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Autore: Aurelia major    19/06/2007    1 recensioni
Sette storie, sette amiche, sette persone che per un lasso di tempo hanno diviso ogni cosa. Il tempo ha cambiato tutto e l'io narrante a ritroso ripercorre la loro vicenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Parte III

I’m going slately mad

 

 

Nina

 

Siamo qui per discutere e presumibilmente per chiarirci una volta per tutte. Prima però si dovrebbero espletare i soliti convenevoli.

Come stai?

Come va il lavoro?

Come ti trovi nell’ennesima città straniera dove hai riparato?

Perché ti pesa tanto stare qui?

Dovrei fargliele queste domande, salvo l’ultima probabilmente, perché ho paura di quel che potrebbe rispondermi. Ma sono leciti certi salamelecchi sol perché è da tanto che non ci vediamo? Lisa non è distaccata come Giò, ma riesce lo stesso a tenerti fuori se le gira e in questo momento non mi pare affatto disposta a cedere ai dettami della buona educazione. Se mai lo è stata.

Pure, tutte ‘ste seghe mentali da parte mia sono completamente inutili, poiché non mi permette di parlare, né da il tempo materiale a Giò d’aprire bocca.

"Come se la passa Nina?" Spara all'improvviso, come se niente fosse, come se non sapesse tutto quel che c’è dietro. Invece ne è al corrente, anche se non di prima mano. In effetti lei non c’era quando accadde, noi sì. Era ad Amsterdam durante le angosciose settimane del dopo, a differenza di tutte, che in quel momento riuscimmo a sorvolare sui rancori e gli screzi per riunirci al suo capezzale e starle vicino. E non c’era neppure il giorno in cui tutta questa maledetta storia prese avvio. Perché al matrimonio si rifiutò categoricamente di venirci, dando corpo al desiderio segreto di tutte noi. Già, nessuna avrebbe voluto udire quel "sì, lo voglio", ma ci andammo lo stesso, per lei, per Nina, anche se ciascuna paventava il disastro. Ancor oggi mi chiedo se quel gesto da parte di Lisa fu puro menefreghismo o limpida onestà. Del resto, visto com’è finita poi, non avremmo potuto essere più lungimiranti. E a dire il vero sia io che Carmen fin dal debutto di Max in veste di fidanzato avevano espresso a Nina tutti i nostri dubbi in merito, per tanti motivi. Perché non era il momento, perché si ci stava impegnando solo per fare un dispetto al suo ex, per il quale provava ancora sentimenti profondi, e soprattutto perché quello lì veniva da un retaggio sospetto, benché facesse tanto il progressista.

"Campagnolo." Era il commento più benevolo tra noi e, con tutto il rispetto per i coltivatori diretti, l’aggettivo veniva usato per descrivere la mentalità arretrata che accomunava lui e la sua famiglia. Nina era uno spirito libero, figlia unica, coccolatissima dai suoi e soprattutto aveva una libertà che molte neppure si sognavano di chiedere. Perché accidenti a lei si stava ficcando dritta, dritta in quel trappolone?

La risposta sta tutta della sua incorreggibile testa dura. Eh sì, perché più noi, la famiglia, gli amici e chiunque ci avesse confidenza, le ripetevamo che quello non era affatto il ragazzo giusto, più lei s’imputava. Come un cavallo a cui si sia messo il paraocchi, non vedeva altro. O, per meglio dire, il suo intento primario era quello di assistere al solo spettacolo del suo ex che alla vista di lei felice con un altro fosse preso da una sincope.

Il resto lo reputava secondario. E per arrivare a questa magra, infantile soddisfazione si è rovinata la vita. Forse Francesca non è completamente nello sbaglio quando afferma che l’idiozia di Nina è ancora più grave visti i risultati. Effettivamente, paradosso amaro della sorte, lo sfizio di questo acre compiacimento Nina non se l’è mai tolto, né credo se lo toglierà mai. Ma, se pure fosse accaduto? Avrebbe cambiato di una virgola lo scorrere degli eventi? Non credo, e così, di sbaglio in sbaglio, ora si ritrova segregata, vessata dal marito e dalla di lui famiglia, con due bambini piccoli, nessuna prospettiva lavorativa e un tentato suicidio alle spalle. Il quadro della disperazione già così allestito ne avrebbe d’avanzo, ma c’è di più, poiché al peggio non c’è mai fine. Ché la madre di Nina è morta tre anni orsono e suo padre si è presto risposato con la donna che all’inizio si limitava a tenergli pulita la casa. Non sono razzista, né considero una minaccia le donne dell’est europeo, ma resta il fatto che ora l’ex badante sia diventata signora e padrona, oltre che incinta e che Nina, se volesse riparare tra le paterne mura, non può più.

Un vicolo cieco.

Lisa è al corrente di tutta la situazione, benché se ne sia bellamente fregata fino alla provocatoria domanda appena postaci.

Ricordo che, finché la storia di Nina con Max rimase tale, non espresse mai opinione in merito, salvo per sfottere. Poiché quando lui veniva a prenderla direttamente dal lavoro, arrivava fuori dai cancelli del liceo nella sua tenuta da idraulico. Al che Lisa cominciava ad urlare: Ninààààààà è arrivato Mario Bros!

Non lo teneva particolarmente in simpatia, ma neppure lo osteggiava apertamente come me e Carmen, senza contare Giò che gli faceva ogni sorta di gratuito sgarbo. Ad ogni modo, quando poi, non più due anni dopo il diploma, seppe degli sponsali all’orizzonte, allora abbandonò il suo abituale menefreghismo e andò direttamente a casa della futura sposa per afferrarla alla collottola e chiaramente dirle che stava facendo la cazzata più grossa della sua vita.

Continuò a ripeterglielo prima, durante e dopo, ribadendoglielo incessantemente ad ogni occasione e senza nascondersi dietro un dito. Stava dando voce all’opinione di tutte, opinione che ognuna con modi e tempi diversi confidavamo alla promessa sposa sperando di dissuaderla. Ma niente avrebbe potuto fermarla, tanto che quando persino Lisa se ne persuase, la mandò affanculo e si rifiutò d’averci più contatti.

Forse la sua reazione fu troppo dura, del resto non si poteva negare che Nina si stesse scavando la fossa con le sue stesse mani.

In ogni caso ritengo, a torto o a ragione, che chi come Lisa, non era presente ad offrire manforte al momento opportuno, non ha il diritto di gettare fango sugli altri. Magari abbiamo sbagliato, magari non abbiamo avuto la forza, la costanza e l’interresse necessario per aiutarla come dovevamo, ma noi c’eravamo porca puttana!

Eppure Lisa si sente lo stesso in diritto di farci questa domanda come se ci fosse stata, come se lei stessa l’avesse portata d’urgenza all’ospedale, come se con le sue mani le avesse praticato la lavanda gastrica che la salvò.

Stavolta non ci sto, so benissimo che non siamo dalla parte sbagliata e vorrei buttarle in faccia tutto quel che penso in merito al suo comportamento qualunquista. Ciononostante non riesco, perché dentro di me cova una verità alla quale non voglio dar credito e lo stesso credo che valga per Giò, altrimenti com’è che nessuna delle due le risponde e nemmeno ha il coraggio di guardarla apertamente in faccia?

Lisa ci lascia in pace, almeno per il momento. Sa di aver toccato un nervo scoperto, sì ne è perfettamente consapevole e suppongo l’abbia fatto di proposito. Infatti, nonostante i buoni propositi, un sorrisetto truce le sta deformando i lineamenti. Conosco quell’espressione ed è chiaro che la sua venuta ha uno scopo differente da quel che pensassi. Non è qui in veste di conciliatrice, quanto perché anche lei pare abbia dei conti in sospeso da regolare.

Si appoggia al cofano dell’auto e comincia a tirare fuori il necessario per preparare una canna. Lei non ha smesso, a differenza di noialtre, a differenza di Nina che aveva sempre l’erba migliore.

"Questa è libanese, la migliore sulla piazza della vecchia Costantinopoli!" Esclama mentre continua nel suo lavorio, non ha bisogno di guardare quel che fa, le dita sembrano operare in autonomia consentendole di continuare a fissarci interlocutoria.

"Ma che stronzate dici?! Se ti fossi portata quella roba dalla Turchia a quest’ora staresti nella peggior galera ottomana a prendere schiaffoni dalle secondine!" Sbotta Giò innervosita, l’esame cui sta venendo sottoposta non le garba affatto, da sempre sotto le pupille nocciola di Lisa si sentiva come denudata e non voleva che il coperchio che con tanta cura aveva sigillato saltasse a causa sua.

Per tutta risposta Lisa le fa l’occhiolino e continua a rollare, al momento ne sta preparando una seconda e poi una terza. Sembrerebbe che stasera rifaremo il nostro trionfale ingresso nel mondo degli stupefacenti leggeri. Sono proprio curiosa di vedere quel che accadrà quando madama la salutista si vedrà porgere quel concentrato di negatività per il suo perfetto corpo. Per il momento resta muta, al pari di me, mentre Lisa si prende tutto il tempo che le occorre e intanto mugugna una canzoncina intelligibile. Dettaglio che, chissà perché, ha il potere di urtarmi i nervi più di quanto fosse riuscita la diretta domanda.

Giò la fissa di traverso, sa esattamente che siamo appena all’inizio. Ed immancabile arriva la seconda staffilata.

"Ipocrite." Esclama Lisa a conclusione dell’opera , porgendoci uno spinello ciascuna.

 

 

 

 

 

 

   
 
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