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Autore: Blu Notte    02/12/2012    3 recensioni
Immaginiamo che Loki abbia vinto la prima battaglia, e che sia riuscito a impadronirsi di New York. Immaginiamo che lui e i Chitauri abbiano reso schiava la popolazione di un'intera città.
Leah è una prigioniera, come tutti gli altri. Costretta ad assistere ogni giorno a uno scenario di disperazione e di morte.
Ma qualcosa cambierà, grazie a lei. Il destino della Terra non è ancora stato scritto, così come il destino di qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Booonjour :) Eccomi che arrivo con il nuovo cap! Allora, dove eravamo rimasti?
Leah è morta. GULP. La cosa vi ha sconvolto, ci siete rimasti male? Be', forse allora è possibile che questo capitolo vi consoli. ..Non è ancora detta l'ultima parola per lei ;)
Buona lettura e un bacio.
Blu Notte
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                                      La cittadella celeste


Socchiusi appena gli occhi.
Ebbi la sensazione di trovarmi sulla linea esatta di confine tra Sogno e Realtà.
Oltre il mio campo visivo, tutto baluginava e creava un armonioso gioco di riflessi. C'era tanta luce e tanto oro, e io fluttuavo nell'aria.
Come però riprendevo conoscenza, scendevo, scendevo lentamente...
La mia schiena toccò il pavimento fresco, il mio corpo si adagiò a terra.
Io tuttavia non mi mossi.
Buffo. Ero sempre stata certa – anzi, più che certa, la mia era una sicurezza assoluta – che oltre la morte non ci fosse niente. Il nulla, dove l'io non ha più senso e viene disperso nell'aria, come polvere.
Che strano aprire gli occhi
aldilà. Che strano ricordarsi tutto fino a quell'ultimo, estremo istante, e aprire comunque gli occhi.
Mi alzai in piedi. Sentivo il mio corpo come se fossi ancora viva: mi sentivo persino un po' indolenzita.
Mi guardai attorno.
Mi trovavo in una stanza ottagonale, ricoperta di vetrate, specchi, semi-colonne e tanto oro. Oro dappertutto, a ornare assieme a qualche gemma i raffinati capitelli, a comporre l'intricato mosaico che abbelliva il pavimento di marmo.
Su un lato della stanza vidi una porta.
Mi ci diressi lentamente, la aprii ed entrai.
Ciò che mi si presentò davanti mi fece trattenere il fiato.
Ero su un vasto terrazzo delimitato da una ringhiera, immaginai che desse su uno strapiombo. Tutto attorno a me – edifici, torri, guglie – era color oro, e enormi cascate precipitavano a picco nel baratro.
Mi avvicinai piano alla ringhiera e mi sporsi.
Vidi il precipizio, e vidi che sembrava infinito. Roccia tagliente e levigata che sembrava quasi... volare, non poggiare su niente. Il rumore scrosciante delle acque riempiva l'aria.
-Dio.- Esclamai.
-Dei.- Mi corresse una voce.
Mi voltai immediatamente.
C'era una ragazza. Era più indietro rispetto alla porta dalla quale ero uscita, così che prima non la avevo notata.
Era bella – non propriamente bella secondo i nostri canoni di bellezza, ma c'era qualcosa che la faceva apparire tale – portava i capelli corti e una ghirlanda di fiori sul capo, era lievemente paffuta e le sue guance erano rosee. Aveva un aspetto... primaverile.
-Ciao, Leah.- Mi disse, come se mi conoscesse da anni.
La osservai per qualche istante. -Chi sei?- Le domandai poi.
-Idun.- Mi rispose, vivace. -Mi sono occupata di te.-
Mi sono occupata di te.
In quel momento il mio cervello riprese a lavorare.
Mi resi conto che, se ero sempre stata certa che oltre la morte non ci fosse niente, un motivo c'era. E poi parliamoci chiaro.. se davvero esistesse un Paradiso, possibile che fosse così terreno? Con i suoi ori, i suoi pavimenti decorati.. Tendevo a immaginarmi un Dio un po' più metafisico.
Ma allora, questo significava che...
Mi guardai di nuovo attorno, e capii. -Siamo ad Asgard, non è vero?-
La ragazza chiamata Idun sorrise, e annuì.
La testa mi girò leggermente. -Ma.. com'è successo?-
-Stavi troppo male per essere curata nella tua terra, così ti hanno portata qui.- Mi spiegò. -Il tuo corpo midgardiano è fragile in confronto al nostro, abbiamo temuto per la tua vita. Sei rimasta addormentata per giorni e giorni.. Questa mattina però hai iniziato a riprenderti, e adesso ti sei finalmente svegliata.- Sorrise.
La guardai, ancora molto confusa. Poi chiesi: -Quindi sono viva? Davvero?-
-Davvero davvero.-
-Chi mi ha portata qui? .. Thor?-
Annuì. -Sì, naturalmente.-
Mi ricordai una cosa importante. -E ha portato qui anche Loki? Lui sta bene?!-
Idun sorrise calorosamente. -Loki è un Asgardiano, si è ripreso molto prima di te, perché il suo corpo è forte.- Fece una pausa, e si rabbuiò. -È la sua mente quella che mi preoccupa. È molto fragile, e il pensiero che ti avrebbe perso, come gli hanno fatto capire senza alcun tatto, lo ha profondamente abbattuto.-
-Cosa?- Provai una fitta di fastidio. - Ma io sono viva.-
Idun si illuminò nuovamente. -Lo so.-
Stavo riacquistando lucidità. -Ascolta, devo vedere Loki. Puoi dirmi dove si trova?-
-In prigione.- Disse.
-In prigione?!-
-Odino non ha potuto fare altrimenti.- Mi spiegò, pacata.
La guardai. Poi sospirai. -Ho capito.- Dissi. -Be', mi puoi accompagnare alle prigioni, Idun?-
-Mi dispiace, Leah, ma devo occuparmi dei miei pazienti qui. Tuttavia se uscirai dalla Zona della Guarigione, troverai certamente qua nei dintorni Thor e gli altri. Loro ti possono accompagnare da Loki.- Disse. Poi prese qualcosa da una tasca interna della sua larga veste, e me la porse.
Era una mela.
-Intanto prendi questa.- Disse Idun. -Rimettiti in forze.-
Obbedii, anche se un po' titubante. Idun mi fece un cenno incoraggiante.
Diedi un morso alla mela, e incredibilmente mi sentii subito molto meglio.
Idun sorrise, e mi indicò la porta dalla quale ero uscita. -Prego. Quarta entrata a destra.-
-Grazie.- Le dissi, cercando di trasmetterle con una sola occhiata tutta la mia gratitudine, e ritornai nella stanza.
La percorsi tutta, ad ampie falcate, ma mi resi conto che non c'erano altre porte. Ad altezza d'uomo, c'erano soltanto specchi.
Cosa significava?
Stavo per tornare da Idun, quando mi accorsi che gli specchi non riflettevano la mia immagine.
Per la sorpresa sobbalzai e lasciai cadere la mela. La guardai rotolare sul mosaico del pavimento, e una parte di me si sentì un po' in colpa, come se avessi appena profanato un luogo sacro.
Tuttavia... Tornai subito agli specchi.
Andai di fronte al quarto, come aveva detto Idun. Anche in quello la mia immagine non veniva riflessa.
Feci un bel respiro. -Ok.- Mi dissi.
Speriamo bene...
Mi avvicinai allo specchio, chiusi gli occhi e lo oltrepassai.
Provai solo una piacevole sensazione di frescura. Poi aprii gli occhi e vidi che ero sbucata in un bel corridoio.
Mi voltai verso lo strano ingresso, scombussolata, dopodiché tornai ad osservare il luogo.
Le pareti erano di un bel verde raffinato, i dettagli erano color oro. C'erano tanti quadri, tante torce, e tante strane armature, con elmi dalle forme più disparate.
Cominciai a percorrere il corridoio.
Le armature erano enormi, e io mi sentii subito fuori posto.
Asgard, Asgard. Ero in una terra aliena, da lì in poi avrei potuto vedere qualsiasi cosa. Cosa ci facevo in quel posto, quanto distante ero dal mio pianeta, che improvvisamente sembrava così piccolo?
Udii dei passi. Vidi apparire un Asgardiano: capii che lo era osservando il suo abbigliamento, nel complesso molto simile a quello di Loki e di Thor.
I suoi occhi, quando si posarono su di me, scintillarono di curiosità. Abbassai la testa.
Non mi disse niente, così lo oltrepassai e procedetti.
Incominciai a incontrare gente, e in tutti suscitai la medesima reazione.
In alcuni, oltre che curiosità, vidi anche altro. A volte diffidenza, a volte stima, a volte – possibile? – dispetto.
Da ciò incominciai a pensare che, ad Asgard, quello che avevano fatto i due figli di Odino sulla Terra era stato seguito con molto interesse.
All'improvviso – proprio mentre una donna mi scoccava un'occhiata gelida – udii una voce che mi fece accelerare il battito. La seguii, sperando proprio di non sbagliarmi, imboccai una diramazione secondaria e giunsi in una stanza piuttosto ampia, dalle grandi finestre.
C'era un gruppo di persone, e una di loro, per fortuna, era proprio Thor.
-Thor!- Esclamai, con sollievo.
Tutti gli occhi della stanza si puntarono su di me.
Oltre a lui, c'erano una ragazza, un uomo dall'aspetto truce, uno piuttosto robusto, e uno dai riccioli biondi.
-Leah!- Mi rispose, con evidente – ma piacevole – sorpresa.
Aveva l'aspetto stanco, Thor. Più ora che si trovava ad Asgard di quando lo avevo visto combattere contro i Chitauri per liberare i prigionieri umani... Tuttavia gli occhi erano sempre dello stesso azzurro, e il sorriso dello stesso bianco perfetto.
Sorrisi.
Il gruppo mi venne incontro.
-Come ti senti? Stai bene?- Mi chiese la ragazza.
-È viva!- Commentò l'uomo robusto, senza provare a nascondere il proprio stupore.
-Be', questo è un bel sollievo.- Disse l'altro, quello dall'aspetto piacente, con un'occhiata eloquente rivolta a lui.
-Ti senti bene?- Mi chiese Thor.
-Mai stata meglio, ma ho bisogno di vedere Loki.- Gli dissi.
Il biondo sbuffò, e mi rispose al posto di Thor. -Loki è in prigione, fanciulla.- Disse. -Adesso siediti, mangia qualcosa con noi, avrai una fame da morire. Abbiamo cose che possono piacere anche a te: carne, formaggio, frutta...-
Lo guardai. Sentii una punta di fastidio, come uno stiletto acuminato che mi si piantò nel cervello.
-Non ho bisogno di mangiare,
Fandral. Perché tu sei Fandral, vero?- Dissi, e guardai gli altri. -E voi siete Sif, Volstagg e Hogun.-
Loki mi aveva parlato di loro. Mi aveva detto di come lo trattavano, di come lo schernivano; mi aveva detto che erano amici leali solo per Thor.
-Be'..- Brontolò Volstagg -.. è amichevole esattamente come il suo ragazzo.-
-Basta.- Lo ammonì Sif.
Io li ignorai. Guardai invece Thor. -Mi puoi portare da lui?- Gli domandai.
Thor parve pensarci su, ma poi annuì. -Con lui hai vinto dove noi abbiamo fallito.. devi essere l'unica in grado di farlo ragionare.-
Quella frase non mi piacque.
-D'accordo.- Dissi, turbata. -Andiamo. Mi spiegherai strada facendo.-
-A dopo, amici.- Disse Thor agli altri.
Loro rimasero in silenzio, seri, ad osservarci.
Thor mi fece strada attraverso i corridoi di Asgard, e intanto mi raccontava quello che era successo in quei giorni.
Thor aveva portato immediatamente ad Asgard me e Loki. Sapeva di lasciare la Terra in buone mani: tutto l'esercito dei Chitauri era stato distrutto dal Germoglio di Ean, e lo S.H.I.L.D si stava già dando da fare per sistemare la situazione.
Anche Loki era stato affidato alle cure di Idun, e una volta guarito era stato portato nei sotterranei, in prigione. Non era stato molto collaborativo.
Si era mostrato risentito nei confronti di suo fratello, gli aveva detto che avrebbe dovuto lasciarlo morire, e aveva mostrato di non gradire la presenza di alcuno. Thor sulla Terra lo aveva visto soffrire, e lo aveva visto in preda alla follia... ma quello gli sembrava un dolore del tutto nuovo.
-Ho la sensazione che sia cambiato, non è più così pieno di rancore come me lo ricordo. Però è testardo allo stesso modo, rifiuta perfino il cibo.-
E io, invece, avevo la sensazione che anche qualcun altro fosse cambiato. Più ponderato, più riflessivo... Molto diverso dal Thor che mi aveva descritto Loki.
-Cosa succederà adesso?- Gli chiesi. -Vostro padre lo giudicherà?-
-Odino non può giudicare suo figlio, non sarebbe imparziale. In queste situazioni viene chiamato un altro Giudice, un essere antico e giusto, noi lo chiamiamo il Saggio Mandriano.-
-Quindi ci sarà una specie di processo.- Dissi.
-Qualcosa del genere. Il Saggio Mandriano ascolterà ciò che Loki ha da dire, e poi determinerà la sua sorte.-
Io rabbrividii. -Di solito in cosa consistono le punizioni?-
-Il Saggio Mandriano dà la punizione che ritiene giusta.- Mi rispose soltanto, ma io capii il significato di quella frase.
Il terrore mi attanagliò.
-Tu.. tu hai paura che decida di..?-
Mi guardò. In quel momento capii il perché di quell'aspetto stanco, di quelle rughe di preoccupazione. Non ci fu bisogno che mi rispondesse.
Guardai di fronte a me. -Dobbiamo fare ragionare Loki prima del processo. Dobbiamo far sì che si riprenda, che si lasci alle spalle tutto quanto. Il suo odio per sé stesso, il suo rancore verso di te... tutto quanto. O questo Saggio Mandriano potrebbe considerarlo perso. Ma Loki non è mai stato perso, è a un passo dal ritrovarsi... Merita di essere perdonato.-
-Io non l'ho mai incolpato.- Mi confidò Thor.
Lo guardai con tenerezza.
Intanto avevamo sceso parecchie rampe di scale, l'aria attorno a noi si era raffreddata e i luoghi si erano fatti via via più spogli.
Adesso ci trovavamo in un ampio corridoio di pietra, con pareti a mattoni a vista.
Il corridoio terminò in una robusta porta di legno sorvegliata da due guardie, che fecero un cenno rispetto a Thor quando arrivammo.
-Eccoci.- Mi disse semplicemente Thor.


  
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