Questo capitolo lo dedico alla
mia piccola allieva. Con la speranza che anche lei, un giorno, possa trovare il
coraggio di pubblicare le sue storie.
Ti voglio bene Vale <3
Avanti e indietro, avanti e indietro.
Scott camminava per la stanza da ormai tre ore, cercando
senza successo di svuotare la mente e dormire.
La sua testa era stracolma di pensieri, mentre quella notte
si preannunciava molto lunga per il ragazzo.
Già si figurava la mattina dopo, con due gigantesche
occhiaie sotto gli occhi, mentre andava con i soldi da Alejandro, che teneva
per un braccio sua sorella.
Erano passati tre giorni da quando il rapitore l’aveva
chiamato e, in quel piccolo lasso di tempo, il ragazzo non aveva aspettato con
le mani in mano. Aveva seguito il piano di Gwen alla lettera: l’idea di
ricattare il rapitore con la madre di suo figlio, era semplicemente la cosa più
geniale che avesse mai sentito.
Per poco, si dimenticò persino il perché stesse collaborando
con Heather, finché non arrivarono due oggetti a ricordargli di Courtney:
La valigetta coi 500’000$ arrivo quel mattino; il rosso non
aveva mai visto così tanti soldi in vita sua, tutti quei bigliettoni gli fecero
brillare gli occhi al solo pensiero di come l’avrebbe spesa LUI tale cifra.
Quelle fantasie durarono fino al tardo pomeriggio di quel
giorno, quando arrivò il secondo oggetto:
Un biglietto, le cui lettere erano state ritagliate da vari
giornali:
PoRtA i SoLdI dOmAnI aLlE 15:30.
fAtTi TrOvArE aLl’InGrEsSo DeLlA fAvElA dI
ViDiGaL.
NOn FaRe ScHeRzI.
Quel biglietto, gli fece ribollire il sangue. Si immaginò la
faccia del latino, il suo fastidioso ghigno e la voglia di distruggere tutto
quello che lo circondava aumentava sempre di più.
- La favela di Vidigal è vicina al quartiere di Leblon. So
perfettamente dove si trova. – La voce di Heather, lo scosse dall’intenzione di
distruggere l’hotel.
Non ascoltò nient’altro Scott, se ne andò con passi pesanti,
per poi chiudersi nella sua camera.
Ora era lì, seduto sul bordo del letto, mentre si arrendeva
all’idea di passare la notte insonne.
Suo malgrado, cominciò a pensare alla sorella. Cominciò a
chiedersi se stesse bene, se le avessero fatto del male o peggio…
Più si auto-convinceva che la mora era forte e che era
ancora viva, più l’immagine del suo corpo senza vita prendeva forma nella sua
testa.
In un modo o nell’altro, quella testarda ragazza, era
l’unico parente che gli rimaneva. E sua madre gli aveva insegnato che la
famiglia, era una delle poche cose che valgono nella vita.
Toc toc.
Qualcuno bussò alla sua porta.
- Scott, posso entrare? -
Quella vocina, solo una persona aveva un timbro di voce del genere.
- Entra. –
Dawn entrò subito, in mano aveva un piccolo piatto con dei
panini.
- Non hai mangiato niente, e Gwen mi ha detto di portarti la
cena. – Raggio di luna appoggiò il piatto sul frigo bar, e così il rosso poté
osservarla meglio.
Indossava una maglietta a maniche corte, bianca e rosa, un
paio di pantaloncini rosa e i capelli erano legati in due codini, tenuti fermi
da due piccole mollette, anch’esse rosa.
Quella strana pettinatura, fece ricordare alla Iena una
ragazzina dai capelli rossi che aveva vissuto con lui all’orfanotrofio per tre
anni.
Il ragazzo prese un panino al tonno e cominciò a mangiarlo
lentamente, mentre la bionda curiosava intorno, con sguardo perso.
I sui grandi occhi, caddero sul comodino, dove la lettera di
Anabel era abbandonata lì, ancora chiusa.
- Non manterrai la promessa, vero? – Mormorò Dawn, mentre
prendeva la lettera.
- Non c’è niente per me lì dentro, mia madre ha solo
sprecato tempo. –
- Se l’ha scritta, ci sarà un mot… –
- E’ TROPPO TARDI!!! MIA MADRE DOVEVA PENSARE A SUO FIGLIO
PRIMA. SAPEVA CHE MI AVREBBERO ABBANDONATO I NONNI, MA A LEI NON è FREGATO
NIENTE. LEI E’ STATA LA PRIMA CHE MI HA ABBANDONATO!!! – Urlò Scott, interrompendo
il discorso di Raggio di luna. Un’irreale silenzio si creò all’improvviso,
mentre i due si esaminavano con lo sguardo.
- Posso leggertela io? – Quella domanda, prese di sorpresa
il rosso, che rimase con gli occhi sgranati per qualche secondo.
Boccheggiò per un po’, prima di sbuffare sonoramente e
annuire.
La ragazza gli sorrise, aprì in fretta la busta e cominciò a
leggere:
Caro piccolo mio,
Quando leggerai questa lettera, non sarai più il mio piccolo bambino, e
io non ci sarò più.
Ho voluto scriverti questa lettera, perché ormai so che non avrò mai il
tempo di raccontarti tutta la verità.
Voglio raccontarti tutta la storia che mi ha portato ad avere la cosa
più bella al mondo: te.
Avevo circa 20 anni, quando conobbi tuo padre. Per me fu amore a prima
vista. I giorni che passavo con lui erano i più belli della mia vita. Ma quel
sogno durò poco. Ben presto scoprì del suo matrimonio, e che io ero solo una
stupida amante. Per lui era tutto un gioco, e io dovevo sottostare alle sue
regole, purtroppo.
Faceva male, eppure mi andava.
O me o sua moglie.
Sai perfettamente chi scelse.
Io lo lasciai andare, sapevo che non poteva mai amarmi, che il suo
cuore apparteneva alla moglie. Credevo di lasciarmi alle spalle quella storia,
ma mi sbagliavo. Ero incinta, e anche se questo significava che ti avrei
cresciuto da sola, non abortii. Dopo nove mesi, finalmente venisti al mondo.
Eri semplicemente bellissimo, con quei tuoi grandi occhi grigi. Piangevi
sempre, solo quando ti avevo tra le braccia, mostravi il tuo splendido sorriso.
Ero l’unica a poter vedere il tuo vero Io, agli altri non lo permettevi. Eri
“la peste del vicinato”, l’incubo di tutti con i tuoi scherzi. Ma eri anche un
bambino tanto dolce. Mi ricordo ancora quando non sprecavi nessuna occasione
per regalarmi abbracci, carezze e parole dolci. Eri bello come tuo padre, ma
eri come me. Donavi il tuo affetto solo alle persone che se lo meritavano. Non
ho mai più sentito tuo padre. Sapevo che aveva una figlia, della tua stessa
età, di nome Courtney. Non te l’ho mai detto, perché sapevo che questo ti
avrebbe fatto soffrire, sapevo che non mi chiedevi mai di papà, perché altrimenti
entrambi ci saremmo messi a piangere senza motivo. Mi hai sempre trattato come
la tua regina. Mi hai fatto vivere gli anni più belli della mia vita, e per
questo ti ringrazio. Quando leggerai la lettera, non sarai più il bambino che
tra poco dovrò lasciare, ma un uomo. L’uomo forte e allo stesso tempo dolce,
che ho visto tante volte nei tuoi occhi. Voglio chiederti scusa, perché non ti
ho mai raccontato di tuo padre e di tua sorella. Sono una vigliacca, e nessuno
può dire il contrario.
So che i nonni, dopo la mia morte, non ti lasceranno niente, e ti
abbandoneranno da qualche parte. Ma io sono furba, tu lo sai bene. Qui sotto
c’è il nome di un conto svizzero, lì ci sono tutti i tuoi soldi. Mi raccomando,
spendili saggiamente. Spero solo che crescendo tu abbia perso le mani bucate
che avevi da piccolo. Ti voglio bene Scott, con tutta la mia anima, e te ne
vorrò sempre. Ricordati che sono sempre vicino a te, sono il tuo angelo
Custode. Ti auguro di vivere una vita felice, di trovare l’amore della tua vita, e provare
la gioia di diventare padre. Promettimi una cosa: Non prendere i sentimenti
come giocattoli, non fare lo stesso errore che fece tuo padre.
Fallo per me.
Addio
Mamma
Allegato alla lettera, c’era un biglietto con il nome del conto che la madre gli aveva lasciato.
Hope.
Speranza.
Scott guardò quel biglietto incredulo.
Era stato uno stupido, aveva sempre rimproverato la madre
per averlo abbandonato. Invece aveva pensato a tutto, e adesso si ritrovava con
chissà quanti soldi per le mani.
In quel momento, si sentì tremendamente in colpa.
- Tua madre ha ragione: fa male, eppure ci va. – Disse in un
sospiro Dawn. Quella frase, fu come un campanello d’allarme per il rosso.
- Come sarebbe a dire “ci va”? – Chiese il ragazzo,
alzandosi dal letto e avvicinandosi a Raggio di luna.
- Credo che tu sappia già la risposta… - Sussurrò la
ragazza.
Al rosso venne un nodo in gola.
Quegli occhi, così tristi e innamorati.
Il capo chino.
Il sorriso triste dipinto leggermente sul volto.
Aveva la stessa faccia di sua madre, quando una sola volta,
gli aveva raccontato del padre.
Quelle due donne erano così simili…
- Questo vuol dire che ti sei innamorata di me. – Ghignò la
Iena, giocherellando con il codino sinistro. La ragazza si ritrasse
velocemente.
- Saresti arrivato fino in fondo? –
- Credevo di averti già risposto. – Disse Scott, incrociando
le braccia al petto.
- Ma adesso devi dirmi la verità. Saresti arrivato fino in
fondo? – Ripeté Dawn, alzando la testa.
Cosa doveva rispondere?
La ragazza gli stava leggendo l’aura, ne era sicuro. Stava
ancora pensando a cosa risponderle, che la risposta uscì incontrollata dalle
sue labbra.
- No –
- Per te è ancora tutto un gioco? – Disse la bionda, avvicinandosi al rosso.
Anche questa volta, la risposta uscì incontrollata, mentre
il ragazzo stringeva a sé Dawn.
- Non lo so. – Soffiò sulle labbra di Raggio di luna, prima
di intrappolarla in un bacio passionale.
La ragazza lo allontanò velocemente, e ritornò quello
sguardo triste sul suo viso.
- è tutto ancora un gioco per te. – La bionda si allontanò e
andò verso la porta. I secondi che succedettero a quell’azione, furono dettati
dall’istinto della Iena. Le prese saldamente il polso, la fece piroettare un
paio di volte, prima di farla ritornare tra le sue braccia.
In quel momento, capì cos’era quel nodo in gola. Era una
risposta, che aspettava da troppo tempo di uscire.
Si avvicinò a lei, respirò profondamente il suo profumo, e
disse, ad un soffio dal suo viso:
- No. –
E la baciò, ma lentamente e con una dolcezza che non gli apparteneva.
Ben presto il bacio si fece più spinto, e le loro lingue cominciarono a
cercarsi, abbracciarsi, intrecciarsi tra loro.
Si staccarono dopo un po’, ma la distanza tra i due fu
subito annullata da Dawn, che gli gettò le braccia al collo, e lo fece quasi
cadere all’indietro.
Scott riprese la situazione in mano, spinse la ragazza fino
a bloccarla tra la porta e lui.
Con la mano cercò a tentoni la chiave e la fece girare
velocemente, mentre si dedicava a ricoprire di baci il collo della bionda.
Un leggero clic, fece incurvare le labbra del rosso.
Nessuno li avrebbe disturbati, quella volta.
Il ragazzo scese con le mani, arrivando al fondoschiena e
sollevandolo lentamente. La ragazza, alzò le gambe, ancorandosi al suo bacino,
sempre senza lasciare le labbra della Iena. In un attimo, si ritrovarono stesi
sul letto. Continuarono a baciarsi, mentre Scott le tolse la maglietta, la
ragazza era passata a dargli piccoli baci sul collo.
Raggio di luna ci stava prendendo gusto, e questo al ragazzo
piaceva da matti.
Approfittò dell’occasione, per toglierle i pantaloncini e
sfilarsi la sua maglia, che caddero da qualche parte nella camera. I due si
concessero qualche attimo per ammirarsi. Raggio di luna era sicura di non aver
mai visto un ragazzo tanto bello.
A pensarci bene, Dawn non si era mai fermata a osservare i
ragazzi.
Sentiva un calore invaderle il corpo e la paura che aveva
avuto all’inizio, sembrò svanire quasi del tutto.
Il rosso non ce la faceva più, era al limite. Appena riuscì
a sganciarle in reggiseno, cominciò a torturarle il seno, mentre le sue mani
giocherellavano con l’elastico degli slip e dei suoi boxer, ormai troppo
stretti per tenere a freno la “bestia” che fremeva di uscire.
Raggio di luna gli prese le spalle e l’allontanò dal suo
corpo.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, in segno di disappunto.
L’aveva interrotto proprio sul più bello.
- Ho paura. – Sussurrò la ragazza, girando in viso
dall’altra parte.
La Iena le prese il viso tra le mani, costringendola a
guardarlo negli occhi.
- Farò piano ok? Tu devi solo rilassarti, altrimenti
sentirai più dolore. – Si separò da lei, armeggiò dentro il primo cassetto del
comodino, e andò in bagno. La bionda lo vide ritornare poco dopo, completamente
nudo.
Arrossì violentemente, e questo fece ridere Scott, che
ritornò sopra di lei, togliendo l’ultimo indumento rimastole ancora addosso.
- Dovresti aprire le gambe. Sai, non sono il mago Houdini. –
Quell’affermazione, fece ridere Dawn, che titubante aprì le gambe.
Il rosso si posizionò tra di esse, mentre cominciava a
prepararla.
Prima uno, due e poi tre dita cominciarono a esplorare posti
della ragazza sconosciuti a qualsiasi ragazzo fino a quel momento.
Era una situazione fastidiosa, ma tremendamente piacevole.
Quando Raggio di luna inarcò la schiena dal piacere, le dita della Iena
uscirono da lei, mentre la sua mano destra, andava ad intrecciarsi con quella
della ragazza.
- All’inizio farà male, ma non potrò fermarmi. Durerà poco,
ma devi resistere. –
La bionda annuì lievemente, e la Iena cominciò ad entrare in
lei, lentamente.
Dawn riusciva a sentire solo una cosa.
Dolore.
Solo e puro dolore.
- Ti prego basta. – Pianse la ragazza, ma il rosso non si
fermò, la baciò dolcemente, mentre la tranquillizzava tra un bacio e l’altro.
- Tra po-co n-non senti-irai pi-ù nien-nte, fid-tati –
Ansimava Scott, ormai al limite.
Il dolore cominciò ad affievolirsi, facendo spazio a
qualcos’altro.
Piacere.
Puro e fantastico piacere.
Quando Dawn cominciò a rilassarsi, il ragazzo poté
finalmente dare sfogo a tutta la sua energia, incanalata dentro di lui fino a
quel momento.
Quando anche l’ultima stella scomparve dal cielo, i due si
accasciarono sul letto, rossi in viso, stanchi ma felici.
Raggio di luna gli diede un lieve bacio sulle labbra, prima
di crollare dal sonno, seguita ruota da lui.
Angolo Dell'Autrice:
Be', che dire, credo che moltissime persone aspettassero questo momento no?
Scott: SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quanto entusiasmo!!!!
Scott: Senti, una scopata e pur sempre una scopata...
La finezza l'hai mandata a quel paese eh?
Scott: Proprio come hai fatto tu.
Lasciamo perdere.
Credo che questo capitolo sia tremendamente OOC da entrambe le parti (T.T) ma non ne sono sicura...
Quindi rispondete tutti:
Secondo voi, ho mantenuto l'IC dei personaggi in questo capitolo si o no???
Aspetto con ansia la vostra risposta.
Ho deciso di dedicare questo capitolo alla mia allieva Vale,
perchè è proprio lei l'autrice della frase "Fa male,
eppure mi va", che ha contribuito allo sviluppo di questo capitolo
GRAZIE MILLE VALE!!!! <3
E con questo vi saluto.
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam