Di
giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.
Di
notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.
Ci
prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignità.
Usaci
pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.
Tolto
tutto il male, muori
Quando
vivi all’inferno ma non sei un dannato ti fai molte domande.
Chi
è stato ad aiutarti? Dio? Il destino? O una qualsiasi forza
superiore?
Il
mio caso è molto diverso.
Non
ho mai avuto fiducia negli angeli custodi, ma mi sono dovuto ricredere,
anche
se Sasuke non ha le ali e assomiglia molto di più a un
demonio.
-
I will never let you fall -
Chi
torna senza soldi
riceve un sacco di botte.
Chi
non consegna
tutti i soldi riceve un sacco di botte.
Chi
guadagna più
soldi mangia di più.
Le
regole sono poche
e facili da comprendere: si basano sui soldi e sulle botte, non ci si
può
sbagliare. Nonostante ciò c’è sempre
qualcuno che sgarra e che poi se ne pente:
di solito a provarci sono gli ultimi arrivati, che non sanno ancora
come
funziona questo posto, ma perfino quelli che sono qui da anni non
possono
soffocare l’istinto della vita. È
l’istinto di un uomo che sta per affogare e
cerca disperatamente ossigeno. Anche se è solo una molecola,
non importa: basta
sopravvivere un secondo in più.
Fino
a poche
settimane fa c’era un tipo, Kiba, che voleva a tutti i costi
scappare da questo
tugurio e tornare a casa. Per farlo gli servivano molti soldi e lo
sapeva.
Lo
vedevo sempre,
mentre scendeva dall’auto di un cliente, guardarsi intorno
con occhi ansiosi e
infilarsi qualcosa in tasca, nelle mutande, dentro un calzino. Forse
qualche
volta ce l’ha fatta, ma dopo essere stato sorpreso a rubare
un paio di volte le
guardie hanno iniziato a perquisirlo tutti i giorni.
Sapeva
di non
potercela fare, ma aveva bisogno di provarci per convincere se stesso
di non
aver perso la speranza. Ogni tentativo era più fiacco del
precedente, ogni
colpo ricevuto era più debole del successivo, i suoi passi
andavano verso un
fine che era anche la fine. Quando
è
successo non ero nella sua stessa zona, ma Hinata mi ha rassicurato:
non c’era
stato nient’altro che un calcio che aveva sbagliato
traiettoria. È morto in
pochi minuti e il suo cadavere probabilmente sta ancora marcendo in
fondo a un
cassonetto, ricoperto da rifiuti e spazzatura.
Gli
occhi bianchi di
Hinata ora sono più vuoti di prima.
La
sua cecità,
secondo le assurde regole del posto in cui viviamo, di norma
è un bene: non
vede gli uomini che la spogliano e può guardare tutto quello
che vuole, anche
quello che non esiste. Tuttavia credo che non dimenticherà
mai il rumore che ha
fatto la testa di Kiba mentre si schiantava contro la punta di ferro di
uno
stivale, nemmeno se non è stata costretta ad assistervi con
gli occhi.
Partecipare con il cuore fa sempre più male.
Lei
e le altre
ragazze sono quelle maggiormente danneggiate da questa situazione:
spesso i
clienti non usano preservativi e chi rimane incinta viene picchiata
finché non
perde il bambino. A volte perdono anche la vita.
Ino
è morta così e
Sakura ha pianto immersa nel sangue della sua migliore amica per ore,
poi
l’hanno presa a calci perché non si era ancora
preparata per andare a battere e
allora si è alzata. Quando è tornata il cadavere
non c’era più, ma la macchia
rossa per terra sì e ha dovuto raschiarla via con le unghie,
perché si
allargava proprio nel punto in cui ogni notte si riposa dagli incubi
del
giorno.
Dorme
sul pavimento
perché i letti sono solo dieci e spettano a chi guadagna di
più. Sakura non è
brava a fare la puttana ed è stata costretta a procurarsi
una vecchia coperta,
ma qualche tempo fa qualcuno gliel’ha rubata e ora deve
stendersi sulle
mattonelle. Sono sporche e fredde e i suoi vestiti sono talmente
usurati da non
bloccare nemmeno il più lieve soffio di gelo. I corpi
coricati accanto a lei,
ammassati perché lo spazio non basta, non riescono a
scaldarla.
Ha
preso la
polmonite, ma non lo sa e Sasuke mi ha spiegato che non devo dirglielo
se non
voglio farle ancora più male. Ora ha lo sguardo sempre fisso
nel vuoto e
sorride in continuazione, e quando morirà probabilmente non
se ne accorgerà
nemmeno. Secondo me è da qualche parte nella sua testa con
Ino e non tornerà
più, nemmeno per dirmi addio, ma almeno non soffre.
Sasuke
mi rimprovera
quando piango per lei, perché potrei essere nella sua stessa
situazione e perché
qui dentro non bisogna contare su nessuno. Dice che tutti pensano per
sé e che
quindi non devo fare affidamento nemmeno su di lui, dato che potrebbe
voltarmi
le spalle in qualsiasi momento.
Io
so che non è vero: Sasuke mi salva ogni notte.
È
arrivato qui molto
prima di me e sa bene come funzionano le cose: più clienti
ti fai, più vita
perdi. Vediamo insieme ragazzi e ragazze che giorno dopo giorno non
diventano
altro che fantasmi di loro stessi, ma vanno avanti perché
perfino un’esistenza
miserabile come la nostra ci appare una prospettiva migliore della
morte.
L’unico
che sembra
non risentire di tutto questo è Sasuke: secondo lui ci
riesce perché è una
persona forte, secondo me perché ha qualcuno per cui
sopravvivere.
Io.
Se
glielo faccio
notare si arrabbia e allora sto zitto. Non posso neanche ringraziarlo,
perché
lui dice di non farlo per me, ma per se stesso. Ci troviamo in una
dimensione
parallela così lontana dalla realtà che pensare
all’amore è impossibile, quindi
non l’ho nemmeno preso in considerazione; in fondo credo che
nemmeno lui sappia
perché mi protegge.
Ogni
sera corrompe le
guardie con un pompino per convincerle a mandarci nella stessa zona e
funziona
sempre: questi uomini sono così stanchi di guardare il sesso
da essere pronti a
chiudere un occhio per averne un po’ anche loro. Mi fanno
schifo ma ci servono,
quindi nei rari momenti in cui riesco a farlo scaglio contro di loro un
sorriso
falso quanto l’amore che vendiamo.
Quando
ci scaricano
in un vicolo, a gruppi di tre o quattro persone, si appostano
lì vicino e
controllano che i clienti non ci portino via: solo sveltine in
macchina, non si
arrischiano a farci allontanare. Moriamo come mosche per le malattie
veneree,
per il freddo, per le condizioni igieniche disastrose, quelli che non
ce la
fanno più riescono a crepare perfino per disperazione. I
nostri guardiani non
possono permettersi di perdere altri ragazzi, non quando ne trovano
ogni mese
almeno un paio appesi al soffitto del bagno.
Io
rimorchio un sacco
di uomini, ma Sasuke ne attira molti di più. I pantaloni di
pelle nera e le
maglie stracciate che ci costringono a indossare lo fanno sembrare un
modello,
anche se non è nient’altro che una puttana,
proprio come tutti noi.
Quando
un potenziale
cliente si ferma davanti a me, il cuore si arresta a entrambi.
«Quanto
vuoi?»
La
domanda è sempre
quella, ma non rispondo mai. Sasuke mi spinge via prima ancora che io
possa
aprire bocca e guarda l’uomo dritto negli occhi. In quei
momenti smette di
essere una persona e diventa un niente.
«Prendi
me» dice
solo. Di norma si tratta di un rifiuto sociale di mezza età,
che ci fissa
entrambi per qualche secondo ma che poi fa spallucce e se ne frega. Fa
salire
Sasuke, lo scopa, lo paga, si dimentica di noi e torna dalla moglie.
Se
siamo sfortunati,
il cliente non si fa convincere tanto facilmente.
«Voglio
quello» si
intestardisce. Io guardo i nostri aguzzini e spero che non notino nulla
di
strano, altrimenti sono botte per tutti e due.
Sasuke
digrigna i
denti. «Io lo faccio senza preservativo» sputa. Se
l’uomo non sembra persuaso,
aggiunge: «Allo stesso prezzo».
A
questo punto
accettano tutti. Di solito una scopata senza profilattico costa il
doppio della
tariffa normale e un affare così non se lo perde nessuno,
soprattutto perché
Sasuke spesso esige cifre assurde. Molte volte perfino io sono rimasto
sbalordito dai soldi che quella gente è disposta a sborsare
per averlo appena
una ventina di minuti.
Quando
un cliente,
invece, si ferma davanti a lui, Sasuke mi lancia un’occhiata
e io capisco
subito. Mentre sale sull’auto mi sento il più
grande figlio di puttana del
mondo, ma obbedisco al suo sguardo e mi nascondo, cercando di rendermi
invisibile finché lui non finisce il lavoro e prende i
soldi. Poi torna da me e
mi fa segno di avvicinarmi, perché se i guardiani mi vedono
in disparte per
troppo tempo mi prendono a calci.
Verso
le cinque del
mattino ci caricano sul furgone e appena arriviamo a casa dobbiamo
consegnare i
soldi ricevuti. Ovviamente non guadagno mai niente, ma Sasuke mi
dà il minimo
indispensabile per evitare che io venga picchiato; il resto lo tiene
per sé,
perché vuole essere tra i dieci che ogni notte hanno diritto
a uno dei letti.
Mi fa dormire con lui, dalla parte del materasso adiacente al muro,
così se
qualcuno si avvicina a noi non può comunque raggiungere me.
I
dormitori hanno una
sola uscita e le finestre sono così in alto che non
riusciamo nemmeno a
guardare fuori: l’unica porta è controllata
solamente dall’esterno e anche se
gridiamo non accorre nessuno. Le ragazze vengono stuprate ogni notte,
così come
molti dei ragazzi più piccoli, e anche i pochi averi che
ognuno di noi possiede
vengono rubati di continuo. Siamo bestie a immagine e somiglianza di
quelle che
ci tengono qui, ma nessuno potrebbe biasimarci.
Sasuke
ha spezzato il
polso a uno stronzo che aveva cercato di violentarmi e gli ha buttato
giù metà
dei denti. I pompini poteva farli lo stesso, ma la mano era quella con
cui
tirava le seghe: un guardiano si è incazzato con Sasuke e
gli ha incrinato tre
costole con un calcio in pieno petto. Da quel momento però
nessuno ha più
tentato di avvicinarsi a me.
Non
capivo cosa lo
spingesse a salvarmi, dal momento che lui mi ripeteva sempre che per la
sopravvivenza si lotta da soli; la prima teoria che formulai era
così stramba
che gliela dissi.
«Non
vuoi che gli
altri mi scopino perché vuoi scoparmi tu?»
In
realtà non mi
aveva mai toccato, anche se condividevamo il letto ogni notte.
Lui
mi aveva risposto con uno sguardo stanco e un sorriso amaro.
«Faccio
così tanto
sesso che non vorrei farlo più per il resto della mia
vita.»
Io
continuavo a non
capire ma desideravo almeno provarci, come se tentare di comprenderlo
potesse
essere una sorta di ringraziamento per tutte le volte in cui mi aveva
strappato
alla morte dell’anima.
«E
allora perché ti
prendi tutti i miei clienti?»
Lui
aveva alzato le
spalle. «Se guadagno tanto mi danno più
cibo.»
Non
ci ho mai
creduto. Le porzioni che ci consegnavano erano misere, ma
l’altrettanto misero
extra che gli spettava per i soldi ricevuti lo divideva con me e ancora
non ci
bastava. Se fosse stato appena un po’ più magro le
sue costole sporgenti
avrebbero pugnalato a morte gli uomini che lo fottevano. Fantasticavo
spesso su
quest’idea.
«E
poi lo faccio per
le sigarette.»
Quello
era
decisamente plausibile; ogni tanto il capo del nostro giro di
prostituzione
incentivava la sua merce più redditizia con una piccola
cifra, appena qualche
yen, e Sasuke con quei soldi si faceva procurare delle sigarette da un
guardiano.
Era
il suo unico
vizio: avrebbe potuto acquistare qualcosa da mangiare per me o per se
stesso e
invece si faceva comprare un pacchetto di Marlboro. Lo vedevo fumarne
una dopo
l’altra, meticolosamente e con una foga disperata,
finché non ne rimaneva
nemmeno una.
Gli
piaceva così
tanto che non riuscivo a capire come mai non se le facesse durare un
po’ di
più. Quando rispose a questa domanda desiderai non
averglielo mai chiesto.
«Perché
potrei morire
domani e allora rimpiangerei di non averle finite quando avrei
potuto.»
Il
mio sguardo doveva
essere decisamente turbato, perché aggiunse una frase che
secondo lui sarebbe
dovuta assomigliare a quelle che, fuori dalla nostra prigione di
specchi,
avremmo chiamato battute.
«E
poi tu non fumi.
Se schiattassi andrebbero sprecate e io avrei venduto il culo per
nulla.»
Mi
piacque pensare
che, per lui, tutto ciò che si trovava al di fuori di noi
due non era niente.
Ma probabilmente lo aveva detto perché mi riteneva
l’unico contatto umano che
aveva lì dentro: considerava tutti gli altri, compreso se
stesso, inutili negazioni
di vita.
Forse
lo erano, ma
probabilmente io non facevo eccezione. A forza di stare con i morti
stavo
morendo anche io, e me ne accorgevo mano a mano che vedevo gli occhi di
Sasuke
spegnersi ogni giorno di più.
Morivo
con lui, e mi
piaceva.
Note
burocratiche:
Questa fan fiction si è classificata prima al concorso Naruto… all star! indetto da Shark Attack e sta partecipando al contest La speranza vive in una creativa realtà indetto da HopeGiugy sul forum di EFP.
Note
dell’autrice:
Innanzitutto
sono
ancora sconvolta dal bellissimo giudizio della giudice *_* Poi sono in
crisi perché
a questa storia ci sono affezionata ma mi ha fatto impazzire per
scriverla. Dura
solo tre capitoli e io ho già in mente uno spin-off, e
questo è molto male
perché è improponibile scrivere ancora su
‘sta fan fiction. È un parto mentale
e quasi fisico.
Bon,
drammi personali
a parte spero vi sia piaciuta e imploro un commentino, giusto per dirmi
di
darmi al paracadutismo senza paracadute, ci tengo molto a sapere cosa
la gente
pensa di ‘sta roba >.<
Grazie
della lettura e buona serata! :) Ci vediamo la settimana prossima per
il
secondo capitolo.
shirangel