Capitolo
11.
Epilogo.
Le
sue braccia la abbandonarono e si sentì cadere,
troppo presto arrivò l’ impatto con il terreno,
perché non aveva neanche più la
forza di stare eretta, il dolore le invase il busto con mille aghi
roventi che
penetrarono nella sua mente cancellando qualsiasi cosa che non fosse
quella
frustata di puro dolore, per un istante si dimenticò come
vedere e come
respirare, poi quando l’ aria tornò a circolare
nei suoi polmoni un colpo di
tosse accentuò ancora di più il dolore
già forte alle costole. Si morse le
labbra, senza sentire davvero quel dolore che in confronto al resto non
era
niente, non ce la faceva più, voleva chiudere gli occhi e
abbandonarsi al nero
ma il dolore le impediva di mettere a fuoco tutto ciò che
non era quella
sofferenza costante.
“Andy, che cosa…?” Nei suoi occhi chiari
lo stupore
aveva cancellato la rabbia e l’ odio.
“Ora basta Carolyn.” Il suo tono era duro eppure
sembrava così stanco. Rimasero un poco in silenzio; Ether ad
assorbire il significato
di quelle poche parole, Andy a forzare la sua stessa mano . Poi
inaspettatamente sul volto della ragazza si allungò un
sorriso.
“Così hai deciso di stare dalla loro
parte.” Le sue parole suonavano
come insulti e nel sentire quella parole Andy fece una smorfia.
“Basta Carolyn.” Più di prima, le sue
parole
suonavano come il buio assoluto della notte senza luna.
“Vuoi farla davvero finita Andrew?” Un angolo delle
sue labbra si sollevò ulteriormente. “Ma come
puoi, se non riesci neanche a
stringere la presa sul mio collo?” Una risatina le
sfuggì dalle labbra mentre
il ragazzo aggrottava le sopracciglia nel tentativo di forzare le sue
dita a
serrarsi sulla sua gola. Inclinò la testa verso di lui,
insinuandosi ancora di
più nella sua mente, sorrise ancora quando vide il suo corpo
fremere e sentì la
presa sul suo collo alleviarsi.
“No.” Abbassò la testa, lasciando che i
capelli
corvini gli coprissero il viso e gli occhi, non l’ avrebbe
fatta entrare
ancora.
“Tu sei già morto Andy, non puoi
resistermi.” Disse
lei con rabbia.
Nel frattempo Ash si era girato mettendosi in
ginocchio per riprendere a respirare normalmente, il passaggio fuori
dall’
ombra lo aveva distrutto. Qualsiasi cosa avrebbe voluto dire gli si
bloccò in
gola vedendo un rivolo rosso di sangue colare dal naso di Andy mentre
la sua
carnagione si faceva sempre più pallida. Vide Ether gemere
quando la presa sul
suo collo si fece più forte. Per la prima volta era
bloccato, cosa avrebbe
potuto fare? Chi doveva aiutare, un caro amico a cui
–sbagliando- aveva
nascosto una dolorosa verità, oppure la persona che gli
aveva salvato la vita e
che ora non aveva più niente dell’ amabile e
insicura ragazzina che aveva
conosciuto? Scostò lo sguardo e vide Jeremy che, di nuovo
libero dal controllo
di Ether, si era chinato sulla ragazza agonizzante prendendole il volto
tra le
mani accarezzandola nervosamente. Si alzò in piedi
barcollante udendo dei passi
che si avvicinavano velocemente, ci mancava anche quello, e non era
giusto, non
era giusto che dei ragazzini soffrissero in quel modo, si diresse a
passo
svelto verso la porta e praticamente nessuno si accorse di lui, neanche
quando,
una volta nel corridoio si chiuse la porta alle spalle. Spense la luce
e attese.
Non ci volle molto perché due figure giunsero davanti
a lui, senza vederlo.
“Fermi.” I due sobbalzarono non vedendo chi aveva
parlato a causa della luce spenta. “Non andate.”
“Cosa…” Iniziò la ragazza
mentre la sua voce di
riempiva di un lieve panico.
“Ash?” Era astuto il ragazzo, sveglio, anche se la
sua voce era difficile da dimenticare.
“Bravo hai indovinato, ora tornatevene a casa, da
bravi bambini.” Il suo tono era pungente e agitato.
“Non possiamo, siamo arrivati fin qui
per…”
“Per farvi ammazzare” La interruppe Ash con un tono
così duro e convinto che fece correre i brividi sulle loro
schiene.
“Non me ne voglio andare proprio ora che so di
poter fare qualcosa per aiutare qualcuno a me caro.” Strinse
i pugni ignorando
il lieve dolore delle unghie sul palmo delle mani.
Ci
fu un istante di silenzio, in cui Alex inspirò
profondamente e Ash li studiò per bene, riuscendo a
osservarli anche con quel
buio. Le sue labbra si allargarono in un lieve sorriso.
“Scommetto che lo senti, l’ odore del sangue
trasportato dal vento, mi chiedo se tu riesca a capire anche la
quantità.” Vide
la smorfia sul viso del ragazzo ripensando per un istante alla grossa
macchia a
terra appena dietro di loro, alle profonde ferite non ancora del tutto
rimarginate sulla schiena del ragazzo dai capelli rossi. In silenzio si
avvicinò
a loro e al contempo spostandosi sulla destra, fino ad appoggiarsi al
muro.
“Alex.” Chiese la ragazza supplicandolo.
Ash scattò in avanti, colpendoli entrambi e
spingendoli contro il muro opposto, percepì l’
impatto, ma fu lieve perché una
grossa porzione di ombra dietro di loro si era appena aperta,
sentì appena l’
urlo della ragazza e l’ imprecazione dell’ altro.
Poi nel corridoio rimase solo
lui.
“E sono stato anche bravo.” Sussurrò,
sperando di
aver fatto una buona cosa, almeno per questa volta.
“Ti ricordi come lavoravamo insieme?” La sua voce
era debole e tentava in tutti i modi di muovere il busto il meno
possibile, ma
un live sorriso ebbe comunque la forza di increspare le sue labbra.
Così un
altro sorriso si rifletté sulle sue labbra.
Il senso di colpa lo invadeva combattendo e
distruggendo qualsiasi altro sentimento che tentasse di entrare in lui,
perché
era stato lui a ridurla in quello stato, e tutto quello che poteva fare
ora era
semplicemente starle vicina e aspettare. Aspettare cosa?
Un gemito e Andy cadde in ginocchio con il sangue
che colava copioso dal naso, Ether non distoglieva lo sguardo da lui,
stava
cedendo, lo sapevano entrambi che non sarebbe durato a lungo, le
sarebbe
bastato così poco…
Un calcio si abbatté sul suo volto facendolo finire
a terra, agonizzante, con la testa nascosta nell’ incavo del
gomito mentre
altro dolore si insinuava nella sua mente.
Lili annuì, spostando lo sguardo preoccupata su
Ether che si stava avvicinando. Si staccò quindi da lei
voltando lo sguardo su
Ether, stremato richiamò il poco di energia che gli rimaneva
in corpo,
stringendo con forza la mano di Lili che gli dava forza si
concentrò e il
terreno sotto i piedi di Ether mutò, creando una piccola
fossa appena sotto il
piede che stava per appoggiare per terra. lei si bilanciò in
avanti e tentò di
rimettersi dritta quando l’ altro piede urtò
contro un blocco di dura pietra
più alto del normale. Finì lunga distesa e subito
dopo che si girò sulla
schiena per riprendere aria radici di pietra si attorcigliarono sulle
sue
caviglie e sui polsi.
Ether urlò frustrata agitandosi, mentre Jeremy
crollava sulla schiena, con la debolezza che si impossessava delle sue
membra.
Gemendo Lili si avvicinò a Ether che tentava in
tutti i modi di liberarsi, inutilmente, provò allora a
riprendere il controllo
della mente del ragazzo, trovandola una porta aperta, vi si
insinuò ma non
riuscì a fare nulla perché il corpo del ragazzo
era talmente tanto stremato da
impedirle di controllarlo.
“Merda.” Disse a denti stretti mentre il volto
pallido e sofferente di Lili entrava nella sua visuale. Il suo sguardo
scuro la
fece sentire patetica, perché la sua espressione era
così derisoria, ora che
poteva prendersi la sua vendetta.
Faticava a respirare ma si sforzò per compiere un
ultimo sforzo; chinò il suo viso sul quello di Ether
lanciando un ultimo
sguardo ai due ragazzi ancora a terra, quindi erano rimaste solo loro
due.
Appoggiò il suo volto al suo e con forza premette le sue
labbra contro le sue,
mentre contraeva i muscoli dell’ addome -tentando di ignorare
le fitte di
dolore lancinante- e l’ acqua si insinuava nella su
bocca, riempiendole
i
polmoni e impedendole di respirare.
Mentre annegava le venne quasi da ridere, chi
avrebbe perso? Lei, che aveva perso gli affetti e gli alleati, oppure lei, che li avrebbe persi da
lì a poco?
Della vita ormai non le importava più molto,
perché
quella che aveva vissuto negli ultimi anni non era degna di essere
chiamata
vita, le uniche persone che vedeva erano ombre, nient’ altro
che le ombre di
un’ esistenza passata.
“No!” Una voce che Lili non conosceva, al contrario
di Ether che per un momento provò un forte dispiacere per
loro, le ferite dei
due ragazzi che le erano stati vicini fino alla fine si sarebbero
riaperte, si
chiese se almeno Ash sarebbe riuscito a sopravvivere. Un gemito, poi il
silenzio.
Aveva sempre pensato che affogare fosse una morte
orribile, restare senza aria e sapere di non poter fare nulla per
evitarlo
mentre lo sconforto ti uccide più dell’ acqua che
ti sta riempiendo i polmoni.
I muscoli che lavorano per non farti respirare acqua, inutilmente.
Poi l’ ultimo istante, quello in cui il corpo
ricerca l’ aria e si lascia libero passaggio alla morte, un
ultimo spasimo scosse
il suo corpo mentre un rivolo d’ acqua lievemente rosata
colò giù dalle labbra
fino a mescolarsi con quello già presente sotto di loro.
Si staccò da lei, sorvolando sui suoi occhi ora
vacui, annaspando e trattenendo i colpi di tosse che minacciavano di
farle
provare altro nuovo dolore.
Respirare, doveva respirare, ma ormai anche
quello si rivelava un’ impresa.
“Jeremy, ci siamo riusciti.” Alza lo sguardo dal
pavimento grigio, trovando il ragazzo nella stessa posizione; una
macchia di
liquido cremisi si allargava velocemente sotto la sua schiena, tanto
sangue,
che si andava a unire a quello già presente per terra, i
suoi occhi del colore
della terra sono puntati su di lei, inespressivi, e quello le fa male,
più
delle costole rotte e della ferita sulla spalla bruciata.
“Jeremy!” Urlò debolmente, senza
ottenere nessuna
risposta se non una fitta al busto che le annebbiò la vista.
Le braccia non riuscirono più a reggerla e si
ritrovò con il
busto contro il freddo pavimento, un dolore continuo si irradiava sul
suo torace,
togliendole l’ aria e facendole colare dalle labbra altro
sangue, rosso e
denso. Tentò di respirare ancora ma il dolore la
paralizzava, aste di metallo
si serravano sulle sue tempie mentre il sangue invadeva il polmone ora
bucato,
le mancava l’ aria e ogni respiro le costava una fatica
terribile, nonostante
ora anche respirare le provoca dolore. Tentò di guardarsi
un’ ultima volta intorno;
c’era Ether, c’era Jeremy ed Ash, anche lui a terra
con una macchia di sangue
che si allarga sul fianco, anche il suo respiro è affannoso
e anche lui si
sente soffocare sempre di più a ogni respiro.
Ether li aveva aiutati ma ora l’ etere che era in
loro stava morendo con lei, riportando indietro le ferite e i ricordi.
Non c’è nessun altro lì dentro, solo
loro quattro.
Lili si chiese se scivolare nell’ ombra basti per salvarsi la
vita, lo spera,
almeno per lui, per Andy che per un breve periodo aveva riempito il
vuoto che
si era creato
in lei.
La testa è pesante e lei è stanca, stanca di
combattere contro se stessa, non contrasta la pesantezza delle palpebre
e
lascia che gli occhi si chiudano e che un ultimo respiro le sfiori le
labbra.
Caddero in un’ ampio spazio di cemento polveroso.
Alex si rialza, aiutandosi con il muro lì vicino, si guarda
intorno
riconoscendo la casa fatiscente in cui erano entrati un attimo prima,
si
trovano sul retro e delle finestre rettangolari a pochi centimetri dal
terreno
danno sullo scantinato, quello in cui sarebbero entrati se solo Ash non
li
avesse fatti cadere nella sua ombra.
Dana si alza, tentando di raggiungere quelle basse
finestre ma una stretta forte si avvolge sul suo busto, braccia fredde.
“No, Dana.” Il suo fiato le sfiora i capelli.
“Non
possiamo più fare niente.” La sua voce
è triste, come il vento che gli ha
portato il silenzio e l’ odore del sangue. A Dana cedono le
gambe e non prova
neanche più a trattenere le lacrime.
“Basta, basta.” Non voleva un’ altra
morte, che sia
per colpa sua o per qualsiasi altra cosa, non vuole più
perdere le persone a
cui tiene. Nessun calore, solo il gelo della morte la invade. Si ente a
pezzi,
rotta.
“Dana, andrà tutto bene.”
Tentò di rassicurarla lui con voce tremante, mentre i
battiti del suo cuore si facevanoo sempre più pesanti.
Un
anno dopo:
8.01
Dana:
Ehi, ma gg nn vieni?
Alex: No, sto male :(
8.18
Dana:
Ma nn raccontarmi palle, lo so che hai fatto sega!
Alex: … :D
Dana
rimise il cellulare in tasca insultando
mentalmente Alex e il posto vuoto alla sua destra.
La lezione teorica di discipline geometriche era
già iniziata da venti minuti buoni e già si
sentiva il solito chiacchiericcio
alzarsi, non dalle ultime file, bensì da tutta la classe.
Erano ore in cui non
era necessario seguire la lezione anche perché la
professoressa la maggior
parte delle volte era fuori dall’ aula.
Dana
osservò fuori dalla finestra, fissando con
grande interesse le gocce di pioggia che colavano lungo il vetro,
prestando
però attenzione ai gossip che volano per l’ aula.
“Ehi, lo sai che dovrebbe arrivare un nuovo
alunno?”
“Davvero?”
“Si, ho sentito dire dal preside che lo inseriranno
nella nostra sezione.”
Dana si voltò attirata dalle voci dietro di lei,
finalmente qualcosa di diverso.
“Come fai a essere sempre così
informata?” Chiese
la russa alla ‘ragazza dei gossip’ che le rispose
con una semplice alzata di
spalle mentre controllava la perfezione delle sue unghie. Capendo di
non poter
avere una conversazione anche vagamente interessante con le due ragazze
si
mette a fissare la porta, in attesa di veder spuntare il nuovo arrivato.
Ma chi vide spuntare fu semplicemente la schiena
della sua professoressa, quella che si vantava di avere undici decimi
di vista,
e si mise a osservarla tutta impegnata a parlare, ma più che
altro ad annuire
ad una presenza che Dana non riusciva a vedere perché
nascosta dalla porta.
Sbuffò annoiata e recupera dall’ astuccio gli
auricolari attaccandoli al cellulare e infilandoseli nelle orecchie.
Cerca in
rubrica il numero di Alex e, pregando che i pochi soldi rimasti le
bastino per
la chiamata, schiaccia il tasto verde. Abbassa il volto, nascondendosi
dietro
ai lunghi capelli biondi, il rumore degli squilli l’
angoscia, come ormai le
succede da un anno quella parte.
“Pronto!” La sua voce le arriva dritta alle
orecchie, distendendole le labbra in un sorriso.
“Non sai che ti stai perdendo.”
“Cosa?”
“Ci sono una Barbie e un Ken incollati alla lavagna
con delle foglie di fico nei punti strategici.”
“Mi prendi in giro.”
“No sono del tutto seria, e non ti immagini
com’è
la prof che ci sta facendo la lezione!” Si sentiva offesa,
sapeva bene che il
posto libero accanto a lei sarebbe rimasto libero, anzi, sarebbe
rimasto vuoto. Un chiacchiericcio
si alzò
intorno a lei che si schiacciò le cuffiette in
profondità per sentire meglio le
lamentele e le imprecazioni di Alex. probabilmente la prof stava
presentando il
nuovo arrivato, ma in quel momento era troppo concentrata sulla voce
arrabbiata
di Alex per prestare realmente attenzione a ciò che stava
accadendo intorno a
lei.
“Vabbè, senti, abbiamo un compagno nuovo, questa
è
l’ unica news.”
“E chi sarebbe?”
“Non lo so, non è ancora arrivato. Oh, sta per
ricominciare la lezione. Ti
saluto.” Calcò in maniera
esagerata su quella parola, buttando poi giù il telefono
senza aspettare una
sua risposta con grande soddisfazione. Respirò pesantemente
sfilando dalle
orecchie gli auricolari e attorcigliandoli meticolosamente attorno al
telefono, quando
alzò lo sguardo una macchia scura alla sua destra
attirò la sua attenzione
mentre l’ odore di pioggia e fumo di sigaretta si insinuava
nel suo naso.
Capelli corvini tagliati in modo che un ciuffo coprisse la sinistra del
suo
viso, un paio di sopracciglia piegate al’ insù
sotto le quali un paio di occhi
tendenti all’ indaco la osservavano divertiti, un angolo
della bocca rivolta
verso l’ alto metteva in risalto il piercing sotto il labbro
sinistro e un
segno chiaro che si vedeva a malapena contro la carnagione pallida che
tagliava
a metà la sua guancia raggiungendo quasi il labbro. Il
ragazzo sembrava
divertito dall’ espressione sconcertata di Dana
allungò quindi la sua mano per
presentarsi.
“Come
ti chiami?” Chiese lui con voce profonda e
roca.
“Dana.” Rispose lei senza stringere la sua mano.
“Tu?” Chiese con una punta di malcelato timore e
sconcerto.
“Andy.”
Finis.
Ero certa che avrei avuto un po' di tempo per rileggere pe bene questio ultimo capitolo e per pensare a cosa scriere qui, il fatto è che mi sono ritrovata alle 23:45 con niente di fatto, quindi ho fatto tutto di fretta, sperando di rispettare la scadenza che mi sono imposta dell' aggiornamento ogni 5 giorni, ma non ci sono riuscita, peccato.
Non ho mai fatto finire in questo modo una storia (ma essendo questa una sorta di esperimento ho provato a fare delle cose diverse dal solito; prima di tutto le persone che si salvano sono più del solito, secondo non sono solita a lasciare una storia incompiuta), solitamente muoiono tutti, così non mi viene voglia di mettermi a scrivere un seguito che molto probabilmente mi ucciderebbe. Comunque, lo so che è assurdo, non credo neanche di poter rispondere a eventuali domande riguardo questo finale, inventate voi, ecco!
Ringrazio chi ha recensito fino a qui (Homicidal Maniac, Pendragon of the Elves, Alex Bright Skies (il cui nome mi ricorda tanto il nome di una band *-*)) e tutti i lettori silenzionsi, a proposito, voi! Perchè non recensite dicemdomi
*legge sopra e si rende conto di non aver mai scritto delle note d' autore così lunghe :,)*