Leah è morta. GULP. La cosa vi ha sconvolto, ci siete rimasti male? Be', forse allora è possibile che questo capitolo vi consoli. ..Non è ancora detta l'ultima parola per lei ;)
Buona lettura e un bacio.
Blu Notte
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La cittadella celeste
Socchiusi
appena gli occhi.
Ebbi la sensazione di trovarmi
sulla linea esatta di confine tra Sogno e Realtà.
Oltre il mio campo visivo, tutto
baluginava e creava un armonioso gioco di riflessi. C'era tanta luce
e tanto oro, e io fluttuavo nell'aria.
Come però riprendevo
conoscenza, scendevo, scendevo lentamente...
La mia schiena toccò il
pavimento fresco, il mio corpo si adagiò a terra.
Io tuttavia non mi mossi.
Buffo.
Ero sempre stata certa – anzi, più che certa, la
mia era una
sicurezza assoluta – che oltre la morte non ci fosse niente.
Il
nulla, dove l'io non
ha più senso e viene disperso nell'aria, come polvere.
Che
strano aprire gli occhi aldilà.
Che strano ricordarsi tutto fino a quell'ultimo, estremo istante, e
aprire comunque gli occhi.
Mi alzai in piedi. Sentivo il
mio corpo come se fossi ancora viva: mi sentivo persino un po'
indolenzita.
Mi guardai attorno.
Mi trovavo in una stanza
ottagonale, ricoperta di vetrate, specchi, semi-colonne e tanto oro.
Oro dappertutto, a ornare assieme a qualche gemma i raffinati
capitelli, a comporre l'intricato mosaico che abbelliva il pavimento
di marmo.
Su un lato della stanza vidi una
porta.
Mi ci diressi lentamente, la
aprii ed entrai.
Ciò che mi si presentò davanti
mi fece trattenere il fiato.
Ero su un vasto terrazzo
delimitato da una ringhiera, immaginai che desse su uno strapiombo.
Tutto attorno a me – edifici, torri, guglie – era
color oro, e
enormi cascate precipitavano a picco nel baratro.
Mi avvicinai piano alla
ringhiera e mi sporsi.
Vidi il precipizio, e vidi che
sembrava infinito. Roccia tagliente e levigata che sembrava quasi...
volare, non poggiare su niente. Il rumore scrosciante delle acque
riempiva l'aria.
-Dio.- Esclamai.
-Dei.-
Mi corresse una voce.
Mi voltai immediatamente.
C'era una ragazza. Era più
indietro rispetto alla porta dalla quale ero uscita, così
che prima
non la avevo notata.
Era bella – non propriamente
bella secondo i nostri canoni di bellezza, ma c'era qualcosa che la
faceva apparire tale – portava i capelli corti e una
ghirlanda di
fiori sul capo, era lievemente paffuta e le sue guance erano rosee.
Aveva un aspetto... primaverile.
-Ciao, Leah.- Mi disse, come se
mi conoscesse da anni.
La osservai per qualche istante.
-Chi sei?- Le domandai poi.
-Idun.- Mi rispose, vivace. -Mi
sono occupata di te.-
Mi
sono occupata di te.
In quel momento il mio cervello
riprese a lavorare.
Mi resi conto che, se ero sempre
stata certa che oltre la morte non ci fosse niente, un motivo
c'era. E poi parliamoci chiaro.. se davvero esistesse un
Paradiso, possibile che fosse così terreno?
Con i suoi ori, i
suoi pavimenti decorati.. Tendevo a immaginarmi un Dio un po'
più
metafisico.
Ma allora, questo significava
che...
Mi guardai di nuovo attorno, e
capii. -Siamo ad Asgard, non è vero?-
La ragazza chiamata Idun
sorrise, e annuì.
La testa mi girò leggermente. -Ma.. com'è
successo?-
-Stavi troppo male per essere
curata nella tua terra, così ti hanno portata qui.- Mi
spiegò. -Il
tuo corpo midgardiano è fragile in confronto al nostro,
abbiamo
temuto per la tua vita. Sei rimasta addormentata per giorni e
giorni.. Questa mattina però hai iniziato a riprenderti, e
adesso ti
sei finalmente svegliata.- Sorrise.
La guardai, ancora molto
confusa. Poi chiesi: -Quindi sono viva? Davvero?-
-Davvero davvero.-
-Chi mi ha portata qui? .. Thor?-
Annuì. -Sì, naturalmente.-
Mi ricordai una cosa importante.
-E ha portato qui anche Loki? Lui sta bene?!-
Idun sorrise calorosamente.
-Loki è un Asgardiano, si è ripreso molto prima
di te, perché il
suo corpo è forte.- Fece una pausa, e si rabbuiò.
-È la sua mente
quella che mi preoccupa. È molto fragile, e il pensiero che
ti
avrebbe perso, come gli hanno fatto capire senza alcun tatto, lo ha
profondamente abbattuto.-
-Cosa?- Provai una fitta di
fastidio. - Ma io sono viva.-
Idun si illuminò nuovamente.
-Lo so.-
Stavo riacquistando lucidità.
-Ascolta, devo vedere Loki. Puoi dirmi dove si trova?-
-In prigione.- Disse.
-In prigione?!-
-Odino non ha potuto fare
altrimenti.- Mi spiegò, pacata.
La guardai. Poi sospirai. -Ho
capito.- Dissi. -Be', mi puoi accompagnare alle prigioni, Idun?-
-Mi dispiace, Leah, ma devo
occuparmi dei miei pazienti qui. Tuttavia se uscirai dalla Zona della
Guarigione, troverai certamente qua nei dintorni Thor e gli altri.
Loro ti possono accompagnare da Loki.- Disse. Poi prese qualcosa da
una tasca interna della sua larga veste, e me la porse.
Era una mela.
-Intanto prendi questa.- Disse
Idun. -Rimettiti in forze.-
Obbedii, anche se un po'
titubante. Idun mi fece un cenno incoraggiante.
Diedi un morso alla mela, e
incredibilmente mi sentii subito molto meglio.
Idun sorrise, e mi indicò la
porta dalla quale ero uscita. -Prego. Quarta entrata a destra.-
-Grazie.- Le dissi, cercando di
trasmetterle con una sola occhiata tutta la mia gratitudine, e
ritornai nella stanza.
La percorsi tutta, ad ampie
falcate, ma mi resi conto che non c'erano altre porte. Ad altezza
d'uomo, c'erano soltanto specchi.
Cosa significava?
Stavo per tornare da Idun,
quando mi accorsi che gli specchi non riflettevano la mia immagine.
Per la sorpresa sobbalzai e
lasciai cadere la mela. La guardai rotolare sul mosaico del
pavimento, e una parte di me si sentì un po' in colpa, come
se
avessi appena profanato un luogo sacro.
Tuttavia... Tornai subito agli
specchi.
Andai di fronte al quarto, come
aveva detto Idun. Anche in quello la mia immagine non veniva
riflessa.
Feci un bel respiro. -Ok.- Mi
dissi.
Speriamo
bene...
Mi avvicinai allo specchio,
chiusi gli occhi e lo oltrepassai.
Provai solo una piacevole
sensazione di frescura. Poi aprii gli occhi e vidi che ero sbucata in
un bel corridoio.
Mi voltai verso lo strano
ingresso, scombussolata, dopodiché tornai ad osservare il
luogo.
Le pareti erano di un bel verde
raffinato, i dettagli erano color oro. C'erano tanti quadri, tante
torce, e tante strane armature, con elmi dalle forme più
disparate.
Cominciai a percorrere il
corridoio.
Le armature erano enormi, e io
mi sentii subito fuori posto.
Asgard, Asgard. Ero in una terra
aliena, da lì in poi avrei potuto vedere qualsiasi cosa.
Cosa ci
facevo in quel posto, quanto distante ero dal mio pianeta, che
improvvisamente sembrava così piccolo?
Udii dei passi. Vidi apparire un
Asgardiano: capii che lo era osservando il suo abbigliamento, nel
complesso molto simile a quello di Loki e di Thor.
I suoi occhi, quando si posarono
su di me, scintillarono di curiosità. Abbassai la testa.
Non mi disse niente, così lo
oltrepassai e procedetti.
Incominciai a incontrare gente,
e in tutti suscitai la medesima reazione.
In alcuni, oltre che curiosità,
vidi anche altro. A volte diffidenza, a volte stima, a volte
–
possibile? – dispetto.
Da ciò incominciai a pensare
che, ad Asgard, quello che avevano fatto i due figli di Odino sulla
Terra era stato seguito con molto interesse.
All'improvviso – proprio
mentre una donna mi scoccava un'occhiata gelida – udii una
voce che
mi fece accelerare il battito. La seguii, sperando proprio di non
sbagliarmi, imboccai una diramazione secondaria e giunsi in una
stanza piuttosto ampia, dalle grandi finestre.
C'era un gruppo di persone, e
una di loro, per fortuna, era proprio Thor.
-Thor!- Esclamai, con sollievo.
Tutti gli occhi della stanza si
puntarono su di me.
Oltre a lui, c'erano una
ragazza, un uomo dall'aspetto truce, uno piuttosto robusto, e uno dai
riccioli biondi.
-Leah!- Mi rispose, con evidente
– ma piacevole – sorpresa.
Aveva l'aspetto stanco, Thor.
Più ora che si trovava ad Asgard di quando lo avevo visto
combattere
contro i Chitauri per liberare i prigionieri umani... Tuttavia gli
occhi erano sempre dello stesso azzurro, e il sorriso dello stesso
bianco perfetto.
Sorrisi.
Il gruppo mi venne incontro.
-Come ti senti? Stai bene?- Mi
chiese la ragazza.
-È viva!- Commentò l'uomo
robusto, senza provare a nascondere il proprio stupore.
-Be', questo è un bel
sollievo.- Disse l'altro, quello dall'aspetto piacente, con
un'occhiata eloquente rivolta a lui.
-Ti senti bene?- Mi chiese Thor.
-Mai stata meglio, ma ho bisogno
di vedere Loki.- Gli dissi.
Il biondo sbuffò, e mi rispose
al posto di Thor. -Loki è in prigione,
fanciulla.- Disse.
-Adesso siediti, mangia qualcosa con noi, avrai una fame da morire.
Abbiamo cose che possono piacere anche a te: carne, formaggio,
frutta...-
Lo guardai. Sentii una punta di
fastidio, come uno stiletto acuminato che mi si piantò nel
cervello.
-Non
ho bisogno di mangiare, Fandral.
Perché tu sei Fandral, vero?- Dissi, e guardai gli altri. -E
voi
siete Sif, Volstagg e Hogun.-
Loki mi aveva parlato di loro.
Mi aveva detto di come lo trattavano, di come lo schernivano; mi
aveva detto che erano amici leali solo per Thor.
-Be'..- Brontolò Volstagg -.. è
amichevole esattamente come il suo ragazzo.-
-Basta.- Lo ammonì Sif.
Io li ignorai. Guardai invece
Thor. -Mi puoi portare da lui?- Gli domandai.
Thor parve pensarci su, ma poi
annuì. -Con lui hai vinto dove noi abbiamo fallito.. devi
essere
l'unica in grado di farlo ragionare.-
Quella frase non mi piacque.
-D'accordo.- Dissi, turbata.
-Andiamo. Mi spiegherai strada facendo.-
-A dopo, amici.- Disse Thor agli
altri.
Loro rimasero in silenzio, seri,
ad osservarci.
Thor mi fece strada attraverso i
corridoi di Asgard, e intanto mi raccontava quello che era successo
in quei giorni.
Thor aveva portato
immediatamente ad Asgard me e Loki. Sapeva di lasciare la Terra in
buone mani: tutto l'esercito dei Chitauri era stato distrutto dal
Germoglio di Ean, e lo S.H.I.L.D si stava già dando da fare
per
sistemare la situazione.
Anche Loki era stato affidato
alle cure di Idun, e una volta guarito era stato portato nei
sotterranei, in prigione. Non era stato molto collaborativo.
Si era mostrato risentito nei
confronti di suo fratello, gli aveva detto che avrebbe dovuto
lasciarlo morire, e aveva mostrato di non gradire la presenza di
alcuno. Thor sulla Terra lo aveva visto soffrire, e lo aveva visto in
preda alla follia... ma quello gli sembrava un dolore del tutto
nuovo.
-Ho la sensazione che sia
cambiato, non è più così pieno di
rancore come me lo ricordo. Però
è testardo allo stesso modo, rifiuta perfino il cibo.-
E io, invece, avevo la
sensazione che anche qualcun altro fosse cambiato. Più
ponderato,
più riflessivo... Molto diverso dal Thor che mi aveva
descritto
Loki.
-Cosa succederà adesso?- Gli
chiesi. -Vostro padre lo giudicherà?-
-Odino non può giudicare suo
figlio, non sarebbe imparziale. In queste situazioni viene chiamato
un altro Giudice, un essere antico e giusto, noi lo chiamiamo il
Saggio Mandriano.-
-Quindi ci sarà una specie di
processo.- Dissi.
-Qualcosa del genere. Il Saggio
Mandriano ascolterà ciò che Loki ha da dire, e
poi determinerà la
sua sorte.-
Io rabbrividii. -Di solito in
cosa consistono le punizioni?-
-Il Saggio Mandriano dà la
punizione che ritiene giusta.- Mi rispose soltanto, ma io capii il
significato di quella frase.
Il terrore mi attanagliò.
-Tu.. tu hai paura che decida
di..?-
Mi guardò. In quel momento
capii il perché di quell'aspetto stanco, di quelle rughe di
preoccupazione. Non ci fu bisogno che mi rispondesse.
Guardai di fronte a me.
-Dobbiamo fare ragionare Loki prima del processo. Dobbiamo far
sì
che si riprenda, che si lasci alle spalle tutto quanto. Il suo odio
per sé stesso, il suo rancore verso di te... tutto quanto. O
questo
Saggio Mandriano potrebbe considerarlo perso. Ma Loki non è
mai
stato perso, è a un passo dal ritrovarsi... Merita
di essere
perdonato.-
-Io non l'ho mai incolpato.- Mi
confidò Thor.
Lo guardai con tenerezza.
Intanto avevamo sceso parecchie
rampe di scale, l'aria attorno a noi si era raffreddata e i luoghi si
erano fatti via via più spogli.
Adesso ci trovavamo in un ampio
corridoio di pietra, con pareti a mattoni a vista.
Il corridoio terminò in una
robusta porta di legno sorvegliata da due guardie, che fecero un
cenno rispetto a Thor quando arrivammo.
-Eccoci.- Mi disse semplicemente
Thor.