla mente a tradimento.
Si
disse che per lei era facile parlare: era la primogenita e non aveva
mai dovuto vivere all'ombra di un fratello come Thor.
Non
aveva mai dovuto competere per un trono né i suoi genitori le
avevano mai preferito qualcun altro, perciò non poteva sapere cosa
aveva provato, cosa lo aveva spinto a fare quel che aveva fatto.
Stranamente
desiderò svegliarla e spiegarle tutto per farle capire tutte quelle
cose. Fu tentato di farlo davvero, ma poi vide la sua espressione
rilassata contro il suo petto e rinunciò.
*
Benché
avrebbe di gran lunga preferito continuare a lavorare per trovare
Loki e Lila, alla fine Thor dovette cedere e andò a letto.
Ci
mise molto ad addormentarsi, oppresso dall'angoscia e dalla rabbia.
Ogni minuto trascorso coricato sul materasso –e classificato perciò
come una perdita di tempo- era una vera tortura.
Alla
fine cedette senza accorgersene, proprio nel pieno di un ricordo che
si trasformò in sogno. Forse per quello ci mise un po' a comprendere
di essersi addormentato.
Nel
sogno c'erano lui e Loki.
Non
potevano avere più di sei anni e stavano giocando a fare la lotta in
un prato. Lo faceva spesso, quando erano lontani dagli occhi vigili
di Frigga.
Già
allora Thor aveva dimostrato una maggior predisposizione al
combattimento, ma ogni tanto gli piaceva lasciar vincere il
fratellino.
Era
bello vederlo sorridere quando succedeva e sembrava bastare davvero
poco per renderlo felice.
Thor
sorrise guardando se stesso e Loki mentre si azzuffavano senza vera
cattiveria.
Solo
dopo un po' si rese conto che la prospettiva da cui guardava era
strana. Insomma, avrebbe dovuto vivere quel ricordo, non guardarlo da
fuori come se fosse un semplice spettatore.
Era...
strano.
Si
guardò intorno, ma alla fine la sua attenzione fu di nuovo attratta
dai due bambini che giocavano.
Socchiuse
gli occhi, guardandoli con tenerezza.
Avrebbe
tanto voluto poter tornare a quei tempi, quando Loki non sapeva
ancora di essere stato adottato e sorrideva più spesso. Quando,
soprattutto, non lo odiava.
Non
aveva mai pensato a quanto gli volesse bene finché Loki non aveva
iniziato a disprezzarlo e a tentare di ucciderlo.
Quel
pensiero lo uccideva, proprio come lo torturava l'idea di averlo
ferito per tanto tempo.
“Siete
adorabili” sussurrò una voce dolce alle sue spalle.
Thor
sussultò e quando si voltò si trovò di fronte a Lila. Lo stupì
vederla con addosso una lunga veste verde pallido e ancora di più lo
sorprese il fatto che la sua attenzione si fosse catalizzata su quel
dettaglio insignificante.
“Cosa
ci fai qui?” le domandò, scrutandola con stupore.
“Non
lo so” ammise sinceramente “un momento prima stavo dormendo in
una cella e quello dopo mi sono trovata qui”
“Non
è opera tua?” le domandò avvicinandosi. La sfiorò con le dita e
si accorse che era reale, tanto quanto lo era lui almeno.
“Come
potrebbe? Sono un essere umano, ricordi?” lo prese bonariamente in
giro. Thor socchiuse gli occhi e decise che sì, quella era
decisamente Lila.
Lila
si avvicinò e lo affiancò. Era tanto vicina che ne poteva sentire
il suo profumo -rose e gelsomino- unito però a una nota nuova,
diversa eppure familiare.
“State
bene? Siete feriti?” le domandò.
Lila
attese un momento: non voleva farlo preoccupare, ma dirgli che era
tutto a posto equivaleva a mentire. Alla fine opto per una mezza
“Ora
stiamo bene. Entrambi” chiarì senza guardarlo negli occhi,
rivolgendo la sua attenzione ai due bimbi che ora hanno smesso di
lottare e ridono insieme.
“Eravate
adorabili” ribadì sorridendo brevemente. E c'era tanta tristezza
in quel sorriso che Thor la sentì più vicina a sé e per la prima
volta capì davvero quanto Lila tenesse a Loki.
Poi
gli venne in mente un dubbio, un dettaglio su cui non poteva
sorvolare.
“Cosa
vuol dire che ora state bene?”
Lila
si morse il labbro inferiore prima di parlare “Loki è stato
torturato, ma ora sta bene” si affrettò ad aggiungere quando vide
l'espressione sul viso di Thor.
“Dobbiamo
tirarvi fuori da lì”
“E come pensi di fare? Non sappiamo
neanche dove siamo”
“Tony
e Bruce stanno lavorando alla copia del Tesseract” la informò
nella speranza che le venisse una qualche idea geniale.
“State
portando avanti la mia idea? A che pro? Se anche doveste catturare
quella creartura non vi dirà dove ci tiene rinchiusi”
“Hai
altre idee?”
“No, insomma, quella della copia è buona, ma
sento che non funzionerà” si lagnò lei spostando lo sguardo su di
lui.
Cominciò
a camminare avanti e indietro di fronte a lui e Thor si chiese cosa
stesse passando per la mente di Lila. La conosceva da abbastanza da
sapere che se c'era un modo per liberarli lei lo avrebbe trovato. La
sua mente era l'arma più potente che le fosse stata data e lo sapeva
proprio tutti.
Ad
un certo punto Lila si immobilizzò e si voltò con un'espressione
concentrata impressa sul viso.
“Thor,
pensate di poter finire in fretta la copia del cubo?”
“Tony
dice che è quasi terminata. Ancora poche ore di lavoro, così ha
detto”
Lila
annuì e tornò a camminare, ma stavolta la sua espressione era
impercettibilmente mutata.
Tornò
a fissarlo, ma quando aprì la bocca non ne uscì nessun suono. Thor
inarcò con un sopracciglio, stupito e confuso.
Lila
boccheggiò e cercò di dire qualcosa, ma niente: sembrava che
qualcuno le avesse rubato la voce.
Si
sporse verso Thor che tentò di afferrarla al volo, ma gli sembrò di
toccare aria condensata che si faceva via via sempre più
impalpabile.
“Lila!”
la chiamò. Avrebbe voluto avere più tempo, chiederle ancora come
stava Loki e magari ringraziarla per quello che stava facendo per
lui, ma Lila stava lentamente svanendo e c'era una cosa che doveva
fare prima che sparisse del tutto.
La
abbracciò e fu una sensazione strana, come se stesse cercando di
afferrare il fumo a mani nude.
“Abbraccia
mio fratello anche per me” sussurrò ed era certo che lei avesse
capito perché la vide annuire brevemente un momento prima che si
dissolvesse nell'aria.
Solo
quando fu scomparsa del tutto si rese conto che non gli aveva detto
cosa aveva in mente e come avesse pensato di risolvere la situazione.
Tuttavia
lei era Lila ed era insieme a Loki: insieme quei due avrebbero
pensato a qualcosa e lui si fidava. Di entrambi.
Continua