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Autore: sexy styles    01/12/2012    2 recensioni
Beatrice, sedici anni. Figlia unica e senza amici. Pensa che gli amici non esistono, perchè quelli veri sono sinceri, sempre disponibili e per vederti sorridere farebbero qualsiasi cosa. Non crede nemmeno nell'amore. Ma un incontro, intrecci amorosi e nuove amicizie, le faranno cambiare idea. Ma cosa accadrà, quando scoprirà che il suo migliore amico ha una malattia letale?
«Tra il sorriso e il pianto, io scelgo il sorriso; non perchè io abbia solo motivi per ridere, ma perchè sorridendo non penso ai motivi che avrei per piangere.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE.


 


 

Com'era il detto? Il buongiorno si vede dal mattino? A me basta andare in bagno,guardarmi allo specchio e capire che sarà una giornata del cavolo. Quindi credo che non sarà poi tanto un "buon giorno".
Non faccio neanche colazione e esco di casa urlando.
- Mamma vado a scuola!
Prendo lo zaino buttato vicino il portone principale e esco.
Percorro quel viale freddo e bagnato dalla ghiaia che lo rendere più brillante,in un certo senso.
Abito non molto distante dalla scuola,basta uscire dal boschetto ed eccomi qui,davanti la scuola.
Per fortuna oggi vado da papà!
Mi siedo sulla panchina vecchia sotto l'albero vicino il cancello e caccio dallo zaino il libro di latino per ripassare, anzi studiare, dato che il giorno prima non lo avevo fatto.
- Non si saluta?
Dalla voce poteva essere solo lui. Louis.
Non alzo lo sguardo dal libro per non guardarlo.
- Cosa vuoi?- dico scocciata.
- Sei maleducata, neanche mi dici buongiorno.
Sbatto il libro e guardo con aria seccata il ragazzo.
- Ma sei nato per rompermi le scatole? Oggi non ho proprio voglia di sentirti,Tó! - non gli do neanche il tempo di rispondere che andai correndo verso la classe.


Ed ecco quel suono dolce squillare.
Si va in campagna!
Solo cinque chilometri, vicino insomma. Torno a casa correndo,prendo la bici mezza rotta buttata a mo' della signora Fletcher e mi incammino verso papà.
Cosa darei per rimanere a vivere col mio migliore amico, dispersi nel verde della campagna senza traccia di umano intorno. Mi piace quel posto. Mi piace proprio tutto.
Non credo che sappia del mio arrivo,papà, quindi sarà un sorpresa. Non vedo l'ora!
In men di dieci minuti ero già arrivata.
Scendo la stradina che mi porta dritta a casa e appoggio la bici davanti il garage senza far rumore. Mi è mancato questo posto,tre mesi senza papà sono stati terribili.
La porta era chiusa..
Può solo significare che papà è uscito.
Mi giro di scatto. Avevo sentito il cavallo grugnire.
Allora papà c'era!
Corro dietro la casa per arrivare alla stalla ed entro dentro chiamando papà.
- James? Jam sei qui? Papà?
Arrivo davanti alla porta per aprirla ma mi viene a finire in faccia!
Cado all'indietro gemendo dal dolore.
- Che male!
- Oh scusami tanto, ti sei fatta male?
Dice uscendo un ragazzo dalla stalla.
- No guarda, sono accasciata per terra perché l'erba è morbida. Certo che mi sono fatta male,stupido!
- Ti aiuto ad alzarti.
- Non mi serve il tuo aiuto.
Ma un momento.
Lui chi era? Mai visto prima d'ora.
- E tu chi sei?
- No aspetta,chi sei tu.
- Ti ho fatto prima io la domanda,rispondimi!
- Non posso parlare con gli sconosciuti.
- L'unico sconosciuto qui sei tu! Dimmi chi sei.
- Io lavoro per il signor Aharon,tu chi sei?
- Sono sua figlia.
- Ah non lo sapevo..
- E ora lo sai.
- Comunque piacere, io mi chiamo Harry.

Dice il ragazzo dai capelli ricci levandosi un guanto e sorridendo amichevolmente.
Non ricambiai il sorriso.
- Beatrice.
Mi faceva male la testa,che botta terribile.
- Fa ancora tanto male? Entriamo dentro,ti metto del ghiaccio.- conclude vedendo che mi accarezzavo la testa.

- Casa dolce casa..
Sussurro tra me e me.
- Vado a prendere il ghiaccio nel freezer, siediti pure.
- Guarda che questa è anche casa mia.
Non mi aveva sentito
Mi allungo sul divano e mi addormento.


- Sh si sta svegliando..
Quella voce.. Calda e profonda..
- Papà!
- Piccola mia.- mi dice prendendomi dal divano e abbracciandomi forte a se.
- Mi sei mancato per tutta l'estate.
- Anche tu a me.
Mi sorrise. Lui è bellissimo.
- Come stai?- dice accarezzandomi il viso e guardandomi la testa.
- Dopo la botta non lo so più.
- Non volevo farlo.. Scusa..
- Tranquillo Harry, è tutto ok.
Si certo, dagli retta.
- Signore, io devo tornare a casa..
- Certo Harry, vai pure, ci vediamo domani.
- A domani. Ciao..- disse rivolgendosi a me guardandomi con aria da innocente.
- Andiamo anche noi, Beatrice.

- Papà, chi è Harry?
- Perchè? Ti piace?
- No. Smettila.
- Sicura?
- Papà!
- Hahaha, scusa.. Comunque, è il figlio dei nostri vicini di casa.
- Vicini di casa?
- Si. Si sono trasferiti giù alla valle due mesi fa. Non saremo più soli!
Ma era questo che temevo: non essere più soli.
Papà si accorse che la mia espressione da 'se sei felice e tu lo sai batti le mani' cambiò totalmente in disagio.
- Tutto bene, Bè?
Chiudo i pugni e sbatto le bani sul tavolo facendo saltare la minestra dal piatto.
- Non chiamarmi Bè!
Odio quando mi chiamano Bè o Bea. Sembra i verso della pecora! Io ce l'ho un nome, B E A T R I C E, costa tanto chiamarmi così?
   
 
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