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Autore: La sposa di Ade    01/12/2012    4 recensioni
L' amore viene stroncato e tutto ciò che resta sono lenzuola macchiate di sangue.
La verità riemerge dal mare di bugie, respirando e uccidendo.
La paura brucia e annienta come il fuoco.
Il ghiaccio si scioglie e muore,scivolando tra le dita e bagnando visi.
Il dolore sferza i visi come vento in una tempesta.
La terra trema e abbatte i muri delle bugie, svelando dolorose verità.
Non si ha più paura del buio quando quel qualcosa che ci si nasconde sei tu stesso.
 
“Essere acqua e fluire fra le dita, essere aria e dare respiro, essere terra e donare vita, essere fuoco e ardere d’ umanità.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 11.
Epilogo.

Le sue braccia la abbandonarono e si sentì cadere, troppo presto arrivò l’ impatto con il terreno, perché non aveva neanche più la forza di stare eretta, il dolore le invase il busto con mille aghi roventi che penetrarono nella sua mente cancellando qualsiasi cosa che non fosse quella frustata di puro dolore, per un istante si dimenticò come vedere e come respirare, poi quando l’ aria tornò a circolare nei suoi polmoni un colpo di tosse accentuò ancora di più il dolore già forte alle costole. Si morse le labbra, senza sentire davvero quel dolore che in confronto al resto non era niente, non ce la faceva più, voleva chiudere gli occhi e abbandonarsi al nero ma il dolore le impediva di mettere a fuoco tutto ciò che non era quella sofferenza costante.
“Andy, che cosa…?” Nei suoi occhi chiari lo stupore aveva cancellato la rabbia e l’ odio.
“Ora basta Carolyn.” Il suo tono era duro eppure sembrava così stanco. Rimasero un poco in silenzio; Ether ad assorbire il significato di quelle poche parole, Andy a forzare la sua stessa mano . Poi inaspettatamente sul volto della ragazza si allungò un sorriso.
“Così hai deciso di stare dalla loro parte.” Le sue parole suonavano come insulti e nel sentire quella parole Andy fece una smorfia.
“Basta Carolyn.” Più di prima, le sue parole suonavano come il buio assoluto della notte senza luna.
“Vuoi farla davvero finita Andrew?” Un angolo delle sue labbra si sollevò ulteriormente. “Ma come puoi, se non riesci neanche a stringere la presa sul mio collo?” Una risatina le sfuggì dalle labbra mentre il ragazzo aggrottava le sopracciglia nel tentativo di forzare le sue dita a serrarsi sulla sua gola. Inclinò la testa verso di lui, insinuandosi ancora di più nella sua mente, sorrise ancora quando vide il suo corpo fremere e sentì la presa sul suo collo alleviarsi.
“No.” Abbassò la testa, lasciando che i capelli corvini gli coprissero il viso e gli occhi, non l’ avrebbe fatta entrare ancora.
“Tu sei già morto Andy, non puoi resistermi.” Disse lei con rabbia.
Nel frattempo Ash si era girato mettendosi in ginocchio per riprendere a respirare normalmente, il passaggio fuori dall’ ombra lo aveva distrutto. Qualsiasi cosa avrebbe voluto dire gli si bloccò in gola vedendo un rivolo rosso di sangue colare dal naso di Andy mentre la sua carnagione si faceva sempre più pallida. Vide Ether gemere quando la presa sul suo collo si fece più forte. Per la prima volta era bloccato, cosa avrebbe potuto fare? Chi doveva aiutare, un caro amico a cui –sbagliando- aveva nascosto una dolorosa verità, oppure la persona che gli aveva salvato la vita e che ora non aveva più niente dell’ amabile e insicura ragazzina che aveva conosciuto? Scostò lo sguardo e vide Jeremy che, di nuovo libero dal controllo di Ether, si era chinato sulla ragazza agonizzante prendendole il volto tra le mani accarezzandola nervosamente. Si alzò in piedi barcollante udendo dei passi che si avvicinavano velocemente, ci mancava anche quello, e non era giusto, non era giusto che dei ragazzini soffrissero in quel modo, si diresse a passo svelto verso la porta e praticamente nessuno si accorse di lui, neanche quando, una volta nel corridoio si chiuse la porta alle spalle. Spense la luce e attese.
Non ci volle molto perché due figure giunsero davanti a lui, senza vederlo.
“Fermi.” I due sobbalzarono non vedendo chi aveva parlato a causa della luce spenta. “Non andate.”
“Cosa…” Iniziò la ragazza mentre la sua voce di riempiva di un lieve panico.
“Ash?” Era astuto il ragazzo, sveglio, anche se la sua voce era difficile da dimenticare.
“Bravo hai indovinato, ora tornatevene a casa, da bravi bambini.” Il suo tono era pungente e agitato.
“Non possiamo, siamo arrivati fin qui per…”
“Per farvi ammazzare” La interruppe Ash con un tono così duro e convinto che fece correre i brividi sulle loro schiene.
“Non me ne voglio andare proprio ora che so di poter fare qualcosa per aiutare qualcuno a me caro.” Strinse i pugni ignorando il lieve dolore delle unghie sul palmo delle mani.
 Ci fu un istante di silenzio, in cui Alex inspirò profondamente e Ash li studiò per bene, riuscendo a osservarli anche con quel buio. Le sue labbra si allargarono in un lieve sorriso.
“Scommetto che lo senti, l’ odore del sangue trasportato dal vento, mi chiedo se tu riesca a capire anche la quantità.” Vide la smorfia sul viso del ragazzo ripensando per un istante alla grossa macchia a terra appena dietro di loro, alle profonde ferite non ancora del tutto rimarginate sulla schiena del ragazzo dai capelli rossi. In silenzio si avvicinò a loro e al contempo spostandosi sulla destra, fino ad appoggiarsi al muro.
“Alex.” Chiese la ragazza supplicandolo.
Ash scattò in avanti, colpendoli entrambi e spingendoli contro il muro opposto, percepì l’ impatto, ma fu lieve perché una grossa porzione di ombra dietro di loro si era appena aperta, sentì appena l’ urlo della ragazza e l’ imprecazione dell’ altro. Poi nel corridoio rimase solo lui.
“E sono stato anche bravo.” Sussurrò, sperando di aver fatto una buona cosa, almeno per questa volta.
 

“Ti ricordi come lavoravamo insieme?” La sua voce era debole e tentava in tutti i modi di muovere il busto il meno possibile, ma un live sorriso ebbe comunque la forza di increspare le sue labbra. Così un altro sorriso si rifletté sulle sue labbra.
Il senso di colpa lo invadeva combattendo e distruggendo qualsiasi altro sentimento che tentasse di entrare in lui, perché era stato lui a ridurla in quello stato, e tutto quello che poteva fare ora era semplicemente starle vicina e aspettare. Aspettare cosa?
Un gemito e Andy cadde in ginocchio con il sangue che colava copioso dal naso, Ether non distoglieva lo sguardo da lui, stava cedendo, lo sapevano entrambi che non sarebbe durato a lungo, le sarebbe bastato così poco…
Un calcio si abbatté sul suo volto facendolo finire a terra, agonizzante, con la testa nascosta nell’ incavo del gomito mentre altro dolore si insinuava nella sua mente.
Lili annuì, spostando lo sguardo preoccupata su Ether che si stava avvicinando. Si staccò quindi da lei voltando lo sguardo su Ether, stremato richiamò il poco di energia che gli rimaneva in corpo, stringendo con forza la mano di Lili che gli dava forza si concentrò e il terreno sotto i piedi di Ether mutò, creando una piccola fossa appena sotto il piede che stava per appoggiare per terra. lei si bilanciò in avanti e tentò di rimettersi dritta quando l’ altro piede urtò contro un blocco di dura pietra più alto del normale. Finì lunga distesa e subito dopo che si girò sulla schiena per riprendere aria radici di pietra si attorcigliarono sulle sue caviglie e sui polsi.
Ether urlò frustrata agitandosi, mentre Jeremy crollava sulla schiena, con la debolezza che si impossessava delle sue membra.
Gemendo Lili si avvicinò a Ether che tentava in tutti i modi di liberarsi, inutilmente, provò allora a riprendere il controllo della mente del ragazzo, trovandola una porta aperta, vi si insinuò ma non riuscì a fare nulla perché il corpo del ragazzo era talmente tanto stremato da impedirle di controllarlo.
“Merda.” Disse a denti stretti mentre il volto pallido e sofferente di Lili entrava nella sua visuale. Il suo sguardo scuro la fece sentire patetica, perché la sua espressione era così derisoria, ora che poteva prendersi la sua vendetta.
Faticava a respirare ma si sforzò per compiere un ultimo sforzo; chinò il suo viso sul quello di Ether lanciando un ultimo sguardo ai due ragazzi ancora a terra, quindi erano rimaste solo loro due. Appoggiò il suo volto al suo e con forza premette le sue labbra contro le sue, mentre contraeva i muscoli dell’ addome -tentando di ignorare le fitte di dolore lancinante- e l’ acqua si insinuava nella su bocca, 
riempiendole i polmoni e impedendole di respirare.
Mentre annegava le venne quasi da ridere, chi avrebbe perso? Lei, che aveva perso gli affetti e gli alleati, oppure lei, che li avrebbe persi da lì a poco?
Della vita ormai non le importava più molto, perché quella che aveva vissuto negli ultimi anni non era degna di essere chiamata vita, le uniche persone che vedeva erano ombre, nient’ altro che le ombre di un’ esistenza passata.
“No!” Una voce che Lili non conosceva, al contrario di Ether che per un momento provò un forte dispiacere per loro, le ferite dei due ragazzi che le erano stati vicini fino alla fine si sarebbero riaperte, si chiese se almeno Ash sarebbe riuscito a sopravvivere. Un gemito, poi il silenzio.
Aveva sempre pensato che affogare fosse una morte orribile, restare senza aria e sapere di non poter fare nulla per evitarlo mentre lo sconforto ti uccide più dell’ acqua che ti sta riempiendo i polmoni. I muscoli che lavorano per non farti respirare acqua, inutilmente.
Poi l’ ultimo istante, quello in cui il corpo ricerca l’ aria e si lascia libero passaggio alla morte, un ultimo spasimo scosse il suo corpo mentre un rivolo d’ acqua lievemente rosata colò giù dalle labbra fino a mescolarsi con quello già presente sotto di loro.
Si staccò da lei, sorvolando sui suoi occhi ora vacui, annaspando e trattenendo i colpi di tosse che minacciavano di farle provare altro nuovo dolore.
Respirare, doveva respirare, ma ormai anche quello si rivelava un’ impresa.
“Jeremy, ci siamo riusciti.” Alza lo sguardo dal pavimento grigio, trovando il ragazzo nella stessa posizione; una macchia di liquido cremisi si allargava velocemente sotto la sua schiena, tanto sangue, che si andava a unire a quello già presente per terra, i suoi occhi del colore della terra sono puntati su di lei, inespressivi, e quello le fa male, più delle costole rotte e della ferita sulla spalla bruciata.
“Jeremy!” Urlò debolmente, senza ottenere nessuna risposta se non una fitta al busto che le annebbiò la vista.
Le braccia non riuscirono più a reggerla e si ritrovò con il busto contro il freddo pavimento, un dolore continuo si irradiava sul suo torace, togliendole l’ aria e facendole colare dalle labbra altro sangue, rosso e denso. Tentò di respirare ancora ma il dolore la paralizzava, aste di metallo si serravano sulle sue tempie mentre il sangue invadeva il polmone ora bucato, le mancava l’ aria e ogni respiro le costava una fatica terribile, nonostante ora anche respirare le provoca dolore. Tentò di guardarsi un’ ultima volta intorno; c’era Ether, c’era Jeremy ed Ash, anche lui a terra con una macchia di sangue che si allarga sul fianco, anche il suo respiro è affannoso e anche lui si sente soffocare sempre di più a ogni respiro.
Ether li aveva aiutati ma ora l’ etere che era in loro stava morendo con lei, riportando indietro le ferite e i ricordi.
Non c’è nessun altro lì dentro, solo loro quattro. Lili si chiese se scivolare nell’ ombra basti per salvarsi la vita, lo spera, almeno per lui, per Andy che per un breve periodo aveva riempito il vuoto che si era 
creato in lei.
La testa è pesante e lei è stanca, stanca di combattere contro se stessa, non contrasta la pesantezza delle palpebre e lascia che gli occhi si chiudano e che un ultimo respiro le sfiori le labbra.
 

Caddero in un’ ampio spazio di cemento polveroso. Alex si rialza, aiutandosi con il muro lì vicino, si guarda intorno riconoscendo la casa fatiscente in cui erano entrati un attimo prima, si trovano sul retro e delle finestre rettangolari a pochi centimetri dal terreno danno sullo scantinato, quello in cui sarebbero entrati se solo Ash non li avesse fatti cadere nella sua ombra.
Dana si alza, tentando di raggiungere quelle basse finestre ma una stretta forte si avvolge sul suo busto, braccia fredde.
“No, Dana.” Il suo fiato le sfiora i capelli. “Non possiamo più fare niente.” La sua voce è triste, come il vento che gli ha portato il silenzio e l’ odore del sangue. A Dana cedono le gambe e non prova neanche più a trattenere le lacrime.
“Basta, basta.” Non voleva un’ altra morte, che sia per colpa sua o per qualsiasi altra cosa, non vuole più perdere le persone a cui tiene. Nessun calore, solo il gelo della morte la invade. Si ente a pezzi, rotta.
“Dana, andrà tutto bene.” Tentò di rassicurarla lui con voce tremante, mentre i battiti del suo cuore si facevanoo sempre più pesanti.
 

Un anno dopo:

8.01
Dana: Ehi, ma gg nn vieni?
Alex: No, sto male :(

8.18
Dana: Ma nn raccontarmi palle, lo so che hai fatto sega!
Alex: … :D

Dana rimise il cellulare in tasca insultando mentalmente Alex e il posto vuoto alla sua destra.
La lezione teorica di discipline geometriche era già iniziata da venti minuti buoni e già si sentiva il solito chiacchiericcio alzarsi, non dalle ultime file, bensì da tutta la classe. Erano ore in cui non era necessario seguire la lezione anche perché la professoressa la maggior parte delle volte era fuori dall’ aula.
 Dana osservò fuori dalla finestra, fissando con grande interesse le gocce di pioggia che colavano lungo il vetro, prestando però attenzione ai gossip che volano per l’ aula.
“Ehi, lo sai che dovrebbe arrivare un nuovo alunno?”
“Davvero?”
“Si, ho sentito dire dal preside che lo inseriranno nella nostra sezione.”
Dana si voltò attirata dalle voci dietro di lei, finalmente qualcosa di diverso.
“Come fai a essere sempre così informata?” Chiese la russa alla ‘ragazza dei gossip’ che le rispose con una semplice alzata di spalle mentre controllava la perfezione delle sue unghie. Capendo di non poter avere una conversazione anche vagamente interessante con le due ragazze si mette a fissare la porta, in attesa di veder spuntare il nuovo arrivato.
Ma chi vide spuntare fu semplicemente la schiena della sua professoressa, quella che si vantava di avere undici decimi di vista, e si mise a osservarla tutta impegnata a parlare, ma più che altro ad annuire ad una presenza che Dana non riusciva a vedere perché nascosta dalla porta.
Sbuffò annoiata e recupera dall’ astuccio gli auricolari attaccandoli al cellulare e infilandoseli nelle orecchie. Cerca in rubrica il numero di Alex e, pregando che i pochi soldi rimasti le bastino per la chiamata, schiaccia il tasto verde. Abbassa il volto, nascondendosi dietro ai lunghi capelli biondi, il rumore degli squilli l’ angoscia, come ormai le succede da un anno quella parte.
“Pronto!” La sua voce le arriva dritta alle orecchie, distendendole le labbra in un sorriso.
“Non sai che ti stai perdendo.”
“Cosa?”
“Ci sono una Barbie e un Ken incollati alla lavagna con delle foglie di fico nei punti strategici.”
“Mi prendi in giro.”
“No sono del tutto seria, e non ti immagini com’è la prof che ci sta facendo la lezione!” Si sentiva offesa, sapeva bene che il posto libero accanto a lei sarebbe rimasto libero, anzi, sarebbe rimasto vuoto. Un chiacchiericcio si alzò intorno a lei che si schiacciò le cuffiette in profondità per sentire meglio le lamentele e le imprecazioni di Alex. probabilmente la prof stava presentando il nuovo arrivato, ma in quel momento era troppo concentrata sulla voce arrabbiata di Alex per prestare realmente attenzione a ciò che stava accadendo intorno a lei.
“Vabbè, senti, abbiamo un compagno nuovo, questa è l’ unica news.”
“E chi sarebbe?”
“Non lo so, non è ancora arrivato. Oh, sta per ricominciare la lezione. Ti saluto.” Calcò in maniera esagerata su quella parola, buttando poi giù il telefono senza aspettare una sua risposta con grande soddisfazione. Respirò pesantemente sfilando dalle orecchie gli auricolari e attorcigliandoli meticolosamente attorno al telefono, quando alzò lo sguardo una macchia scura alla sua destra attirò la sua attenzione mentre l’ odore di pioggia e fumo di sigaretta si insinuava nel suo naso. Capelli corvini tagliati in modo che un ciuffo coprisse la sinistra del suo viso, un paio di sopracciglia piegate al’ insù sotto le quali un paio di occhi tendenti all’ indaco la osservavano divertiti, un angolo della bocca rivolta verso l’ alto metteva in risalto il piercing sotto il labbro sinistro e un segno chiaro che si vedeva a malapena contro la carnagione pallida che tagliava a metà la sua guancia raggiungendo quasi il labbro. Il ragazzo sembrava divertito dall’ espressione sconcertata di Dana allungò quindi la sua mano per presentarsi.
 “Come ti chiami?” Chiese lui con voce profonda e roca.
“Dana.” Rispose lei senza stringere la sua mano. “Tu?” Chiese con una punta di malcelato timore e sconcerto.
“Andy.” 

 

Finis.

Dopo aver creato il banner più bello che io abbia mai fatto sono anche abbastanza soddisfatta di questa breve long :)
Ero certa che avrei avuto un po' di tempo per rileggere pe bene questio ultimo capitolo e per pensare a cosa scriere qui, il fatto è che mi sono ritrovata alle 23:45 con niente di fatto, quindi  ho fatto tutto di fretta, sperando di rispettare la scadenza che mi sono imposta dell' aggiornamento ogni 5 giorni, ma non ci sono riuscita, peccato.
Non ho mai fatto finire in questo modo una storia (ma essendo questa una sorta di esperimento ho provato a fare delle cose diverse dal solito; prima di tutto le persone che si salvano sono più del solito, secondo non sono solita a lasciare una storia incompiuta), solitamente muoiono tutti, così non mi viene voglia di mettermi a scrivere un seguito che molto probabilmente mi ucciderebbe. Comunque, lo so che è assurdo, non credo neanche di poter rispondere a eventuali domande riguardo questo finale, inventate voi, ecco!
Ringrazio chi ha recensito fino a qui (Homicidal Maniac, Pendragon of the Elves, Alex Bright Skies (il cui nome mi ricorda tanto il nome di una band *-*)) e tutti i lettori silenzionsi, a proposito, voi! Perchè non recensite dicemdomi che questo è il peggior finale che io potessi scrivere cosa ne pensate in generale? (oppure odiandomi per aver fatto morire il vostro personaggio preferito? -Lo so che è Lili- ma avreste dovuto aspettarvelo ^^"). Mi bastano due paroline in croce, grazie a tutti.
*legge sopra e si rende conto di non aver mai scritto delle note d' autore così lunghe :,)* 
  
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